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Io e la radio...

 

Chi come me ha in qualche modo vissuto i movimenti politici degli inizi anni ’70 non ha potuto evitare d’essere coinvolto nella ventata di libertà, freschezza e novità portate delle emittenti libere (le prime si chiamavano così). Se poi sommiamo la mia passione per la musica Pop e Rock con la voglia di dire la propria ad un microfono il risultato era logico e scontato.

Mi sono rimasti pochi documenti di quel periodo: un paio di foto, moltissimi dischi macinati dall’uso, un vecchio piatto Technics, un apparecchio strano che serviva a smagnetizzare le cassette, un mucchio di audiocassette promozionali che mai avrei creduto di utilizzare per questa Tesi e sicuramente tanti ricordi. Un periodo indimenticabile durato dieci anni, dal 1976 al ’86.

 

I miei inizi sono sicuramente comuni con la storia di tante radio italiane libere o private che siano.

Radio Basso Lazio è stata la prima. Nata dalla solita combriccola di “compagni” era situata a Rocca d’Arce (FR); i 500 mt d’altezza del paese servivano per una maggiore diffusione del segnale e la sede era nella sezione di un partito politico.

In una stanza fredda e disadorna su un paio di tavoli e sedie vi erano i possenti mezzi della bassa frequenza16, tutti forniti dai gestori dell’emittente e presi in prestito direttamente dalle loro case; un giradischi (Stereorama 2000 DE LUX), un registratore a bobine della Geloso (quello famoso con i tasti colorati) e un microfono. In comune si era comprato il mixer, il trasmettitore, l’antenna e qualche disco (i miei li portavo da casa).

Il trasmettitore era micidiale: fu il primo “superspuria”17 con cui ebbi a che fare. Era una sorta di cubo verde oliva, ed una scritta ne spiegava l’origine: US ARMY. Un Collins surplus militare, comprato a Livorno e modificato dal solito espertone di turno con ben 20 watt di potenza. Quando era acceso anche i forni elettrici ed i frigoriferi delle case vicine ci ricevevano.

Per non parlare dell’antenna; una greenplain da radioamatore. Il 90% del segnale veniva irradiato in alto.. ci ascoltavano sull’Apollo 13, ma non nella valle del Liri.

Non esisteva studio di registrazione, tutto avveniva in diretta ed ovviamente essendo una radio militante extraparlamentare non si accettava pubblicità. Nessun compromesso con i “biechi commercianti capitalisti”. Fino a quando non arrivò la prima bolletta della luce.

Le pubblicità venivano trasmesse in diretta dall’animatore di turno, poi qualcuno portò una piastra di registrazione e lì facemmo un notevole “salto di qualità”. Manco a dirlo quello incaricato della creazione degli spot fu il sottoscritto .

Non durò neanche un anno, i continui guasti del Collins ed un paio di visite dell’Escopost18 decretarono la fine dei giochi. Era il 1977, ma io ci avevo preso gusto.

Per un certo tempo collaborai con tre radio più o meno importanti. La più interessante fu una di Colfelice (FR), Radio Linea 78. Oramai il periodo delle radio “di movimento” per me era finito. Questa era una radio privata commerciale a tutti gli effetti . Un investimento fatto da alcuni imprenditori della zona, spinti più dalla moda che dal vero guadagno.  

Vi era una cabina delle diretta separata tra fonico e animatore, tutta insonorizzata, uno studiolo di registrazione ed un ufficio. Addirittura un trasmettitore su un ponte radio di ben 60 watt.

E’ qui che inizio a trasformarmi in “un topo” da sala di registrazione, specializzato nella preparazione di jingles, pubblicità, sigle ed anche di trasmissioni in voce. Ma i titolari erano convinti di sapere tutto loro e non accettavano i consigli di noi “vecchi del mestiere”.

Dopo sei mesi mollai tutto.

Oramai iniziavo ad non improvvisare più; qualche buona lettura insieme a dei consigli dati da amici più esperti di me mi fecero intuire i meccanismi di comunicazione radiofonica (non solo tecnici), ma soprattutto il cercare di sviscerare i segreti del linguaggio della radio. In quel periodo molti nella mia zona volevano aprire una radio e mi chiedevano di collaborare. Non era facile trovare uno disposto a stare ore ed ore in sala di registrazione, a preparare a tavolino l’organizzazione dell’emittente ed a pensare ai vari problemi tecnici ed organizzativi.

La maggior parte dei ragazzi amavano il fascino della diretta,  ma io mi divertivo di più in sala di registrazione.

La radio che ebbe per me una fondamentale importanza arriva alla fine del 1979. Un gruppo di politici ed imprenditori del mio paese mi propone di collaborare con loro per aprire una nuova emittente; assolutamente privata e commerciale. Con me affiancano un paio di amici gia esperti nel settore ed un certo numero di ragazzetti in vena di celebrità. Ci danno i locali ed un po’ di soldi per comprare l’attrezzatura. Il tutto è gestito da una cooperativa di cui mi fanno socio.

