Per sapere il motivo di queste integrazioni, oltre la mia
esperienza,
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Per sapere cosa è il PRIMO FLAGELLO umano che si chiama
CAFFE'
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MEDICHE "area medica" della
CAFFEINA Clicca
QUIinoltre è un
INSETTICIDA Clicca
QUI e lo
ZUCCHERO: dannoso e
tossico come il
CAFFE', l'ALCOOL
ed il TABACCO Clicca
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….Regala un semino
di mela
(ma sopratutto di ALBICOCCA
QUI)
o di altra frutta a tutte le persone
NUOVE che conosci, spiegando loro che tutti i
semini di frutta contengono la vitamina B17: la
storia
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la vitamina che
cura il Cancro, una terribile malattia che deriva da una semplice carenza di
VITAMINA B17
per saperne di più su questo
elemento clicca QUI
la dose QUI
NON TOSSICA clicca> QUI
oppure QUI
e
QUI
e
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e
QUI
e
QUI
….e di altre vitamine…..il più significativo è l':
ACIDO ASCORBICO
per saperne di più
su questo alimento clicca
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Nel 1972 il dott. Kanematsu Sugura riportò i risultati dei
suoi studi relativi al suo nuovo antitumorale: L'amigdalina (vitamina B17) che
inibisce significativamente la scoperta di metastasi ai polmoni, la crescita di
tumori primari, previene la crescita dei tumori indotti, ed apporta un generale
miglioramento della salute e dell'aspetto fisico del paziente........
Se questi verbali non fossero stati resi noti non avremmo avuto le prove
concrete della farsa organizzata nel più importante centro di ricercae
trattamento per il cancro del mondo. Fu proposto di modificare e brevettare
qualche molecola a partire dall'amigdalina, che essendo un prodotto naturale,
non è brevettabile, ed è questo il vero problema----! Si creò il mandelonitrile.
Per cui. benchè gli studi dimostrassero una efficacia intorno al 100%
dell'amigdalina in combinazione con enzimi digestivi, vitamina A e vitamina C
dal momento che ciò avrebbe fatto crollare il MERCATO del cancro, tale programma
di sviluppo fu arrestato di colpo.
leggilo
QUI
IMPORTANTE è sapere che per non incorrere in problemi già rilevati e descritti dai vari manoscritti di morti causate da questa vitamina , chi vuole intraprendere questo trattamento DEVE INGOIARE ACIDO ASCORBICO in quanto questo gli produce TUTTE le difese immunitarie necessarie compreso quelle che servono ad annullare gli eventuali disguidi provocati dalla troppa VITAMINA B17. Questo è comprensibile in quanto ai roditori, che di questi semi si ALIMENTANO NORMALMENTE, il loro fegato produce questa ACIDO ASCORBICO dal concepimento alla morte e quindi hanno le difese immunitarie necessarie a combattere l'eventuale eccesso.
Ti posso dare un consiglio? NON buttare i semi dei frutti incriminati ma sopratutto quelli di ALBICOCCA che, come da consigliato, dovrai mangiarne ogni tanto il nocciolo durante TUTTO l'anno anche solo come prevenzione.
E SE HAI UN TUMORE, cosa ti costa provare anche con questi alimenti in parallelo a quello che già stai facendo per cercare di guarire?
E' interessante notare che al giorno d'oggi esistono
culture per le quali il cancro rimane quasi
completamente estraneo. Gli Abrasi, gli Arzebaigiani, gli Hunza, gli Eschimesi e
gli abitanti del Karakorum seguono tutti un'alimentazione ricca di nitriloside o
vitamina B17.
Tale alimentazione consiste, a seconda dei casi,
di grano saraceno, piselli, fave, erba medica, rape, lattuga,
germogli di legumi o di cereali, albicocche col nocciolo e bacche di vario
genere; tale dieta può
fornire loro da 250 a 3000 mg di nitriloside al giorno. Si è inoltre notato che
i membri di queste tribù i quali si trasferiscono nelle aree "civilizzate" e, di
conseguenza, cambiano il loro regime alimentare, sono inclini al cancro secondo
l'incidenza occidentale standard.
QUI
Ecco come funziona: Si è notato che le SOLE cellule
malate sono ricchissime dell’enzima glucosidase. Orbene, assumendo
Già nel maggio 1973 il Joe Kieninger un mio amico di 44 anni, chimico e avvocato specializzato in brevetti, amico del dott. Irwin Stone gli fu diagnosticato un cancro prostatico; gli fu praticata la consueta chirurgia ad alto rischio e la radioterapia. Nel novembre 1977 una tac alle ossa rivelò che il cancro si era metastatizzato all’osso pelvico. A quel punto venne dichiarato "terminale", con circa un anno di vita. Nel gennaio di 1978 iniziò a prendere il LEATRILE (vitamina B17) e 2 grammi di acido ascorbico al giorno. clicca QUI
Nel 1950, dopo molti anni di ricerche, un appassionato biochimico
di nome Ernest T. Krebs, Jr. isolò una nuova vitamina, cui diede la sigla di
B-17 e chiamò Laetrile. Man mano passarono gli anni, in migliaia di persone si
convinsero che la vitamina di Krebs fosse un modo concreto per controllare il
cancro, e questa convinzione oggi è sempre più diffusa e radicata. Ma dove si
trova la vitamina b-17 anticancro?
La vitamina B-17 si trova in natura ed è gratuita: è contenuta in pesche, mele,
uva, albicocche, lamponi, fragole, prugne e more. Basta mangiare una dose
adeguata di questi frutti, in modo continuo nel tempo, per beneficiare degli
effetti anti-cancro di questa vitamina. Eppure, in molti sono ancora diffidenti…
Il perché è presto detto. Negli anni Cinquanta, dopo la scoperta di Krebs, le
multinazionali cercarono in qualche modo di brevettare la vitamina B-17 e così
lanciarono una propaganda senza precedenti per screditare la scoperta,
nonostante vi siano prove scientifiche in abbondanza sugli effetti di questa
vitamina sulla salute umana ed in particolar modo per lottare contro il cancro.
La ragione di questa battaglia della medicina ortodossa contro i rimedi naturali
è spiegata nel libro di G. Edward Griffin “Un mondo senza Cancro”, che indica
come la risposta non sia da ricercare nella scienza, ma nella politica che detta
di nascosto l’agenda dei poteri economici del pianeta e di coloro che sono ai
vertici dell’establishment della medicina.
Ogni anno migliaia di Americani viaggiano in Messico per ricevere la terapia a
base di Vitamina B-17; negli ospedali messicani, infatti, si somministrano
terapie a base di cibo (come del resto nella medicina tradizionale cinese).
Questo pelleggrinaggio avvinene perché la terapia è stata soppressa negli Stati
Uniti. A molti di loro erano stati diagnosticati pochi mesi di vita, ma coloro
che hanno usato la terapia a base di vitamina B-17 sono ancora vivi e vegeti e
stanno vivendo le loro vite normalmente. Nonostante l’evidenza il Laetrile viene
considerato una “truffa” e i casi di queste persone catalogati come remissioni
spontanee della malattia. Invece, non si riesce nemmeno a tentare delle critiche
serie sugli “effetti collaterali” di terapie ben più violente e invasive come la
kemioteramia, la chirurgia o i bombardamenti localizzati delle cellule. clicca
QUI
La guerra contro il Cancro è stata definitivamente vinta cinquant’anni
fa, ma nessun medico oncologo-ospedaliero ve lo confesserà mai.
In realtà, la storia della “scoperta della cura del cancro” è vecchia, molto più
vecchia, vecchia di almeno 150 anni, o forse più, volendo risalire fino a
Ippocrate di Kos e a ciò che dicevano i medici romani già nel Secondo Secolo
Dopo Cristo….
Phillip Day, nel suo libro “Cancro, se vuoi la vita prepara la verità”, Credence
Publications, 2003, riprende gran parte del lavoro fatto dal grande scienziato
americano Ernest Krebs, con le sue riscoperte in merito all’utilizzo della
vitamina B17 nella cura del cancro.
Ciò che segue sono appunti parzialmente tratti da diversi testi fra cui il libro
di Phillip Day, di cui comunque, da parte dell’autore del presente lavoro, dott.
Giuseppe Nacci, non si condivide la teoria trofoblastica come noxa
eziopatogenetica, preferendo invece ritenere il tumore come una “semplice
conseguenza di carenze vitaminiche protratte nel tempo con successiva
impossibilità da parte delle cellule vecchie di andare incontro alla normale
apoptosi per carenza estrema di vitamine adatte al normale funzionamento
apoptotico insito nel sistema del DNA”.
