CRITICA LETTERARIA: IL CINQUECENTO (MACHIAVELLI)

 

Luigi De Bellis

 
 
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L'ideale eroico del Rinascimento

MACHIAVELLI

Giudizi e testimonianze attraverso i secoli

Il significato "nazionale" del "Principe"

La figura del "Principe"

Arte e tecnica nella prosa del Machiavelli

Il linguaggio tecnico del "Principe"

Dal "Principe" ai "Discorsi"

La passione politica del Machiavelli

I personaggi della Mandragola

GUICCIARDINI

La concezione del "particulare" e della storia nel Guicciardini

Il Guicciardini storico

Aspetti della "storia d'Italia" del Guicciardini

ARIOSTO

Giudizi e testimonianze attraverso i secoli

La ricerca della pura arte nella poesia dell'Ariosto

L' "ironia" ariostesca

L'atmosfera poetica del "Furioso"

Il paesaggio del "Furioso"

Il "Furioso" come grande "romanzo" del Cinquecento

Il linguaggio "narrativo" dell'Ariosto

L'uomo dell'Ariosto

Le "Satire" e le "Lettere"


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Giudizi e testimonianze attraverso i secoli



I giudizi sul Machiavelli sono stati sempre improntati ad uno spirito polemico che trova la sua giustificazione nella forza innovatrice delle idee del Principe. Le riserve morali sono evidenti, accanto alla stima per lo scrittore e per il pensatore, in un Bandello e ritornano con estrema violenza in Federico II di Prussia, mentre con diverse sfumature il senso pratico di Bacone e la polemica assolutistica del Boccalini sottolineano la spregiudicata verità delle osservazioni politiche e psicologiche del Machiavelli. Nella seconda metà del '700 si fa luce una rivalutazione del Machiavelli come nemico della tirannide e assertore di ideali repubblicani: se ne vedono le testimonianze in Rousseau e Alfieri, e si ricordi un celebre passo dei Sepolcri del Foscolo: «... quel grande, / che temprando lo scettro a' regnatori, / gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue...».

Egli si vuol insegnare, predicare ed imparare ciò che è giusto e buono, e i mezzi, con i quali le regolate e buone opere si deveno operare, sono da essere notati e posti in effetto. Ma l'insegnar il modo e la via che una perversa e da Dio e dal mondo vietata cosa si faccia, è nel vero ufficio diabolico e conseguentemente meritevole d'eterno biasimo e di vituperio immortale. Egli è pur troppo, miseri noi! la condizione de la debole e fragilissima natura umana inclinata e pronta al vizio, senza che abbia maestri che ce lo insegnino; ove con una gran diffilcultà e fatica e lunghezza di tempo il bene se le insegna, e tutto il di ci convien tener rinfrescata la memoria del ben operare, e con gran pena l'uomo si può tener dritto. Io non posso nel vero se non ammirare, lodare e commendare l'acutezza de l'ingegno del Machiavelli; ma desidero in lui un ottimo giudicio e vorrei che fosse stato alquanto più parco e ritenuto e non cosi facile ad insegnar molte cose triste e malvage, da le quali molto leggermente se ne poteva e doveva passare, tacendole e non mostrandole altrui, come fa in diversi luoghi.

MATTEO BANDELLO

Il Machiavelli dunque fu introdotto nella quarantia criminale, dove in sua difesa ragionò in questo modo: - Ecco, quel Niccolò Machiavelli, che è stato condannato per seduttore e corruttore del genere umano e per seminatore di scandalosi precetti politici. Io in tanto non intendo difendere gli scritti miei, che pubblicamente gli accuso e condanno per empi, per pieni di crudeli ed esecrandi documenti da governare gli Stati. Di modo che, se quella che ho pubblicata alla stampa è dottrina inventata di mio capo e sono precetti nuovi, dimando che pur ora contro di me irremessibilmente si eseguisca la sentenza che a giudici è piaciuto darmi contro: ma se gli scritti miei altro non contengono che quei precetti politici e quelle regole di Stato che ho cavate dalle azioni di alcuni prencipi - che se Vostra Maestà mi darà licenza nominarò in questo luogo, de' quali è pena la vita dir male, qual. giustizia, qual ragione vuole ch'essi che hanno inventata l'arrabbiata e disperata, politica scritta da me, sieno tenuti sacrosanti, io che solo l'ho pubblicata, un ribaldo, un ateista? Ché certo non so vedere per qual cagione stia bene adorar l'originale di una cosa come santa e abbruciare la copia di essa come esecrabile, e come io tanto debba esser perseguitato, quando la lezione delle istorie, non solo permessa ma tanto commendata da ognuno, notoriamente ha virtú di convertire in tanti Machiavelli quelli che vi attendono con l'occhiale politico.

