CONTRASTI INTER-ETNICI

"Bastava un soffio, un colpo di vento, e addio. Se si alzava la bora, che veniva da Fiume, ormai diventato stabilmente Rijeka, tanti saluti, uno era disfatto, gettato in aria come uno straccio, o una foglia di granoturco. Si viveva giorno per giorno. Ogni cosa poteva accadere."

[Carlo Sgorlon]

"Seguendo l'esempio dei 600.000 Caduti nella guerra di redenzione 1915-18, sensibile come Sauro all'appello di Oberdan, cui si aggiungono le invocazioni strazianti di migliaia di Giuliani infoibati dagli Jugoslavi, dal settembre 1943 a tutt'oggi, solo perché rei d'italianità, a Pola irrorata dal sangue di Sauro, capitale dell'Istria martire, riconfermo l'indissolubilità del vincolo che lega la Madre Patria alle italianissime  terre di Zara, di Fiume, della Venezia Giulia, eroici nostri baluardi contro il panslavismo minacciante tutta la civiltà occidentale.........."

[Stralcio dallo scritto recuperato nel cappotto rosso di Maria Pasquinelli a Pola il 12 Febbraio 1947. dopo che l'insegnate fiorentina ebbe ucciso con 2 colpi di rivoltella il generale inglese  De Winton]

Alla fine del primo conflitto mondiale, con  la sostituzione dell'ordinata amministrazione austriaca nella Venezia Giulia, la nuova amministrazione italiana fece difetto della sensibilità indispensabile per governare in un territorio di confine caratterizzato da una realtà etnica sociale e politica del tutto originale. La crisi economica derivante dalla necessità di riconvertire le industrie belliche e dalla perdita di importanza dei porti ex-asburgici di Trieste e Pola, favorì più che altrove le rivendicazioni degli estremisti rivoluzionari all'interno della classe operaia, sull'esempio del proletariato russo e della rivoluzione d'ottobre. Ma nella Regione Giulia a ciò si sovrapposero le tensioni derivanti dal caleidoscopio etnico creatosi nei secoli. E così, per evidentemente opposte ragioni, il trattato di pace di Versailles non soddisfaceva ne i nazionalisti italiani (..la Vittoria Mutilata) ne tanto meno le secolari rivendicazioni sciovinistiche dei nazionalisti croati e sloveni, in questo supportati anche dalle scelte dei comunisti giuliani che nei ripetuti congressi comunisti internazionali (1926 Lione, 1931 Colonia, Dichiarazione congiunta del 1933) proclamavano il diritto di autodecisione dei popoli. Ma questo, in un intreccio sempre più complesso tra la questione nazionale e quella sociale, tra i problemi di appartenenza statale e la lotta di classe, tra le contese ideologiche e quelle politiche, fu sempre esemplificato in senso unilaterale dalla componente slava e comunista che sosteneva la separazione dallo stato italiano come unica soluzione accettabile. Negli anni 20 il fascismo interpreterà in Venezia Giulia lo strumento per opporsi al dilagante comunismo bolscevico e alle spinte del revanscismo slavo con il consenso tacito o palese non solo di larghi strati di borghesia rurale e cittadina, ma anche di moltissimi tra operai e contadini mossi dalla necessità di difendere la propria identità nazionale. Nei primi anni 20 le tensioni tra opposti nazionalismi e le lotte di classe sfociarono in ripetuti scontri nel polese e nella zona delle miniere di Albona (bacino dell'Arsa). Negli anni del regime fascista, intollerante ed intransigente verso l'etnia slava, furono ampiamente ridotti i margini di libertà dei residenti croati e sloveni (proibizione dell'uso delle madrelingue negli uffici, nelle chiese e nei locali pubblici). Con la promulgazione dei decreti eccezionali dal '25 in poi, i processi politici costrinsero i nazionalisti slavi a riunirsi in organizzazioni clandestine; ricordiamo la Tigr (acronimo di Trst, Istra, Gorica, Rijeka), l'Rrjuna, la Tob, la Mlada Istra e la Borba. Comune denominatore erano i metodi terroristici e la tendenza a non fare distinzione tra italiani fascisti o anti-fascisti nelle spedizioni punitive. Negli anni '30 l'attenta vigilanza della polizia politica e gli arresti, uniti ad un diffuso miglioramento dell'economia e delle condizioni di vita, portarono alla quasi completa estinzione delle organizzazioni nazionaliste clandestine slave. Tuttavia il fuoco covava sotto le ceneri, anche se bisogna attendere la fine del 1941, quando i primi vistosi insuccessi militari segnano l'involuzione irreversibile delle fortune militari delle potenze dell'Asse, per avere una nuova radicalizzazione dei nazionalisti slavi. Questa volta fu il Partito Comunista Jugoslavo a raccogliere, inquadrare ed addestrare i movimenti nazionalisti, inglobandoli nella nascente resistenza comunista e fomentando quell'odio atavico determinante nei massacri a venire.

Il Documento prodotto dalla Commissione mista italo-slovena sui contrasti inter-etnici nella Venezia Giulia (italo-slovena) dal 1880 al 1956

Il Documento, che ancora non ha aasunto crismi di ufficialità per iniziativa di alcuno dei Governi che si sono succeduti in Italia, contiene una serie inaccetabile di inesattezze, macroscopiche distorsioni strumentali, offensive argometazioni propugnate dalla parte slovena e servilmente sottoscritte dalla parte italiana:

Il primo commento di Giorgio Rustia sulla validità storica dello stesso documento

 Giorgio Rustia: Un contributo di analisi alla valutazione della relazione "Sui rapporti Italo-Sloveni dal 1880 al 1956" 

   

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