Dalla Russia con…(cl)amore:
“The Russian Garbage Brothers”…verso la leggenda


 

E stando buonini buonini (pare quasi vero!!!), un altro anno se ne passò...Ed ecco “Torcolov il Terribile”..., ooops, scusate la dizione russa sfuggitaci nostro malgrado, capirete poi il perché...Naturalmente, volevamo dire ecco Torcolini l’Impareggiabile, offrirci l’ennesima occasione per cogliere la nostra “vendetta”...puramente artistica, s’intende: il Supremo Organizzatore stabilisce che il 22 maggio 1988 si terrà il solito festival che stavolta sarà “Grillo d’Oro” e “Cicala” insieme, vale a dire vedrà partecipare e scontrarsi, ovviamente nelle loro rispettive categorie, bambini ed adulti.

Senza la minima esitazione, i Magnifici (?) Sei  più le Due Splendide (?) Sorelle Note danno la loro adesione anche stavolta. Sono freddi, convinti, determinati e animati da un unico pensiero, un unico imperativo categorico: vincere ora o mai più! Sarà sfida all’ultimo sangue...cioè, all’ultima nota: o vittoria o morte! Peggio che nella famigerata “Sfida all’Ok Corral”!

La formazione, tra cantanti e strumentisti, è pressocché immutata, eccezion fatta per un elemento che viene ad aggiungersi e che solo in seguito si capirà quanto ci si sarebbe potuti ampiamente risparmiare...Infatti, poiché in alcuni dei pezzi scelti c’è un certo uso di fiati, si opta per l’inserimento della tromba, suonata (parole grossissime!!!) da un ragazzo nemmeno ventenne, tale Claudio, il quale, dopo le sue a dir poco terrificanti ma di certo più uniche che rare performance, salirà agli onori della cronaca, seppur... parrocchiale o, per meglio dire (ci si passi il neologismo) garbagiana, con il meraviglioso ed assai azzeccato soprannome de “il Trombettista Pazzo”, ideato da Fabio (tanto per cambiare!!) presumibilmente sul modello de “il Cappellaio Matto” di “Alice nel Paese delle Meraviglie”: ogni commento è superfluo. 

E dire che, ovviamente, l’avevamo intuito subito, sin dalla prima prova, che non sarebbe stato proprio il caso...Ma, come già detto, il cuore (ed anche il masochismo, in verità...) dei Garbage è sempre stato grandissimo; così, non avemmo il coraggio di deludere il ragazzo dopo avergli fatto cullare giustificabili sogni di gloria, e lo tenemmo con noi, nonostante che quel che gli  usciva dalla tromba, più che note o semplici suoni, erano puri...rumori, che per di più ne ricordavano altri di natura assai meno nobile e poco elegante...Ci siamo capiti, vero??!!! Ormai, però, il dado era tratto e...il danno fatto!

Ma veniamo alle cose serie: quali brani scegliere per conseguire una vittoria a mani basse divertendosi come e più del solito? Fabio e Silvia, quelli con più conoscenze in campo musicale ed anche...più tempo libero a disposizione, ebbero il loro daffare a scervellarsi. Così, probabilmente s’erano ormai davvero stancati troppo, perché venne loro in mente una proposta piuttosto cervellotica soprattutto se si considera il target musicalmente limitato cui essa sarebbe stata rivolta: fare un medley, ossia una parodia “mista” di due classici del blues d’annata - di per sé stupendi e non discutibili, si badi bene, eh! - quali “Sixteen Tons”, di Merle Travis, e “Minnie the Moocher”, nientedimeno che del fantastico Cab Calloway, apparso nel film “The Blues Brothers” ma in verità grandissimo musicista e showman del “Cotton Club” (ricordate il famosissimo locale negro-american blues degli anni ‘20-’30 immortalato nell’altrettanto famoso, omonimo film di Milos Forman?). Miscelando la traduzione dei titoli originali, l’orrendo, ma veramente orrendo titolo in italiano sarebbe stato ”Minnie, l’impicciona da...sedici tonnellate” (sic!) [ad onor del vero, letteralmente nello slang americano il termine moocher significa “scroccone/a”, e non “impiccione/a” come invece viene fatto dire a Calloway nel film, non si sa se per (opinabilissima) scelta stilistica oppure…crassa ignoranza dei traduttori italiani! Più probabile che sia ”la seconda che abbiamo detto”…]. E’ evidente che quel giorno Fabio e Silvia erano scarsamente lucidi: forse era il segno che le meningi stavano lì lì per fondere!!! Ed il bello fu che insistettero pure con gli altri per riceverne approvazione!!! Approvazione che, ovviamente, fu loro negata...Beh, ogni tanto una bocciatura fa bene a tutti, anche ai più Grandi, eh! Tanto, comunque, il pubblico non sarebbe stato maturo per apprezzare una simile scelta musicale, quindi...

