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Anni fa, nel Novembre del 1969, i miei familiari mi dissero “domenica andiamo alla Fiera, c’è l’esposizione delle biciclette”, risposi “Evviva, bello”, esclamazione gioiosa da “bocia”. Quella domenica nel gran padiglione della Fiera di Milano, ero attratto dai luccichii delle 2 ruote motorizzate anziché dai modelli a pedale. Soprattutto vi erano quei modelli “48 Cross” che suscitavano in me un’attrazione particolare, tanto da indurmi a fare i conti di quanti anni mancavano per compierne 14, anni consentiti dal codice stradale per condurre un ciclomotore.

Da quella bella giornata alla fiera, i sogni da ragazzino mi vedevano andare in sella ad un bel cross, per prati e sentieri.

 

Nel frattempo ogni giorno con una bella pedalata, raggiungevo la scuola ed in quel Natale del ’69 arrivò la bicicross, un’HD 2000.

 

Parecchia strada e salti con la mia bicicross dovevo ancora percorrere, attendendo il momento dei 14 anni. Ogni rombo che udivo provenire da un motorino era musica, così in compagnia dell’amico Roberto, anche lui attratto da questi motorini, scoprimmo la “Buca” al Parco Lambro, dove si ritrovavano molti giovani con i 48 Cross. Con le nostre bicicross percorrevamo i sentieri con i sali e scendi della “Buca” e le montagnette del Parco, gustandoci l’effetto paragonandolo alla guida di un cross; inoltre ci

 

esibivamo in salti sempre più alti, facendo a gara per chi atterrava più lontano (conseguenze furono anche la ritirata con il cerchio storto!). Un altro posto, purtroppo parecchio lontano da raggiungere in bicicross, era la Montagnetta di San Siro, qui si ritrovavano tutti gli appassionati di fuoristrada, tanto da formare un Moto Club “Montagnetta” che partecipava soprattutto a gare di Regolarità.

 

 

 

 

 

Seguendo le orme dei 48, vi erano (ed ancor oggi), in via Padova, 2 negozi che esponevano diverse Case motociclistiche; lì si andava a rimirare i cross esposti, gasandoci con la speranza per un domani di possederne uno. Un aneddoto che ricordo con piacere era che un giorno, stando davanti ad uno di questi negozi, con l’amico Roberto, arrivò un camion con sopra diversi Muller, dal quale scese un signore distinto che entrò nel negozio; successivamente uscì con il meccanico e i due scaricarono alcune moto. Noi con occhi spalancati guardavamo le manovre ed i cross!

Ascoltando i discorsi che facevano i due personaggi, sentimmo il meccanico che chiamava la persona del camion “Signor Muller”. Meravigliati e stupiti ci rendemmo conto che era il titolare delle moto. Roberto trovò un cartoncino (marroncino con stampigliato controllato, cascato forse dal pinale del camion) e gli chiese un autografo, che gentilmente il signor Bruno Muller ci concedette, ringraziandoci per i complimenti che gli avevamo fatto per le moto che costruiva.

 

 

La passione per i 48 cross era accresciuta anche dalla lettura della carta stampata. Nel Natale del ’70 mi regalarono un libro che trattava di moto e le ultime tre pagine (vedi immagine), mostravano i ciclomotori in esso rappresentati: quelle erano le pagine più belle, tanto da renderle un miraggio.

          

 

Un giorno nel 1971 arrivò a casa in cascina Roberto, con una nuova rivista “Motocross”. Era proprio quello che ci serviva per ricercare le tecniche del fuoristrada, delle moto e fare il tifo per i vari campioni del cross nazionale come Ostorero, Cavallero, Piron, Alborghetti e così via, nel magico mondo del fuori strada.

