POSIZIONE E STORIA | |||
Questa leggenda dice che quando Santa Tecla, la patrona di Maloula, inseguita dai suoi persecutori arrivò stremata in prossimità di questi monti che le impedivano la fuga, pregò per avere un rifugio e in risposta alle sue preghiere comparve tra i monti una stretta gola dove Santa Tecla potè rifugiarsi in una grotta e quindi sfuggire ai suoi inseguitori. Gli abitanti di Maloula e dei villaggi vicini di Jubadin e Bakhah parlano ancora una lingua molto simile a quella di Gesù Cristo, l'aramaico. Il neoaramaico occidentale, l'idioma di Maloula, è la lingua che, dopo duemila anni, mantiene ancora le maggiori somiglianze con la lingua parlata da Gesù La lingua parlata e il fatto che si praticasse il cristianesimo fin dal I secolo, rende questi luoghi molto importanti per gli storici. I primi abitanti vivevano nelle grotte presenti nella gola e successivamente in case appoggiate alle grotte. Esistono pochi documenti dell'epoca romana ma in periodo bizantino divenne un importante centro per le comunità cristiane fino a diventare sede episcopale fino alla fine del Settecento, dall'ottocento fece parte della diocesi di Homs e attualmente dipende dal patriarcato di Damasco. |
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DA VEDERE | |||
Il monastero e la chiesa di Mar Sarkis (San Sergio) costruiti nel IV secolo e consacrati ai santi (mar in aramaico) Sergio (Sarkis) e Bacco, due uffciali romani martirizzati nel 297.
All'interno dell'abside è presente un vero gioiello storico: un altare di origine pagana. Questi altari si distinguono dalla forma a ferro di cavallo e dal bordo rialzato che aveva lo scopo di convogliare il sangue degli animali sacrificati verso lo scolo intagliato su un lato. Nei primi secoli del cristianesimo gli altari pagani venivano tollerati a patto che non venissero eseguiti sacrifici di sangue, fino al concilio di Nicea, nel 325, quando per la prima volta, vennero date regole univoche al cristianesimo. In quella sede venne deciso di abolire ogni analogia con gli altari pagani, che quindi vennero distrutti. Quello a Maloula è l'unico rimasto di cui si è a conoscienza. Dal 1732 il monastero è affidato all'ordine greco-cattolico del Santo Redentore. La grotta dove, secondo la tradizione, si rifugiò Santa Tecla e dalla quale non volle più uscire fino alla sua morì nel I secolo, diventò un luogo di culto. Nele vicinanze vennero costruite alcune costruzioni, sostituite nel 1800 da un convento greco-ortodosso, tuttora incompleto, abitato da suore che dipendono dal patriarca di Damasco.
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