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 SINTESI DELLA AUTOBIOGRAFIA TRATTA DAI “QUADERNI DELL’AMORE” di_Luigi_Gaspari

 

... Se sei buono, quando sarai più grande, ti manderò dal Santo Profeta ” .

      Queste parole spesso ritornano e rivivono nel ricordo della mamma: quel Santo Profeta era Padre Pio che a me, suo decimo figlio, la mamma insegnava a conoscere, per riconoscere e amare nel Profeta l'inviato di Dio. I racconti meravigliosi dei prodigi e della bontà di Padre Pio, per quelle amate parole, divennero argomento di colloqui. I colloqui suscitarono interesse di conoscere da vicino quel Profeta che mia madre prometteva di donarmi come guida alla conoscenza di Dio. L'interesse a conoscere Padre Pio si accrebbe insieme al desiderio di far presto a diventare grande. Sono nato il 9 aprile 1926  a San Felice sul Panaro (MO), dove i miei genitori gestivano con altri soci un mulino. Mio padre, instancabile nel lavoro, alla vita dello Spirito di Dio dava alimento continuo la fede di mia madre. Del caro si ricordano le eccezionali prove di amore e umiltà al prossimo. I doni di Dio in mio padre,  lo portarono ad eccessi di generosità verso persone che, ne approfittarono. Il comandamento di Dio “ Ama il prossimo tuo come te stesso “ nel suo grande cuore finì per essere amore al prossimo più che a se stesso.

      *Per questo negli anni precedenti e successivi alla mia nascita dovettero ricominciare dal niente dopo aver speso una vita di lavoro pesantissimo e con ben nove figli a cui provvedere. La Divina Provvidenza sempre amata, non tardò a tendere la sua mano. Il consiglio dello Spirito Santo arrivò sotto forma di una lettera di Padre Pio, nella casa di San Felice, umiliati dalla indifferenza degli uomini per la perdita del frutto del loro lavoro.Lo Spirito Santo consigliò di attenersi alle parole date dal Profeta, l'umile frate di Pietrelcina, allora poco riconosciuto come uomo di Dio. Il consiglio dato da Padre Pio fu di trasferire la famiglia nella frazione di Pavignane (MO). Padre Pio assicurava che il lavoro in quel piccolo centro non sarebbe mancato e avrebbe ricompensato mio padre di tutti i sacrifici.

    A Pavignane andai all'età di due anni, e nei cinque anni di permanenza ho udito i primi racconti sulla vita di Padre Pio. Mia madre mantenne la promessa fattami nell'infanzia, di mandarmi dal Profeta di Dio, così all'età di 14 anni incontrai Padre Pio per la prima volta. Non riuscivo a comprendere quale fosse la misteriosa via che aveva data alla mamma, tanta conoscenza, fede e amore, per lo strumento di Dio che non tutti gli uomini riconoscevano tale. Mia madre non aveva avuto mai colloqui con Padre Pio. Una sola volta, nell'anno 1949 si recò a San Giovanni Rotondo per una breve visita, ma da pochissime persone, ho udito parole convincenti e sapienti come quelle che sapeva dire la mamma, per fare conoscere e amare in Padre Pio, il Profeta inviato da Dio.

       *Questo mistero mi fu chiarito da Padre Pio stesso molti anni dopo quel primo incontro con Lui. Il 15 marzo 1940 partii da Bologna, diretto a San Giovanni Rotondo con il Sig. Tonino Tonelli e due mie sorelle, Gabriella e Anna.  Padre Pio che osservavo per la prima volta assistendo alla Santa Messa, attirò tutta la mia attenzione di ragazzo. L'occhio penetrante e dolce del Padre, nell'intimo del mio cuore, suscitò amore filiale. Arrivato il mio turno per la confessione, mi sentivo attratto dall' amore del Cuore di Padre Pio, ma avevo timore di non meritare di essere accolto come figlio del santo Frate, che avevo amato da sempre. Fui improvvisamente invitato dal Sig. Tonelli ad avvicinarmi al confessionale di Padre Pio. Padre Pio mi fece delle domande, poi mi guardava e attendeva da me una risposta. Confuso gli dissi: “Non ricordo bene se ho fatto questo peccato” - Egli con molta forza mi rispose: “Vattene! Vattene!  Che cosa vuoi da me? Preparati bene per la confessione!  Non ho tempo da perdere”.  L'indomani dopo una preparazione più profonda e seria ritornai al confessionale. Contrariamente alle aspettative trovai nel Padre una dolcezza senza limiti, che mi fece dimenticare la sgridata del giorno precedente. Padre Pio mi disse: “Si, ti accetto come figlio spirituale...e tu comportati sempre bene”.  Non mi fece domanda alcuna, né dei miei studi, né della città da cui provenivo.

