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| "Showman del Surrealismo" |
| ...si servì della sua abilità di disegnatore per creare immagini incredibilmente realistiche di persone e cose che lo circondavano ma anche per introdurci nel mondo della fantasia... |
L'uccello ferito 1926
Il gruppo surrealista. Parigi 1930
Gioco lugubre 1929
Gradiva ritrova le rovine degli antropoformi 1931
Autoritratto molle con pancetta fritta 1941
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Salvador Dalì fu senza dubbio uno degli artisti più famosi del XX secolo. Grazie ai suoi baffi provocatori, il suo viso era immediatamente riconoscibile anche da chi non aveva dimestichezza col mondo dell’arte e raggiunse presso il grande pubblico un livello di popolarità che solo pochi artisti moderni possono vantare. I libri che parlano di lui vendono sempre moltissimo, le mostre che gli vengono dedicate richiamano ovunque grandi folle di visitatori e in una inchiesta del giornale londinese Sunday Times del 1995 il suo Cristo di San Juan de la Cruz figura all’ottavo posto dei quadri preferiti dai lettori, accanto a opere come La nascita di Venere di Botticelli e La Gioconda di Leonardo. Molti critici non condividono questa alta opinione, considerandolo come un abile “showman”, più interessato al denaro che a creare arte seria. E' in dubbio che Dalì amasse molto la popolarità e godesse dei piaceri materiali derivanti dal successo, ed è anche vero che alcune sue opere sono ripetitive e prive di ispirazione. Realizzò un gran numero di copie senza valore, ma i suoi dipinti migliori sono tra le immagini più rappresentative della sua epoca. La produzione di Dalì è estremamente diversificata. Realizzò molte sculture, e creò i più svariati e stravanti oggetti. Scrisse moltissimo, dalle critiche d’arte a un romanzo (Volti misteriosi, 1944), a un certo numero di libri autobiografici. Il suo lavoro di designer spaziò in diversi campi, in particolare nell’arredamento , nella moda, nella creazio0ne di oggetti di vetro e di gioielli, e nel cinema. Sebbene affermasse che “la pittura è solo una piccola espressione del mio genio” è soprattutto come pittore che viene ricordato, la sua fama di artista si basa specificatamente sui dipinti surrealisti che realizzò negli anni Trenta. Prima di abbracciarsi al Surrealismo, Dalì aveva abbracciato altri linguaggi espressivi. Aveva iniziato con uno Stile naturistico, in cui gia si riscontrava quel senso enigmatico che prelude al successivò mondo dei sogni. A venticinque anni entrò a far parte del movimento surrealista. Dalì si colloca in quella che potrebbe esser riconosciuta la principale corrente del movimento, per il rappresentare di scene insolite e assurde in modo chiaro e meticolosamente dettagliato. Le opere surreali sono spesso paragonate ai sogni e alle allucinazioni. Lo stesso Dalì spiegò che puntava a “materializzare immagini di assoluta irrazionalità con un iperrealistico desiderio di precisione”. Per descrivere in che modo incominciava a creare Dalì inventò il termine “paranoia critica”. Non è certo un concetto facile da esprimere;possiamo dire che fondamentalmente è un estensione di quel concetto automatismo che sta alla base del surrealismo. L’automatismo implica lo sforzo di soffocare l’abituale controllo della mente e permettere che sia invece il subsonico a pilotare il lavoro. Nel suo studio più puro questo significa riuscire in una specie di trance, in cui l’artista non abbia alcuna idea preconcetta di ciò che la sua mano sta mettendo sulla carta. |
Un secondo prima del risveglio da un sogno provocato dal volo di un ape intorno a una melagrana 1944
Poesia d'America 1943
L'enigma di Hitler 1939
Stipo antropoformico 1936
Sonno 1937
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