In questa luce, la vitamina B17 è una vitamina naturale di “seconda linea” che
interviene quando le vitamine naturali (vedi capitolo 5: “vitamine NATURALI che
fanno suicidare i tumori”) risultano essere insufficienti a tenere sotto
controllo il turn-over cellulare, e cloni di cellule maligne hanno iniziato a
formarsi nell’organismo, eludendo, almeno in parte, le difese immunitarie
normalmente preposte, in primis nei linfonodi prossimali al tumore, come i
linfociti Natural Killer (vedi Quinta Dichiarazione d’Intesa).
La storia “moderna” della vitamina B17 iniziò nel 1830, quando due scienziati
francesi, Roubiquet e Bontron-Chariand, purificarono per la prima volta una
strana vitamina, a cui fu dato il nome di Amigdalina o vitamina B17.
Sette anni dopo, due scienziati tedeschi, Von Liebig e Woehier, scoprirono che
questa strana vitamina, normalmente contenuta in tutti i semi della frutta (ad
eccezione degli agrumi) poteva essere scomposta da uno specifico enzima, e
soltanto da esso, in ioni-Cianuro, Benzaldeide e Glucosio.
Il passaggio all’uomo, per terapie medico-oncologiche, seguì di pari passo,
essendo anche nota nella Medicina Classica Occidentale l’utilizzo dei semi amari
della frutta per la cura di una strana malattia metabolica, a quel tempo molto
rara, chiamata “cancro”, ma che era conosciuta fin dall’antichità: ad esempio,
nel Secondo Secolo Dopo Cristo i medici romani si erano accorti che il cancro
era frequente nella popolazione povera di Roma e non di coloro che vivevano
nelle campagne, ed avevano messo in relazione questa strana malattia con
un’alimentazione troppo proteica e amidacea (legumi iperproteici come le
lenticchie e pane povero di cattiva qualità).
Già allora era anche nota a tutti i medici romani la famosa affermazione di
Ippocrate di Kos, fondatore della Medicina Classica Occidentale, in merito alle
cure del cancro: “…il cancro non si cura con il ferro del chirurgo, ma con la
dieta vegetariana e le erbe mediche…
Così come era anche ben nota un’altra grande massima del grande medico greco: “…
fa che la medicina sia il tuo cibo, e che il cibo sia la tua medicina…”
(Nota dell’autore del presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci: personalmente si
ritiene che se il paziente tumorale è in grave pericolo di vita immediata,
l’intervento chirurgico debba sempre essere eseguito; sicuramente, ai tempi di
Ippocrate la chirurgia non era paragonabile a quella attuale).
Così, quindici anni dopo le prime esperienze scientifiche francesi, nel 1845, la
rivista medico-scientifica francese “Gazette Medicale de Paris”, (1845, No. 13,
pp.: 577-582) (VEDI ALLEGATO: “Gazette Medicale de Paris”) e, successivamente,
anche quella tedesca “Journal Chirurgie und Augenheilkunde”(1846, No. 35, pp.:
7-28), (VEDI ALLEGATO : Dr. TH. INOSMETZEFF) descrissero il primo caso di
terapia metabolica con vitamina B17 per la “cura del cancro”, ad opera del
medico russo Inosmetzeff, professore presso l’Università Imperiale di Tutte le
Russie di Mosca: la terapia era stata eseguita su un ventenne tumorale, e la
terapia era consistita in 46 grammi di Amigdalina somministrata per 3 mesi; il
grande medico russo aveva curato anche una donna di 48 anni, con estese
metastasi da cancro ovarico, e questa donna, nel 1845, risultava essere ancora
viva dopo ben 11 anni dalla terapia metabolica con Amigdalina: in entrambi i
casi, il dott. Inosmetzeff affermò di non aver notato mai effetti collaterali da
parte della vitamina scoperta dai francesi nel 1830 e meglio caratterizzata dai
tedeschi nel 1837.
Ma fu soltanto più di un secolo dopo, nel 1950, che uno scrupoloso ricercatore
americano, Ernest Krebs, iniziò a curare di nuovo il cancro con questa strana
vitamina, che, dopo averla fatta bollire, evaporare in alcool, e quindi
decantare in piccoli cristalli bianchi, ribattezzò “Laetrile”.
La parola “Laetrile” è un acronimo della parola “LAEvomandeloniTRILE-glucoside.
Essa è quasi equivalente all’Amigdalina naturalmente contenuta nei semini amari
della frutta, con l’unica differenza di una molecola in meno di glucosio.
Infatti la sua struttura chimica è: D-1 mandelonitrile-beta-glucuronide, mentre
l’Amigdalina è D-mandelonitrile-bi-glucoside.
Esistono almeno una dozzina di altri glucosidi cianogenetici (nitrosilidi)
simili all’Amigdalina, contenuti in ortaggi, frutta (compresi i limoni),
cassava, legumi e cereali (Oke: “the role of hydrocyanic acid in nutrition”, in
“World Review of Nutrition and Dietetics”, Vol. II, Bourne G.H., ed. Basel:
S.Karger, 1969, pp.: 170-198; Krebs E.: “The Nitrilosides in Plants and Animals”,
New Rochelle: Arlington House, 1974, pp.: 145-164). (VEDI ALLEGATO: The
Nitrilosides in Plants and Animals).
Nota: al capitolo 5 (“Piante che fanno suicidare il cancro”) sono riportate
diverse di queste piante ricche di vitamina B17, accanto anche alla menzione di
un altro centinaio di vitamine con funzioni simili (induzione di morte in
cellule tumorali, senza danno alle cellule sane), anche se con meccanismo
diverso (attivazione delle endonucleasi e apoptosi della cellula tumorale stessa
per frammentazione del suo stesso DNA).
La vitamina B 17 è una molecola stabile, chimicamente inerte e non nociva se
assunta nelle giuste quantità appropriate e sotto controllo medico. Il dosaggio
iniziale raccomandato nell’adulto è di 4-5 semini amari al giorno se semini
amari di albicocca (quantità maggiori o minori se di altro frutto) per la prima
settimana, salendo o meno di dosaggio nella settimane successive, a discrezione
del medico, fino a raggiungere valori che devono essere accuratamente calcolati
in funzione dell’emi-vita biologica della vitamina B17, delle analisi urinarie
(presenza di Tiocianato di sodio e di acido ippurico in quantità tale da far
presumere un superamento della soglia-limite ritenuta compatibile per la terapia
in atto), della massa ematica e corporea del paziente, della buona o cattiva
funzionalità epatica, renale e di altri organi, della possibile colliquazione
massiccia della massa tumorale con possibile exitus per blocco renale
irreversibile, etc….
La farmaco-cinetica della vitamina B17 è complessa e di essa bisogna tenerne
conto. In letteratura medica e/o fitoterapica sono stati riportati episodi di
avvelenamento mortale in bambini dopo ingestione di cibo particolarmente ricco
di vitamina B17, come bacche di piante particolari, in genere non abitualmente
consumate nelle tradizioni alimentari delle varie culture del mondo (ma
estremamente interessanti quindi per la cura del cancro), oppure mandorle amare,
notoriamente molto più ricche di vitamina B17 dei semini amari di albicocca.
Il decesso nei bambini è più facile a causa della più elevata concentrazione di
vitamina B17 che si ha nei soggetti di piccola corporatura come il bambino
rispetto all’adulto, della più piccola massa del fegato, organo elettivo per la
detossificazione ematica da vitamina B17, e forse da una minor capacità
funzionale degli enzimi epatici.
Personalmente si è provato ad ingerire quantità sempre più crescenti di semini
amari triturati di albicocca, di ciliegia, uva, anguria, melone, etc…
riscontrando in una sola occasione un po’ di nausea e cefalea: la causa di tale
episodio fu, in base a studio retrospettivo della quantità di vitamina B17
ingerita da chi scrive, nel non aver rispettato la curva farmaco–cinetica
stimata per un emi-dimezzamento biologico di 80 minuti, curva facilmente
ricavabile da testi vari.