       *Ritornai a Bologna, felice di avere finalmente conosciuto il " Profeta ". Ripresi gli studi.  Non amavo quel genere di studi, studiavo pochissimo e nell'intimo pensavo di abbandonare la scuola. La mia vita spirituale era abbastanza piena. Con amore seguivo le pratiche di pietà. Ricevevo spesso la Santa Comunione, però pregavo con poco fervore Gesú Ostia. All'età di undici anni, avevo sentito un mio maestro di scuola che stimavo molto, dire: “Io non ho mai creduto che un pezzo di pane possa trasformarsi durante la consacrazione nel Corpo e Sangue di Cristo”.  Non mi rendevo conto, ma ora sono certo, che proprio quelle parole ritornavano nel mio pensiero ogni volta che ricevevo Gesú Ostia. Il 5 maggio 1940 ricevetti una lettera molto importante che mi rivelò un grande dono di Padre Pio. Egli da San Giovanni Rotondo aveva potuto leggere i segreti più intimi del mio cuore: l'intenzione di abbandonare gli studi e il poco fervore nel pregare Gesù Ostia, che solo Dio conosceva. Partendo da Bologna avevamo lasciato l'indirizzo alla signorina Olimpia. Con molta sorpresa mi giunse una sua del 3/5/1940 :

- “Mio buon Luigi, è tanto tempo che volevo scriverle…Adesso non posso più transigere a scriverle e manifestarle il desiderio del Padre, tanto che lo debbo fare per obbedienza, poiché come figlia spirituale non posso negargli niente, fosse anche il sacrificio di morte. Giorni fa mi ha incaricato di dirle a nome Suo che desidererebbe che Luigi di Bologna studiasse di più, perché nelle preghiere vede che non studia, tanto che non sarà promosso se non glielo fa sapere di ciò. Me lo disse dolcemente, sembrava che quelle parole dolci volessero dire la pena che soffre il suo cuore per questa mancanza allo studio. Mi fece così penare che non so esprimere, però mi disse che del suo andamento in quanto alla Chiesa è contento e deve seguitare ma con un po' più di fervore pregare Gesú Ostia quando scende nel suo petto. Mio caro Luigi, beato lei che il Padre l'avvisa di quella che desidera Gesú da lei. Povero Padre ! Quanto soffre se i suoi figli spirituali non mantengono le promesse che gli hanno fatto. Esso ne è il responsabile davanti alla Maestà di Dio. Ma noi non facciamo, no questo ? No e più di me stessa sono certa del mio caro Luigi che ha un animo tanto buono che non vuole che il caro Padre, vittima nostra, soffra per non riuscire agli esami. Esso vede il suo avvenire ed ha già stabilito della sua posizione. Mi raccomando caro, faccia che da quando legge la lettera non possa più vedere anche da qui ciò che il suo figlio Luigi gli addolora l'animo e fa gemere dalle sue ferite tanto più sangue…mettete ognuno di voi una forte, fortissima volontà in quello che desidera espressamente il caro nostro Padre Santo. Cerchiamo uniti di consolare il suo amareggiato cuore, perché il suo è proprio quello di Gesú.

Mi auguro…
A tutti la Santa Benedizione del Padre”-  

- Vostra sorella in Gesú, Olimpia -

    Le preghiere del Padre e le sue parole di incitamento allo studio mi aiutarono a non abbandonare la Scuola Tecnica. Un giorno, nell'ottobre 1942, l’Insegnante Dott.ssa Lia Ceneri mi disse: “Come mai tu Gaspari, non hai scelto una scuola per studi classici?”.  Risposi che sarebbe stato mio desiderio ma dovevo rassegnarmi a prendere il diploma di scuola tecnica. La generosa insegnante mi disse: “Sono sicura che riuscirai a superare l'esame per il passaggio al Liceo Scientifico. In questo anno scolastico ti darò lezioni di latino”.  L'entusiasmo mi indusse a tentare l'impresa. La sera dopo otto ore di scuola all'Istituto Aldini andavo a casa della signorina per iniziare da zero gli studi di latino. Certamente furono le preghiere di Padre Pio, offerte a Dio, a mia insaputa, a inviarmi la generosa insegnante e la volontà di studiare, che non avevo. Nell'estate 1943 riuscii a superare l'esame e l'anno dopo mi trasferivo al Liceo Scientifico "Augusto Righi" di Bologna.

