le
terre irredente ai nostri giorni
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Oltre
mezzo secolo è passato dalla perdita delle nostre terre. Due generazioni di
persone che si sono succedute tra i rimasti e quelli che se ne sono andati,
seguendo percorsi molto diversi.
Sicuro
è che non si può generalizzare la vita di centinaia di migliaia di persone,
ma tanto è da ricostruire.
La
zona corrispondente alla maledetta Zona B ha conservato nel contado una notevole
componente di carattere istro-veneto, il dialetto è patrimonio , cosa più importante,
soprattutto dei giovani che tra loro fanno gruppo. Capita di sentire passare
da una lingua ad un’altra nello spazio di un incontro, ma l’importante è la
conservazione di ciò che poteva essere perso. La perdita c’è stata,
eccome,
nei centri più importanti: Umago riflette lo spaccato etnico di un’Istria slavizzata.
Lungo la costa occidentale il risultato della pulizia etnica non cambia, eccezion
fatta per centri importanti come può essere quello di Rovigno…
Pola,
pietas julia, ha una grossa componente italiana, ma la maggioranza non è più
quella di una volta…
è
facile
cadere nel sentimentalismo (o elevarsi) quando si parla di ciò che è perduto………..
Il
centro della penisola istriana non presenta molte tracce di presenza istro-veneta:
la stessa capra è soppiantata da quel toro così duro e meschino...
Sembra
di essere fuori dalla nostra realtà,una sorte di terra del male..fuori dalla
terra rossa….
Le
persone?
La
stragrande maggioranza è legata al mito della resistenza titina, per cui l’ottica
con cui vengono definiti esuli o emigrati è quella di chi ha lasciato perché
fascista. Nel periodo dell’HDZ, le idee sono rimaste confuse ed i punti di riferimento
vaghi, che oscillano tra un’aspirazione ad un’Istria con diversi gradi di autonomia
dallo stato croato ad un forte sentimento di appartenenza alla patria da parte
dei croati lì residenti.
Una
postilla: i croati insediatisi oltre 50 anni fa hanno una connotazione “istriana”,
con un’accettazione dell’elemento italiano-comunista, le immigrazioni successive
alla guerra patriottica del 1991 hanno portato lungo le nostre coste orientali
profughi da zone che neanche erano a contatto con l’elemento latino-veneto.
In più molti giovani sono reduci da quella guerra e tendono a sentirsi estraniati
da quella realtà istriana così differente da loro e che è rimasta estranea alla
guerra stessa, quasi con indifferenza.
In
quegli anni la propaganda era talmente assillante che riusciva a scuotere le
anime ed i sentimenti dei croati, ma non portava volontari tra gli istriani.
Istriani..ora
parola che ha un senso dai contorni non molto chiari:
è
istriano
chi vive esule in Canada, e le loro generazioni successive?
è
istriano
chi vive a Trieste o Fossalon e riesce a tornare qualche volta durante la settimana?
E i figli e i nipoti di questi?
I
rimasti? Sicuramente si….
Ma
i croati, serbi,albanesi,montenegrini arrivati dopo la seconda guerra? I loro
figli nati all’ombra del “morer” istriano?
Molti
sono stati scacciati dal nazionalismo croato..ma il loro posto è stato preso
da croati di Bosnia, Slavonia…i loro figli sono Istriani? Basta essere nati
là per essere istriani?
Ruolo
fondamentale è sempre quello della cultura, nazionale e nazionalista croata
da una parte..italiana dall’altra, fatta di pochi riferimenti di appartenenza,
ma creata dai mass-media, dalle mode, dal contatto con i negozi a Trieste…qualcosa
di molto “estetico”, ma nel grado più basso dei suoi significati. Va da sé l’importanza
delle scuole, delle stesse gite oltre confine, dei libri... Il risultato è che
i croati di razza sono costretti ad imparare l’italiano, ma non il dialetto.
Il
modello di vita occidentale,quello capitalista è entrato nella visione dei croati..vestiti,macchine,
discoteche..certo che il più vicino dei riferimenti è quello italiano. Non si
va molto oltre.
Resta
quell’atavico rancore dell’elemento croato nei confronti dell’italiano…sia verso
chi torna a trovare i parenti rimasti, sia chi d’estate spende le sue vacanze
sulle belle coste di calcare…
A
migliaia gli italiani di ogni dove si riversano oltre Adriatico..ma per
loro sono belle Porec o Novigrad...è normale sentirlo dire...I loro soldi fanno
gola,ogni cosa viene attrezzata per loro e per i tedeschi, il punto di riferimento
dei croati.
