Il mio paese - La mia comunità
Domenica 1/3/2020
I Quaresima
Colore liturgico
Liturgia delle Ore:
I Sett
Qualcuno
con aria sorridente di
...liberatore
cercherà di persuaderti
che le ali che porti
ti fanno peso:
...sai come ti senti
"leggero"
senza di esse!?
..io non le ho e sai
come corro forte!...
...e farà di tutto
per tagliartele!!
Sai perché?
Perché senza le ali
non potrai più
...alzarti in volo
per sfuggire ai suoi denti!!!
(Maria Caffagnini)
Lascia per un momento le tue abituali preoccupazioni, uomo insignificante: entra per un istante dentro te stesso, allontanandoti dal tumulto del tuoi pensieri confusi e dalle preoccupazioni inquietanti che ti opprimono.
Riposa in Dio per un momento, riposa solo un istante in lui.
(S. Anselmo)
Non è un luogo il deserto: è il silenzio delle tue labbra chiuse che custodisce il tuo cuore che parla.
Non è un luogo il deserto: è il tuo ascolto nelle profondità del mistero che ti avvolge e ti penetra tutto.
Non è un luogo il deserto:è l'immagine del Dio che ti ha plasmato, riflessa nello specchio, reso puro, della tua anima.
Non è un luogo il deserto: è il fuoco che brucia sotto le ceneri della tua umanità e ti chiede di soffiare per alimentarlo.
Non è un luogo il deserto: è la tua vita che incessantemente rinasce e si rinnova nel silenzio adorante.
Non è un luogo il deserto: è l'estasi di Dio che si contempla in te stesso.
Non è un luogo il deserto: è la chiave che apre il tuo cuore perché vi entri il suo regno.
Non è un luogo il deserto: è riposare alla sua presenza "come bimbo svezzato in braccio a sua madre" (sal. 130)
Non è un luogo il deserto: è partecipare al silenzio di Dio, sorgente dell'armonia del cosmo.
Non è un luogo il deserto: è la sua pace che scende in te quando gli presenti il vuoto del tuo nulla.
(Padre Severino Consolaro, Il tuo volto io cerco)
Sta iniziando una nuova Quaresima. Risuona ancora una volta l'appello della Chiesa alla riconciliazione con Dio, alla vittoria sul male, alla libertà dal peccato. Un tempo in cui guardare in faccia la nostra vita, riconoscere le proprie fratture interiori, smascherare le bugie del male, avviarci verso la realizzazione di ciò che di buono possiamo essere.
Gesù l'ha fatto nel deserto. Quaranta giorni, il tempo necessario per raggiungere la consapevolezza e per raccogliere la forza che gli avrebbe fatto superare le tentazioni più grandi. Qual è la volontà del Padre? Come posso essere fedele a lui? Qual è il mio compito in questa vita? A queste domande Gesù, come tutti i credenti, avrebbe dovuto trovare risposte convinte e definite.
L'evangelista Matteo, con un linguaggio fortemente simbolico, indica tre tentazioni tipiche di ogni uomo: il possesso, il prestigio, il potere. In realtà a noi paiono obiettivi del tutto naturali, più che diabolici. A ben vedere, quanti affetti e gioie sono sacrificati ad essi! Sono veramente forieri di felicità? Tuttavia ci stupiscono le risposte di Gesù, perché sempre orientate a Dio: la realizzazione della sua vita non passa attraverso l'egoismo, l'orgoglio o la paura, ma dà spazio alla fede e al servizio. È una strada difficile, ma liberante.
Questi orientamenti sono stati concretizzati nella vita pubblica di Gesù: sobrietà, giustizia e solidarietà sono state la sua “cifra”, nella fermezza della Verità predicata e praticata con lo stile gratuito e liberante di Dio. Satana non l'ha avuta vinta su di lui. E noi? Riusciamo a incamminarci sulla stessa vita? L'augurio reciproco è che questa non sia soltanto una nuova Quaresima, ma una Quaresima nuova.
