MATTEO UNICH

DIRETTORE DI CORO

 

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IL FUTURO....

Beh, è un tantino presuntuoso, come titolo, ma io non ho mai brillato per modestia, quindi...

L'aspirazione che nutro più profondamente in questo momento (ma forse sarebbe più appropriato definirla "fissazione") è quella del diventare direttore d'orchestra in maniera un po' più stabile e frequente. Ho diretto orchestre in pubblico soltanto due volte, anche se in occasioni di rilievo e in teatri di un certo prestigio, e in entrambi i casi la sensazione è stata assolutamente di estasi. I risultati, a detta degli organizzatori, degli strumentisti stessi e del pubblico, sono stati lusinghieri. Tenterò, ma la strada è impervia.

(Ho lasciato immutato il paragrafo precedente, per sottolineare come le cose cambino... nel solo 2006 ho diretto altre due volte, e in una di queste avevo "solo" l'orchestra, mentre generalmente ho anche il coro, ed ero stato ingaggiato e non l'avevo richiesta io. Vi assicuro che fa differenza!)

Nell'immediato, la mia speranza è quella di essere sempre più pronto, motivato e serio nel dirigere i cori. Faccio del mio meglio, compatibilmente con il pochissimo tempo disponibile (e con i rischi di divorzio per manifesta assenza dalla famiglia, ehm ehm...) per studiare, migliorare, crescere. Più il tempo passa, più studio, più mi accorgo di avere ancora margini di miglioramento e voglia di rimettermi in discussione. Speriamo sia un buon segno!

Con i canterini del gruppo corale Pratella Martuzzi stiamo cominciando il lungo cammino di preparazione di un nuovo CD, lavoro che ci terrà impegnati ancora per un bel pezzo. E' comunque un'occasione per migliorarsi, per riprendere brani che da troppo tempo sono eseguiti in maniera distratta e per perfezionare emissione e vocalità.

Il coro Casa della Carità, nelle mie intenzioni, dovrebbe allargarsi anche a supporti di tipo strumentale, e magari giungere ad una piccola orchestra. Miro troppo in alto? Secondo alcuni quello è il segreto per colpire nel segno.

E il coro lirico? Il mio primo obiettivo è l'allargamento del repertorio, cercando brani inconsueti e autori non troppo frequentati. Poi, in un futuro più lontano, il sogno (miraggio? utopia? follia?) sarebbe quello di poter allestire, con le nostre sole forze, una rappresentazione di un opera (magari la Sonnambula di Bellini, che sarebbe una sfida impervia ma non impossibile) anche per dimostrare a noi stessi che, con l'impegno, ogni cosa è possibile.