Plostina, Croazia - 1980 Gianni e nonobepi Plostina, Croazia 1980 o giù di lì. Nonobepi e
Gianni "ragionier" a "klenovi coi skremboi". - "Fatu ke bèpi, fatu
ke, pesketu ke - klenovi ?" - Cosa fai, cosa fai bepi, peschi i
cavedani ? - Questa la frase che mi rivolse, Livio, l'amico croato di
Capitano Polije, mentre ero intento a dare la caccia ai cavedani sulla
Bjiela. Io e Gianni eravamo partiti per Plostina ai primi di maggio,
allora della festa della Madonna. Festa e sagra. Sagra di quelle che
una volta vedevamo anche qui da noi. Quando nelle tasche degli
italiani c'erano meno lire (euro) ma più fratellanza, più umanità e meno invidie, molte meno invidie. Questo lo aggiungo adesso, nel 2006, - e meno balle sparate a raffica dalle TV - |
Filipovac - "Il saran pescato da Franijo, cucinato da Reghina, la moglie." Filipovac, Croazia anni 80 o giù di li. Franijo e Reghina invitarono nonobepi e moglie Isabella a pranzo. - "Cos-sa fone a sti doi talianòt, Franjo ?" (Cosa prepariamo a bepi e Isabella) - disse Reghina Si accordarono su: "al saran al cao" (ovvero la carpa alla panna). Al che mi trattenni dal ridere solamente per educazione. Franijo tolse dal congelatore una bella carpa a specchi pescata nel "jezero" (lago) appena sotto Lipik, un gran serbatoio artificiale, che raccoglieva acqua per le serre che risiedevano ad appena a poche centinaia di metri di distanza. Isabella, Franijo e nonobepi se ne andarono un po in giro. Ritornammo per ora di cena. Reghina, aveva già preparato tutto. Il "saran" faceva bella mostra su di un vassoio enorme, cucinato al forno, lentissimamente per più di quattro ore. Le fettine di limone infilate sulle branchie lo rendevano ancora più attraente. Il "saran" nuotava in una marea di sugo fatto principalmente di panna cotta. Reghina, ogni tanto durante la cottura, raccoglieva con il cucchiaio il sugo e lo cospargeva sulla pelle del nostro "saran". Behh, sai che ti dico ? Mi viene ancora l'aquolina in bocca, mi abbuffai che sicuramente feci la figura del morto di fame. Roba da leccarsi le dita fino a consumarle. Franijo ora non c'è più e Reghina l'ho persa di vista. Mi dispiace, lavoro, guerra e pigrizia a volte fanno dimenticare la gente che hai nel cuore. Scusatemi Franijo e Reghina, scusatemi. |
Plostina,
Croazia - 1980 "Jusepe, dai aide, 'ndemo a stuke in te la Bijela
Plostina e dintorni, anni '80 o giù di li. Maggio, mi trovavo a Plostina, ospite dell'amico Ernesto. "'l vècio Baci", il padre
di Ernest, ad un tratto mi disse - Jusepe, dai aide, 'ndemo a stuke in te la Bijela" - (dai Giuseppe, andiamo a lucci nella
Bjela) - La Bijela è un canale poco distante da Plostina. Non me lo feci ripetere, misi gli stivaletti, presi la mia canna con
un po di cucchiaini, salimmo nella mia rossa Ascona e ci dirigemmo verso il mulino di Turblock, l'amico mulinaio, di origine
ungherese che abitava proprio vicino "allo slaitz" (lo sbarramento di tavole) che fungeva da alimentazione alle sue macine.
Arrivammo in poco più di cinque minuti. Parchegiammo e mentre al "vècio Baci" si mise in caccia delle lumache io mi cimentai
per la prima volta a dare la caccia al luccio. L'acqua dopo lo sbarramento precipitava per un paio di metri, a lungo andare
fece una bella pozza, di almeno 40/50 metri di larghezza, con una profondità che poteva essere al massimo di due metri,
degradando fino a riimmettersi in viaggio per altri mulini. |
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