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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

LA POSTA DEI NAVIGATORI

Il direttore di “dirigentescolastico.it” risponde  

L’idea irrealistica di una scuola priva di figure intermedie

  Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento del collega Rodolfo Denti (30 maggio 2003)

VICARIO E COLLABORATORI

Sta suscitando grande apprensione il disposto dell’art. 31 del Nuovo Contratto della Scuola. In particolare, serie preoccupazioni nascono dalla limitazione dello staff del Dirigente Scolastico a solo due collaboratori (retribuiti).

La CGIL, sul suo sito (rubrica FAQ sul contratto), fornisce già alcune interpretazioni del predetto articolo. Si tratta di spiegazioni non totalmente univoche, ma fondamentalmente convergenti.

I nodi problematici sono:

  • la permanenza della figura del vicario;
  • la permanenza, nei casi previsti, dell’esonero o del semiesonero per il vicario;
  • l’impossibilità di gestire scuole complesse con solo due collaboratori (retribuiti).

Non dovrebbe sfuggire a nessuno che l’art. 31 pone problemi tecnici (di difficile soluzione), ma preliminarmente un problema politico: l’idea irrealistica di una scuola priva di figure intermedie (se non quelle designate dal Collegio) e di figure di staff.

Occorre su questo argomento un’iniziativa forte, coraggiosa e consona alla valenza professionale-sindacale dell’associazione.

Al di là degli orientamenti politici personali, risulta pienamente condivisibile il pensiero di Giovanni Cominelli, che, sul “RIFORMISTA” del 23 c.m., ha scritto: “I sindacati hanno perseguito ostinatamente un modello punitivo nei confronti della figura del Dirigente. (…) Si passa dall’autonomia all’autogestione, modello jugoslavo. L’Amministrazione ha dato in pasto i propri Dirigenti e i propri docenti alla minoranza sindacalizzata dei dipendenti. (…). E’ la scuola degli addetti, non la scuola degli utenti. (…) L’ARAN e l’Amministrazione ministeriale hanno come interesse principale quello della pace sociale, costi quel che costi.”

Molti colleghi sono sconcertati dal perdurare di un silenzio incomprensibile e inspiegabile. Su questi temi la categoria e la scuola tutta possono e  devono essere mobilitate con celerità e prontezza. Ogni ulteriore attesa non può che produrre gravi danni e grande disorientamento.

Rodolfo Denti – Dirigente Scolastico – Istituto d’Istruzione Superiore “Leonardo da Vinci” – Cologno Monzese (MI)

Caro collega,

ti rimando a quattro documenti:

  1. CCNL Comparto scuola - Intervento dell'Anp (ANP – 16 maggio 2003)

  2. Nuovi contratti e vecchie regole - La scuola tra svolte annunciate e cambiamenti traditi - (ANP - 20 maggio 2003)

  3. Preintesa sul CCNL comparto scuola - L'Anp denuncia i profili di illegittimità e i vuoti normativi (ANP – 6 giugno 2003 )

  4. Il nome del Vicario (ANP - 9 maggio 2003)

Per fortuna la parte più consapevole ed attiva nel difendere i diritti della categoria sta facendo sentire la sua voce. Ben vengano tutte le iniziative congruenti con quel sentimento di protesta che sta salendo dai tanti colleghi che si stanno rendendo conto del tradimento perpetrato ai danni dei dirigenti dai sindacati dei docenti. Prima hanno operato per dimezzarci sul piano degli aumenti retributivi ora stanno operando per dimezzarci sul piano normativo in termini di prerogative, di facoltà e di poteri non coerenti con la funzione dirigenziale. Occorre riconoscere che i sindacati dei docenti, confederali e Snals, hanno dimostrato in questo processo di ingabbiamento dei dirigenti una lucida quanto efficace coerenza. Certo, ora stanno imponendo come dotata di senso quella che tu giustamente chiami "l'idea irrealistica di una scuola priva di figure intermedie". Tanto poi la fatica e la complessità della gestione quotidiana della scuola compete a noi, non ai sindacalisti. Tanto poi la responsabilità di risultati compete a noi, non ai sindacalisti. Ciò che risulta assolutamente incomprensibile, invece, è la supina (bovina?) acquiescenza di una parte consistente della categoria che sembra non rendersi conto di nulla, forse perché ha gli occhi foderati di prosciutto o forse perché il cordone ombelicale metaforico che la lega al sindacalismo di provenienza riesce a soffocare, alla fine, ogni senso critico.

Paolo Quintavalla

10 giugno 2003

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