Così, per quel giorno soprassedettero, mettendosi a riposo, per poi, a mente fresca, rimettercisi a pensare. E stavolta, l’afflato artistico - loro tratto distintivo - non li tradì, e l’ispirazione giunse bella, forte e chiara. Rivelando un insospettabile senso a dir poco profetico (che siamo però più portati a credere...casuale) della Storia, pensarono che fosse decisamente giunta l’ora di volgersi  ad...Est, ed in particolare all’Unione Sovietica, in auge all’epoca per via di Gorbaciov e della sua perestroika! Era forse l’ultima occasione per farlo. Si era infatti nel 1988: di lì a pochi mesi, uno dopo l’altro, sarebbero caduti tutti i regimi comunisti dell’area balcanica nonchè il famigerato Muro di Berlino, per l’appunto...E dunque, perché non travestirsi da cosacchi e scegliere quale pezzo portante dell’esibizione il famoso brano folkloristico russo tratto dalla danza del “Casatschok”?

Beh, questa è la spiegazione “colta”, naturalmente...

In verità, la scelta fu un tantino obbligata: dopo il travestimento da neri americani, quello da scozzesi e quello da messicani, i mascheramenti erano ormai alquanto esauriti, che altro ci si sarebbe potuti mai inventare??!! Comunque sia stato, storicamente parlando le cose andarono proprio nel modo in cui sopra, per cui alla fine risultammo profetici in ogni caso!

            Oltre al “Casatchok” - molto opportunamente trasformato nel ben più adatto ed esilarante  “Sottoshock”, con testo che dipingeva i Garbage come “la crema della teppa proveniente dalla steppa”, veri e propri avanzi di galera/balera che si opponevano a tempo di rock alla repressione ed ai diktat del tiranno...”Torcolov” – trovammo il modo di infilare nell’ormai canonica terna altri due stupendi e trascinantissimi pezzi di Renzo Arbore, “Rock & Rollo” – con la magistrale aggiunta, ad opera di Silvia, dell’inciso di “Back in USSR” dei Beatles che, ci perdonino i quattro Baronetti di Liverpool, sembrava proprio fatto ad hoc – e “Rogne”, uno scatenatissimo rock & roll “contro il logorio della vita moderna” (chi di noi non ricorda il tormentone della famosa pubblicità anni ’60 del Cynar, con il Grande Ernesto Calindri seduto a tavola con tanto di tovaglia a quadretti  in mezzo alle auto che gli sfrecciano intorno come saette??), che dava maniera di prodursi anche in un carinissimo balletto alla “Bluebelles”...

Le idee di cui sopra – esposte da Fabio, Silvia e Marco agli altri, vennero accolte con grande entusiamo ed approvate all’unanimità dalla band: ci si rese subito conto che potenzialmente il risultato sarebbe potuto essere davvero un capolavoro! Stavolta, ci si riunì nell’allora casa di Fabio e Silvia che – ahinoi, molto erroneamente! – si pensava potesse essere il luogo più libero e tranquillo dove poter discutere ed eventualmente provare in pace...

Mai speranza fu più mal riposta!

