Associazione
Nazionale del Libero
Pensiero
“Giordano
Bruno”
aderente
all'Union
Mondiale des Libres
Penseurs e all’International
Humanist and Ethical Union
Presidenza
romana e Vicepresidenza
nazionale:
prof.ssa Maria Mantello, Via
Aldo Manuzio, 91 -00153
Roma
tel:
3297481111 - e.mail: liberopensiero.giordanobruno@fastwebnet.it
Presidenza nazionale: avv. Bruno Segre, Via
della Consolata,11 -10122
Torino
Telefax:
0115212000
-
e.mail: linc@marte.aerre.it
www.liberopensiero.20m.com
Nel
ringraziare i tantissimi
che hanno aderito,
anche partecipando
personalmente alla nostra
manifestazione "nel
nome di Giordano Bruno -
Laicità garanzia di
libertà" a piazza
Campo dei Fiori lo scorso
17 febbraio, patrocinata
dal Comune di Roma,
inviamo
l'articolo-resoconto,
pubblicato sul numero di
marzo di Libero
Pensiero (edito a
Torino, direttore Bruno
Segre).
Vi
ringraziamo anche per la
diffusione che vorrete
darne.
cordiali
saluti a tutti.
la
segreteria della
presidenza romana
Nel
nome di Giordano Bruno - Laicità
garanzia di libertà
Articolo
pubblicato sul numero di
marzo 2006 di “Libero
Pensiero”
Roma,
17 febbraio 2006 - Gli
operatori dell’AMA
stavano ultimando ancora i
lavori di pulizia in
piazza Campo dei Fiori (la
mattina c’è mercato) e
già sotto la statua del
Nolano cominciavano ad
affluire le prime persone
per partecipare alla
manifestazione che come
ogni anno l’Associazione
Nazionale del Libero
Pensiero Giordano Bruno
organizza, col patrocinio
dell’Assessorato alla
Cultura del Comune di
Roma, per ricordare il
martirio di Giordano Bruno
avvenuto il 17 febbraio
del 1600. Presenti un
gruppetto di giornalisti,
alcuni dei quali hanno
intervistato la presidente
della sezione romana,
curatrice dell’evento.
“Radio Radicale” e
“Radio città futura”
hanno trasmesso in
diretta.
Alle
16.30, quando puntualmente
è iniziata la deposizione
delle corone di alloro del
Comune di Roma, di quello
Nola e della nostra
Associazione, c’era una
grande folla di
romani, ma anche di
tanti venuti dalle diverse
città italiane per
rendere omaggio al
filosofo divenuto simbolo
internazionale della
libertà di pensiero. Chi
non ha potuto partecipare
ha mandato i saluti. E’
il caso del filosofo
Giulio Giorello, che
impegnato a Monza in un
convegno, ha tenuto a
farci sapere che avrebbe
dedicato pubblicamente la
sua relazione:
“religiosi per caso,
atei per scelta”, al
Nolano. Tra la folla
abbiamo riconosciuto
Giovanni Franzoni, Franco
Grillini, militanti della
Rosa Nel Pugno,
rappresentanti del Grande
Oriente d’Italia, della
Associazione Mazziniana
Italiana, di Italialaica,
di Scuola e Costituzione,
dello Uaar, di
Liberauscita,
di Ekedea.
“E’
significativo ed
emblematico che ad oltre
400 anni dalla morte di
Giordano Bruno, il 17
febbraio, di fronte alla
sua statua, si veda ancora
raccolta una vera e
propria folla di persone
unite nel ricordo e nel
nome di questo grande
personaggio. Quando una
persona in nome della
libertà di pensiero,
delle proprie idee, del
rifiuto dell’imposizione
di verità assolute,
affronta una fine
terribile ed afferma di
“preferire una morte
atroce a un’ imbelle
vita”, questa persona è
degna di rispetto e fonte
di insegnamento”. Questo
l’esordio dell’on.