Sempre dietro valutazione medica, si deve interrompere il trattamento di tanto
in tanto; i semini devono essere ben masticati o precedentemente triturati; la
terapia dev’essere immediatamente sospesa in caso di nausea; i semini non devono
mai essere assunti tutti assieme, ma distribuiti nell’arco dell’intera giornata;
è utile assumerli a stomaco pieno, allo scopo di evitare l’idrolisi parziale
della vitamina a opera dell’acido cloridrico. In merito ai semini amari di
albicocca, è vietato assumerne più di sei semini nello spazio di tempo di
un’ora, pur in condizioni di salute ottimale; per i semini di pesca, il dosaggio
orario non deve essere superiore al mezzo semino…
L’avvelenamento da vitamina B17 non è l’unico possibile; anche altre vitamine
naturali, assunte in quantità eccessiva, possono condurre a morte: ad esempio,
in testi di medicina è ancora riportato l’episodio avvenuto ai primi anni del XX
secolo, quando esploratori artici morirono di intossicazione da vitamina A dopo
aver mangiato grandi quantità di fegato di orso polare, abbattuto mesi prima per
ragioni di sostentamento alimentare.
L’unica vitamina che sembrerebbe esente da pericoli di intossicazione sarebbe la
vitamina C, la cui quantità può anche superare i cinquanta grammi giornalieri.
Ritornando alla vitamina B17, Krebs scoprì che il composto reagisce all’enzima
Beta-glucosidasi: quest’ultimo è caratteristico di molti tumori, ed è
praticamente assente nelle cellule sane; in tale reazione, l’enzima scinde
l’innocua vitamina B17 in due potenti veleni: ioni-Cianuro e Benzaldeide, quest’ultimo
un potente analgesico (anti-dolorifico).
Queste due sostanze, prodotte in piccole quantità dalle stesse cellule tumorali,
si combinano allora fra loro all’interno stesso delle cellule tumorali,
producendo una sostanza estremamente tossica che uccide la cellula stessa in una
sorta di pseudo-apoptosi.
Piccole quantità di questo veleno possono risultare quindi ancora attive, dopo
la morte della cellula tumorale, e passare in circolo, essendo il tumore,
generalmente, ben vascolarizzato in periferia.
Viceversa, le cellule sane contengono un altro enzima, la Rodanese, il quale è
presente nelle cellule in quantità inversamente proporzionale alla
Beta-glucosidasi; se la B17 entra in contatto con le cellule sane, la Rodanese
neutralizza gli ioni-Cianuro e ossida la Benzaldeide. I due prodotti di
derivazione così ottenuti, il Tiocianato e l’acido benzoico, sono invece
addirittura benefici per il nutrimento delle cellule sane; l’eventuale eccesso
di tali prodotti secondari viene eliminato per via urinaria.
Diventa pertanto chiaro che l’enzima Beta-glucosidasi produce ioni-Cianuro dai
cibi nitrilosidi; si noti che gli ioni-Cianuro devono essere liberati
dall’involucro della vitamina B17 o dal suo derivato Laetrile. Gli ioni-Cianuro
non sono presenti liberamente nel cibo; vengono prodotti solo all’interno della
cellula tumorale stessa perché solo al suo interno esiste l’enzima specifico (Beta-glucosidasi).
Nel 1947, Fishman e Aniyan così scrivevano sull’importante rivista medica
Journal Biol. Chem. (Fishman W: The presence of high beta-glucuronidase activity
in cancer tissue, J. Biol. Chem No. 169, pp.: 449-450 VEDI ALLEGATO: Fishman
1947): “…in tessuti prelevati da carcinomi maligni (cancri) di vari organi,
compresi seno, utero, stomaco, pareti intestinali ed esofago, è stata rilevata
un’attività della beta-glucosidasi da 2 a 36 volte superiore rispetto ai tessuti
adiacenti non interessati…. Metastasi dei linfonodi derivanti da cancri
originatisi in vari organi contenevano beta-glucosidasi in concentrazioni più
elevate rispetto ai linfonodi non interessati..”.
Sulla prestigiosa rivista Science, sempre in quell’anno (Fishman W: A comparison
of beta-glucoronidase activity of normal, tumor and lymph node surgical patients,
Science, No. 106, pp.: 66-67, 1947), essi aggiungevano: “…la Beta-glucosidasi
elevata è probabilmente una caratteristica propria delle cellule tumorali…”
Krebs, nel suo libro “Nitrilosides (Laetriles)”, alle pagine 189-204, dichiara:
“Oltre agli alti livelli di Beta-glucosidasi, le lesioni maligne sono
caratterizzate da una generalizzata e profonda carenza di Rodanese, come
riferito da Homberger, Mendel, Rodney e Bowman. Rosenthal riferì di una
diminuzione pari all’80% della Rodanese in tessuti tumorali epatici, ed una
simile diminuzione fu rilevata nelle invasioni leucemiche dei tessuti…”.
Il ricercatore James South (VEDI ALLEGATO:
http://fiocco59.altervista.org/27novembre.htm JAMES SOUTH) spiega la biochimica
essenziale di ciò che accade quando una persona si alimenta con cibi
nitrilosodici o assume la B17 sotto forma farmaceutica, sia come Laetrile che
come Amigdalina: ".Queste due proprietà delle cellule tumorali (un eccesso di
Beta-glucosidasi, che disgrega il Laetrile ed una deficienza di Rodanese, per la
disintossicazione dell'acido cianidrico, sono chiamate in causa come spiegazione
sia del perché il Laetrile uccida le cellule tumorali e del perché esso non
risulti preferibilmente disgregato dalle cellule tumorali in ioni-Cianuro,
Benzaldeide e zucchero. Le cellule tumorali saranno di conseguenza avvelenate,
dato che le cellule tumorali sono carenti dell'enzima Rodanese, dotato di azione
disintossicante dall'acido cianidrico. Se dell'acido cianidrico fuoriesce dalle
cellule tumorali, le cellule adiacenti normali saranno in grado di
disintossicarsi da esso attraverso il loro enzima Rodanese.".
Sempre però che le quantità non eccedano le capacità del fegato e di altri
organi di depurare il sangue da tale veleno indesiderato: in tal senso è compito
del medico curante, dalle analisi del sangue, dall'esame clinico del paziente,
valutare l'andamento della terapia metabolica.
Il Prof Marco Tasca, Primario del Reparto Radiologico dell'Ospedale Civile di
Sanremo, in un suo lavoro del 1958, sottopose ventuno pazienti italiani
terminali (3 seminomi, 4 mammella, 1 utero, 2 laringe, 7 polmone, 1 esofago, 2
stomaco, 1 Hodgkin) a terapia con Laetrile, mediante iniezioni intramuscolari,
riscontrando buona tolleranza al farmaco, miglioramento delle condizioni
cliniche dei pazienti per tutto il periodo di cura, e con ripresa della
patologia neoplastica soltanto dopo un mese, in media, dalla definitiva
sospensione della terapia. Due sole furono le complicanze da lui indicate:
l'emorragia e l'ittero. La prima verosimilmente legata al distacco di escare
necrotiche, il secondo per azione tossica diretta sulle cellule epatiche,
evenienza comunque rara (5% della sua casististica)
Importante anche considerare il pericolo della liberazione di acido cianidrico
dalla vitamina B17 assorbita a livello gastrico, a differenza invece della quasi
sostanziale non pericolosità del Laetrile iniettato per via parenchimale, così
come indicato nelle prime valutazioni di Morrone nel 1962, che già verificava,
su 10 casi clinici presi in esame, la buona efficacia clinica di questa
vitamina, che addirittura risolve il fetore dei carcinomi mammari ulcerati
all'esterno, con remissione clinica in tutti i casi clinici considerati (Morrone
J.: Chemotherapy of inoperable Cancer. Preliminary report of 10 cases trated
with Laetrile, Exp. Med. Surg., 20, pp.: 299-308, 1962, VEDI ALLEGATO:
http://fiocco59.altervista.org/27novembre.htm Morrone).
L’enzima Rodanese demolisce l’acido cianidrico per produrre una sostanza non
tossica: il Tiocianato. Come nota Oke nel suo testo: “The role of Hydrocyanic
acid in nutrition, in World Review of Nutrition and Dietetics, Vo. 11, pp.:
170-198, Karger, Basel/New York, 1969, (VEDI ALLEGATO: OKE) “…la Rodanese è
largamente distribuita in tutti i tessuti, presentando le concentrazioni più
alte nel fegato. Il processo di disintossicazione può dunque aver luogo in tutte
le parti del corpo, ma il fegato sarà l’organo cardine. Quando l’acido
cianidrico (Cianuro) viene convertito in acido tiocianico (Tiocianato), si
ottiene una riduzione della tossicità di almeno 200 volte…”.
Quando la Beta-glucosidasi disgrega il Laetrile, viene rilasciato nell’interno
della cellula tumorale Benzaldeide e ioni-Cianuro.