Presto
la favola finisce..basta qualche parola per capire il modo rude con cui vengono
accolti i nostri vacanzieri, che assaporano subito l’amore con cui vengono accolti
i loro soldi………..e i campanili di san Marco, poco ricordano ai nostri distratti
concittadini….
..il
distacco con l’Italia, da parte degli Istriani istro-veneti nasce con la resistenza,
cresce con Tito…i capitalisti italiani….e resiste con il distacco economico
tra territori contigui…
Ecco
che a centinaia vengono a lavorare oltre i confini..in imprese edili, a raccogliere
le mele in Trentino,com’è frequente vederli sulle autostrade la domenica sera…..
Esiste
un vuoto..uno spazio di qualche decennio tra Venezia Giulia al di qua ed al
di là di confini..in alcune zone..in piccoli paesi..ancora non è arrivata la
tecnologia delle campagne venete o friulane…i villaggi sono coperti di scritte
comuniste come 60 anni fa….ancora gli armenti al pascolo..2,3...piccoli greggi
di pecore a mangiare l’erba, un piccolo trattore..e al lavoro in fabbriche non
competitive, residuo di un collettivismo che tutto offriva ma che niente ha
lasciato.
Quello
che hanno lascito i croati sono i grossi palazzi di cemento armato che dilagano
sul Carnaro a Fiume, come nelle migliori tradizioni delle periferie italiane…c’è
un velo pesante, che è stato adagiato sulla terra rossa...basta toglierlo a Grisignana,
a Montona, a Valle d’Istria a Verteneglio per riavere come proprio un mondo
lontano, colmo di sentimenti e di amarezze...lontano come il ricordo di qualcosa
di perduto ma vivo in mezzo a noi. Terra rossa e vino nero.
Qualcuno
non la merita la terra nostra..chi manifesta oltre oceano la merita eccome.
Una moltitudine è morta lontano con l’amaro nel cuore, altri cresciuti a Roma,
Torino..ma anche Trieste o Toronto dimenticano, forse perché no hanno mai assaporato
la bellezza eterna del cuore istriano.
L’euroregione
istriana,caldamente desiderata da Istriani italiani e croati è osteggiata dai
nazionalisti croati..chi può dire loro qualcosa? è dal 6° secolo che desideravano
il nostro mare…..
L’allargamento
ad est pone il problema dei beni..degli accordi presi dai nostri politici in
nome di altri interessi che non erano quelli dei giuliano-dalmati….
La
visibilità dei nostri problemi è uno dei principali nodi da risolvere, sia a
livello politico,sia nelle piazze, sia per togliere quei blocchi di cemento
sopra la nostra cultura ufficiale,oscurantista.
Il
capitalismo, con i suoi tentacoli sembra la via più facile da seguire..ma l’allargamento
ad est oltre a permettere alle imprese di andare in Istria e di dare lavoro
a manodopera a basso costo consentono anche a migliaia di questi lavoratori
di farsi assumere in modo maggiore da chi l’impresa la lascia ad ovest...è un
ulteriore passo verso della definitiva occidentalizzazione delle terre orientali,
in una sorta di osmosi collettiva.
Personalmente
la soluzione va ricercata all’esterno dell’odierno ambiente istriano..poche
e separate sono le forze nazionali italiane….Chi è esterno e nella sua quotidianità
riesce a mantenere vive le sue origini seppur lontane può essere la forza per
cambiare le cose.
Ecco
l’Alleanza Italiana Istria Fiume Dalmazia fare pressioni sul governo americano,
ecco la Federazione degli Esuli fare pressioni sul governo italiano..mancano
le pressioni degli Italiani rimasti..non solo per mancanza loro
…ma
le Comunità Italiane siamo sicuri che siano composte da soli istro-veneti? E
se scoprissimo che i miliardi oltre confine vanno anche a serbi e croati?
Questo
sito Deve essere un luogo d’incontro...e se di scontro, deve essere uno scontro
per il fine di tutti noi...un punto d’incontro per organizzare, incontrarsi e
realizzare quell’unità d’intenti con chi lotta già… possibile nonostante siano
a parlare soprattutto i discendenti…orgogliosi della stirpe, per l’unità del
sangue e del suolo.
Il domani appartiene a noi.
BOCCIA, un istriano (1974-2005)
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