Dino Gasparri, delegato
del Sindaco di Roma. Prima
di lui, il
dott. Felice Napolitano,
Sindaco di Nola, aveva
sottolineato
l’importanza della
nostra manifestazione:
“Siamo onorati di
portare il nostro saluto a
questa commemorazione -ha
detto- perchè tiene viva
la memoria del nostro
illustre e coraggioso
concittadino, che proprio
a Campo dei Fiori ha
pagato con la vita il
prezzo della sua libertà
e coerenza”.
L’avvocato
Bruno Segre, Presidente
nazionale della nostra
Associazione, ha
ricordato il
martirio del filosofo:
“I confortatori della
Compagnia della morte”,
che durante la notte, nel
carcere di Tor di Nona
avevano tormentato il
condannato per indurlo al
pentimento, indossavano un
sacco nero ed impugnavano
torce accese. Era uno
spettacolo impressionante!
Sulla carretta il
condannato al supplizio
appariva macilento, con la
bocca serrata da una morsa
di legno (la mordacchia)
per impedirgli di
parlare alla folla.
Durante il tragitto, di
tanto in tanto, uno dei
confortatori avvicinava al
viso del condannato
un’immagine del
crocifisso per un bacio
purificatore o un gesto di
contrizione e pentimento.
Ma il condannato storceva
il viso rifiutando di
baciarlo...
La
lugubre processione si
arrestò qui, in Campo
de’ Fiori, davanti ad un
ammasso di legna. Venne
denudato e poi issato
sulla sommità della
catasta. Fu acceso il
rogo. Prima che le fiamme
soffocassero la vittima,
fu sporto con un lungo
bastone un crocifisso, ma
anziché baciarlo, Bruno
girò il volto
dall’altra parte.
Così morì
Giordano Bruno dopo 12
anni di prigione, Il papa
Clemente VIII, i
cardinali Bellarmino (poi
proclamato santo),
Beccaria, Deza, Santoro e
gli altri ecclesiastici
avevano vinto. Ma come se
fossero colpiti da una
maledizione, parecchi dei
giudici che avevano
inquisito e condannato
Bruno morirono uno dopo
l’altro entro breve
volgere di tempo. Il 2
aprile 1600 morì il
cardinale Madruzzi, primo
firmatario della sentenza
contro il filosofo. Il 3
agosto morì a Napoli il
cardinale Beccaria, il 20
agosto morì il cardinale
Deza, il 1 gennaio 1601
morì il cardinale
Tragagliolo, nel 1602 fu
la volta del cardinale
Santoro e nel 1604 quella
del cardinale Sasso. Tutti
questi principi della
Chiesa non immaginarono
che il rogo acceso a Campo
de’ Fiori aveva
rischiarato una nuova
alba, quella del pensiero
moderno, un’era nuova di
libertà e di progresso.
Il ricordo di Giordano
Bruno, una delle menti più
lucide e ispirate della
sua epoca, durerà nei
secoli attraverso i suoi
numerosi scritti, le sue
intuizioni scientifiche di
infiniti mondi, il suo
amore per la Natura
creatrice, la sua
razionale ribellione alla
Chiesa cattolica, le sue
polemiche filosofiche, la
sua predilezione per
l’arte della memoria, la
sua espansione ideale
nell’infinito e
nell’universale. Per
Giordano Bruno si può
ripetere l’auspicio che
a se stesso rivolgeva il
poeta Orazio: “Non omnis
moriar” (non morirò
interamente). Oggi come
ieri, come domani –ha
concluso l’avvocato
Bruno Segre- la memoria
del filosofo sfida
l’oscurantismo e la
superstizione religiosa,
il potere della Chiesa
sulla vita pubblica, la
pretesa clericale di
imporre la propria morale
ai cittadini, i privilegi
economici e le
speculazioni politiche.
Verrà anche per la nostra
società il giorno della
Liberazione delle
coscienze”.