    Mi laureai in Farmacia nell'anno 1950. Per ben 14 anni, dal 1940 al 1954, non rividi Padre Pio. Nel settembre 1954 ritrovai in soffitta fra i libri di scuola la lettera ricevuta da San Giovanni Rotondo il 5 maggio 1940. Rilessi con molta attenzione la lettera che credevo smarrita e compresi meglio il significato di tante prove. Il mio amatissimo papà Augusto era morto il 26 novembre 1953. La mamma, stanca e addolorata, aveva bisogno di me. Mio padre aveva voluto vedere sempre uniti i suoi nove figli viventi. Per questo desiderio d'unione, le cose in famiglia andarono benissimo fino a quando papà rimase in vita, ma alla sua morte sorsero dei dissidi per le difficoltà di mantenere unite le nuove famiglie, che i miei fratelli avevano formato. Mio Padre aveva il culto della unità della famiglia e il suo cuore pieno d'amore e generosità era incapace di allontanare dal suo focolare i figli sposati e con aspirazioni diverse.

    Nell'estate 1954 decisi di stabilirmi a San Matteo della Decima per mettermi a disposizione della mia famiglia e per confortare, l'angelo della mia casa. Non amavo vivere nei piccoli paesi e tanto meno occuparmi di mulini, ma l'amore per la mamma mi fecero superare le difficoltà.  Le sofferenze di quel anno mi fecero capire il valore della lettera ritrovata in soffitta. Decisi allora di ritornare a San Giovanni Rotondo.

Il mio pensiero ritornava a quel lontano primo incontro con il Padre di ben 14 anni prima. Come mai non avevo sentito il richiamo a ritornare a San Giovanni Rotondo durante 14 anni?  Non sapevo spiegarmi il perché. Giunsi a San Giovanni Rotondo molto emozionato. Ascoltai la Santa Messa di Padre Pio al mattino alle ore cinque, come tanti anni prima. Il tempo aveva lasciato le tracce della sofferenza nel fisico e nello sguardo dell’amato Padre. Durante la Santa Messa, mi sentivo quasi in colpa per essere stato lontano tanti anni e fui preso da una intensa commozione che sfogai in un lungo pianto. Finita la Messa, mi misi in sacrestia fra una grande folla di uomini. Il Padre passò davanti a me per dirigersi alla sua cella. Ero sereno, senza alcun segno visibile dell’emozione provata durante la Santa Messa. Grandissima fu la mia sorpresa nel vedere Padre Pio arrestarsi davanti a me con la sicurezza di chi poteva vedere in me il ragazzino pauroso di tanti anni prima. Non dubitavo affatto che il Padre potesse riconoscere in me il ragazzino Luigi di 14 anni. Il dubbio era solamente di non avere diritto di essere riconosciuto ancora come figlio. Padre Pio, con voce di vero Padre, col gesto amoroso della mano tesa verso il figlio, mi toccò con forza dicendomi: “Figlio mio, sei qui finalmente! Perché hai pianto? Lo sai che non mi piacciono i pianti!”. Avvinto da tanto amore paterno, si accrebbe l' amore mio verso il Padre. Nell’amore di Padre Pio ritrovai, accresciuto, tutto l' amore del mio amato papà che era ritornato in cielo. Capii in seguito che, rispettosissimo dell’autorità dei miei genitori, Padre Pio voleva che nei quattordici anni, dal 1940 al 1954, io vivessi il più possibile vicino ai miei cari genitori per donare loro tutto il mio amore di figlio, nel rispetto dell’ordine di amore verso l’autorità del padre e della madre. Solo dopo la morte di papà, Padre Pio mi fece le veci di padre nel dirigere il mio spirito all’amore di Dio e alla conoscenza dei problemi della vita terrena. Dal 1954 i miei viaggi a San Giovanni Rotondo divennero assai frequenti. Nel mese di giugno 1956, esattamente il giorno 6, mi trovavo a San Giovanni Rotondo. Dopo la Santa Messa Padre Pio mi vide in sacrestia, si avvicinò e disse: “Che fai qui? Non perdere tempo, vai a casa subito”. Rimasi molto turbato dall’invito a partire subito per Decima. Partii col primo treno diretto a Bologna; arrivai a San Matteo il giorno successivo. Trovai la cara mamma in fin di vita, ma ancora lucida di mente. Vedendomi accanto al letto la mamma si illuminò di una gioia indescrivibile e mi disse: “Se qui Luigi! Ho tanto pregato Padre Pio di mandarti a casa. Volevo rivederti ancora una volta prima di morire. Sono grata a Dio ed a Padre Pio di avere esaudito il mio desiderio. Ora muoio contenta, perché so....”. Poi la mamma mi chiese: “Luigi, che festa è domani? Sento le campane suonare a festa, ma non so che festa è domani”. Risposi che le campane non suonavano affatto: Volli accertarmi dal calendario, l'8 giugno era dedicato al Sacro Cuore di Gesú. Le condizioni fisiche di mia madre si aggravarono fin quando quasi cieca e senza possibilità di parlare, fece segno di voler scrivere. Tutti i figli con alcuni amici, assieme al parroco di Decima, Don Balestrazzi, e le suore eravamo vicini alla mamma. In modo e con una forza soprannaturale, mamma riuscì a scrivere fino a quasi gli ultimi momenti di vita.

