"Sylvula"
"..... eccola qui modesta elevarsi sopra il natio sul colle, che a destra e di prospetto dell 'osservatore dechina ponendo piede nel breve seno di mare che da quel lato circondala".
Il toponimo deriva dal latino sylvula, a indicare il carattere prevalentemente boschivo di questo promontorio rivestito di quercioli.
Costituiva un tempo un nucleo a se stante, ricco di vitalità contadina, artigiana e di traffici via mare:questa era Servola, legata alla vicina Trieste soprattutto da rapporti di lavoro femminile; al sistema viario della città era collegata - fino agli inizi dell'Ottocento- da impervie stradine nei campi e nei boschi percorse all'alba dalla teoria di somarelli guidati verso il centro, con il famoso pane fresco, dalle "pancogole" o "breschizze". Servola è stata sempre amata dai triestini per il suo ambiente agreste, per le sue casette con ameni pergolati, per le sue trattorie accoglienti, per il suo mare, per il biancore della chiesa che spicca da lontano, per lo spirito gioviale dei suoi abitanti, per il suo pane, il suo vino e le sue ostriche.
La data della fondazione di Servola non si conosce con esattezza e le testimonianze pervenuteci sul suo lontano passato sono scarse, ed è appena nel "Piano topografico di Trieste e dei suoi contorni... stampato nel 1852 dalla Litografia della i.r. Direzione Superiore di Finanza in Trieste che troviamo una situazione urbanistica vicina all'attuale, con strade a serpentina che dalla città o dal mare raggiungono la "villa" dove era stata inserita la nuova chiesa di S.Lorenzo. Servola, benché non molto nota sia per la sua dimensione topografica sia perché posta alla periferia della città, lambita appena dalle vie di maggior traffico, rappresenta tuttavia uno dei più tipici villaggi della vecchia Trieste. Il nome del modesto villaggio sito su di un colle circondato da boschi e verdi pendii a due miglia circa a sud-sud-est della Città è citato per la prima volta in un atto notarile del 1256. Il promontorio servolano è percorso in senso longitudinale da un dorso obliquo che da est, la parte più alta di 72 m, scende verso ovest a 57 m sopra il livello del mare, il tutto compreso in un area di 1,170 kmq. Un terzo dell'area complessiva, località Feretovec, era occupata da pascoli con pochi fusti di rovere. Vigneti e uliveti ricoprivano le aree nord (Roncheto) e sud (Sturk) del suddetto dorso. I pendii rivolti a nord, verso l'attuale via Baiamonti, erano ricoperti di roveri. A sud-ovest del centro abitato, il cosiddetto Pra 'del Vescovo scendeva fino alle saline di Servola. Quel che non tutti sanno è che il villaggio di Servola offre una delle più belle prospettive dei dintorni della città di Trieste; la bella collina sporge ed unisce le sue falde a due opposte catene di monti; una si dilunga nel vallone di Muggia, ed è noto sotto il nome di prima punta; l'altro un po' più elevato va a congiungersi con le aride giogaie del Carso. In mezzo e di fronte al paesello si insinua il mare, l'ultimo lembo dell'adriatico. La bellezza della veduta è del tutto naturale.Sul versante settentrionale il colle di Servola si presentava al mare con una brusca calata ai cui piedi si sviluppava uno stretto lembo costiero; a mezzogiorno, in una piccola piana alluvionale di dieci ettari circa, l'acqua marina penetrava formando vaste paludi salmastre. Il tutto era circondato da viti e ulivi. L'inizio dell'Ottocento segnò la fine dell'attività delle saline Servolane. Nel corso di un secolo nella piana acquitrinosa sorsero nuovi impianti industriali che ne cambiarono notevolmente l'aspetto: il Macello comunale (1852), il Deposito petroli (1873), la Panfilli (1895), la Ferriera (1897), la linea ferroviaria a scartamento ridotto e la stazione (1899), la Risiera (tristemente nota successivamente per essere diventata durante la seconda guerra mondiale il primo e l'unico campo di sterminio nazista in Italia) e la rimessa della linea tramviaria numero 1(1913).Col passare del tempo nel quartiere di Servola si sviluppa l'attività incentivante dei cantieri navali, dei mezzi di trasporto e degli impianti industriali.
Va anche ricordata la flora del tutto particolare e piuttosto rigogliosa costituita da piante non autoctone di una certa importanza economica ed ornamentale, tanto da attirare l'interesse di insigni botanici; occasionalmente comparvero anche delle specie rare, esotiche, a diffusione australe o asiatica, e numerosi furono gli alberi ed arbusti non propriamente selvatici ma coltivabili come piante ornamentali.
Tipologia architettonica
Prevale un'architettura rustica tipica per gli inizi dell'ottocento; i disadorni archi in calcare o arenaria delle vecchie case padronali dalla genuina architettura invitano a curiosare nei silenziosi cortili rustici. Per quanto riguarda i materiali di finitura esterni ha preponderanza la presenza di arenaria,infatti, fin dai tempi più remoti si estraevano blocchi di arenaria, adatte per vari tipi di pavimentazioni, blocchi per cordonate e pietre da muro. Non poche sono le case del vecchio borgo costituite in "masegno" ottimamente conservato e recante sugli stipiti, a testimonianza della loro erezione, date che risalgono a cento e più anni fa. Tali facciate hanno tutte un colore marrone-giallastro, risultante dalla ossidazione del ferro contenuto nella pietra. Il tutto si inserisce in un saliscendi di stradine strette che completano lo scenario tipico del villaggio di Servola.
LA SERVOLANA LE PANCOGOLE IL MUSEO ETNOGRAFICO I COSTUMI POPOLARI
DUE OMBRE NELLA NOTTE (UN RACCONTO SULLE PANCOGOLE) SERVOLA IN POESIA IL PANE