Numerosi studi sull’uomo hanno utilizzato lo stesso Benzaldeide come farmaco
anti-cancro (Kochi M.: Antitumor activity of Benzhaldehyde, Cancer Research, 64,
pp.: 21-23, 1980); Kochi M.: Antitumor activity of Benzhaldehyde Derivative,
Cancer Research, 69, pp.: 533, 1985). Kochi M:
Inhibition of experimental pulmonary metastasis in mice by
b-cyclodextrin-benzaldehyde, Journal of Cancer Research and Clinical Oncology ,
vol. 112, No. 3, 1986, pp.: 216-220, VEDI ALLEGATO: anti-tumor activity of
benzhaldehyde).
Kochi così afferma fin dal 1980: “ …non sono stati rilevati effetti tossici,
inclusi disturbi ematologici o biochimici, anche in caso di ripetute
somministrazioni prolungate di Benzaldeide…”
Tatsumura utilizzò una dose totale media di 393 grammi di un analogo della
Benzaldeide, che si riconvertiva poi in Benzaldeide, ed ottenne un tasso di
risposta positiva pari a circa la metà dei 24 pazienti sottoposti al
trattamento: “…Un attento monitoraggio non dimostrò alcun effetto nocivo da
parte del farmaco a dosi tanto elevate. Una completa liquefazione necrotica del
tumore fu riscontrata in 2 su 3 casi nei quali è stato possibile effettuare un
esame istologico…”.
(Tatsumura T.: 4,6-O-Benzylidene-glucopyranose (BG) in the treatment of solid
malignant tumour –an extended Phase I Study, Br. J. Cancer, 62, pp.: 436-439,
1990 VEDI ALLEGATO: Tatsumura).
Dean Burk dichiarò nel 1971, nel corso del Settimo Congresso Internazionale di
Chemioterapia a Praga: “Test in vitro su carcinoma ascitico di Ehrlich (un tipo
di cultura di cellule tumorali) hanno rilevato che, se il solo acido cianidrico
ha ucciso l’uno per cento delle cellule e il solo Benzaldeide ne ha ucciso il 20
per cento, la combinazione dei due è stata efficace su tutte le cellule:
Amigdalina e Beta-glucosidasi insieme, sono anche state efficaci
nell’eliminazione del 100 per cento delle cellule di tumore ascitico, causata
dalla liberazione delle due sostanze chimiche stesse…” (Griffin, G. Edward,
World Without Cancer).
Ma già nel 1950, Krebs capì di aver urtato interessi economici molto grandi: le
Multinazionali chemio-farmaceutiche, impossibilitate ad ottenere una
registrazione o a rivendicare diritti esclusivi sulla vitamina B17, lanciarono
una lunga campagna denigratoria contro i semini amari di albicocca, convincendo
così l’intera popolazione americana della loro supposta pericolosità.
Attualmente, la spesa per il cancro ammonta a circa un decimo della spesa
sanitaria totale negli Stati Uniti e, secondo i dati dell’American Cancer
Society, la spesa totale per il cancro, diretta e indiretta, per ospedali,
medici, infermiere, oncologi, ricerche di laboratorio, ammonta ad oltre 100
miliardi di dollari l’anno.
La Chemio-Terapia è comunque un fallimento, come ben dimostrato in molti lavori,
fra cui, quello recente, di Morgan (Morgan G.: The contribution of cytotoxic
chemotherapy to 5-year survival in adult malignancies, Clinical Oncol., 2004,
16, pp.: 549-560 vedi ALLEGATO: MORGAN )
In questo lavoro scientifico australiano, pubblicato nel 2004, furono presi in
esame dieci anni di statistiche mediche australiane e americane (gennaio
1994-gennaio 2004) sui risultati della CHEMIO nella cura del cancro.
The Contribution of Cytotoxic Chemotherapy to 5-year Survival in Adult
Malignancies
I risultati sono catastrofici: la media dei pazienti sottoposti alla chemio, che
risultano essere ancora vivi dopo 5 anni dall’inizio del trattamento
“terapeutico”, è del solo 2%.
L’articolo è molto semplice come impostazione e, sia in tabella 1 (pag. 551) che
in tabella 2 (pag. 552), sono riportate, in ultima colonna, le percentuali di
sopravvissuti alla CHEMIO dopo 5 anni dall’inizio del trattamento per ogni
singolo tipo di tumore dei 22 considerati, percentuali che qui si riassumono
lievemente arrotondate e per gruppi dei tipi più comuni di cancro.
Tipo di tumore Percentuale di sopravissuti
_________________________________________________ ________________________
cancro del pancreas, cancro dell’ utero, cancro della prostata, cancro della
vescica, cancro del rene, Melanoma, Sarcoma e Mieloma Multiplo: 0% (zero per
cento)
cancro dello stomaco e del colon : 1% (uno per cento)
cancro della mammella e del polmone : 2% (due per cento)
cancro del colon retto : 3 - 5% (tre - cinque per cento)
tumori al cervello : 4 – 5% (quattro – cinque per cento)
cancro dell’esofago : 5% (cinque per cento)
cancro dell’ovaio : 9% (nove per cento)
linfoma NON Hodgkin : 10% (dieci per cento)
cancro della cervice uterina : 12% (dodici per cento)
Seminoma del testicolo e Linfoma di Hodgkin : 40% (quaranta per cento)
In Australia:
su 72.903 casi di cancro considerati, trattati con chemioterapia, sono
sopravissuti a 5 anni solo 1.690 pazienti, pari ad una percentuale del 2,3%
In America:
su 154.971 casi di cancro considerati, trattati con chemioterapia, sono
sopravissuti a 5 anni solo 3.306 pazienti, pari ad una percentuale del 2,1%
Conflitto d’interessi delle Multinazionali chemio-farmaceutiche
Il Daily Express del 6 agosto 2000, così commentava il conflitto d’interessi
delle Multinazionali chemio-farmaceutiche con gli organi governativi deputati
alla salvaguardia della salute pubblica:
“I dirigenti del Committee on Safety of Medicines (Comitato per la sicurezza dei
farmaci) e la Medicines Commission (Commissione del Farmaco), hanno investimenti
personali nell’industria farmaceutica: eppure tali comitati sono i soli a
decidere per quali farmaci è permessa la commercializzazione e per quali no…”.
Secondo il rapporto, almeno i due terzi dei 248 esperti che partecipano alla
Medicines Commission hanno legami finanziari con l’industria farmaceutica: “….
ad esempio, al momento della stesura di un rapporto, uno dei membri per la
regolamentazione dei farmaci, il dott. …OMISSIS…, possedeva azioni per un valore
di 110.000 sterline della …OMISSIS...; un altro, il dott. …OMISSIS…, possedeva
azioni di un’altra azienda, la … OMISSIS …, per un valore di 115.000 sterline;
un altro ancora, il dott. …OMISSIS…, aveva un totale di 30.000 sterline
impegnate in azioni della ….OMISSIS…, della …OMISSIS…., e della ….OMISSIS…. Il
compito di quest’ultimo medico comprendeva l’esame dei casi nei quali un farmaco
deve essere ritirato dal mercato per motivi di sicurezza…”.
Sempre il quotidiano inglese aggiungeva le dichiarazioni di un ex-dirigente:
“…Le Multinazionali chemio-farmaceutiche si danno molto da fare per costruire
forti legami. Il loro obiettivo è di arrivarti il più vicino possibile; si
tratta di una lobby estremamente potente dal momento che dispone di risorse
illimitate. Le industrie chemio-farmaceutiche offrono ai membri del CSM (Committee
on Safety of Medicines) viaggi all’estero per partecipare a conferenze,
consistenti fondi per la ricerca, tali da mantenere un intero dipartimento
universitario al lavoro per anni, e consulenze che possono arrotondare l’umile
stipendio accademico…”.
E’ quindi facile capire perché le terapie nutrizionali e la medicina preventiva
costituiscano una così grave minaccia per la Malattia-che-sostiene-l’Industria-della-Salute,
e perché esse non siano praticamente mai utilizzate come terapia principale. Per
far superare ad un farmaco la burocrazia legislativa, in America, possono
servire oltre 200 milioni di dollari.
Nota: in merito alle procedure di approvazione di un nuovo farmaco, vedi anche:
Jan Eibenschutz: “Le procedure FDA per l’approvazione di un nuovo medicamento”,
Amersham, The Health Science Group.
Chi potrà mai riuscire a risarcire un tale importo con una vitamina o un
trattamento erboristico che non possono essere brevettati?
E qui sta il problema che provoca uno stallo nella capacità della Sanità
occidentale di arrestare le malattie proprie di questa parte di mondo. La
maggior parte delle malattie attuali (Cancro, Infarto, Ictus, Diabete, Alzheimer,
Sclerosi Multipla, Parkinson, Osteoporosi, etc…) sono malattie
cronico-degenerative dovute a carenze vitaminiche, e pertanto non possono essere
curate con farmaci brevettati di sintesi chimica.
