LE
GRAVI RESPONSABILITA’ DELL’ANDIS
Risposta alla lettera del collega
Nicola Puttilli
“L’ANDIS E’ VARIEGATA ED ESISTONO VOCI CRITICHE AL
SUO INTERNO”
Intervento n. 45 del 20 aprile 2002
di Paolo Quintavalla
Caro collega
Puttilli,
ti ringrazio
per la tua lettera intelligente, per gli apprezzamenti nei confronti del mio
lavoro di questi due anni al servizio della categoria e anche per le
critiche garbate che mi rivolgi, sulle
quali non mancherò di riflettere.
Nella sostanza
sostieni che l’ANDIS non sia monolitica, che al suo interno esistano voci
critiche e che, pertanto, sia sbagliato valutarne negativamente la politica nei
confronti della categoria dei dirigenti scolastici attraverso un’eccessiva
generalizzazione e semplificazione del giudizio.
Se la premessa
è fondata e sicuramente convivono all’interno dell’ANDIS diverse sensibilità ed
opzioni, dal mio punto di vista non ne deriva, tuttavia, un giudizio meno
severo sulle gravi responsabilità che hanno connotato questa associazione
durante le trattative contrattuali. Un’associazione si giudica, infatti, per le
affermazioni dei suoi organismi dirigenti, contenute nei documenti
ufficiali, per le scelte che effettua e per i fatti e i comportamenti
che ne conseguono, non certo per le posizioni eteronome, per quanto importanti
e correttamente critiche, di qualche sua sezione periferica.
Nella fase
contrattuale appena conclusa, se si considera il complesso dell’attività messa
in atto dall’ANDIS nazionale, non ho dubbi che il bilancio sia stato fortemente
negativo. E per non lasciare questa opinione sospesa nel vuoto e soggetta alla
eventuale critica di arbitrarietà, passo al supporto dei fatti.
Questi fatti
sono gli stessi che ho ricordato in una recente
risposta ad Aristarco Ammazzacaffè a proposito delle posizioni assunte
dalla Cgil Scuola. Dopo la svolta di Palazzo Vidoni della fine di marzo 2001,
infatti, l’ANDIS ha accettato acriticamente, senza alcuna distinzione, la
strategia fallimentare e penalizzante di questo sindacato nei nostri confronti.
Può essere utile, a questo riguardo, rileggere l’editoriale del 17 aprile 2001
dell’ex presidente nazionale Rossini “Dal
riordino dei cicli al contratto dei dirigenti scolastici…Ma si vuole
destabilizzare la scuola?” che giudicai e continuo a giudicare negativamente
in quanto ispirato alla logica del giustificare e del
subire. Il contenuto di quel testo era controproducente per la nostra
categoria perché l’avrebbe spinta ad accettare una sconfitta certa e senza
combattere. Era leggibile in controluce, per chi voleva coglierla, una rinuncia
all’identità e alla specificità della dirigenza sacrificate sull’altare di non si sa quali presunte convenienze
politiche. Anche se sappiamo bene che il problema vero in certi ambienti
sindacali consisteva nella necessità di non allargare troppo la forbice
retributiva tra i dirigenti e i docenti. In quel testo non vi era alcuna
traccia di volontà rivendicativa né alcun indizio di autonomia rispetto alla
chiara strategia dei sindacati degli
insegnanti, oggettivamente in contrasto con i nostri interessi fondamentali.
Ti faccio
notare, caro collega, che anche l’ANDIS sosteneva la chiusura alle stesse
condizioni di quel contratto che giustamente il gruppo dei 15 esponenti della Cgil torinese
definiva “dimezzato” (ammetto certamente di avere mutuato la definizione da
quel testo e di averla utilizzata in seguito).
Conosciamo
anche, purtroppo, i comportamenti pratici che sono conseguiti a questa scelta.
Le posizioni di coloro che rifiutavano di essere “dimezzati” venivano definite “irresponsabili” dal futuro presidente
nazionale dell’Associazione. E, naturalmente, nelle sezioni provinciali, si
moltiplicavano i sondaggi da cui appariva immancabilmente che la maggior parte
dei colleghi anelava ad essere economicamente “dimezzata”. Che questa scelta
fosse propugnata dai sindacati dei docenti risultava comprensibile ma che fosse
accettata senza fiatare da un’associazione di dirigenti appariva soltanto
autolesionistica.