 

    Trascrivo parte dei pensieri da lei scritti durante la sua gioiosa agonia e incontro con Dio:

“Lascio con serenità questa vita sapendo di non aver macchie davanti agli uomini e a Dio. La mia fine si avvicina, le forze mi mancano, ma non la mente…Luigi ci lasciamo, sii sempre buono e sereno con tutti - Pregherò per tutti - Così finisce la vita. Sei tu Luigi ? Non piangere per me. Io sono con il Signore - Ti sarò sempre vicina - La Provvidenza mi è vicina. Ho sempre sentito il suono a festa delle campane. Vostro padre mi attende - Così finisce la vita di questa terra, non con gli uomini, ma con Dio - Così sarà per voi .Lascio per voi tutti il consiglio di seguire la mia strada: - carità e onestà - E' un passaggio - sono finita. Lascio a tutti i conoscenti gli auguri più belli - Dio ha il mio respiro - Pace e gioia a tutti - A Dio ! Mamma ”.

 

    Le parole scritte dalla mamma durante l'agonia non lasciarono alcun dubbio che un intervento straordinario di Dio le aveva dato la grazia e la possibilità di scrivere. Il suono delle campane a festa che la mamma udì, fino agli ultimi momenti, era la gioiosa festa del Cielo per il rientro del cuore della mamma nel Cuore di Gesú. L'8 giugno 1956 le campane suonarono veramente per la festa del Sacro Cuore di Gesú e per la mia mamma che ritornava in Cielo. Pochi giorni dopo i funerali, partii per S. Giovanni Rotondo. Mi trovavo nel corridoio del convento alle pareti erano appese numerose stampe.

 

     *Padre Pio uscì dalla cella. Gli occhi del Padre, tanto pieni di amore per tutti gli uomini, in quel momento, non seppero placare il dolore del mio cuore. Riuscii a dire soltanto queste parole: “La mamma le voleva tanto bene, Padre, aveva fede e sembrava che la conoscesse intimamente nonostante non avesse mai parlato con lei”. Padre Pio camminava lentamente nel corridoio per dirigersi al coro della vecchia chiesetta. Alle mie parole sembrava non voler rispondere, mi guardava fisso coi suoi grandi occhi pieni di bontà e d'amore. Si fermò improvvisamente, alzò la mano e col dito indicò quanto era scritto ed io lessi insieme a lui. Stava scritto : "La comunione dei santi". La Sapienza di Dio in Padre Pio trovò una maniera inconsueta di spiegare un mistero che fin dall'infanzia, per i racconti della mamma aveva suscitato in me interesse a conoscere. Per quel mistero rivelato ebbi maggiore conoscenza dell'uomo per la conoscenza di molti divini segreti.