Ma le sostanze chimiche brevettate costituiscono il baluardo dell’infinita
potenza e ricchezza della Medicina chimica occidentale, che adesso pensa
addirittura a brevettare le stesse piante modificandone il patrimonio genetico
stesso (Organismi Geneticamente Modificati) con il risultato di minare la base
stessa della nostra biochimica (VEDI ALLEGATI: healg213.pdf ; La Minaccia OGM al
TERZO CONGRESSO MONDIALE di Medicina Integrata di Roccamorice ; The Threat of
Genetically Modified Organisms ; La minaccia degli Organismi Geneticamente
Modificati ; La menace des Organismes Genetiquement Modifies ).
La brama di profitti è la reale ragione per la quale i medici non ricevono
istruzione sulla Nutrizione. I veri rimedi e i metodi di prevenzione, infatti,
non hanno valore commerciale.
Quando negli anni ‘70 la notizia della sorprendente efficacia della B17 nel
trattamento del cancro attraverso la terapia nutrizionale di Krebs e Gerson
riprese nuovamente a diffondersi in America, le società farmaceutiche e il
sistema medico ortodosso si mobilitarono una seconda volta, volendo considerare
la vitamina B17, questa volta, come un “farmaco” e che pertanto doveva essere
registrato prima che il suo uso venisse ufficialmente approvato.
Il presidente Nixon fu inondato da decine di migliaia di petizioni di cittadini
provenienti da ogni parte degli Stati Uniti; il suo consulente, Benno Schmidt,
fu incaricato dello spinoso problema, e pertanto iniziò a consultarsi con i
medici esperti di cancro: tutti erano molto convinti nel condannare il Laetrile,
ma nessuno riuscì a fornire a Schmidt l’evidenza scientifica che essa non fosse
efficace (Heinerman J.: “An Encyclopedia of Nature’s Vitamins and Minarals”,
Prentice Hall, 1998).
Sebbene si annunciasse al mondo che il Laetrile era inutile, si diffuse però in
tutta l’America un movimento spontaneo con centinaia di filiali in tutta
l’America che, a turno, tenevano incontri pubblici, conferenze stampa ed
esercitavano pressione sui comitati legislativi statali per richiedere la
legalizzazione della vitamina B17 . Si formò così il “Committee for Freedom of
Choice in Cancer Therapy”.
I maggiori attacchi all’utilizzo della vitamina B17 e alla terapia nutrizionale
simil-gersoniana vennero dalle organizzazioni che erano strettamente affiliate
con le Multinazionali chemio-farmaceutiche, che avrebbero avuto molto da perdere
se una vitamina da pochi dollari e uno stile di vita e alimentare di tipo
“biologico” fossero diventati noti al pubblico come la risposta più efficace per
sconfiggere il cancro (Mullins E: “Murder by injection”, VEDI ALLEGATO : Murder
By Injection ).
Esse erano: Food and Drug Administration (FDA), la American Cancer Society, il
National Cancer Institute, l’American Council on Science and Health (Consiglio
americano sulla Scienza e la Sanità), il Consumer Health Fraud and Quackwatch
Inc. (Consiglio Nazionale ed Organismo di Controllo contro le Frodi Sanitarie).
Tali organismi di controllo si mobilitarono contro la liberalizzazione della
vitamina B17 per il semplice motivo che l’industria dei farmaci contro il cancro
vale undici miliardi di dollari (Moss R.: “Questioning chemotherapy: a critique
of the use of toxic drugs in the treatment of cancer”, Equinox press, 1995, ISBN
188192525x)
Alla fine, la storia la scrissero i vincitori: venne approvata una legge che
bandiva il commercio del Laetrile/Amigdalina per il trattamento del cancro in
tutti gli USA.
Attualmente, il trattamento del cancro con Laetrile è vietato in America, per
legge, anche se praticato da medici. Ciò spiega il motivo per cui decine di
migliaia di cittadini americani si fanno curare in costose cliniche private
costruite appena oltre il confine messicano, alle Bahamas, e in altri luoghi,
ove si recano, ufficialmente, “per villeggiatura” (VEDI ALLEGATO : “Mexican
Clinics”).
Ad esempio, il dott. Francisco Contreras, attuale amministratore dell’ospedale
Oasis of Hope di Tijuana (VEDI ALLEGATO: Contreras), Messico, in 35 anni di
attività ha curato oltre 60.000 pazienti con la terapia nutrizionale vegetariana
e vitamina B17 associata.
Il dott. Ernesto Contreras che utilizza il Laetrile dal 1963, ha affermato:
“…Gran parte dei cancri maggiormente frequenti, come il cancro del polmone, del
seno, del colon, delle ovaie, dello stomaco, dell’esofago, della prostata e i
linfomi, migliorano notevolmente con il Laetrile…”.
Aspetti clinici della terapia con Laetrile (vit. B 17) per endovena
Attualmente è vietato per legge tale procedura terapeutica, sia in Usa che in
altri paesi.
Ma in un lavoro del 1962 (Morrone J.: Chemotherapy of inoperable Cancer.
Preliminary report of 10 cases trated with Laetrile, Exp. Med. Surg., 20, pp.:
299-308, 1962, VEDI ALLEGATO: Morrone), in dieci casi clinici in stadio avanzato
di cancro, non trattati con Chemio, si dimostrò la buona efficacia clinica di
questa vitamina, con remissione clinica di tutti i casi clinici considerati.
Si presero in considerazione DIECI casi di tumore avanzato, con metastasi, senza
possibilità di condurre a buon fine interventi chirurgici:
Primo caso: Donna di 62 anni, di 118 libbre di peso, alta 62 pollici (1 pollice
= 25 millimetri). PAO (Pressione Arteriosa Omerale) = 144/95 millimetri di
Mercurio. Affetta da adenocarcinoma di entrambe le mammelle con metastasi ossee
al cranio, al rachide e alle pelvi. Presentava adenopatie ad entrambi gli
inguini. Era stata operata di mastectomia bilaterale 18 anni prima. Non aveva
mai fatto Chemio-Terapia, ma solo Radio-Terapia. Durante gli ultimi 6 mesi la
paziente presentava dolori alla schiena, sull’intero rachide spinale, alle
pelvi, alle coscie e alle gambe. Era incapace di sdraiarsi e doveva dormire su
una sedia. La paziente doveva assumere Codeina e altri analgesisici ogni 2-3
ore. Il Laetrile le fu subito iniettato in vena, al dosaggio di 1 grammo: in 5
minuti la PAO scese di 12 millimetri di Mercurio, ma senza altri effetti
collaterali. Il giorno successivo stava meglio, e i dolori si erano ridotti;
l’appetito le era ritornato. In 1 mese la paziente ricevette 6 iniezioni di
Laetrile: 4 da 1 grammo e 2 da 2 grammi. Durante il periodo di trattamento la
paziente ritornò a casa, libera dai dolori, smettendo di assumere la Codeina, e
prendendo soltanto 10 grani di Aspirina al bisogno o durante la notte per
dormire. Nell’ultimo esame risultò completamente libera dai dolori. L’emocromo
dimostrò infine incremento sia dei globuli rossi che dell’emoglobina.
Secondo caso: Uomo di 74 anni, 163 libbre di peso, alto 62 pollici (1 pollice =
25 millimetri), PAO = 188/100 millimetri di Mercurio. Diagnosi di carcinoma
inoperabile del polmone sinistro con metastasi in sede mediastinica. Mai
eseguita Chemio-Terapia. Durante gli ultimi mesi, prima del ricovero, il
paziente presentava tosse, dolore costante al torace, dispnea, sangue
espettorato con la tosse, anoressia, perdita di peso (15 libbre). Gli esami
X-Ray dimostravano una massa sul lato sinistro del polmone. Broncoscopia e
biopsia stabilivano la diagnosi di carcinoma del polmone. Una toracotomia
esplorativa dimostrava un carcinoma estensivo del polmone sinistro con metastasi
e lesioni alla pleura, diaframma, aorta, pericardio e mediastino: la condizione
fu considerata inoperabile. Il dolore era così costante e severo che il paziente
prendeva Meperidina e Codeina ogni 2-3 ore. Quando fu ascoltato per la sua
malattia (anamnesi), egli aveva una così grande difficoltà a parlare e a
respirare, che la sua storia clinica fu raccontata dalla moglie. L’esame medico
rilevò sclere itteriche, congiuntive pallide, ingrandimento e dolenzia delle
ghiandole cervicali e sopraclaveari, debolezza, edema dalle caviglie alle
ginocchia. Il Laetrile, al dosaggio di 1 grammo, fu iniettato in vena. In 5
minuti la PAO scese di 28 millimetri di Mercurio, ma senza alcun segno di shock
o di altri effetti avversi. Diversi giorni dopo, dopo la seconda iniezione
intravenosa di 1 grammo di Laetrile, la PAO scese di 15 millimetri di Mercurio,
ma senza alcun effetto collaterale, tranne una sensazione di prurito e di
tensione alla spalla sinistra. Una settimana dopo, sia il dolore, sia la
dispnea, sia l’edema erano sensibilmente diminuiti. Il colore cutaneo e
l’aspetto generale erano migliorati. In un periodo di 7 settimane il paziente
ricevette 16 iniezioni di Laetrile: 7 da 1 grammo 6 da 1,5 grammi, e 3 da 2
grammi. Il dolore era ridotto e l’appetito si era incrementato, ma senza aumento
di peso del paziente. L’assunzione di Meperidina e di Codeina si era fatta
discontinua.