Purtroppo, non si erano fatti bene i conti con la famiglia di assoluti nevrastenici-paranoici-psicopatici abitante al piano di sotto, composta da madre (troglodita), figlia (folle) e figlio (fuori di testa) dall’aspetto, anche esteriore, davvero terrificante, per non dire mostruoso: però, niente male come quadretto familiare, eh? Che figurone avrebbero fatto in un film di Hitchcock od anche in una di quelle pellicole dell’orrore americane tipo “Frankenstein” o “L’uomo lupo”, lasciando perdere “La Famiglia Addams” perché quella almeno faceva ridere!! Sfortunatamente, però anziché ad Hollywood, questi bei tipi qui risiedevano proprio in quel di…Primavalle, e, benché l’intero condominio li aborrisse e non ne potesse più di loro, nessuno li avrebbe mai fatti schiodare di lì né era possibile ridurli all’impotenza od almeno al silenzio!

Non si poteva nemmeno muovere con tutta cautela una delle sedie, provviste peraltro di gommini attutenti, che ciò era sufficiente a scatenare l’inferno nei loro cervelli (?)...Il che li conduceva a...scatenare l’inferno anche al di fuori di se stessi, con urla disumane, colpi a ripetizione di bastoni contro i soffitti ormai ridotti a gruviera, lancio di oggetti contundenti e telefonate al 113!!! Lo facevano normalmente anche quando Fabio e Silvia si trovavano in casa da soli, figurarsi quando avevano degli ospiti!!!

 Così, le riunioni e le prove dovettero necessariamente esser fatte in stile...”Pantera Rosa”: movimenti pressocché impercettibili, sussurri e bisbigli!!! Potete immaginare da soli il grottesco della situazione: i Garbage Brothers, casinisti per eccellenza, che provano col silenziatore!!! E poi, il momento più bello, quello dello slancio creativo, represso per colpa di tre esseri infernali...D’accordo, saranno stati pure malati, poverini, ma di certo non avrebbero dovuto esser lasciati, abbandonati a se stessi e senza controllo alcuno, ad abitare all’interno di un normale palazzo per la disperazione dei poveri condomini!

Ma, come avrete ormai capito, i Garbage - e pure le Sorelle Note - son sempre stati tipi assai “tosti” e ben duri a morire, e dato che, come dicono gli Inglesi, “when the going gets tough, the tough get going”, ossia, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare, non mollammo, e portammo a termine il nostro “lavoro”. Dopo tutto, anche noi, come i mitici “Blues Brothers”, potevamo dire di essere, in un certo qual modo, “in missione per conto di Dio”...E la missione era quella di prepararci alla grande, divertirci, far divertire e...vincere...vincere...vincere! Nulla avrebbe potuto veramente distoglierci dall’obiettivo finale!

Così, decidemmo a tavolino anche tutti i dettagli del Russian look dei “sei cosacchi”: pantaloni neri e stivaloni in cui infilarli alla zuava non furono certo un problema, ma il resto richiese una progettazione alquanto articolata.

Per quanto riguarda le casacche, esse furono fatte cucire da una sarta di nostra conoscenza, ognuna in raso lucido di un colore pastello diverso dall’altro, con tanto di abbottonatura laterale e maniche a sbuffo. Quanto ai colbacchi neri o giù di lì, tre vennero momentaneamente sottratti a dei manichini da vetrina come già fatto in precedenza per le pagliette dei neri americani di “Smorza ‘e llights”; il quarto fu preso in prestito da uno dei preti della parrocchia, Padre Giuseppe (più noto come “John Belushi” per la somiglianza e le...rotondità) il quale aveva il coraggio di annoverarlo fra i capi del suo guardaroba; e gli ultimi due...beh, in qualche modo uscirono fuori!

Bisognava poi provvedere a barbe e a baffi, perché, signori, diciamolo, avete mai visto dei cosacchi, veri o fittizi in film, spettacoli, ecc., stare senza??!! Impossibile! E quindi partimmo alla ricerca del prezioso pelame - che, tra l’altro, sarebbe dovuto pure essere alquanto “consistente” per conferire una certa credibilità - nonché del mastice necessario a tenere su il tutto: con una discreta mobilitazione nei soliti negozi di articoli carnevaleschi di cui ormai potevamo considerarci clienti....onorari, riuscimmo piuttosto facilmente nell’intento.