Maria
Mantello, ha sottolineato
la portata rivoluzionaria
del pensiero di Giordano
Bruno, che
sull’eliocentrismo ha
saputo costruire tutti gli
sviluppi della sua
filosofia. I presenti
hanno seguito con grande
interesse le serrate
spiegazioni della
professoressa, che ha
parlato dell’infinito di
Bruno nell’eterno
divenire della materia,
della sua polemica
anticlericale ed
anticristiana, delle
grandi prospettive aperte
dalla sua filosofia in
ambito scientifico ed
etico. “Giordano
Bruno –ha
aggiunto la presidente
della sezione romana- è
un pensatore molto scomodo
perchè desacralizza tutto
e tutti . E lo fa con
piena consapevolezza del
suo ruolo storico smascherando il potere. E con esso l’ignoranza e la
pavidità dei suoi
opportunisti servitori. I
“pedanti”, come il
filosofo li chiamava. Alla
loro ignavia
intellettuale e morale
Bruno contrappone il
coraggio di pensare. Il
coraggio di rimettere in
discussione, se
necessario, le conclusioni
a cui si è approdati. Il
coraggio della coerenza
tra pensiero ed azione. Tutte
cose imperdonabili -ancora
oggi- per chi vorrebbe
continuare ad imporre
dogmi in nome di
immaginifiche verità
eterne e rivelate. La filosofia di Bruno, allora, chiama ognuno di noi a liberarsi
dalle imposizioni
fideistiche, a percorrere
la strada della razionalità
e
dell’autodeterminazione.
Perchè solo allora si può
esercitare consapevolmente
e responsabilmente la
individuale e civile
dimensione etica,
migliorando noi stessi e
la società. E’ il
grande messaggio della
Riforma bruniana.
L’approdo della sua
stessa filosofia. Dopo
aver prospettato il
divenire infinito della
materia madre, il Nolano
restituisce infatti
l’individuo alla Natura
e a se stesso, liberandolo
dalla soggezione ad un
tirannico cielo superiore
che lo vorrebbe eterno
minore: “nello stato
asinino” per usare
l’espressione di Bruno.
La filosofia del Nolano
è
allora un monito ancora
oggi. Per fronteggiare e
rigettare ogni rigurgito
teocratico di quanti
vorrebbero ergere il
catechismo a legge dello
Stato, così come la
sharia è imposta in tanti
paesi islamici...
Pertanto,
ai rappresentanti dei
partiti politici, delle
istituzioni, noi qui, nel
nome di Giordano Bruno,
perchè la laicità sia
veramente garanzia di
libertà, vogliamo dire
che, come Bruno, siamo
“fastiditi” dalle
genuflessioni al Vaticano,
dai finanziamenti alle
strutture cattoliche a
qualsiasi titolo
avvengano. Questo paese
non ha bisogno di
Concordati. La chiesa
cattolica (ma qualsiasi altra
chiesa) deve essere
finanziata dai propri
fedeli e non dai soldi
della collettività, che
invece devono essere
utilizzati per le
politiche occupazionali,
per la ricerca
scientifica, per la scuola
statale, l’unica in
grado di garantire la
libertà d’insegnamento
e apprendimento”. “Ed
è intollerabile -ha
concluso Maria Mantello-
che pur di mantenere l’astorico
insegnamento della
religione cattolica nelle
scuole, si plauda magari
ad inserire l’ora di
islamismo. Lo Stato che si
preoccupa d’insegnare
una religione o più
religioni, e per questo
paga insegnanti
selezionati e designati
dalla Curia, è uno stato
confessionale. La
religione è un fatto
privato. L’insegnamento
religioso è compito delle
comunità religiose, nel
rispetto prioritario,
ovviamente, delle libertà
individuali. Perchè prima
dell’appartenza al
gruppo identitario si ha
il diritto di appartenere
a se stessi. Perchè
ciascun individuo non è
aprioristicamente
programmato. Tanto
meno in nome di mitici
miracoli creazionisti. Un
Paese laico e democratico
ha il dovere di educare
alla libertà di pensiero.
