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GIUSEPPE
VERDI
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LO STILE
VERDI E IL RISORGIMENTO
IL NABUCCO
"Va' pensiero" |
LO STILE |
Lo stile verdiano non
si discosta dalla tradizione, in quanto suddivide lopera in arie, duetti, cori,
recitativi, ma è caratterizzato dalla concentrazione del dramma in pochi eroi che,
liberati da tutti gli artifici del passato, vengono messi a nudo nella loro psicologia
essenziale, nelle lacerazioni e nei drammi che li agitano.
Lamore, il dolore, il bene, la giustizia, lodio, la
vendetta sono le forze che muovono i personaggi, in una lotta eroica dalla quale, alla
fine, essi si riscattano, a prezzo di lacrime e sofferenza.
La musica aderisce perfettamente a questa situazioni, con la sua
energia ritmica, linesauribile e commossa invenzione melodica, la forza dei
contrasti e delle caratterizzazioni orchestrali.
Una musica appassionata, vigorosa, penetrante, capace di raggiungere
effetti straordinari anche con i mezzi più semplici. |
VERDI E IL
RISORGIMENTO |
In tutte le epoche si
ripropone la reciproca influenza tra musica e società ma con particolare evidenza
possiamo riscontrarla nel Risorgimento. I fermenti patriottici che agitavano le classi
culturalmente più aperte, nel clima di sospetto e di repressione poliziesca che impediva
qualsiasi libero dibattito politico, trovavano espressione nella letteratura, nel teatro e
nella musica .
Gli austriaci incoraggiavano gli spettacoli ( Finché i sudditi si divertono -dicevano-
non pensano a rivoluzioni ), ma gli artisti se ne servivano per esprimere le loro
idee, ed il pubblico era pronto a cogliere e sottolineare tutto quanto avesse una pur vaga
intenzione politica.
Assai importante fu il ruolo esercitato dal melodramma, allora popolarissimo.
I teatri, primo fra tutti la Scala di Milano, erano luoghi di discussione, di scambi di
idee e di informazioni. Col pretesto dellopera, nei palchi si chiacchierava, si
cospirava, si concludevano intese senza destare alcun sospetto nella polizia.
Intanto, le allusioni che dal palcoscenico venivano fatte alla situazione italiana, erano
riconosciute immediatamente e applaudite, tanto che il successo di un melodramma spesso
dipendeva dal numero e dalla chiarezza di questi riferimenti.
Giuseppe verdi fu certamente molto vicino allo spirito del Risorgimento sia nei temi
trattati che nella musica. Quasi tutti gli spartiti da lui composti tra il 42 e il
49, cioè lepoca più intensa della lotta politica in Italia, contengono cori,
vicende, frasi, in cui si parla di oppressione, di libertà, di patria, di stranieri
cacciati .
Se i testi erano così ricchi di spunti nazionali, la musica non era da meno: il suo
carattere energico e virile, i ritmi netti e incalzanti, lirruenza e la cantabilità
parevano rispecchiare gli entusiasmi e le passioni del tempo.
Furono soprattutto i cori delle sue opere a simboleggiare le lotte del Risorgimento.
I versi e le note del Va pensiero (dal Nabucco) infiammarono
lanimo di milioni di italiani che sentivano in quelle note un incoraggiamento alle
proprie aspirazioni alla libertà e allindipendenza nazionale. |
IL NABUCCO
VA PENSIERO
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Terza opera di Verdi,
il NABUCCO fu presentato alla Scala di Milano nel 1842, in un periodo in cui
lItalia, ancora smembrata in tanti piccoli stati controllati da potenze straniere (
lAustria, la Francia, la Spagna ), si stava lentamente avvicinando alla sua
indipendenza. Proprio con questopera il Giovane Verdi riuscì ad imporsi
allattenzione generale . |
LA TRAMA |
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La vicenda, liberamente
tratta dalla bibbia, si ispira a Nabucodonosor ( che viene abbreviato in Nabucco ), re
degli Assiro-Babilonesi, ed alla guerra contro gli Ebrei del 586 a.C.
Nel I atto si assiste alla conquista di Gerusalemme, nel II e nel III atto le vicende alle
vicende degli Ebrei schiavi a Babilonia; nel IV atto al loro riscatto dovuto alla
conversione del re Nabucco .
Di questopera ci soffermiamo in particolare sul celebre coro VA
PENSIERO posto in chiusura del III atto: è cantato dagli Ebrei costretti a lavorare
in schiavitù sulle rive del fiume Eufrate.
Essi pensano alla loro patria lontana e a un altro fiume, il Giordano, quello che bagna la
loro terra.
E facile immaginare come, per gli italiani di quellepoca, il canto degli ebrei
prigionieri, che sognano la loro patria perduta, diventi un coro patriottico che invita al
riscatto nazionale .
Anche gli Italiani infatti, come gli Ebrei di tanti secoli prima, erano allora sotto un
giogo straniero ed aspiravano alla libertà.
Questatmosfera determinò lenorme successo che ebbe questo coro nella società
italiana dallora: esso venne subito ripetuto nel corso della prima rappresentazione
dellopera e presto si diffuse in tutti quegli ambienti patriottici che aspiravano
allindipendenza . |
TESTO DI VA PENSIERO
Va, pensiero, sullali
dorate;
va ti posa sui clivi e sui colli,
ove olezzano tepide e molli
laure dolci del suolo natal !
Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrrate
Oh mia patria sì bella e perduta ,
oh membranza sì cara e fatal !
Arpa dor dei fatidici vati,
perché muta dal salice pendi ?
Le memorie nel petto riaccendi,
ci favella del tempo che fu !
O simile di Solima ai fati
Traggi un suono di crudo lamento
O tispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù! |
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Va, pensiero , sulle ali
dorate,
va a posarti sui pendii e sulle colline
ove spira profumata e tiepida
laria della terra natale!
Saluta le rive del nostro fiume ,il Giordano,
saluta le mura abbattute della nostra città, Gerusalemme;
o mia patria così bella e perduta,
o ricordo così dolce e fatale !
O arpa con cui i nostri profeti hanno cantato,
perché ora te ne stai muta, appesa ad un salice,
allalbero del dolore ?
Riaccendi nel nostro cuore il ricordo della nostra patria ,
parlaci di un tempo felice ormai passato !
Intona un suono di cocente dolore
Simile al destino di Gerusalemme
Oppure il Signore ti ispiri una musica
Che sappia farci reagire alle sofferenze ! |
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