Plostina, Croazia - 1976 "Makinar" con Ðjuro Bruneta
Plostina 1976, era luglio
Immancabilmente mi trovavo dall'amicone Ernesto, un caldo
terribile, ogni anno in questo periodo, Ðjuro Bruneta con la sua trebbiatrice
era in piena attività. Questo senz'altro era il periodo migliore per mettere in
moto il marchingegno e passare di cortile in cortile per "makinar", cioè per
eseguire la trebbiatura del frumento. Come in tutte le operazioni di gruppo, la
gente si radunava per dare una mano a òpera) alla famiglia che aveva bisogno. Io ebbi la
fortuna di capitare mentre nel cortile di Virgili, il confinante di Ernesto,
Ðjuro e la sua "banda bassotti" si esibiva nelle operazioni di trebbiatura. A
dire il vero il buon Ðjuro, faceva un lavoro di concetto, lui era il capo, il
paron, era il "direktor" insomma lui lavorava con la "testa" ok ?. Mio grande
amico, appena arrivavo in paese lui, zac, era subito la ad accogliermi con le
ultimissime novità. Allegro, sempre con la battuta pronta, sempre in amizia con
le "casèle de bira", non mancava occasione di esibire delle battute su questo o
su quel paesano. Djuro era un tipo molto scherzoso come gran parte dei paesani
di Plostina. Mi ripeterò, ma credimi io ho trascorso dei giorni bellissimi a
Plostina, tutti, dico tutti oramai mi conoscevano, io quando potevo facevo loro
anche qualche piccolo favore e non mancava occasione che mi dimostrassero la
loro gratitudine. Una cosa mi dava enormemente fastidio. Venivo considerato come
una specie di extraterrestre, uno che aveva i "skei", come d'altronde, venivano
considerati tutti gli italiani d'Italia. A volte venivo "portato
in giro come un trofeo", tutti erano orgogliosi di essermi amico, io proprio non
so che cosa avessi di speciale, ero e sono sempre stato un fotografucolo di
provincia e niente di più, forse ai loro occhi chissà ? "Sto omenon co la panxa
gròsa e co la machina rosa" era bohh !! Ritorniamo a Ðjuro e al "makinar".
Come hai capito, tutti coloro che avevano prestato la loro opera, a mezzogiorno
si radunavano attorno ad una grande tavolata, imbandita con ogni ben di Dio,
c'era di tutto: minestrina di brodo di gallina ruspante, con capelli d'angelo
fatti in casa e tagliati con maestria dalle mani esperte delle donne del paese, c'erano polli,
anatre, oche, con il sughetto al pomodoro, c'era naturalmente la "pecenka", cioè
il maiale o la pecora cotti allo spiedo. Mangiata fredda all'indomani della cottura. La
"sunka", il prosciutto fatto a Plostina, qualcuno lo affumicava. Birra, caffè e
vino a volontà. Non poteva mancare la "s-gnapa", la grappa di prugne, magari cotta con l'aggiunta di un po di zucchero. Dulcis in fundo, i "panét", cioè i dolcetti che le donne
confezionavano con le mani come grandi pasticciere. Ròba da leccarsi le dita.
Riuscivano a farne più di trenta quaranta tipi, tutti fatti a mano, l'ottava
meraviglia del mondo, "altro che bàle", tutta verità. Dopo tutta sta ròba chi
andava più a lavorare, caro mio, finiva con un gran coro e via con le canzoni
popolari venete, tramandate dai loro "vèci" e giù a cantare come "le viole" fino a
quando c'era voce. Bei tempi, bei tempi. Nonobepi con qualche acciacco in meno,
con le arterie libere da impedimenti, l'Italia andava...avanti, adesso va in
Europa.... Altri tempi, "erano i tempi dei garibaldini china .... come ai tempi d'oggidì" si recitava nei caroselli in TV ! Internet è un oceano e le
storie lunghe non piacciono a nessuno, io termino "makinar" qui. Ciao
Ðjuro.
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Ciao Ðjuro,
oggi - 13 maggio 2000 - sono nel negozio, che ora è di mio figlio, arrivano due giovani
clienti. Un bel giovane ed una bella biondina. Io credo di non averli mai visti,
beh, visto che ci sono li servo. La biondina mi chiede un apparecchio usa e
getta, li accontento. Il giovane mi chiede se posso fare delle copie delle
videocassette che tempo fa feci a Plostina e sai come vanno a finire queste
cose, parla di questo e parla di quello ad un tratto "salta fuori" che è tuo
figlio. Si tuo figlio. Ðjuro a quei tempi sarà stato un "mulo piciol" adesso è
un uomo, la biondina la "morosa oppure la sua sposa, poco importa". Ðjuro, mi ha
anche detto che la "Dotora", mi capisci èhh, quella studentessa che era seduta
sulla piastra del "spolèr" appena tiepida, alla quale predissi che un giorno
sarebbe ritornata a Plostina volentieri, beh tuo figlio mi ha detto che è mamma
e che appena può è sempre a Plostina. Sai che ti dico, mi fa piacere di non aver
sbagliata la previsione. Quanto detto dal vècio bèpi si è avverato. Ðjuro, non
so se manterrò la promessa, ma nel 2000 forse ritornerò a fare una visitina a
Plostina, e spero di ritrovarti in forma, come al tempo delle foto che vedi in
questa pagina. Ciao Ðjuro salutami tutti i nostri paesani ed Ernest in
particolare.