Dei fenomeni religiosi a
scuola si parla già in
Storia, Filosofia, Arte,
Letteratura. E lo si fa
dal punto di vista
storico, antropologico,
sociologico. Quindi anche
l’inserimento di una
“storia delle
religioni” ci sembra
inopportuno. Anche perchè
ci sarebbe il rischio (non
troppo remoto) che venga
affidata agli insegnanti
di religione cattolica.
Docenti organici al
Vaticano e ormai a tutti
gli effetti
statalizzati”.
Federico
Coen, bruniano da sempre e
direttore della
prestigiosa rivista
europea Lettera
Internazionale, ha
sottolineato
corrispondenze ed analogie
storiche del potere
ecclesiastico: ieri usava
i roghi, oggi i
concordati!
“Come è noto –
ha detto - il sacrificio
di Giordano Bruno, la cui
memoria teniamo viva qui a
piazza di Campo de’
Fiori, dove il rogo arse,
non è certo un episodio
isolato. Rientra nella
storia millenaria di
repressioni di cui la
Chiesa cattolica si è
servita per tutelare il
proprio potere e il
proprio primato religioso
in Europa e altrove”.
Federico Coen ha ricordato
la caccia alle streghe
(nove milioni di donne
inquisite), i rogi degli
eretici e degli apostati,
l’implacabile
persecuzione contro gli
ebrei. Si è soffermato
poi sulle “guerre di
religione”, citando
l’episodio più
emblematico
dell’accanimento contro
i protestanti: la notte di
San Bartolomeo del 1572.
“La pratica della
scomunica degli eretici
–ha detto ancora
Federico Coen- colpì non
solo Giordano Bruno ma
tanti altri scienziati da
Galileo a Campanella, per
tutto il Seicento e il
Settecento, almeno fino
alla Rivoluzione francese.
Quando poi gli Stati
acquistano in Europa la
consapevolezza della loro
relativa autonomia e non
accettano più
passivamente di sottostare
agli ordini della Chiesa,
ha inizio l’epoca dei
Concordati”. E Federico
Coen si sofferma sul caso
italiano, contestando con
forza quanti vorrebbero
una globalizzazione
cristiana, proprio per
mantenere il Concordato:
“La polemica intrapresa
da papa Wojtyla e ripresa
dal suo successore circa
le presunte radici
cristiane dell’Italia, e
sostenuta anche da alcuni
politici di mestiere noti
per il loro opportunismo,
è priva di ogni
fondamento. L’Italia
come nazione ha origini
squisitamente laiche,
nelle persone di tutti i
protagonisti della
gloriosa età del
Risorgimento, dalla
Carboneria alla
Massoneria, da Mazzini a
Garibaldi. Senza dei quali
non bastavano certo le
ambizioni dinastiche dei
Savoia a fondare
l’Italia unita. Questa nobile tradizione laica fu travolta dal fascismo, che
ottenne l’appoggio della
Chiesa alle sue imprese
liberticide e coloniali,
prima con il crocifisso
nelle scuole e poi con il
Trattato e il Concordato
del 1929, dove si
affermava che l’Italia
considera fondamento
dell’istruzione pubblica
l’insegnamento della
religione cristiana
secondo la tradizione
cattolica. Ancora gli
opportunismi di molti
politici, a cominciare da
Togliatti che concordò
con De Gasperi,
all’Assemblea
Costituente del 1946, in
contrasto con i socialisti
e il Partito d’Azione,
il salvataggio del
Concordato mussoliniano.