Nasce Ceprano Radio Uno (CR1). Entrammo in quelle due stanzette in una palazzina nel centro di Ceprano (FR) che erano vuote e sporche e un mese dopo iniziavamo le trasmissioni. Anche se in quel periodo lavoravo come impiegato in una fabbrica, il mio tempo e la mia mente erano, 25 ore al giorno, dedicati alla radio e non sarebbe finita così.

Mi occupavo di tutto: dalla regia di programmi alla preparazione delle scalette musicali, per passare alla manutenzione della bassa ed alta frequenza ed ovviamente tutte le realizzazioni in sala di registrazione. I servizi esterni li curavo io ed anche i rapporti con i collaboratori, e visto che tutto era basato sul volontariato spesso mi dovevo comportare come il cane pastore che deve rimettere insieme il gregge, ma la mia era ormai una malattia.

Timbravo il cartellino in fabbrica e dopo cinque minuti ero in radio a volte fino alle due del mattino.

L’ufficio mi mandava in giro per commissioni: un salto in radio era d’obbligo.

Ero a Roma per la ditta: seguivo il segnale in macchina fino a che non ascoltavo le emittenti romane per sentire cosa facevano. Un full immersion completo.

Nonostante dedicassi la mia esistenza alla radio, fu proprio lì che conobbi la mia futura moglie.

Una persona che allargò molto la mia visione radiofonica fu l’amico Gianni Blasi.

CR1 subiva degli alti e bassi soprattutto di programmazione e organizzazione (non riuscivo a fare tutto io); Gianni era un esperto musicologo, nonché un bravissimo programmatore radiofonico, esperienza maturata in alcune importanti e storiche emittenti napoletane e nella partecipazione ad alcuni concorsi RAI come programmatore.

Essendo nato e vissuto in Canada, conosceva molto bene l’ambiente della radiofonia americana, mantenendo con essa  anche delle collaborazione di lavoro e amicizia.

Gli diedero l’incarico di direttore artistico ed io ero il suo più diretto collaboratore. Mi trasferì completamente la sua esperienza, dandomi un notevole bagaglio di conoscenze e professionalità, spiegandomi come la radiofonia privata statunitense e canadese fosse ben diversa da quella italiana, con una storia ben radicata nel tessuto socio-economico ed uno sviluppo commerciale lontano anni luce dal nostro anche dal punto di vista tecnologico e normativo. Mi consigliò di ascoltare la stazione FM in lingua inglese della base americana a Napoli e, la sera, il segnale in AM delle mitica Radio Luxemburg. Per me fu come se trovassi una miniera d’oro. In tutto e per tutto erano diverse da noi; il loro pragmatismo, tipico in una società dominata dal business, si riscontrava in ogni elemento: dall’impostazione professionale dei  DJ passando attraverso la scaletta musicale ed al tipo di apparecchiature, completamente diverse dalle nostre che erano per la maggior parte di origine d’HI-FI domestico. L’unica improvvisazione consentita era quella dei DJ in diretta, tutto il resto era programmato scientificamente. Un esempio che vale per tutti: la scaletta musicale. I nostri fonici erano abituati ad semplici regole; la mattina musica per le casalinghe, il pomeriggio musica per giovani, la sera musica specializzata. Niente di più sbagliato ed approssimativo  Sull’esempio americano divedemmo la musica per tipologie;

A) Novità

B) I 20/30 hits del momento

C) I successi degli ultimi 2/3 anni

D) Evergreen.

In base alla rotazione più o meno frequente di certe categorie si ottenevano delle scalette musicali  che noi personalizzavamo in base ai dati statistici d’ascolto.

- Esempio per il pomeriggio (rivolto ad un target giovanile e di responsabili agli acquisti): A+B+B+A+B+C+B+D  e si ricomincia.

- Esempio per la mattina (rivolto ad un target femminile e di responsabili agli acquisti): D+B+B+A+B+C+B+D  e si ricomincia.

-  Esempio  estivo o week-end (rivolto ad un target misto identico di mattino che pomeriggio):

A+B+C+D+C+D+B+C  e si ricomincia.

Cercavamo sempre di mettere un brano B o C o D, facilmente riconoscibile, sempre dopo le pubblicità o gli annunci. La sera, dopo le 21.00 andavano, se disponibili, programmi musicali specialistici (Jazz, rock, classica ecc).

Noi facevamo così e vi garantisco che funziona e non vi era bisogno di essere inflessibili, il problema era imporre il sistema ai fonici ed ai DJ che tendevano a trasmettere sempre i brani che piacevano a loro. Gli spot pubblicitari duravano 30/40” con dei caroselli trasmessi ogni 15/20 minuti contenenti al massimo 5 pubblicità. Chiudevamo un occhio solo nel periodo natalizio, quando gli inserti pubblicitari erano numerosi.

