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Plostina, Croazia - 1980

Gianni e nonobepi
"a klenovi coi skremboi croati"


Diploma ad honorem :-) che mi diede il buon Franijo per la incapacità di allamare un som o una stuka da 15 kg :-)Franjio e Ernesto sistemano le eschePlostina, Croazia 1980 o giù di lì. Nonobepi e Gianni "ragionier" a "klenovi coi skremboi". - "Fatu ke bèpi, fatu ke, pesketu ke - klenovi ?" - Cosa fai, cosa fai bepi, peschi i cavedani ? - Questa la frase che mi rivolse, Livio, l'amico croato di Capitano Polije, mentre ero intento a dare la caccia ai cavedani sulla Bjiela. Io e Gianni eravamo partiti per Plostina ai primi di maggio, allora della festa della Madonna. Festa e sagra. Sagra di quelle che una volta vedevamo anche qui da noi. Quando nelle tasche degli italiani c'erano meno lire (euro) ma più fratellanza, più umanità e meno invidie, molte meno invidie. Questo lo aggiungo adesso, nel 2006, - e meno balle sparate a raffica dalle TV -
Eravamo là, lungo la Bijela, nascosti tra gli alberi.
Facevamo scorrere le nostre lenze nella corrente con passate di 8/10 metri. Acqua perennemente torbida, che dico torbidissima, l'acqua della Bjiela è sempre torbida. Non trovi un sasso neanche a cercarlo con la lanterna.
Sbuca da sotto gli alberi che fiancheggiano la Bjiela, Livio, "al pescador de Capitan", Capitano Polije, il paesino di italiani che confina a sud con Plostina. Si avvicina, e toglie da una scatolina di zolfanelli, che vedo ? lui dentro ha tre quattro "skremboi" o meglio se vuoi "garduss" o meglio ancora semplicemente "maggiolini", vivi erano. - Ciàpa, meti via ste ròbe 'l ragionier e company rientrano dopo  la giornata di pescaPiccolo scorcio della Bjiela ke te à, e meti su questi skremboi, te vedarà che i klenovi i se taka come mati. - Nel frattempo si avvicinò anche Gianni, ascoltò esterefatto quanto ci diceva l'amico croato. Livio ci suggeriva di mettere un oncorotto di medie dimensioni, infilare delicatamente "al skrembol", mettersi belli nascosti e far appoggiare il nostro maggiolino croato sull'acqua in modo da fargli fare dei cechi concentrici, insomma ci fece fare la pesca battere a cavedani .... con l'ancoretta...e più in vista che nascosta.
Batti una, batti due e batti tre a furia di veder cecchi concentrici ad un certo punto....vedemmo anche cavedani. So che non ci credi, ma è così, questa è la stori dei "skremboi" per i "klenovi". Dimenticavo, klen uguale cavedano.

Filipovac - "Il saran pescato da Franijo, cucinato da Reghina, la moglie."

Filipovac, Croazia anni 80 o giù di li. Franijo e Reghina invitarono nonobepi e moglie Isabella a pranzo.
- "Cos-sa fone a sti doi talianòt, Franjo ?" (Cosa prepariamo a bepi e Isabella) - disse Reghina
Si accordarono su: "al saran al cao" (ovvero la carpa alla panna). Al che mi trattenni dal ridere solamente per educazione. Franijo tolse dal congelatore una bella carpa a specchi pescata nel "jezero" (lago) appena sotto Lipik, un gran serbatoio artificiale, che raccoglieva acqua per le serre che risiedevano ad appena a poche centinaia di metri di distanza. Isabella, Franijo e nonobepi se ne andarono un po in giro. Ritornammo per ora di cena. Reghina, aveva già preparato tutto. Il "saran" faceva bella mostra su di un vassoio enorme, cucinato al forno, lentissimamente per più di quattro ore. Le fettine di limone infilate sulle branchie lo rendevano ancora più attraente. Il "saran" nuotava in una marea di sugo fatto principalmente di panna cotta. Reghina, ogni tanto durante la cottura, raccoglieva con il cucchiaio il sugo e lo cospargeva sulla pelle del nostro "saran". Behh, sai che ti dico ? Mi viene ancora l'aquolina in bocca, mi abbuffai che sicuramente feci la figura del morto di fame. Roba da leccarsi le dita fino a consumarle. Franijo ora non c'è più e Reghina l'ho persa di vista. Mi dispiace, lavoro, guerra e pigrizia a volte fanno dimenticare la gente che hai nel cuore. Scusatemi Franijo e Reghina, scusatemi.

Plostina, Croazia - 1980

"Jusepe, dai aide, 'ndemo a stuke in te la Bijela
sul slaitz del molin de l'ungarese" - Le parole che mi disse Barba Baci


Barba BaciErnest osserva il galleggiante

Plostina e dintorni, anni '80 o giù di li. Maggio, mi trovavo a Plostina, ospite dell'amico Ernesto. "'l vècio Baci", il padre di Ernest, ad un tratto mi disse - Jusepe, dai aide, 'ndemo a stuke in te la Bijela" - (dai Giuseppe, andiamo a lucci nella Bjela) - La Bijela è un canale poco distante da Plostina. Non me lo feci ripetere, misi gli stivaletti, presi la mia canna con un po di cucchiaini, salimmo nella mia rossa Ascona e ci dirigemmo verso il mulino di Turblock, l'amico mulinaio, di origine ungherese che abitava proprio vicino "allo slaitz" (lo sbarramento di tavole) che fungeva da alimentazione alle sue macine. Arrivammo in poco più di cinque minuti. Parchegiammo e mentre al "vècio Baci" si mise in caccia delle lumache io mi cimentai per la prima volta a dare la caccia al luccio. L'acqua dopo lo sbarramento precipitava per un paio di metri, a lungo andare fece una bella pozza, di almeno 40/50 metri di larghezza, con una profondità che poteva essere al massimo di due metri, degradando fino a riimmettersi in viaggio per altri mulini.
Nonobepi inizia a lanciare, a dire il vero mi sembrava impossibile che la in quella specie di pozzanghera ci fosse la possibilità che alloggiasse qualche luccio, ma visto che oramai ero li, mi diedi da fare. Non volevo deludere il "vècio Baci". I primi lanci li feci con un po di superficialità, così tanto per fare, ma poco dopo sentìì una gran botta. Li per li non diedi grande importanza, pensavo di aver agganciato uno dei Continuai tantissimi rami che erano adagiati sul fondo. Subito però mi accorsi che il "ramo" era un bel luccetto sul chilo. Robe da non credere. Chiamai "Baci" che alla vista della "stuketa" che a stento riuscì a trattenere tutta la sua felicità. ancora per una buona mezz'ora e alla fine riuscii a trarre da quel fosso altri due luccetti poco meno di un chilo. Da quel giorno capii che gli abitanti del posto, anche se non pescatori, conoscevano molto bene la loro terra e in seguito non trascurai mai più i loro insegnamenti.

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