Infine, ecco un tocco di classe ad illuminare il tutto, un’idea di Marco che ci trovò subito tutti d’accordo, naturalmente: una maglietta bianca con sovrimpresso il nome della band a caratteri iridati da indossare sotto la casacca, ma da mostrare al pubblico solo al momento dell’esecuzione del brano finale! Geniale: un auto-spot per gli stessi Garbage, che nel contempo dava pure la bella soddisfazione di vedere il proprio “marchio”  ufficialmente riprodotto (tanto, nessuno ci insidiava di certo i diritti d’autore che erano decisamente tutti...nostri!) La stampa fu fatta fare nientepopodimeno che in quel di via...del Corso: la classe non è acqua!

E così, il Russian look era sistemato, e pure alla grande!

Anche le prove musicali furono più che confortanti: tanto per dirne una, i due vocioni da basso di Angelo e Fabio andavano a nozze con i cori alla russa del Casatchok, ma in generale veniva tutto piuttosto bene. Ci demmo dentro pure con le coreografie che erano brevi ma si capiva che, una volta che i sei fossero stati travestiti, sarebbero risultate esilaranti...

 Un pomeriggio, mentre, come al solito, stavamo oziando sul piazzale della parrocchia, dal sottostante teatro, dove stavano provando altri concorrenti alla manifestazione, ci giunse il canto di una voce di uomo davvero bella: incuriositi, mollammo su due piedi quel che stavamo facendo (un bel niente, come il più delle volte...fuorché parlare o, per meglio dire con una “botta” di autocritica…sparlare!) e corremmo giù a vedere chi fosse costui...La melodia - notissima, bella, trionfale nonché vocalmente complicata nel ritornello assai acuto e potente - che la voce stava interpretando era quella di “Perdere l’amore”, il brano col quale il Grande Massimo Ranieri aveva vinto a mani basse il Festival di Sanremo appena tra mesi prima...Ebbene, non ci crederete gente, ma sembrava proprio lui!!!...Eravamo esterrefatti: ci conoscevamo tutti in quell’ambiente ma una voce così non l’avevamo mai sentita prima d’allora, e l’avremmo di certo ben notata! Doveva essere per forza un “esterno”...che però veniva ad insidiare la nostra...vittoria!

Alquanto occupati e...preoccupati da tali pensieri, entrammo in sala ma non riuscimmo a vedere subito di chi si trattasse: provava accompagnato unicamente dalla tastiera, ma aveva intorno un capannello di gente che ci copriva la visuale...Allora, ci avvicinammo e, sorpresa delle sorprese, chi era mai che stava cantando in quel modo superlativo???

Ma il nostro bassista Pino Di Prima!!!

Non potevamo crederci! Rimanemmo di sasso: che fosse un musicista bravo e preparato, con tanto di conservatorio alle spalle, era notorio, ma che possedesse una simile voce ed un simile talento, chi l’aveva mai saputo?? L’aveva tenuto nascosto davvero bene, non c’era che dire! Così come aveva taciuto il fatto che si fosse iscritto alla gara anche come singolo interprete, oltre che con noi Garbage!...

Tuttavia, conoscendo la sua indole e la sua modestia, non dubitammo un attimo della sua buona fede: infatti, s’era deciso a concorrere solo dietro le insistenze di alcuni altri suoi amici a conoscenza della sua bravura di cantante, e quindi, di certo, non aveva voluto nascondere nulla, era solo schivo. Ripresici dalla sorpresa che fu davvero grande, ne fummo felici per lui e ci complimentammo tutti sinceramente...

Tuttavia, ora sapevamo di avere un serio, serissimo rivale per la vittoria finale: una discreta complicazione, no? Ma non ci perdemmo affatto d’animo, anzi, se possibile, cio costituì uno stimolo in più!

INDICE

Prologo

Genesi ed esordio di una “band” epocale: 
“The Negro-American Garbage Brothers”



Un  Mito…in “kilt”: 
I “Mc…Garbage Brothers”



Un sombrero per…amico: 
“The Mexican Garbage Brothers”



Dalla Russia con…(cl)amore:
“The Russian Garbage Brothers”…verso la leggenda


“Scontro” finale:
apoteosi e trionfo dei “Garbage Brothers”



Epilogo


Ringraziamenti
 




 

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