PRIMO MANIFESTO
Apparentemente,
va tutto bene: i registi vivono un'unione senza inclinature con i loro
film. Forse il loro amore risente vagamente della routine, ma sono comunque
relazioni solide, in cui le piccole noie quotidiano occupano il tempo
tanto da diventare tutta la relazione, così che ne sono il solo
contenuto! Insomma, un ménage ideale che non disturba neanche i
vicini: non ci sono litigate rumorose durante la notte... niente scene
di persone seminude sulle scale. No, si tratta di un matrimonio fra due
poli: il maschio regista e la "femmina-film" per la soddisfazione
di tutti e tuttavia... ci rendiamo tutti conto che il momento della Grande
Fatica è arrivato!
Come hanno potuto le così tempestose storie d'amore del nostro
passato ridursi in matrimoni razionali? Cos'è accaduto a quei vecchi
maschi? Che cosa ha potuto corrompere quei grandi maestri dell'attrazione
sessuale? La risposta è evidente: a causa di una voglia di piacere
e di una grande paura di essere smascherati (non è grave essere
impotenti se la vostra compagna vi volta le spalle da tempo), essi hanno
tradito quello che all'inizio dava vita alla loro relazione: il fascino!
I registi sono i soli colpevoli di questa scialba routine. Come despoti
non hanno mai dato alle loro beneamate la chance di illuminarsi in una
relazione amorosa... Per orgoglio, non hanno voluto vedere la scintilla
miracolosa dello sguardo delle loro "compagne-film". Le hanno
infrante... e si sono infranti loro stessi.
Questi vecchi maschi induriti devono morire! Non ci accontenteremo più
di "film benevoli dai messaggi umanistici", vogliamo più
verità: fascino e sensazione, infantili e puri come ogni vera arte.
Vogliamo ritornare a un'epoca in cui l'amore fra il cineasta e il suo
film era ancora fresco e ogni immagine trasudava voglia di creare!
Non ci accontentiamo più di succedanei. Vogliamo della religione,
sullo schermo. Ci auguriamo di vedere delle "amanti film" piene
di vita: che siano assurde, stupide, testarde, estatiche, ripugnanti,
mostruose... e non addomesticate o rese asessuate da un regista moralista,
un noioso puritano che acclama le virtù rincretinenti del bon ton.
Vogliamo vedere film eterosessuali fatti per, su e da veri uomini. NOI
CERCHIAMO LA SENSUALITÁ.
Pubblicato
il 3 maggio 1984
in occasione dell'uscita dell' Elemento del crimine in Danimarca
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SECONDO MANIFESTO
Apparentemente,
va tutto bene. I giovani uomini sono coinvolti nella loro solida relazione
con una nuova generazione di film. L'anticoncezionale che doveva limitare
l'epidemia rende il controllo delle nascite più efficace. Nessuna
creatura indesiderata, nessun bastardo, i geni sono intatti. Esistono
certamente giovani le cui vite somigliano a una successione interminabile
di balli di un'altra epoca. Ci sono anche quelli che vivono insieme nelle
loro stanze spoglie e prive di mobili. Ma il loro amore è un'escrescenza
senz'anima, una relazione senza mordente. Il loro essere "selvaggi"
manca di disciplina, e la loro "disciplina" non è selvaggia.
VIVA
LA BAZZECOLA!
La
bazzecola è umile e avvolgente. Scopre un angolo senza fare un
segreto dell'eternità. Il suo impegno è limitato ma magnanimo
e concede spazio alla vita. EPIDEMIC, fra le relazioni legittime e serie
al tempo stesso dei giovani uomini, si può definire come una bazzecola,
perchè i capolavori si trovano fra le bazzecole.
Pubblicato
il 17 maggio 1987
in occasione della presentazione di Epidemic al Festival di Cannes
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a Epidemic
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TERZO
MANIFESTO: IO CONFESSO!
Apparentemente,
va tutto bene; Lars von Trier è uno scienziato, un artista e un
essere umano. E tuttavia, potrei ugualmente affermare che sono un essere
umano, benchè io sia un artista, uno scienziato e un regista.
Piango scrivendo queste righe perchè ho sfoggiato un'attitudine
presuntuosa: con che diritto darei lezioni? Con che diritto prenderei
in giro il lavoro e la vita degli altri? Ho tanta vergogna che le mie
scuse - essermi lasciato sedurre dall'arroganza e dalla scienza - si rivelano
una menzogna!
È vero che ho tentato di intossicarmi in una nube di complessità
sul significato dell'arte e il compito dell'artista. Inventavo teorie
ingegnose sull'anatomia e la natura del cinema. Ma mai, devo confessarlo,
ho potuto soffocare la mia passione più profonda: IL MIO BISOGNO
CARNALE.