 

 

 

 

 

Con tanto entusiasmo per lo sport motoristico, andare a vedere le gare di cross e regolarità fu per noi, un momento di gran gioia e divertimento. Si andò a Severo, Vedano Olona e Castiglione per assistere a manifestazioni di cross regionale, mentre ad Abbiate Guazzane, Calolziocorte ed Oggiono per assistere alle gare di regolarità. La manifestazione di maggior interesse e più strepitosa alla quale assistetti, con gran fatica per gli spostamenti ed il gran camminare, fu l’edizione della “Valli Bergamasche” del ’73, espressione di gran livello motoristico e tifo specialmente nelle prove speciali durante la gara, momenti indimenticabili.

 

 

 

 

 

I primi contatti con un motorino, furono nell’anno precedente al compimento dei 14 anni, conoscevo un rutamat in pensione, soprannominato “Gambun” (gamba grossa), che sapendo della smania che avevo per i motorini, un giorno mi disse: “guarda ho qui un motorino, fermo da anni, perché ho perso il libretto. Se lo vuoi portalo via, manca la benzina e forse devi pulire la candela per metterlo in moto. L’importante è che non lo usi in strada, ma nei dintorni dei campi di casa tua”, risposi: “certo che mi piace averlo, lo porto a spinta fino a casa, lo pulisco e lo faccio funzionare. Prometto di usarlo solo in campagna”. Arrivai in cascina spingendo il motorino, una bella pulizia alla candela, al carburatore ed in generale con una bell’oleata ai comandi ed alle ruote, poi via con una tanica a prendere la miscela. Feci benzina, era tutto pronto per la messa in moto, qualche e pedalata e fu rombo e fumera, il motorino era un DEMM a tre marce a manopola, con telaio a scocca, il turismo prodotto intorno ai primi anni ’60.

 

Avevo percorso le stradine nei circondari dei campi di casa più volte, così come alla cava vicino alle campagne di casa, qualche salto si poteva fare, ma non potevo raggiungere la “Buca”..… Dato che le promesse di un ragazzo non sempre sono mantenute, la voglia di percorrere quei sentieri era così forte che con un po’ d’attenzione e timore, un giorno raggiunsi la “Buca”. Tutte le cose come hanno un inizio, arriva anche il momento della fine. Un giorno, mentre saltavo su e giù dalle cunette della cava, in una curva il motore prese una direzione diversa da quella del resto del DEMM, in pratica si tranciò la lamiera del telaio che imbullonava il motore; così poiché era malconcio tornò da dove era arrivato, dal rottamaio.

 

 

Al compimento dei 14 anni e terminate le scuole, la speranza di possedere un motorino era forte. Con qualche lavoro saltuario avevo accantonato alcuni soldini, non sufficienti per l’acquisto di un cross nuovo. Inoltre s’intromisero, come di consueto, i genitori contrari ad un mezzo così fuori del comune (non molto propensi anche per le bravate che nel frattempo avevo fatto col DEMM). Decisero loro per un Garelli Gulp monomarcia: pensai, sempre meglio che pedalare!

 

La smania del cross rimaneva, così per non rovinare il Gulp, nell’inverno trovai a poco prezzo un Omer Cross 4 marce vecchiotto del 1968 e come di consueto per queste tipologie di moto, con trasformazioni tali che la marca si riconosceva solo dal libretto di circolazione. Funzionò parecchio e mi diede diverse soddisfazioni. Poi un giorno il motore si bloccò e, con alcuni acciacchi, finì per esser smontato e negli anni i vari pezzi andarono dispersi.


Omer versione originale

 

 

La passione per le moto rimase e negli anni a seguire un 48 non era più sufficiente così la cilindrata aumentava con l’età. Quello che con gran rammarico penso, relativamente a quegl’anni, è di non esser mai riuscito (questioni finanziarie) a partecipare alle gare di regolarità, specialità che mi piaceva tanto.

 

 

La creazione di questo sito dedicato ai “48 cross” è in ricordo di quel bel periodo che, penso come me, altri giovani hanno vissuto con entusiasmo.