La prima promessa non compresa, mi fu rivelata in parte dalla lettura di quelle parole scritte. Vidi più chiaro il significato della lettera che Padre Pio mi aveva fatto giungere a Bologna tre mesi dopo il mio primo incontro con lui. La fedeltà della mia mamma a volere accogliere, mettere in pratica i consigli del divino Spirito, per le parole del fedele sacerdote di Dio, Padre Pio, si fece promessa di fedeltà da parte di Padre Pio nel volere essermi amoroso Padre spirituale, per insegnarmi a conoscere lo spirito di Dio, insegnarmi a rigettare nell'uomo lo spirito che di Dio non è, e vedere chiaramente quale è il vero spirito che diffonde il male tra gli uomini. I consigli che giungono all'uomo dallo spirito ribelle a Dio, sono il male del mondo. La promessa di vittoria sui suoi nemici, il Supremo Verbo la donò per indicare la via del retto consiglio a tutti gli uomini che amano accogliere nell'ascolto, solamente i consigli dati dallo spirito della Parola di Dio.

La confusione delle idee create dagli spiriti del male, ha diviso gli uomini in una lotta che è assenza di amore reciproco, per non voler comprendere la Parola di Dio. L'assenza di amore alla Parola di Dio è diminuzione di Grazia, di conoscenza che porta al dominio degli spiriti infernali che, dividono gli uomini. Padre Pio ebbe in dono da Dio il discernimento degli spiriti.

Gli spiriti del male che sanno nascondersi in veste di agnelli non hanno mai confuso lo spirito di Padre Pio, che degli spiriti che animano gli uomini sapeva riconoscere la provenienza. Apparentemente severo Padre Pio curava con amore particolare le anime che non conoscevano la gravità del peccato. Amava gli umili che, travolti dallo spirito del male, non sapevano riconoscere l'origine dei loro mali. Padre Pio mi fece comprendere che: “l'umile parla di Dio anche quando non sa niente di Dio”. Nell'umiltà solamente si esercita la carità che Dio vuole. La vita di Padre Pio offerta all'amore del Nome di Dio vuole offrirsi nello spirito d'amore a tutte le anime che offrono il loro cuore all'amore di Dio. Conclusi il soggiorno a San Giovanni Rotondo nel giugno 1956. Padre Pio, prima della partenza, nel salutarmi m'indicò una immagine della Madonna nel corridoio del Convento. Volle che pregassi assieme a Lui e poi mi disse  “Va a Pompei la tua mamma vive nel Cuore di Gesù; ora la Madonna è la tua mamma”. I fatti che accaddero mi dimostrarono che la “maternità della Madonna è Verità”. L'amore di Padre Pio seppe darmi tale certezza. La vigilia di Natale del 1956 tornai a San Giovanni Rotondo. Alla stazione di Foggia incontrai un'anziana e gentile signora, la baronessa Bianca Remy.

Dopo aver scambiato poche parole, la signora mi dimostrò molta simpatia e ci avviammo insieme a San Giovanni Rotondo. Dopo la funzione religiosa del 26 dicembre 1956, nei corridoi del convento un gran numero di persone,  faceva ressa intorno a Padre Pio.  Compresi che da parte di una di queste illustri persone era stato chiesto a Padre Pio di dare una spiegazione di un quesito molto difficile e importante della Sacra Scrittura. Udii  chiaramente la risposta del Padre che, rivolto a quei Signori, disse: “ Voi intellettuali complicate troppo le cose! Io saprei darvi la risposta al quesito degli Angeli. Però la tengo nel cuore e non posso dirla a voi ”. Accanto a me stava un distinto signore: era un alto magistrato di Roma. L'avvocato parlò con me per alcune ore, sempre ritornando al quesito tanto interessante e difficile da risolvere. L'indomani mattina dopo la Santa Messa, Padre Pio diede a me la spiegazione del quesito. Il Padre mi disse: “ Devi dare solo all'avvocato di Roma la spiegazione che ho dato a te del quesito degli Angeli ”. Circa un'ora dopo rividi l'avvocato al bar dell'Albergo. Tutto quanto stava a cuore di sapere di quel quesito all'illustre avvocato fu da me riferito con le testuali parole dettemi da Padre Pio. L'avvocato pianse di commozione e l'indomani, ripartendo per Roma mi raccomandò di fargli visita nella sua città. Il primo dell'anno 1957 salutavo l'amatissimo Padre Pio per far ritorno a San Matteo della Decima. Circa due mesi dopo, ai primi di marzo 1957, ero di nuovo nei corridoi del convento di San Giovanni Rotondo. Incontrai il Padre intento ad ascoltare le parole del Sindaco che diceva a Padre Pio che la richiesta fatta dal comune di San Giovanni Rotondo alla Cassa del Mezzogiorno a Roma per ottenere finanziamenti per lavori stradali ed altri urgenti era stata respinta. Padre Pio si girò verso di me e mi disse  “Tu devi andare a Roma e occuparti di questa faccenda presso la Cassa del Mezzogiorno”. Rimasi sorpreso ed allibito e risposi: “Padre io non conosco Roma e non ho amici che mi possano aiutare per questo compito”. Il Padre con dolcezza e sicurezza rispose: “Non devi attraversare l'oceano per andare a Roma. Su via parti subito con la benedizione di Dio ed io ti accompagnerò”.  Il Sindaco ed il Padre Guardiano mi illustrarono la situazione e richieste giuste da farsi alla “Cassa del Mezzogiorno”.  Partii per Roma accompagnato dalla sola fede nella guida di Padre Pio. Sul treno per Roma incontrai un giovane avvocato, parlammo a lungo di vari argomenti. Prima di scendere alla stazione di Roma, l'avvocato volle darmi l'indirizzo. L'avvocato era espertissimo nelle pratiche riguardanti le richieste alla “Cassa del Mezzogiorno”. Fui accolto a Roma, dalla baronessa Remy. Mi recai alla “Cassa del Mezzogiorno” accompagnato dalle persone autorevoli incontrate. Dopo un periodo di tempo ricevetti a Bologna una lettera, dal Vice Presidente della “Cassa del Mezzogiorno”. Mi assicurava che i finanziamenti per i lavori stradali per il piazzale del convento e altro erano stati approvati.  Dal 1957 fino al 1968 mi recai a San Giovanni Rotondo quasi mensilmente. Dopo le confessioni Padre Pio mi diceva: “Vai a Roma!”. Non comprendevo bene perché dovessi recarmi a Roma. Ubbidivo al desiderio espresso dal Padre e a Roma mi recavo sempre con accresciuto entusiasmo. Tuttavia la mia casa era a San Matteo della Decima.

