IL MUSEO STORICO DELL'ORO ITALIANO è stato
costituito dal dottor Giuseppe Pipino a Predosa (AL) nell'aprile del
1987. La raccolta era iniziata negli anni ‘70, durante le ricerche
giacimentologiche e storiche condotte dal geologo sulle antiche miniere
della Val Gorzente e sui depositi alluvionali
auriferi della Val d'Orba, ed erano serviti, nel 1981, per l'allestimento
di una prima esposizione permanente a Casalcermelli.
Successivamente, con l'estendersi delle ricerche a tutto il bacino padano e
ad altre parti d'Italia, venivano reperite numerose altre testimonianze
riguardanti tutte le zone oggetto di antiche attività aurifere e si rendeva
necessario il reperimento di una sede più ampia, trovata presso il Centro
Sociale di Predosa, nella quale il Museo è stato ospitato per circa 10
anni. Resasi indisponibile la sede di Predosa per necessità
amministrative, agli inizi del 1997 il Museo veniva provvisoriamente trasferito
a Silvano d'Orba, dove comunque ha svolto una intensa attività, per quattro
anni. Nel corso del 2001 l'Amministrazione Comunale di Lerma ha messo
a disposizione l'edificio delle ex scuole elementari, presso le quali sono
state trasferite le raccolte museali, nel frattempo molto cresciute, oltre
all'archivio storico e ad una biblioteca specializzata.
Fin dal giorno dell'apertura il
Museo ha svolto una intensa attività culturale, collaborando con importanti
enti pubblici e privati: ha collaborato in particolare con le Università di
Torino, di Genova e di Perugia per Tesi di Laurea, con il Politecnico di
Torino per mostre, conferenze e pubblicazioni, con il Politecnico di Madrid
per studi di storia mineraria, con le Università di Ginevra e di Pisa per corsi
pratici di riconoscimento e ricerca di depositi auriferi. Ha inoltre
collaborato con la Scuola Allievi Sottufficiali e Guardie del Corpo
Forestale dello Stato, con la Soprintendenza Archeologica di Torino, con il
Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo e con
numerosi sodalizi culturali e tecnici. Ha sempre svolto intensa
attività didattica per le scolaresche di ogni ordine e grado, provenienti
da varie regioni, ha organizzato conferenze ed allestito mostre in varie
parti d'Italia, ha collaborato alla pubblicazione di articoli e libri a
carattere geologico, minerario e storico. Tutto questo senza aver mai
usufruito di contributi pubblici.
Nel
Museo è illustrata la storia dei giacimenti auriferi italiani, con
documenti che vanno dal Cinquecento ai giorni nostri, carte topografiche
antiche e recenti, una ricca raccolta bibliografica specifica, opuscoli,
giornali, incisioni, fotografie, strumenti ed oggetti d'uso. Non
mancano campioni di minerali auriferi e di oro nativo primario, nonché di
scagliette e polvere d'oro raccolti in molti corsi d'acqua. Vi sono
inoltre raccolti numerosi titoli azionari emessi dalle compagnie minerarie
che fra Otto e Novecento si sono interessate delle miniere e delle
alluvioni aurifere italiane, della Svizzera italiane e delle Colonie.
Di particolare interesse, per
quanto riguarda la parte strumentale relativa ai giacimenti di quarzo
aurifero della Val Gorzente, sono un tratto del
binario impiantato nel 1888 e reperito in una delle antiche gallerie,
utensili di scavo e macine in pietra di diversa età: fra queste una di
grande diametro fatta in granito, roccia che è assente nella zona e che,
come si evince da pubblicazioni del 1885, veniva importata dal Monte Rosa.
Dalle
miniere del Monte Rosa provengono direttamente altre testimonianze, fra le
quali molinelli d'amalgamazione usati ai primi del Novecento in Valle Anzasca, lampade da miniera, utensili vari e una ricca
documentazione riguardante le attività svolte nel corso dei secoli nella
valle stessa e nelle limitrofe Val Sesia e Valle d'Aosta.
Per altre zone d'Italia vanno
segnalati i primi campioni di quarzo con oro epitermale
(oro invisibile) raccolti dallo stesso dottor Pipino in Toscana
meridionale ed in Lazio, oltre alle testimonianze delle sue prime ricerche
in Trentino, Liguria, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Per quanto riguarda l'antica
attività di raccolta dell'oro dai sedimenti alluvionali, oltre ad alcuni
reperti archeologici provenienti dalle aurifodinae
romane della Bessa, sono conservati numerosi esemplari di piatti e
canalette in legno utilizzati nei primi decenni del Novecento dai cercatori
dell'Orba, dell'Orco, dell'Elvo, della Sesia e del Ticino, assieme ad altri
strumenti complementari. Vi sono inoltre parti dell'impianto
costruito alla fine degli anni ‘30 a Portanova di Casalcermelli
per la separazione ed il recupero dell'oro e degli altri minerali pesanti
contenuti nelle sabbie dell'Orba.
Nel Museo è anche possibile
seguire, attraverso manifesti, ritagli di giornali e fotografie, lo
sviluppo recente della raccolta amatoriale dell'oro. Il Museo è
infatti sede della locale Associazione Storico-Naturalistica, che lo
gestisce, e della Federazione Italiana Cercatori d'Oro, sodalizi senza
scopi di lucro che hanno lo scopo di promuovere iniziative dirette alla conoscenza
e alla valorizzazione storica e naturalistica di località e fiumi auriferi
italiani, con spirito di tutela ecologica del territorio e salvaguardia
della secolare attività di pesca dell'oro.
L'accesso individuale al Museo è libera
è gratuita nell'orario di apertura (martedì e venerdì pomeriggio), mentre
visite guidate di gruppo, in altri giorni, possono essere concordate
telefonando al n. 339/2656342. E' inoltre possibile partecipare a
dimostrazioni pratiche di raccolta dell'oro nelle strutture all'uopo
predisposte nel cortile del Museo, a ricerche nei vicini torrenti auriferi
e ad escursioni alle aurifodinae romane e
alle miniere d'oro ottocentesche delle valli Gorzente
e Piota. Il Museo è anche disponibile per l'allestimento di mostre
temporanee fuori sede, in particolare nelle zone di antiche tradizioni
minerarie e aurifere.
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