TRAIANO BOCCALINI

«Rendiamo grazie a Machiavelli e agli scrittori come lui, che senza dissimulazione e apertamente dicono ciò che gli uomini sono soliti fare, e non ciò che dovrebbero».

FRANCIS BACONE

«Sotto l'aspetto di impartire lezioni ai re, egli ha dato grandi insegnamenti ai popoli. Il Principe del Machiavelli è il libro dei repubblicani... Machiavelli era un uomo onesto e un buon cittadino; ma legato alla casa dei Medici, era costretto, in quel regime di oppressione, a dissimulare il suo amore per la libertà. La stessa scelta del suo esecrabile eroe [ il Valentino] manifesta a sufficienza le sue segrete intenzioni, e il contrasto fra le massime del trattato del Principe e quelle contenute nei Discorsi su Tito Livio e nella storia di Firenze, dimostra che questo politico profondo ha avuto sino ad ora solo lettori superficiali o corrotti».

JEAN-JACQUES ROUSSEAU

Il Principe di Machiavelli è riguardo alla morale ciò che è l'opera di Spinoza in materia di fede: Spinoza scalzò i fondamenti della fede, e mirava a totalmente rovesciare l'edificio della religione; Machiavelli corruppe la politica, e prese a distruggere i precetti della sana morale. Gli errori dell'uno erano errori nel campo speculativo; quelli dell'altro riguardavano la pratica. Eppure s'è visto che i teologi hanno suonato a stormo e gridato l'allarme contro Spinoza..., mentre Machiavelli non è stato molestato che da pochi moralisti, ed è rimasto saldo, loro malgrado e malgrado, la sua rovinosa morale, sulla cattedra della politica fino ai nostri giorni.
Io oso prendere le difese dell'umanità contro questo mostro che la vuole distruggere; oso opporre la ragione e la giustizia all'iniquità e al crimine, e ho tentato le mie riflessioni sul Principe di Machiavelli seguendolo capitolo per capitolo, affinché immediatamente dopo il veleno si possa trovare l'antidoto.
Ho sempre considerato il Principe come una delle opere più pericolose che mai si siano divulgate al mondo: è un libro destinato naturalmente a cadere nelle mani dei principi e di coloro che sentono inclinazione per la politica; come pure è assai probabile che un giovane ambizioso, non ancora abbastanza formato nel cuore e nel raziocinio per distinguere con certezza il bene dal male, venga corrotto da massime come queste che blandiscono e fomentano le sue passioni.
Ma se è male ingannare l'innocenza di un singolo, che solo leggermente può influire sulle cose del mondo, è cosa assai più grave pervertire i principi che devono governare i loro popoli, amministrare la giustizia e darne l'esempio ai loro sudditi, essere, per bontà, per magnanimità e misericordia, l'immagine vivente della Divinità.

FEDERICO II DI PRUSSIA

«Se nel Principe si trovano sparse appena alcune poche massime tiranniche, esse sono esposte solo per svelare ai popoli le crudeltà dei re, non certo per insegnare a questi ciò che essi han sempre fatto e sempre faranno. Le Storie e i Discorsi, invece, spirano in ogni pagina grandezza d'animo, giustizia e libertà, né si possono leggere senza sentirsi ardere da questi sentimenti. Pure il Machiavelli fu creduto un precettore di tirannide, di vizii e di viltà; e cosí avvenne che la moderna Italia, in ogni servire maestra, il solo vero filosofo politico che ella abbia avuto finora non lo conosce».

VITTORIO ALFIERI.

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