Occorrerebbe interrogarsi
seriamente ora sulle responsabilità delle OO.SS. confederali nei confronti
della nostra categoria e sul pernicioso collateralismo dell’ANDIS, in
particolare, verso la Cgil. Occorre chiedersi davvero chi seminava
disinformazione, se è vero che mai in alcun documento pubblico nessun altro
soggetto, oltre l’ANP, ha mai quantificato lo scarto retributivo necessario per
conseguire il completo allineamento con le altre dirigenze. E occorre chiedersi
davvero chi stava portando allo sbaraglio la categoria, se si considerano i
risultati alla fine, comunque, conseguiti. Al riguardo sulla parte economica abbiamo
a disposizione, per fortuna, un indicatore oggettivo. Gli aumenti retributivi,
derivante dallo stipendio tabellare, che ci verranno riconosciuti in questo
mese di aprile (circa 350 euro netti) corrispondono alla misura che avremmo
conseguito nell’ipotesi della firma contrattuale nel mese di maggio 2001. Gli
aumenti che ci verranno riconosciuti nei prossimi mesi con la contrattazione integrativa,
derivante dalla retribuzione di posizione e di risultato, sono il frutto,
invece, dell’azione rivendicativa coerente e determinata dell’ANP che ha tenuto
aperto il contratto anche in condizioni di difficile isolamento. Visto che
questi 160 euro aggiuntivi, mensili, netti, medi e pro-capite entreranno nelle
tasche di tutti i dirigenti scolastici italiani, anche di coloro che o non li volevano
o non li hanno rivendicati sarebbe opportuno riconoscere, almeno, il merito - non
dico di dimostrare riconoscenza - di chi ha consentito di acquisirli.
Eppure anche
da questo punto di vista il sito web dell’Andis ha ospitato a lungo gli
interventi di un collega, sparito improvvisamente dalla circolazione dopo il
Congresso di marzo, che cercava pervicacemente di dimostrare, contro ogni
evidenza, come non si fossero realizzati aumenti retributivi aggiuntivi dall’ipotesi
del 7 maggio 2001 al preaccordo sul contratto del 17 ottobre 2001.
Prendo atto
delle tue affermazioni sull’esito del recente congresso nazionale dell’Andis e
sulla fine del “patto” con i sindacati confederali. Nel futuro avremo modo di verificarne la coerenza oppure l’incoerenza
attraverso i fatti. Ma consentimi di esprimere una perplessità rispetto all’auspicio
di “una rappresentanza sindacale forte e diretta dei D.S.”: un conto è una
petizione di principio, un altro conto è sedere al tavolo delle trattative per
forza propria e per rappresentanza autonoma e diretta e non in modo mediato dai
sindacati dei docenti, come è avvenuto finora per l’Andis.
Consentimi,
per le stesse ragioni, di esprimere perplessità anche nei confronti dell’ipotesi
di “terza via” sindacale costituita dallo SNADIS. Se è vero che vuole tenersi
equidistante sia dai sindacati confederali sia dall’ANP a quale confederazione
potrà mai fare riferimento in tutte le sedi e i passaggi della contrattazione?
A parte che alla prima occasione, nello scorso gennaio, ha sostenuto lo
sciopero, poi revocato, di quegli stessi sindacati confederali che aveva in
precedenza contestato. Detto per inciso, non ho parlato di questo nuovo sindacato
sia perché non sono stato contattato da nessuno dei suoi aderenti, né mi sono
stati inviati materiali per la pubblicazione, sia perché la sua nascita ha
coinciso con un periodo di forzata interruzione dell’attività del sito, a causa
di impreviste condizioni personali di salute.
Per quanto
riguarda, infine, il sito posso confermare che, terminata la contrattazione
integrativa, esso chiuderà, rimanendo aperto come archivio permanente. Verrà
aperto, invece, un nuovo sito (“dirigentescolastico.it”) in forma di rivista
elettronica dedicata più alla cultura professionale del D.S. che agli aspetti
sindacali. Il progetto editoriale e grafico era quasi pronto già un anno fa ma
ho dovuto rimandarne continuamente l’avvio, condizionato dall’emergenza
continua delle lunghe, impreviste ed atipiche vicende contrattuali. Non si
tratta di un addio, quindi, ma di un arrivederci.