 

Molti amici di Roma e di altre città venivano a trovarmi al mio paese. A Decima mi ero formato un gruppo di ottimi collaboratori, fra questi Primo Capponcelli che divenne poi il capo comitiva di gruppi di persone desiderose di avere incontri e mantenere contatti spirituali con l'amato Padre Pio. Gli abitanti di San Matteo della Decima con gioia accolsero l'invito mio e di Primo di fare visita al santo frate cappuccino di San Giovanni Rotondo.Le preghiere e le benedizioni del Padre diedero copiosi frutti di grazie a molte famiglie e, per queste, a tutti gli abitanti di San Matteo della Decima.  Ricorderò a questo proposito che anche la mia famiglia ebbe un segno della sollecitudine e dell'amore di Padre Pio e la prova che egli, anche a distanza di molti anni, ricordava tutte le nostre richieste di preghiere e protezione.  Nei giorni fra Natale e Capodanno 1967 - 1968 mi trovavo a San Giovanni Rotondo. La confessione con Padre Pio, in uno di quei giorni, fu più lunga del solito; il Padre mi disse avrei dovuto recarmi a Bologna e aggiunse : “ Nell'anno 1968 dovremo lavorare molto…non abbiamo tempo da perdere ... etc. ”. Per gradi mi fu fatta luce su quelle misteriose parole.  Infatti nella notte fra l'8 e il 9 aprile 1968 al compimento del mio quarantaduesimo compleanno ebbe inizio la RIVELAZIONE, il Padre incominciò ad ispirarmi le pagine del "Quaderno dell'Amore ".