Un opportunismo che si
ripropone ad opera del
socialismo craxiano negli
anni Ottanta, con un nuovo
Concordato, ancora più
retrivo di quello fascista
almeno per due aspetti:
l’elargizione dell’8
per mille a vantaggio di
fatto quasi esclusivo
della Chiesa cattolica, e
l’ordinamento della
scuola, con la estensione
dell’insegnamento
religioso a tutte le
scuole statali e con il
potere assoluto
dell’autorità
ecclesiastica nella nomina
e nell’esonero dei
docenti”. Secondo Coen
l’opportunismo dei
politicanti nella gara di
omaggi al Vaticano si è
visto in tutta la sua
drammaticità in occasione
del cosiddetto “giubileo
dei politici”
dell’anno 2000 e
continua irrefrenabile ai
nostri giorni: “Wojtyla
giunse ad affermare che il
legislatore deve obbedire
ai dettami del
papa, contribuendo
all’approvazione di
leggi conformi al disegno
divino. Senza suscitare la
reazione di nessuno dei
tanti politici presenti,
di destra e di sinistra.
Un opportunismo che ai
nostri giorni si ripropone
con il partito della
Margherita diretto da
Rutelli che in età matura
si scopre cattolico
osservante. Un
opportunismo che si
manifesta anche in questa
vigilia elettorale con
l’ostracismo che si
tenta di dare, nello
schieramento di
centro-sinistra, alle
proposte laiche di Boselli
e della Bonino”. Ma le
speranze non sono perse,
infatti, ha concluso il
direttore di Lettera
Internazionale: “la
coscienza laica degli
italiani e degli stessi
romani si è manifestata
nel febbraio di
quest’anno con il grande
corteo dei diecimila che
si è tenuto sabato scorso
al centro della capitale
all’insegna “Giù le
mani del Vaticano
dall’Italia”, a cui la
nostra Associazione
Nazionale del Libero
Pensiero Giordano Bruno ha
dato la propria adesione e
partecipazione. Dunque
forse qualche cosa sta
cambiando anche da noi”.
In
piazza era presente il
giudice Luigi Tosti, che
come noto sta sostenendo
una significativa lotta
per la rimozione del
crocifisso dai luoghi
pubblici. Non potevamo non
invitarlo a prendere la
parola: “Qui
a
Campo dei Fiori, di
fronte al monumento di
Giordano Bruno –ha detto
Luigi Tosti- mi
sembra ancora irreale che
appena 400 anni fa un
uomo fosse stato fatto
ardere vivo, in mezzo al
tripudio popolare, solo
perché aveva osato
rivendicare, con caparbietà, il
diritto di far uso del suo
cervello e quello di
esprimere senza
costrizioni la propria
filosofia. Ma mi sembra
ancor più avvilente e
grottesco che, a distanza
di 400 anni, si sia
costretti ancora, proprio
“nel nome di Giordano
Bruno” a lamentare che
la "laicità"
dell'attuale Stato
italiano sia ancora
vilipesa e bistrattata
dagli eredi materiali e
spirituali di quegli
assassini che appiccarono
quell'infame rogo. Qui, di
fronte al Martire del
Libero Pensiero - ha
ironizzato il coraggioso
giudice- provo però anche
un sentimento di sollievo:
a Giordano Bruno
riservarono una morte
tremenda; a me, che
chiedevo di togliere la
presenza del simbolo
partigiano del crocifisso
dalle aule giudiziarie, la
Repubblica
ha inflitto una
condanna a sette mesi
di reclusione ed una
rimozione (per adesso
temporanea) dalla
magistratura”. Luigi
Tosti ha quindi
polemizzato con la
recentissima sentenza del
Consiglio di Stato che ha
sancito, grottescamente, la
legittimità del
crocefisso nelle aule
scolastiche perché
confermativo del principio
di laicità dello Stato
italiano. E
mordacemente ha concluso:
“E’ come se i due
vigili urbani che hanno
deposto la Corona del
Comune di Roma sotto la
statua di Bruno, si
fossero presentati alla
cerimonia con vistosi
crocifissi appesi sopra la
divisa: chi avrebbe potuto
affermare -se non con la
mala fede del Consiglio di
Stato- che quelle divise
addobbate con crocifissi
potessero esprimere il
valore "laico"
delle istituzioni?”.