Terzo caso: Donna di 40 anni, 113 libbre di peso, alta 61 pollici (1 pollice =
25 millimetri). PAO = 140/90 millimetri di Mercurio. Diagnosi di carcinoma della
mammella sinistra infiltrante i linfonodi ascellari, con metastasi al fegato.
Mastectomia e Radio-Terapia in passato. Mai eseguita Chemio-Terapia. Negli
ultimi 6 mesi precedenti il ricovero, la paziente accusava dolore molto severo
all’addome e alla schiena. Meperidina, Morfina e Oppio erano richiesti al
bisogno. Laetrile, al dosaggio di 1 grammo fu iniettato in vena. In 5 minuti la
PAO scese di 10 millimetri di Mercurio, ma senza effetti collaterali apparenti.
Il giorno successivo non vi era più dolore. Una seconda iniezione di Laetrile,
da 1 grammo, fu ripetuta, determinando una caduta della PAO di 12 millimetri di
Mercurio. In un periodo di 4 settimane la paziente ricevette 12 iniezioni di
Laetrile, 10 da 1 grammo e 2 da 1,5 grammi. Il dolore si ridusse sensibilmente,
e bastava un solo dosaggio di analgesico oppioide al momento di andare a
dormire. Il morale e l’appettito migliorarono sensibilmente, ma non il peso
della paziente. L’emocromo dimostrò un incremento nella conta dei globuli rossi
e dell’emoglobina.
Quarto caso: Donna di 38 anni, 155 libbre di peso, 62 pollici (1 pollice = 25
millimetri) d’altezza PAO = 160/90 millimetri di Mercurio. Diagnosi di
adenocarcinoma della mammella sinistra con carcinomatosi. Sottoposta in passato
a mastectomia, Radio-Terapia e castrazione. La paziente giunge con grave dolore
alla spina dorsale, al torace, alle pelvi, alle gambe, alle braccia e alle mani.
Esami X-Ray confermano la diagnosi di carcinoma metastatizzato. L’adenopatia era
presente. Codeina, Meperidina e Oppio erano richiesti per il controllo del
dolore. Il Laetrile, al dosaggio di 1 grammo, fu iniettato in vena. Non furono
osservati effetti collaterali avversi. Nei giorni successivi il dolore si
ridusse e l’appettito aumentò, assieme alle condizioni generali della paziente.
Una seconda iniezione endovenosa di Laetrile, da 1 grammo, fu fatta
successivamente in quei giorni: in 5 minuti la PAO scese di 16 millimetri di
Mercurio, ma senza altri effetti collaterali avversi. Tre giorni dopo la
paziente riferì che il dolore era considerevolmente diminuito e che adesso
necessitava di un dosaggio minimo di oppioidi. In un periodo di 18 giorni ella
ricevette 8 iniezioni di Laetrile, 5 da 1 grammo, 2 da 1,5 grammi e 1 da 2
grammi. Durante il periodo di terapia, la paziente dimostrò un progressivo
miglioramento e il dolore si fece molto lieve. Gli oppioidi non furono più
somministrati. Il morale divenne eccellente. Non si osservarono altri
effetticollaterali dopo le iniezioni. L’emocromo dimostrò un miglioramento nella
conta dei globuli rossi e dell’emoglobina.
Quinto caso: Ragazzo di 20 anni, 200 libbre di peso, alto 69 pollici (1 pollice
= 25 millimetri) PAO = 114/70 millimetri di Mercurio. Diagnosi di linfoma di
Hodgkin. Diagnosticato in base a biopsia eseguita su ghiandola cervicale
ingrandita. Impiegata Radio-Terapia. Il paziente accusava debolezza, capogiri e
dolori all’ascella e all’inguine. I linfonodi ascellari e inguinali erano
palpatoriamente ingranditi. Le congiuntive e le sclere erano pallide e
itteriche. Il Laetrile, al dosaggio di 1 grammo, fu iniettato in endovena. In 10
minuti la PAO scese di 6 millimetri di Mercurio, ma senza altri effetti
collaterali. Quattro giorni dopo il paziente riferì di sentirsi più attivo, con
miglior appetito, e di non aver sofferto di altri effetti collaterali. Una
iniezione di Laetrile, al dosaggio di 1 grammo, fu ripetuta pochi giorni dopo:
la PAO scese di 4 millimetri di Mercurio, ma senza altri effetti collaterali. In
un periodo di 4-5 mesi, la paziente ricevette 19 iniezioni di Laetrile, 5 da 1
grammo, e 14 da 2 grammi. Durante il periodo di terapia, i dolori al collo e
all’inguine cessarono e scomparve l’adenopatia. Il paziente divenne euforico e
migliorò il suo stato generale. Non furono osservati altri effetti collaterali
avversi dopo le iniezioni. I valori ematici del sangue migliorarono
sensibilmente.
Sesto caso: Donna di 37 anni, 190 libbre di peso, alta 66 pollici (1 pollice =
25 millimetri). PAO = 280/110 millimetri di Mercurio. Sia la madre che la
sorella erano morte di cancro al seno. Sottoposta in precedenza a mastectomia
radicale (sinistra). Diagnosi di adeno-carcinoma infiltrante della mammella
sinistra e metastasi all’ascella sinistra con masserelle nodulari multiple
secernenti. La principale complicanza era un severo dolore sul lato sinistro,
che necessitava dell’uso di Codeina, e da un cattivo odore proveniente dalle
masse nodulari secernenti dell’ascella sinistra. Il controllo di queste
complicanze era basato sull’utilizzo a giorni alterni di Oppio e di Meperidina.
La spalla e il braccio sinistro erano doloranti e tumefatti. La pelle era
arrossata e traslucida. La circonferenza del braccio sinistro misurava circa 20
pollici (1 pollice = 25 millimetri), ed era comparata alla circonferenza del
braccio destro (13 pollici). Adenopatie erano presenti sull’intera ascella
sinistra e in area sopraclaveare, ad entrambi i lati del collo e alla mammella
destra. Il fegato era palpabile e dolente alla palpazione. Entrambi i lati del
torace erano dolenti alla palpazione e particolarmente doloranti sotto i colpi
di tosse. Il Laetrile, al dosaggio di 1 grammo, fu iniettato per endovena. In
cinque minuti la PAO scese di 38 millimetri di Mercurio, ma senza altri effetti
collaterali. Il giorno successivo la paziente ricevette una seconda iniezione di
Laetrile. Il dolore e la tosse iniziarono a diminuire e così pure vi era meno
materiale secernente dalle masserelle nodulari dell’ascella sinistra. Comunque,
la paziente riferì una sensazione di calore e di prurito nell’area malata. Dopo
la terza iniezione, il dolore si era alleggerito e lo sgradevole odore (fetor)
era scomparso. Dopo la quarta iniezione, lo spurgo di materiale era
completamente cessato e l’area era libera da odori cattivi. Croste multiple
ricoprivano le masserelle in via di guarigione. L’infiammazione e l’indurimento
delle masserelle erano completamente sparite. La struttura della pelle e del
braccio sinistro era ritornata normale. In un periodo di 5 mesi, la paziente
ricevette 50 iniezioni di Laetrile, 9 da 1 grammo, 39 da 2 grammi, e 2 da 2,5
grammi. L’immediata caduta della PAO era controllata con Fenilefrina da 0,3
milligrammi, usata simultaneamente al Laetrile. Durante il periodo di
trattamento la paziente ritornò al lavoro. Il dolore e la tosse erano scomparsi.
