Riflessi
Sarebbe impossibile per l'organismo umano sopravvivere senza
un corretto meccanismo di difesa: tutto potrebbe rappresentare un serio
pericolo, compreso il semplice cucinare, camminare e …guidare. Sì, le principali
caratteristiche che rendono abile e vigile un guidatore sono proprio
l'attenzione e i riflessi pronti. Ma cos'è realmente il riflesso? Alla vista
sembra una cosa alquanto semplice, ma il movimento che si vede e si definisce
comunemente come riflesso non è altro che la fase finale di una complessa azione
neurofisiologica.
Cos'è e cosa lo provoca
Il riflesso rappresenta una qualsiasi risposta involontaria e riproducibile,
mediata da due o più neuroni del sistema nervoso, indotta, con un periodo di
latenza brevissimo, da stimoli periferici (cioè dagli organi esterni). In
pratica si tratta di una forma elementare di attività del sistema nervoso
centrale che si svolge al di fuori della volontà ed eventualmente della
coscienza, grazie alla trasmissione di uno stimolo da parte di un organo
periferico recettore al sistema nervoso centrale e, successivamente, a un organo
effettore. La costanza e l'immediatezza della risposta dipendono da una via di
conduzione nervosa innata (cioè indipendente dall'esperienza dell'individuo),
detta arco riflesso, lungo il quale viaggiano gli impulsi. Lo stimolo esterno
(come, ad esempio, il pungersi con uno spillo) provoca la propagazione di una
serie di impulsi lungo le fibre nervose sensoriali, in direzione del midollo
spinale, a livello del quale gli impulsi vengono trasmessi alle cellule
associative e, quindi, ai motoneuroni che innervano i muscoli, provocando così
la retrazione dell'arto (riflesso flessorio).
Tutto, quindi, sembra dipendere dall'attività dell'arco riflesso, caratterizzato
da un circuito nervoso elementare costituito da 1 neurone sensitivo afferente
(che conduce uno stimolo dalla periferia ai centri nervosi) e da 1 neurone
efferente (o motoneurone), che conduce la risposta dal sistema nervoso centrale
agli organi effettori, ovvero agli organi periferici che reagiscono allo stimolo
esterno. All'interno di questa catena a 2 neuroni (arco riflesso semplice)
possono aggiungersi 1 o più cellule nervose associative che garantiscono
meccanismi di convergenza e/o di divergenza più complessi (arco riflesso
composto).
Qualche esempio
Un tipico esempio di riflesso è quello del riflesso rotuleo (o patellare): dando
un colpo leggero al ginocchio, subito sotto la rotula, le fibre sensitive
trasmettono un impulso al midollo spinale, il quale lo "passa" direttamente alle
fibre motrici, che a loro volta permettono di far arrivare l'impulso al muscolo
quadricipite della coscia, che si contrae e fa estendere la gamba.
Un altro esempio è fornito dal riflesso pupillare, e cioè dalla reazione della
pupilla dell'occhio, che si contrae e si dilata in base alla quantità di luce
presente (contrazione in caso di troppa luce e dilatazione in caso di poca
luce). Questo meccanismo è fondamentale per avere una buona visione sia in pieno
giorno che di notte e, di conseguenza, rappresenta un riflesso importantissimo
mentre si è alla guida di un mezzo di trasporto.
Involontario o condizionato?
Anche se, per definizione, il riflesso è una risposta involontaria indotta da
stimoli periferici, i riflessi possono essere parzialmente modificati o
condizionati. L'esistenza di riflessi condizionati fu dimostrata per la prima
volta nel 1903 dal fisiologo russo Ivan P. Pavlov (1849-1936), la cui fama è
legata ad un particolare esperimento: dopo aver ripetutamente fatto coincidere
il suono di un campanello col pasto di un cane, Pavlov dimostrò che le fauci
dell'animale si riempivano di saliva al solo udire il suono del campanello. In
pratica, Il riflesso naturale della salivazione, che normalmente si ha alla
vista e all'odore del cibo, era stato condizionato da un agente artificiale.
A confermare che le azioni, i pensieri e alcuni eventi possono condizionare un
riflesso di per sé involontario sono stati altri numerosi studi, tra cui
una ricerca di un gruppo di studiosi della Faculty of Health
Sciences of the University of Sydney. Scopo dell'indagine era capire se la
risposta nervosa del riflesso rotuleo poteva essere diversa a seconda della
consapevolezza o meno del paziente di ricevere un colpo sotto la rotula (sui
tendini). La maggiore o minore risposta è stata valutata basandosi sull'attività
del muscolo (registrata tramite l'elettromiografia - EMG, posizionando 3
elettrodi di superficie sul ginocchio durante l'esperimento) e sulla misura
dell'angolo formato dal ginocchio dopo l'estensione della gamba (misurato con un
goniometro). Al termine dello studio, i soggetti colpiti inaspettatamente con il
martelletto hanno evidenziato un angolo del ginocchio in estensione più grande e
un valore di EMG più basso rispetto ai soggetti che sapevano di essere colpiti.
In pratica, l'attività dell'arco riflesso è stata più lenta nei soggetti del
primo gruppo e, di conseguenza, l'estensione della gamba è stata maggiore.
Secondo i ricercatori, ciò significherebbe che l'attesa di ricevere un colpo sul
tendine del ginocchio permetterebbe al cervello di "prepararsi", velocizzando la
risposta all'impulso da parte dell'arto e, quindi, controllando almeno in parte
il movimento motorio della gamba.
Grazie a questo sofisticato meccanismo di riflessi involontari, quindi, il
nostro organismo è in grado di reagire meccanicamente ad eventi improvvisi, come
sterzare per evitare di investire un animale che sbuca improvvisamente sulla
strada, indietreggiare con il busto mentre si frena per evitare di picchiare la
testa, … Tutti atteggiamenti che avvengono spontaneamente, ma che l'attenzione e
la concentrazione, come confermano gli studi scientifici, possono velocizzare
notevolmente.
Concentrarsi alla guida, infatti, è senz'altro un elemento fondamentale per
aumentare la prontezza dei nostri riflessi e, quindi, ridurre il rischio di
incidenti.
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