A fine aprile gli feci recapitare una copia manoscritta del 1° Quaderno dell'Amore, egli lo definì "Testamento promessa di Grazia" che si doneranno, attraverso lo spirito di queste parole, allo spirito dell'uomo che vorrà accoglierle con tutto l'amore del suo cuore .  Mi raccomandò di pubblicarlo al più presto e di farlo giungere al Santo Padre, alla gerarchia ecclesiastica e al mondo.  Il 25 maggio 1968 si doveva celebrare a St. Louis, Stati Uniti, una grande festa in onore del Sacro Cuore di Gesú. Padre Pio voleva farvi giungere per quella data il "Quaderno dell'Amore" e ne aveva incaricato un suo fervente figlio spirituale, il celebre compositore e direttore d'orchestra Alfonso D'Artega.  Per motivi che non conosco il Maestro non poté partire ed il "Quaderno" non giunse in America per quella data.  Il Padre ne fu molto addolorato perché affermava che le parole del “Quaderno” erano una “Promessa di Grazia del Cuore di Gesú” offerta al mondo senza pace.  A Roma, nel mese di giugno 1968, gli amici carissimi Ugo e Cecilia Ammassari e Michele Famiglietti stamparono una prima edizione del "Quaderno dell’Amore" senza prefazione.  Questo mi fu molto utile perché Padre Pio mi aveva raccomandato di farlo conoscere al più presto a Roma; il motivo di tale fretta lo capii ben presto. Una sera fui invitato a casa dell'Ing. P. Gasparri e, mentre presentavo ad uno scelto gruppo di persone la prima edizione del "Quaderno dell'Amore", una signora molto addentro alla vita religiosa della capitale, esaminandolo, si meravigliò del mio appassionato appello all'amore del Cuore Immacolato, perché le risultava che, proprio in quei giorni, alcuni ecclesiastici avevano proposto di togliere la devozione e le immagini del Sacro Cuore dalle chiese; essi affermavano che tale devozione, nata all'epoca del giansenismo, non era più necessaria.  Poco tempo dopo anche un altro caro amico mio e devoto figlio spirituale di Padre Pio, Primo Capponcelli, si era assunto l'incarico di far stampare una seconda edizione del "Quaderno" . Io, nel frattempo, avevo insistito presso Padre Pio di togliere alcune parole e stampare anonimo; ma egli mi aveva risposto: “Non devi togliere parola alcuna e poi perché stampare anonimo ? Devi stampare a tuo nome, metter le fotografie e la prefazione”.  Infatti la seconda edizione uscì completa con una breve prefazione in un forte numero di copie, nell'agosto 1968, ad opera della "Casa Editrice Istituto Padano Arti Grafiche" di Rovigo, in occasione del 50° anniversario delle sacre stigmate che ricorreva il 20 settembre. Don Primo Capponcelli organizzò un pellegrinaggio di giovani a San Giovanni Rotondo per ringraziare e festeggiare Padre Pio.  Prese con sé molte copie del "Quaderno dell'Amore"   per presentarle al Padre e farle benedire;  inoltre, nella sua semplicità di uomo di Dio, pieno di fede e senza malizia, aveva iniziato a distribuirle ai fedeli che erano convenuti a San Giovanni Rotondo; ma improvvisamente, senza alcun motivo gli fu vietato di distribuirle e perfino di parlarne.  Il Capponcelli, alla presenza di molti testimoni, difese accanitamente, ma invano il desiderio espresso da Padre Pio.  Io invece il 20 settembre, per consiglio di Padre Pio, non mi ero recato a San Giovanni Rotondo bensì a Chianciano Terme col caro amico Michele Famiglietti di Roma. Prendemmo alloggio all'Albergo S. Antonio dove in quei giorni si trovavano, fra altri frati e sacerdoti, Mons. Giuseppe Bo e Mons. Leoncello Barsotti di Livorno. Al mattino del 21 alle Terme incontrai la Prof. Letizia Mariani di Bologna, una delle insegnanti che mi aveva preparato, nelle materie letterarie, all'esame di passaggio dalle Scuole Aldini al Liceo Scientifico, nel lontano 1943; fui felice di vederla e le feci omaggio di una copia del "Quaderno dell'Amore” ; ne fu sorpresa e commossa. Verso le ore 18 di quello stesso giorno, mi trovavo alle Terme Sant’ Elena con Michele; improvvisamente Padre Pio si fece presente a me, Luigi, e mi disse: “Devo anticipare la mia partenza per il Cielo per salvare il salvabile. Qui sulla terra non mi ascoltano più, neppure molti che si proclamavano a me fedelissimi. Non piangere! Io ti seguirò dal Cielo; la fede non c'è stata nelle parole a te date, parole che io ti dissi di chiamare: "Testamento Promessa di Grazia ... ".  

Quello che si poteva salvare per mezzo del “Testamento Promessa” nel mese di giugno, ora ( settembre 1968 ) non si può più salvare. Gli scritti serviranno ugualmente per beneficio dei singoli ”.