Il materiale organico escrescente dalle masserelle nodulari cessò, e così pure
l’odore (fetor). La circonferenza del braccio sinistro si era ridotto da circa
20 pollici (1 pollice = 25 millimetri) a 17 pollici, indicazione di una minore
tumefazione. Oppioidi per controllare il dolore e la tosse non furono più
richiesti. Non furono osservati altri effetti avversi dopo ciascuna iniezione.
In questo caso il trattamento con Laetrile continuò da 7 luglio 1961 fino al
maggio del 1962. In questo lungo periodo di dieci mesi, la paziente ricevette
133 iniezioni di Laetrile, due volte alla settimana o più spesso. Confrontando
prima e dopo le analisi del sangue, si dimostrò un definitivo incremento del
numero dei globuli rossi e dell’emoglobina. Le adenopatie e le tumefazioni
regredirono di una considerevole estensione.
Settimo caso. Ragazzo di 21 anni, 149 libbre di peso, alto 170 pollici (1
pollice = 25 millimetri). PAO = 110/70 millimetri di Mercurio. Diagnosi di
Linfoma di Hodgkin. Una massa era presente davanti all’orecchio destro, ed era
ritornato dopo 4 anni di apparente remissione; quando era stato rimosso, era
stato diagnosticato come Linfoma di Hodgkin; un linfonodo duro, dolorante e
ingrandito era adesso presente nella regione sterno-cleidomastoidea, e misurava
3 x 2 centimetri. Laetrile da 1 grammo fu iniettato in endovena. La PAO scese di
4 mm di Mercurio ma senza ulteriori effetti avversi. Tre giorni dopo il
linfonodo si era ridotto di volume, si era fatto soffice, ed era meno dolorante.
Dopo il sesto giorno tutti i dolori cessarono. In un periodo di 4 mesi, egli
ricevette 27 iniezioni di Laetrile, 10 da 1 grammo e 17 da 2 grammi. Non si
osservarono effetti avversi. Una iniezione, fatta direttamente nella massa
tumorale, fu seguita da prurito e dolore locale. Durante il periodo di
trattamento il paziente ritornò al collegio. Il dolore era assente, l’appetito
buono, il peso incrementato di 13 libbre, e lo stato generale eccellente. I
valori ematici, sotto terapia con Laetrile, erano migliorati.
Ottavo caso. Uomo di 66 anni, 120 libbre di peso, alto 68 pollici (1 pollice =
25 millimetri), PAO = 188/98 millimetri di Mercurio. Diagnosi di cancro
inoperabile della prostata con possibile metastasi al fegato. L’Emoglobina era
di 10 grammi / 100 cc (millilitri) di sangue. Il paziente lamentava nicturia,
ematuria, nausea, vomito, e severo dolore agli inguini e alle cosce. Codeina e
Meperidina erano richieste al bisogno. La pelle e le sclere degli occhi erano
itterici. Aveva dolore da adenopatie ad entrambi gli inguini. Laetrile da 1
grammo fu iniettato per endovena. In sette minuti la PAO scese di 68 millimetri
di Mercurio, e la pelle divenne calda e umida di sudore. Il paziente appariva in
procinto di shock, ma rispose prontamente all’iniezione di Fenilefrina. Il
giorno dopo fu ripetuta l’iniezione di Laetrile. La PAO scese di 10 millimetri
di Mercurio, ma non ci furono reazioni di shock. Dopo la seconda iniezione, i
dolori cessarono e l’impiego degli oppiacei non divenne più obbligatorio. Nausea
e vomito si alleggerirono, e anche l’itterizia si ridusse. In un periodo di 4
giorni egli ricevette tre iniezioni di Laetrile da 1 grammo. Durante questo
periodo egli non ebbe più dolore e gli oppioidi furono assunti in maniera
discontinua. Il sanguinamento dalle urine cessò. Nausea e vomito si
alleggerirono, e l’itterizia diminuì ancora. L’emocromo e le analisi delle urine
non mostrarono variazioni.
Nono caso. Donna di 65 anni, 110 libbre di peso, alto 66 pollici (1 pollice = 25
millimetri), PAO = 160/90 millimetri di Mercurio. Diagnosi di adeno-carcinoma
del pancreas e dell’omento. Emoglobina : 11,5 grammi/100 cc (millilitri) di
sangue. Il fegato era palpabile e noduli dolenti si estendevano fino a 3 pollici
(1 pollice = 25 millimetri) sotto il margine costale. Durante i precedenti sette
mesi prima del ricovero, la paziente aveva sofferto estremi dolori e aveva perso
20 libbre di peso. La Meperidina era richiesta al bisogno. Ella era emaciata,
spossata, itterica e inabile a stare senza assistenza. Il Laetrile da 1 grammo
fu iniettato in endovena. Non ci furono effetti avversi. Una seconda iniezione
fu fatta 4 giorni dopo. Il dolore fu parzialmente risolto e il dosaggio della
Meperidina fu ridotto. I valori ematici e urinari non mostrarono cambiamenti
sotto terapia con Laetrile.
Decimo caso. Ragazzo di 17 anni, 140 libbre di peso, alto 71 pollici, PAO =
110/70. Diagnosi di Linfoma di Hodgkin, con metastasi al torace. Durante gli
ultimi tre mesi prima del ricovero, una grande massa era cresciuta nella regione
sopraclaveare sinistra e aveva raggiunto le dimensioni di un quarto di una
arancia. Il paziente lamentava dolore ad entrambe le ascelle, spossatezza,
nausea e anoressia. Aveva perso 25 libbre ed era itterico. La biopsia confermò
la diagnosi. I linfonodi ascellari erano ingranditi, specialmente sul lato
destro. X-Ray mostravano il progressivo ingrandimento nel torace della massa
nodulare. Laetrile da 1 grammo fu iniettato per endovena. In 5 minuti la PAO
scese di 6 millimetri di Mercurio ma senza altri apparenti effetti. Esaminando
il paziente 2 giorni dopo, si notò che la massa al collo era più soffice e più
piccola. In 5 giorni si ridusse di circa la metà rispetto alle dimensioni
originali, si fece ancora più soffice e divenne mobile. I linfonodi ascellari
erano adesso appena palpabili. Egli era libero da dolori e l’appetito era
ritornato. In un periodo di 5 mesi ricevette 36 iniezioni di Laetrile, 19 da 1
grammo e 17 da 2 grammi. Non ci furono reazioni avverse. Durante il periodo di
trattamento non ci fu dolore e non ci fu ingrandimento della massa sopraclaveare.
L’appetito aumentò e il paziente mise su 24 libbre. Ritornò ai suoi studi. L’emocromo
dimostrò un netto incremento dei globuli rossi e dell’emoglobina.
Casistiche
Interessanti, risultano essere quindi i confronti della ”Medicina Classica
Fitoterapica” a base soprattutto di vitamina B17 (ma anche di alimentazione
deprivata di proteine, vitamina B12, di glucosio e di Sodio, rispetto invece
alle ”moderne” terapie anti-tumorali, tutte a base di Chemioterapia,
Radioterapia e Chirurgia.
Si riporta, a tale scopo, un’indagine retrospettiva sulla cura del Melanoma
attuato dalla “Terapia Gerson” confrontata con “Terapie Convenzionali”
(Chirurgia, Radioterapia, Chemioterapia).
Una indagine di questo tipo fu condotta in USA prendendo in esame pazienti
affetti da Melanoma e che erano sopravvissuti per almeno 5 anni dall’inizio
della terapia. Tale periodo di tempo fu preso come termine, poiché
corrispondente al periodo terminato il quale i pazienti vengono considerati
”curati” secondo i ricercatori oncologici dell’American Cancer Society.
L’indagine retrospettiva metteva a confronto dati di sopravvivenza di malati di
Melanoma che avevano aderito ai protocolli della terapia Gerson (in totale 153
casi di pazienti gersoniani), confrontandoli con l’indice di sopravvivenza
fissato a cinque anni delle terapie convenzionali attualmente in uso, e cioè
Chirurgia, Radioterapia e Chemioterapia, derivati su dati estrapolati dalla
letteratura medica su 16.229 casi (pazienti convenzionali).
Questi ultimi ebbero percentuali di sopravvivenza di gran lunga inferiori a
quelli trattati con la terapia Gerson, morendo in genere entro 1 anno, rispetto
invece ai pazienti gersoniani, per i quali la percentuale di sopravvivenza a
cinque anni fu di quasi il 70% (in realtà fu del 69%).