Signore Gesù, mi hanno insegnato a fuggire le tentazioni. E invece sembra che tu te le vada a cercare, complice lo Spirito, addirittura! Sì, lo so, io sono solo un uomo, e di peccati ne faccio a bizzeffe. E oltretutto sono sempre i soliti, non riesco a superarli, spesso ci ricasco. E allora m'arrendo, ci convivo e con filo di voce te ne chiedo scusa, oppure cerco di dimenticarli nella vaga speranza che pure tu faccia così. Ora mi fai capire che sto sbagliando prospettiva. Al Padre non interessavano tanto gli ostacoli di cui tu avevi già consapevolezza: aspettava riconoscessi l'azione di Satana nelle cose più ordinarie e ambite dalla tua gente, e forse, nel dubbio, anche da te. Per questo ti chiedo di aprirmi il cuore e la mente, aiutandomi a vedere le radici del male in me. Non tanto le azioni, ma gli atteggiamenti. Non tanto i difetti, ma le spinte interiori. Non tanto i peccati, ma le priorità erronee e i disvalori. Per questo è un compito che devo svolgere in modo ricorrente, costante, autonomo. Ho bisogno anch'io di un deserto per tornare alla verità dell'immagine di Dio dentro di me. E la mia casa non crollerà: la mia famiglia, i miei amori e il mio mondo saranno forti, sulla strada migliore.
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Mt 4, 1-11
Nel deserto non c'è altro che sabbia e vento, nuvole e sole.
E' il paesaggio della Bibbia e lì si possono fare esperienze bibliche.
Il deserto, infatti, ha a che fare con noi e con Dio, perché li esistiamo soltanto noi e la vastità.
Fino a che punto un essere umano deve fare silenzio per sentire davvero parlare di Dio?
Nel deserto è questione di vita o di morte, della prima domanda della filosofia, come sia possibile che esista qualcosa e non piuttosto il nulla.
Grazie a Gesù sappiamo che dove inizia il silenzio non c'è soltanto Dio, ma anche il diavolo, che rappresenta la pura disperazione e la meschina assurdità.
E chi percepisce soltanto la sabbia sotto di sé e il cielo sopra di sé comprende la frase apocrifa di Gesù, secondo cui egli avrebbe detto: Chi vuole entrare in contatto con Dio ha bisogno di dieci cose, nove parti di silenzio e una di solitudine.
Il silenzio è indispensabile per non confondere la parola di Dio con la propria.
Nella preghiera solitaria, infatti, Gesù non tiene una comizio a Dio, ma tace, finché non lo sente parlare.
Con i misteri del deserto, infatti, è così: chi si avventura nel deserto è già diventato un altro.
Il deserto e le esperienze che si fanno in esso vivono di contrasti estremi.
Il freddo della notte si trova in contrasto stridente con il calore del giorno.
Il silenzio del paesaggio rimbomba come un tuono.
E dato che le cose esterne sono sempre uguali, quanto è decisivo avviene nell'interno, nell'intimo dell'essere umano.
Proprio per questo qui la monotonia è estremamente emozionante, perché il nostro cuore popola la vastità, in essa, innanzitutto, riesce finalmente a riconoscersi.
E così attraverso i contrasti del deserto, impariamo a capire in modo nuovo che cosa sia la vita.
Il fascino del deserto sta nella tensione tra ciò che ci si è portati dietro e la vastità, tra la nostra piccolezza e l'immensità esterna.
Chi prega in solitudine sta direttamente davanti a Dio, nulla lo distrae, niente si frappone, così come si è direttamente messi a confronto con la morte.
Lì impara a riflettere nel tempo sull'eternità e a non essere triste nel fare questo, ma molto più ricco di quanto sia la maggior parte degli altri.
(Klaus Berger, Gesù)
Fonte: Qumran2.net