Il giorno successivo, 22 settembre, rimasi in albergo preso da una infinita tristezza, verso le ore 17, mentre riposavo nella mia stanza, feci un sogno profetico.  Nel sogno mi apparve Padre Pio in mezzo ad un esercito innumerevole di angeli bellissimi ; egli era tutto splendente di luce e di amore. Si avvicinò e mi abbracciò affettuosissimamente dicendo : “ Figlio, figlio, figlio mio! Non devi piangere per la mia morte che ti ho annunciato ieri, rimani forte e coraggioso e sereno nella mia gioia : io metterò a tua disposizione il mio esercito di Angeli, essi ti obbediranno in tutto ! Io, Padre Pio, sarò sempre vicino a te, ti dirò quello che dovrai fare e dire per il bene tuo e di tutti coloro che vorranno accogliere le parole tue e mie. Porterò in Cielo il pensiero tuo, lascerò in Terra il pensiero mio! ”. Nel dire queste ultime parole, mi strinse forte la testa fra le mani avvicinandola alla sua; a quel contatto il mio cervello sembrò svuotarsi per riempirsi di una sostanza nuova. “ Padre Pio è venuto ancora e mi ha lasciato una meravigliosa promessa.. ”.

Passai la notte fra il 22 ed il 23 settembre quasi insonne; sentivo nel mio cuore la voce dolcissima del Padre che mi chiedeva di leggergli il "Quaderno" ed io lo lessi e lo rilessi fino all'alba. Verso le sette mi chiamarono da Roma per dirmi che il grande cuore di Padre Pio aveva cessato di battere!    I Monsignori, i sacerdoti e vari frati ospiti dell'albergo fecero il possibile per confortarmi e dovettero ammettere che quanto io andavo dicendo da due giorni, era purtroppo accaduto.  Andai subito a Roma perché l'arcivescovo di Pittsburg, Mons. Nicholas T. Elko desiderava conoscermi e parlarmi di Padre Pio e dei "Quaderni". Egli aveva parlato con Padre Pio a San Giovanni Rotondo due giorni prima della morte. Insieme all'amico Michele partii per Roma.  Da Roma, assieme alla baronessa Remy, proseguimmo per San Giovanni Rotondo. Rividi per l'ultima volta il Padre amatissimo nel riposo del suo corpo Santo. In pochi attimi rivissi tutta la mia vita, difesa e diretta dalle ali dell'aquila del Cielo, venuta sulla terra a difendere i deboli: il Padre amato aveva donato come pegno i "Quaderni dell'Amore", dono d'amore al suo Luigi e a tutti i figli suoi che attendono di riabbracciare il loro amatissimo Padre in Cielo. Ricordavo il Cantico di Mosè:

 "Porgete orecchio, o Cieli, e Io parlerò; ascolta o Terra, ciò che la mia bocca proferirà. Scenda come pioggia la mia dottrina, stilli come rugiada il mio discorso, come pioggerella in sull'erbetta, come acqua sopra il prato, perché celebrerò il nome del Signore! Date gloria al nostro Dio! Egli è la roccia, perfetto è il suo operare. Tutte le sue vie sono diritte. Un Dio fedele, senza iniquità, tutto rettitudine e giustizia ".

Stavo piangendo sulla salma del Padre, quando mi sembrò di riudire le sue dolci parole dettemi tanti anni prima: “Perché hai pianto ? Lo sai che non mi piacciono i pianti !”.  Mi asciugai le lacrime e ritornai subito a Roma. Il 17 ottobre 1968, il "Quaderno dell'Amore" e altri quaderni che stavo scrivendo in una maniera che aveva del miracoloso, giunsero nelle mani di eminenti teologi romani che mi ricevettero ed interrogarono, meravigliandosi che io sapessi tante cose segrete. Così si avverò quanto il Padre aveva predetto : “I Quaderni dovranno giungere al più presto nelle mani di Sua Santità e della gerarchia ecclesiastica, il Papa e molti altri capiranno tutto”.

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"Io forse sono l’unico a capire meno di tutti però ho scritto in obbedienza a Padre Pio, per fede e amore a Dio, al Papa Paolo VI ed alla Santa Chiesa".
Con l'aiuto di Padre Pio e della divina provvidenza il "Quaderno dell'Amore" è stato pubblicato in francese, tedesco, spagnolo, inglese, polacco, russo, portoghese, greco, croato, rumeno, arabo, braille; tradotto in fiammingo, cinese, albanese, ungherese, armeno e olandese.

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(Sintesi riassuntiva dell’autobiografia “Quaderni dell’Amore”)

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Testo completo e links su: http://www.archiviogaspari.it/html/biografia_ita_1.htm

  

 

 

 

 

 

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Quello che non si dice

 

 

 

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