Il presidente nazionale, avv. Bruno Segre, ha
ringraziato il giudice
Tosti per essere
intervenuto
riconfermandogli la
solidarietà di tutta la
nostra Associazione.
Terminati
gli interventi dei
relatori, presentati da
Barbara Lattanzi, è
iniziata la seconda parte
della manifestazione:
“parole...suoni...movimento”,
sapientemente condotta da
Criz ed Elisabeth Manai.
Un
successo la toccante
interpretazione di testi
di Giordano Bruno (da
“Il Candelaio”
alla “Cena
delle Ceneri”;
dal ”De
l'infinito universo et
mondi” al ”De
causa principio et uno”;
dallo ”Spaccio
della Bestia trionfante”
alla ”Cabala
del cavallo pegaseo”;
dall’ “Oratio
consolatoria” al “De
Monade”) delle giovani
bruniane Alessandra De Angelis, Fabiola Perna, Camilla Scrugli, Carlotta
Spizzichino, Arianna
Zapelloni Pavia.
Attesissima
la poesia composta per
l’occasione e recitata
da Mara de Mercurio: “Un
tempo udivamo/ le sirene./
Uscivano
chete dal mare/ vibravano
code scintillanti./
Chiudevamo gli occhi/ per
sentirle cantare. Un tempo
le sirene/ venivano da un
sogno/ Compagne di
illusione/ chiedevano
l’infinito/ E noi con
loro./ Così andavamo
spediti/ dal mare alla
luna/ dal sogno alla realtà./
Un tempo la chiamavamo/
Libertà./ oggi è ancora
lontana/ tra nuvole e
ambigui sorrisi./ Indietro
non si torna./ Qui e
sempre/ la voce è Libertà”.
Applauditissima
la performans della
bravissima Maria
Teresa Lubrano, che
con le sue figurazioni di
danza, sulle note di
“There you’ll be” (lì
tu ci sarai), ha espresso
l’anelito a rompere
costrizioni e vincoli
dogmatici. Una speranza ed
un anelito. Ovunque e
sempre.
Apprezzatissimi
gli interventi musicali
del trio di musica
medievale di Augusto
Mastrantoni,
Maria Grazia Acreman, Anna
Zilli che hanno fatto
rivivere il clima della
ribellione goliardica;
nonché le ballate
(lamento in morte di giordano bruno, viva la libertà, canto
popolare slavo, si
fosse foco) del
valente cantautore
e musicoterapeuta
Rolando Proietti
Mancini.
Sono
seguiti quindi i
recitativi di noti
professionisti dello
spettacolo, da sempre
impegnati nella battaglie
libertarie per la difesa e
l’affermazione della
laicità e dei diritti
civili: il Centro
Studi
Enrico
Maria
Salerno, l’Associazione
Culturale 321, gli attori Roberto
Iannone, Pietro
Biondi e Roberto
Galvano. Grande
protagonista è stato
ancora Giordano Bruno.
Rievocato con passi delle
sue opere, ma anche
attraverso
“contaminazioni” di
autori classici e
contemporanei, nonché
mediante proposizioni di
parti del suo processo.
Lo
scrittore, Adriano Petta,
commosso, al termine della
manifestazione, ci ha
detto: “quando scrivevo
“Roghi fatui”, sognavo
che proprio qui a Campo
dei Fiori
venissero recitati
ritagli di questo mio
lavoro dedicato a Giordano
Bruno. Ora sono felice. Il
mio sogno si è
realizzato”.
Erano
ormai le 20.00, quando
Maria Mantello, insieme a
Barbara Lattanzi, a Criz
ed ad Elisabeth Manai, ha
salutato e ringraziato
tutti i presenti,
ricordando brunianamente
che è necessario
“resistere per
esistere”.
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