Il nostro rapporto con il cinema può essere descritto in più
modi. Si possono inventare teorie molto dotte, ci si può lasciar
portare in un viaggio alla scoperta di paesi sconosciuti. Si può
anche pretendere che il cinema sia la pozione che utilizzeremo per influenzare
il nostro pubblico, per farlo sorridere o piangere... e pagare. Tutto
questo sembrerebbe molto convincente, ma non ci credo.
Non c'è che una solo scusa per accettare di attraversare quell'inferno
che è il processo creativo di un film: il piacere carnale dell'istante
in cui i proiettori e gli altoparlanti della sala cinematografica permattono
all'illusione del suono e del movimento di sorgere, come un elettrone
che abbandona la propria orbita per generare luce e creare l'essenziale:
la nascita miracolosa della VITA! È questa e solo questa la ricompensa
del regista, la sua speranza, la sua rivendicazione.
Quando la magia del film funziona veramente, la sensualità si impossessa
del corpo in forma di onde orgasmiche... È l'esperienza che cerco,
questa e solo questa è stata la forza creatrice del mio lavoro.
NULL'ALTRO. Voilà, l'ho scritto e mi fa sentire bene. Dimenticate
ogni scusa: "Il fascino infantile" e "L'umiltà totale",
perché ecco qui la mia confessione, nero su bianco: IO, LARS VON
TRIER, NON SONO CHE UN SEMPLICE MASTURBATORE DELLO SCHERMO.
E malgrado tutto Europa, la terza parte della mia trilogia, non
comporta alcun inganno. Puro e chiaro, nulla è stato soffocato
sotto spessi strati "d'arte". In questo film nessun trucco è
troppo grossolano, nessun effetto troppo volgare.
VERSATE UNA SOLA LACRIMA SOLITARIA O UN'UNICA GOCCIA DI SUDORE E LA CAMBIERÒ
VOLENTIERI CON QUELLA TUTTA "L'ARTE" DEL MONDO.
Infine, sottopongo al giudizio divino i miei tentativi alchemici per trasformare
la Celluloide in vita reale. Una cosa, tuttavia, è sicura: la vita
naturale creata da Dio, che noi ritroviamo uscendo dalla sala oscura,
non può essere ricreata, perché è la sua creazione
la sua essenza divina.
Pubblicato
il 29 dicembre 1990,
in occasione dell'uscita di Europa
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MANIFESTO:
DOGMA 95
Dogma 95 è
un collettivo di registi fondato a Copenaghen nella primavera del 1995.
Il suo scopo preciso è opporsi a certe derive del cinema contemporaneo.
Dogma 95 è un'azione di salvataggio!
Nel 1960 si è raggiunto il limite! Il cinema era morto e bisognava
farlo resuscitare. La Nouvelle Vague, attraverso slogan di individualismo
e libertà, ha prodotto certi lavori. Ma il cinema antiborghese
è diventato borghese, perchè si fondava sulla percezione
borghese dell'arte. Il concetto di autore era una versione borghese del
romanticismo e, in quanto tale, falso!
Agli occhi di DOGMA 95, il cinema non è individualista!
Oggi la tempesta tecnologica imperversa e il risultato sarà la
democratizzazione definitiva del cinema. Per la prima volta, chiunque
può fare un film. Ma più i media diventano accessibili,
più si fa importante l'avanguardia. E non è un caso che
la parola avanguardia abbia una connotazione paramilitare. Perchè
la risposta è la disciplina... Dobbiamo fare dei film in uniforme,
perchè il film individualista è decadente per definizione!
DOGMA 95 si contrappone al cinema individualista con una serie di regole
definite VOTO DI CASTITÀ.
Nel 1960 si è raggiunto il limite! Si diceva che il cinema fosse
divorato dall'artificio, ma in seguito all'utilizzo di questi artifici
si è moltiplicato.
L' "obiettivo supremo" dei cineasti decadenti è ingannare
il pubblico.
Dobbiamo esserne fieri? È tutto quello che abbiamo messo da parte
in questi cento anni di cinema? Illusioni con cui comunicare emozioni?
Grazie all'inganno di un artista isolato?
La prevedibilità (la drammaturgia) è il vitello d'oro attorno
cui danziamo.
Giustificare l'azione attraverso la vita interiore dei personaggi sembra
molto complicato e non è "arte alta". Mai come oggi l'azione
superficiale e i film superficiali hanno ricevuto tanti elogi.
Il risultato è sterile, un'illusione di pathos e di amore.
Per DOGMA 95 il cinema non è illusione!
Ai giorni nostri imperversa la tempesta tecnologica: l'artificio è
elevato al rango di divinità. Ricorrendo alla nuova tecnologia
chiunque, in qualunque momento, può spazzare via gli ultimi sussulti
di verità nella stretta soffocante della spettacolarità.