 

Ma le cose, nonostante tutto non andavano bene. Eravamo pur sempre una iniziativa di volontari che ben presto si dileguarono insieme alla cordata politico/imprenditoriale che ci aveva finanziato. Il nostro errore tipico è sempre stato quello di curare molto la messa in onda e per nulla l’aspetto commerciale. Era un brutto periodo anche per altre emittenti ciociare, che non riuscivano, come noi, a quadrare gli inevitabili costi di gestione fissi :ENEL, telefono, rinnovo delle apparecchiature tecniche di certo non adatte a sopportare un uso intensivo, eventuali affitti dei locali.

Vi erano emittenti che, partendo con il piede giusto e cioè con forti finanziamenti ed una impostazione decisamente imprenditoriale, si erano imposte nelle classifiche d’ascolto soprattutto grazie ad una serie di potenti ponti radio ed una catena commerciale di venditori più capillare e motivata della nostra (Radio Gari e Radio Tele Magia).

L’idea che mettemmo in atto fu di creare un canale radiofonico in associazione con altre 3 emittenti del territorio (Radio Frosinone, radio Cassandra di Isola del Liri e radio Boomerang di Piedimonte San Germano).

Nacque Canale1, Rete Radiofonica della Provincia di Frosinone, era il 1982. La sede si trovava nel centro storico del capoluogo ciociaro, in Vicolo Moccia.

Nella nuova emittente portammo  non solo tutta la nostra esperienza, ma anche i vari ponti radio ed i rispettivi clienti pubblicitari e guadagnammo un ambiente di lavoro con studi ampi e spaziosi, stanze per diretta e registrazione divisi da vetrate e pannelli fonoassorbenti.

Con il materiale proveniente dalle altre emittenti, allestimmo degli studi con i fiocchi. Registratori a bobine Revox, mixer Teac/Tescam, microfoni Schnnaizer ecc. Il mio regno! Con Canale1 il mio impegno radiofonico divenne totale ed assoluto. Lo stabilimento dove lavoravo iniziò a mandarmi in periodi sempre più lunghi  di cassa integrazione e ciò mi permetteva di dedicarmi esclusivamente alla radio. Eravamo una s.r.l. con i fonici e gli animatori pagati regolarmente ed un certo numero di venditori pubblicitari; io ero l’amministratore. Se in CR1 il mio impegno era solo una collaborazione, qui avevo investito non solo del denaro, ma anche tutte le mie aspettative professionali.

Agli inizi Canale1 si muoveva bene, in poco tempo diventammo una delle radio più ascoltate della zona sicuramente grazie al nostro stile non improvvisato.

La soluzione che ci portò fama e vendita di spazi pubblicitari la trovammo nell’esclusiva, anche in trasferta, delle partite del Frosinone Calcio. Ma anche qui cominciarono i problemi. Quando una società diventa grande ha bisogno che tutto cresca proporzionalmente con essa. Due delle emittenti si erano già tirate indietro, quindi perdemmo il loro bacino pubblicitario e di ascolto. Inoltre i nostri costi di gestione crescevano in dismisura.

In quel periodo (1985) le indagini d’ascolto ci davano al terzo posto, con un ottimo secondo posto come radio di Frosinone più ascoltata nel capoluogo, ma la crisi era oramai in atto.

Nel 1986 provammo a vendere tutto, ma gli acquirenti interessati si dimostrarono peggio del Gatto e la Volpe, creandomi non pochi problemi come amministratore.

La cosa più grave era che mi ero stancato, tutte le illusioni, le speranze e le aspettative mi erano crollate addosso. Non mi divertivo più e quando spegnemmo i trasmettitori quasi non me ne accorsi.

Ho sempre pensato che quei 10 anni sono stati del tempo perso, buttato al vento. Scrivendo questa Tesi posso affermare che mi sbagliavo ed ogni tanto mi metterei volentieri dietro ad un microfono a dire quattro stupidaggini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due trasmettitori Collins di origine militare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primo studio per la diretta di CR1 (1980)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gianni Blasi alla consolle definitiva per la diretta (1981)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi con il fido registratore a cassette per i servizi in esterna ed il logo della radio (1982)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli indici d’ascolto della provincia di Frosinone del 1985

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' stato anche uno dei miei primi loghi realizzati

 

 

Quel giorno...

 

Perché il Jingle...

 

Breve storia della radio...

 

Stili & Stilemi...

 

Dove e come nascono i Jingles...

 

Conclusione...

 

appendice:

Io e la radio..

 

Bibliografia di riferimento e ringraziamenti..

 

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NOTE

16) Per bassa frequenza si intende tutto ciò che serve per la messa in onda prima di mandare il segnale alle apparecchiature di trasmissione (alta frequenza), essi sono : microfoni, giradischi, mixer, registratori ecc. ecc.

 

17) Un trasmettitore di pessima qualità o tarato male genera le cosiddette spurie, Frequenze anomale che si aggiungono a quella principale di trasmissione. Esse vanno a disturbare non solo le altre radio presenti nella gamma FM da 87,5 a 108 MHz (lo spazio nell’etere per le radio), ma anche lo spazio delle frequenze usate da Carabinieri, Polizia, Pompieri, Croce Rossa ecc.

 

18) L’Escopost è la polizia postale incaricata di controllare le frequenze nel territorio italiano.