Europa
Danimarca,
1991
PRODOTTO
DA: Peter Aalbæk
Jensen, Bo Christensen/Nordisk Film,
in collaborazione con Gunnar Obel, Gérard Mital Productions, PCC,
Telefilm, GMBH, WMG,
Istituto svedese del film, Istituto danese del film
SCENEGGIATURA : Lars von Trier e Niels Vørsel
MONTAGGIO : Hervé Schneid
MUSICA : Joachim Holbek
DURATA : 113 min.
CAST
:
Jean-Marc Barr (Leo Kessler)
Barbara Sukowa (Katharina Hartmann)
Ernst-Hugo Järegård (lo zio di Leo)
Jørgen Reenberg (Max Hartmann)
Udo Kier (Larry Hartmann)
Eddie Constantine (il colonnello Harris)
Erik Mørk (il sacerdote)
Henning Jensen (Siggy)
Leif Magnusson (un medico)
Lars von Trier (l'ebreo)
Cecilia Holbek Trier (la cameriera)
Holger Perfort (il sindaco)
Anne Werner Thomsen (la signora Ravenstein)
Jason Hersko (un ebreo)
Poco dopo la
fine della Seconda guerra mondiale, il giovane Leo Kessler, fuggito negli
Stati Uniti all'inizio della guerra, torna in Germania per riscoprire
la patria dei suoi genitori. Lo zio, controllore di un vagone letto nella
compagnia ferroviaria Zentropa, gli propone un posto di apprendista. Leo
inizia un viaggio attraverso i disastri e le tragedie del paese. Durante
uno dei suoi spostamenti conosce Katharina Hartmann, la figlia del proprietario
della compagnia Max Hartmann, che più tardi sposerà. Max
Hartmann subisce delle minacce da parte dei Lupi Mannari, un gruppo di
terroristi nazisti. Leo si troverà alle prese con le pressioni
dei Lupi Mannari che, dopo aver rapito sua moglie, gli chiedono di mettere
una bomba sotto il treno.
Ultimo episodio della trilogia sull'Europa, come gli altri due racconta
la storia di un protagonista incerto ed idealista che suo malgrado si
ritrova in un contesto che gli sfugge fino a scatenare la catastrofe finale.
Un non convenzionale noir ipnotico, con tanto di storie di spionaggio,
amore e pistole, tragico e ironico nello stesso tempo, che mostra in modo
complesso i rapporti tra le strutture di potere, nonostante il film non
abbia un esplicito contenuto politico. Il regista gioca col tempo del
film facendolo scorrere in modo estremamente lento per poi accelerarlo
bruscamente durante alcune sequenze. Il film mescola il bianco e nero
con il colore, dosato tuttavia con parsimonia. Gli elementi colorati sono
aggiunti in modo surreale per sottolineare alcuni punti dell'immagine
e per dar risalto ad alcuni dettagli. Le immagini sono stilizzate, dando
al film uno stile quasi espressionista.
IL
MANIFESTO
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