Le illusioni sono ciò dietro cui il cinema si può nascondere.
DOGMA 95 combatte il cinema delle illusioni con una serie di regole indiscutibili
note con il nome VOTO DI CASTITÀ.
Il voto
di castità
Io giuro di sottomettermi al seguente corpo di regole delineate e confermate
da DOGMA 95:
1. Le riprese devono aver luogo in esterni. Non devono essere utilizzati
scenografie e set (se è necessario per la storia un particolare
elemento scenografico, si deve scegliere una location in cui è
già presente quelelemento).
2. Il suono non deve mai essere prodotto separatamente dalle immagini
e viceversa (la musica non deve essere usata a meno che non si senta nellambiente
in cui si svolge il film).
3. La macchina da presa deve essere a mano. Sono concessi tutti i movimenti
(e limmobilità) che si può ottenere a mano (il film
non deve svolgersi dove è piazzata la cinepresa; sono le riprese
che devono avere luogo dove si svolge il film).
4. Il film deve essere a colori. Non sono concesse illuminazioni speciali
(se la luce è insufficiente per impressionare la pellicola la scena
deve essere tagliata o si può attaccare un singolo faretto alla
cinepresa).
5. Trucchi ottici e filtri sono proibiti.
6. Il film non deve contenere azioni superficiali (omicidi, armi ecc.
non devono essere ripresi in nessun caso).
7. È proibita lalienazione temporale o geografica (cioè
il film deve avere luogo qui e ora).
8. Non sono accettati film di genere.
9. Il formato del film deve essere 35 mm standard.
10. Il regista non deve essere accreditato.
Inoltre, come regista giuro di astenermi dal gusto personale! Non sono
più un artista. Giuro di non creare un'opera, poiché ritengo
listante molto più importante dell'insieme. Il mio fine supremo
è costringere la verità a uscire dai miei personaggi e dall'azione
in sè. Giuro di fare ciò con tutti i mezzi disponibili e
a discapito di ogni considerazione di buongusto o di carattere estetico.
Pronuncio a questo modo il mio VOTO DI CASTITÀ.
Pubblicato
a Copenaghen lunedì 13 marzo 1995,
firmato Lars Von Trier e Thomas Vinterberg.
Distribuito in occasione della tavola rotonda
Il cinema verso il suo secondo secolo di vita
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IL
MANIFESTO SELMA
Selma viene
dall'Est. Adora il musical. Fa una vita dura, ma ha un segreto che le
consente di sopravvivere: quando le cose diventano troppo difficili si
immagina di trovarsi in un musical, per un minuto o due... E lì
fa esplodere tutta la gioia che la vita non le può offrire. Vivere
non è una gioia, la gioia esiste per aiutarci a sopportare la vita.
La sua scintilla di felicità è quella gioia che Selma trova
in se stessa.
Selma adora Tutti insieme appassionatamente e i grandi musical.
Avrà inoltre il ruolo di protagonista in un Tutti insieme appassionatamente
messo in scena da una compagnia amatoriale. A Selma sembra che il desiderio
che le è più caro stia per realizzarsi, che finalmente sogno
e realtà si congiungano.
Così tutta la musica popolare e i più importanti musical
sono ordinatamente classificati nel suo spirito. Ma Selma è più
di una sognatrice! Ama ogni espressione della vita. È capace di
apprezzare il più piccolo miracolo della sua esistenza così
misera. E sa vedere tutti i dettagli... Tutti i dettagli. Cose divertenti
che riesce a notare o sentire solo lei. È una vera osservatrice,
con una memoria fotografica. È proprio quell'ambivalenza che fa
di lei una vera artista: il suo amore e la sua emozione davanti al mondo
artificiale della musica, la sua fascinazione di fronte alla vita vera...
la sua umanità, la propria opera artistica... sono i piccoli gioielli
del musical in cui si ritrae quando non si sente bene; i frammenti del
musical di Selma... che non assomiglia a nessun altro musical. È
l'urto di tutte le briciole di melodie, arie, suoni, strumenti, testi
e danze che ha visto o sentito al cinema, con la vita vera e gli elementi
che è capace di trovarci grazie al suo dono unico. Non si tratta
solo di una fuga davanti alla realtà... ma veramente di un'altra
cosa: è arte! Arte che prende origine in un bisogno interiore di
giocare con la vita e di poterla integrare al proprio mondo. Una situazione
forse dolorosa ma usata da Selme per creare ancora una vampata della sua
arte. Ed essere così introdotta in qual piccolo mondo che controlla.
Selma,
l'eroina di Dancer in the Dark
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a Dancer in the Dark
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