Tale indagine retrospettiva sul melanoma fu condotta dai membri del Gerson
Institut e da membri del Cancer Prevention and control Program dell’Università
della California, entrambi situati a San Diego. Questa indagine retrospettiva
descriveva tutti i pazienti, anche quelli che non risposero alla terapia Gerson,
e includeva i Melanomi di Grado Primo e Secondo (cioè Melanomi localizzati), di
Grado Terzo A e Terzo B (cioè con metastasi localizzate), di Grado Quarto A
(metastasi diffuse nei linfonodi, nella pelle, e nei tessuti subcutanei) e di
Grado Quarto B (metastasi negli organi viscerali).
Nel settembre del 1995 una rivista medica specializzata pubblicò questo lavoro
con l’articolo ”Aspettativa di vita a cinque anni in pazienti affetti da
Melanoma curati con la terapia dietetica secondo il metodo del dott Gerson:
un’indagine retrospettiva” (Hildebrand, G.L.: Five year survival rates of
melanoma patients treated by diet therapy after the manner of Gerson: a
retrospective review, in Alternative Therapies, vol.1[4], september 1995, pp.
29-37. VEDI ALLEGATO: “MELANOMA”)
Dall’indagine retrospettiva risultò che per tutti i pazienti affetti da Melanoma
di Grado Primo e Secondo (14 pazienti gersoniani e 15.798 pazienti convenzionali
cioè trattati con tecniche tradizionali (Balch, C.M.: Cutaneous melanoma:
prognosis and treatment results word wide, in Semin. Surg. Oncol., No.8, 1992,
pp. 400-414), risultò che il 100% dei pazienti gersoniani era ancora vivo dopo 5
anni, contro invece il 79% dei pazienti convenzionali.
Sempre dalla stessa indagine retrospettiva risultò che per i pazienti affetti da
Melanoma di Grado Terzo (cioè con metastasi localizzate), costituiti da 17
pazienti gersoniani e 103 pazienti convenzionali, questi ultimi curati presso la
clinica tedesca Fachklinik Hornheide (Drepper, H.: The prognosis of patients
with stage III melanoma: prospective long term study of 286 patients of the
Fachlinik Hornheide, in: Cancer, vol. 71, 1993, pp.1239-1246), risultò che l’82%
dei pazienti gersoniani era ancora vivo dopo 5 anni, contro invece il 39% dei
pazienti in terapia convenzionale.
Sempre dalla stessa indagine retrospettiva risultò che per i pazienti affetti da
melanoma di Grado Terzo A e di Grado Terzo B, costituiti da 33 pazienti
gersoniani e 134 pazienti in terapia convenzionale, questi ultimi curati presso
la clinica tedesca Fachklinik Hornheide (Drepper, H.: The prognosis of patients
with stage III melanoma: prospective long term study of 286 patients of the
Fachlinik Hornheide, in: Cancer, vol. 71, 1993, pp.1239-1246), risultò che il
71% dei pazienti gersoniani era ancora vivo dopo 5 anni, contro invece il 41%
dei pazienti in terapia convenzionale.
Sempre dalla stessa indagine retrospettiva risultò che per i pazienti affetti da
Melanoma di Grado Quarto A, costituiti da 18 pazienti gersoniani e 194 pazienti
in terapia convenzionale studiati dall’Eastern Cooperative Oncology Group (Ryan
L.: Prognostic factors in metastatic melanoma, in: Cancer, vol. 71, 1993, pp.
2995-3005), ), risultò che il 39% dei pazienti gersoniani era ancora vivo dopo 5
anni, contro invece il 6% dei pazienti in terapia convenzionale.
La percentuale di sopravvivenza per il Melanoma di Grado Quarto B non fu
valutata.
Infine, dei 153 pazienti gersoniani arruolati nello studio, 71 di essi non
figurano nelle liste finali, poiché mancanti di dati di follow up, o perchè
morirono per cause estranee al Melanoma, o perché smisero di tenersi in contatto
con i ricercatori.
In un altro lavoro, del 1962 (Morrone J.: Chemotherapy of inoperable Cancer.
Preliminary report of 10 cases trated with Laetrile, Exp. Med. Surg., 20, pp.:
299-308, 1962, VEDI ALLEGATO: Morrone), in dieci casi clinici in stadio avanzato
di cancro, non trattati con Chemio, si dimostrò la buona efficacia clinica della
vitamina B17, che addirittura dimostrava di risolvere il caratteristico “fetor“
dei carcinomi mammari ulcerati all’esterno, con remissione clinica di tutti i
casi clinici considerati.
Nel 1994, il prof. Binzen pubblicò i risultati da lui ottenuti trattando i
pazienti con Laetrile negli anni 1974-1991. Su una casistica comprendente 180
pazienti che presentavano cancro primario (non metastatizzato e circoscritto ad
un singolo organo o tessuto), 131 erano ancora vivi nel 1991, data in cui veniva
pubblicato il rapporto. A quel tempo, 58 pazienti erano stati seguiti per un
periodo dai 2 a 4 anni, mentre 80 di essi avevano avuto un follow-up medico per
un periodo di 5-18 anni. Dei 42 pazienti che erano deceduti nel 1991, 23 erano
morti a causa del cancro contratto, 12 per “cause non connesse” e 7 per “cause
sconosciute” (Binzel E.P.: “Alive and Well”, VEDI ALLEGATO: “Alive and Well “).
Tra i pazienti che presentavano metastatizzazione, 32 su 108 erano morti della
loro malattia, 6 per “cause non connesse”, e 9 per “cause sconosciute”. Dei 61
pazienti ancora vivi nel 1991, 30 avevano avuto un follow-up medico di 2-4 anni,
31 erano stati seguiti per un periodo di 5-18 anni.
Da un’altra casistica, quella del dott. John A. Richardson, del 1976, risultano
documentati oltre 6.000 casi che dimostrano un effetto positivo della vitamina
B17 contro il cancro.
Esistono 4.800 casi documentati e attentamente studiati dal dott. Ernesto
Contreras, selezionati fra circa 10.000 cartelle cliniche raccolte in 14 anni di
esperienze con il Laetrile, cartelle cliniche che salgono a circa 100.000
considerando anche i casi clinici osservati fino all’anno 2000. Parte di questa
casistica è disponibile alla clinica Oasis of Hope di Tijuana (VEDI ALLEGATO:
Contreras).
Il dott. Paul Wedel dell’Oregon, anche lui guarito dal cancro con vitamina B17 e
dieta simil-gersoniana, ha documentato circa 4.000 casi di trattamento
metabolico.
Altri 1.000 casi sono stati documentati dal dott. Manuel Navarro dell’Università
Santo Tomas di Manila, Filippine.
Addirittura, lo stesso governo messicano, sotto la guida del dott. Mario Soto de
Leon, direttore medico della Cydel Clinic di Tijuana, sta monitorando circa
cento pazienti in terapia metabolica simil-gersoniana con vitamina B17.
In Germania, il dott. Hans Nieper ha documentato circa 1.000 casi
(http://www.mwt.net/~drbrewer )
Interessante considerare che casi clinici come quelli del sig. Glen Rutherford
del Kansas, guariti completamente a Tijuana, sono inseriti negli archivi dei
tribunali come “cure”.
Curiosamente, anche personaggi politici di una certa rilevanza, come
l’ex-presidente americano Reagan asserirono più volte il diritto di scegliere
liberamente il Laetrile come trattamento per il cancro (“Mike Blair: Reagan
reaffirms Laetrile backing. Even as federal bureaucrats were tryng to bury
Laetrile with a rigged report, President Reagan was reasserting his view that
people should be free to use the substance….”).
Se il cancro appare misterioso e spaventoso, è perchè la società lo ha
confezionato in questo modo. Ma la realtà è che il genere umano è stato sempre
afflitto nel passato da malattie, quelle che la Storia ricorda come “incurabili”
e che queste furono sconfitte dalla semplice modifica dell’alimentazione e da
una semplice vitamina.
Il cancro, quindi, non è altro che una malattia metabolica, cronico-degenerativa,
dovuta alla carenza cronica di vitamine naturali fra cui, soprattutto, la
vitamina B17.
Ricordiamo le altre malattie “incurabili”:
Scorbuto (tasso di mortalità variabile, debellata dalla vitamina C);
Pellagra (tasso di mortalità del 97%; debellata dalla Niacina o vitamina B3);
Anemia perniciosa (tasso di mortalità del 99%, debellata dalla vitamina B12 e
dall’acido folico);
Beri Beri (tasso di mortalità del 99%, debellata dalla Tiamina o vitamina B1);
Dott. Giuseppe Nacci
Medico Chirurgo
Specialista in Medicina Nucleare
www.lecurenaturali.com
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