Un sombrero ... per amico: 
“The Mexican Garbage Brothers”
 

Si giunse così all’anno dopo, il 1987: ed eccoci nuovamente riuniti sul piazzale della parrocchia a decidere di iscriverci e gareggiare a “La Cicala” che Torcolini,  anno dopo anno, primavera dopo primavera, continuava inesorabilmente ed ostinatamente ad organizzare...

Dovemmo però fare i conti con la defezione del “naccherista” Francesco il quale, si chiamò fuori per motivi ancor oggi non ben acclarati ma - abbiamo modo di ritenere -  sostanzialmente identici a quelli di ordine filosofico-ideologico-sociale addotti in precedenza dagli altri due “fuggiaschi” Carlo Tonnarini e Roberto Pula: s’era “rotto” anche lui!!!!...Impossibile da credere, eh?...La cosa, come potete immaginare, ci creò non pochi problemi gettandoci in una forte angoscia (!): mai e poi mai avremmo potuto trovare un altro così meravigliosamente bravo come lui a far “ginnastica napoletana” con le nacch..., pardon!...a “suonare” le nacchere, volevamo dire naturalmente!!!

Comunque sia, dopo un primo momento di sconforto, ci riprendemmo alla grande. Infatti, se è vero, come si dice, che i gatti hanno sette vite, beh, allora possiamo a tutt’oggi affermare che verosimilmente i Garbage, ne hanno…quattordici, ventuno, ventotto e via dicendo, Cari Lor Signori! In una parola, sono pressocché…IMMORTALI! Ragion per cui, abbandonammo le nacchere senza rimpianto alcuno, ed affidammmo il posto di Francesco alla new entry Tonino Martini, prescelto per indubbie doti musicali e di showman, in verità più da artista on the road ma andò bene così.

Ed eccoci di nuovo ad alambiccarci il cervello circa i nuovi brani ed il travestimento da scegliere: per farlo, ci riunimmo a casa Flavioni. Oltre a Fulvia che ci ospitava, eravamo più o meno i soliti quattro: Fabio, Marco, Massimo, Silvia...E come venne, come non venne, mentre quest’ultima schitarrava, ecco giungere l’ispirazione che ci porta ad intonare nientepopodimeno che il famosissimo ritornello de “El Pompompero”: certo, un canto assai usato, per non dire abusato, ma...lo si poteva ben variare ed arricchire, ed inoltre, data la sua origine ispano-messicana, ci avrebbe permesso di attuare un Mexican look di tutto riguardo!

Detto fatto: in men che non si dica, su musica in tema componemmo due strofe a dir poco esilaranti che narravano la storia di un incontro amoroso assai caliente e...dannoso per il povero peone  protagonista che ne usciva con le ossa – quelle vere, non quelle metaforiche - letteralmente...rotte! Il tutto era preceduto dal jingle di una vecchia pubblicità televisiva davvero assai graziosa, la quale dava modo di ridere e far ridere con una piccola gag su “Miguel”, il messicano tipico, amante della siesta e del dolce far niente, magistralmente interpretato da Marco, la cui mimica e naturalezza sul palco sono sempre state eccezionali: creare e amalgamare il tutto fu davvero spassoso!

Per il secondo brano, restammo in tema amoroso scegliendo “Una ragazza in due”, uno slow assai ben ritmato, nostro vecchio “pallino” ma anche, oggettivamente, uno dei più bei pezzi degli anni ’60 che, dall’originale in inglese, era stato inciso in italiano da quei soliti  furboni de I Giganti.

Come terzo ed ultimo pezzo, ovviamente, per rimanere fedeli alla nostra raffinata poetica del...“buttarla in caciara”, volevamo qualcosa che fosse veloce, coinvolgente e divertente, e dove andammo mai a pescare per trovarlo? Ma nel repertorio di Renzo Arbore, naturalmente! “Però quanno te dico vattènne”, pervaso da uno humour al vetriolo ed utilizzante un dialetto simil cispadan-napoletano, faceva veramente al caso nostro. In esso si sbugiardavano e si mettevano alla berlina quelle relazioni amicali e sentimentali  basate – come, ahinoi, molto spesso avviene nella realtà – su “altruistiche” strategie di puro sfruttamento e di bieco tornaconto applicate gli uni verso gli altri dagli ”amorevoli” esseri umani (altro che “Ama il prossimo tuo come te stesso”!!!...) 

Gli strumentisti sarebbero rimasti gli stessi, eccezion fatta – e che eccezione, ahiahiahiahi!!!.....- per il batterista: infatti non essendo disponibile il grandissimo, pressocché insostituibile (non ce ne voglia il successore) Biagio, reclutammo tale Tony Zito che, a dispetto del nome da sicario mafioso o, nella migliore delle ipotesi, da “discotecaro da Febbre del Sabato Sera”, per fortuna nulla aveva a che fare né con l’una né con l’altra. Semplicemente, da qualche tempo frequentava il nostro circolo e si dilettava di percussioni. Comunque, tutto sommato, non se la cavò poi così male (dimenticavamo: altra dote dei Garbage, è sempre stata un’estrema clemenza...).

Per quel che concerne il Mexican look di cui sopra, va detto che provvedere non si rivelò poi così facilissimo come supposto, e qualche inconveniente effettivamente si verificò: i sei poncho furono rimediati per grazia divina, elemosinandoli a destra e manca. Quanto ai sei sombreri, beh, si cercò davvero in lungo e in largo, arrivando, in base ad indicazioni probabilmente di...buontemponi, su di un litorale, sino a Passoscuro (perché proprio lì poi? boh!), e sull’altro addirittura fino a Terracina (???) - in pratica, un bel…coast to coast nostrano! - per poi trovarli a...pochi metri da casa, in un negozio di articoli carnevaleschi della cui esistenza eravamo assolutamente all’oscuro ma sulla cui soglia ci incontrammo del tutto casualmente in più di uno, finendo a riderne come matti!!! Meglio tardi che mai, comunque sia...I baffi, c’era chi già li aveva al naturale; chi ne era sprovvisto, se li...disegnò! I capelli, come al solito e più che mai, potremmo dire, vennero ricoperti – come consigliato dai migliori tricologi (!) - da una quintalata di gelatina, e pettinati all’indietro alla “Rodolfo…Lavandino”…pardon, ”Valentino”!

Infine, per dirla con il titolo di un noto quanto pessimo film giallo degli anni ’80 ambientato nel mondo della moda milanese, ”Sotto il vestito…” anzi, sotto il poncho...NIENTE!!!....

MICA C’AVRETE CREDUTO, EH???!!!!...Ma no, certo che no: allora, se proprio vogliamo, a maggior ragione l’avrebbero dovuto fare i Mc…Garbage, indossando il kilt e basta, come si dice che gli scozzesi facciano veramente...Figurarsi, poi, proprio tra i bigotti e bacchettoni che giravano in parrocchia!!!...Saremmo stati scomunicati...a divinis...a humanis...A TUTTO!!!! I Garbage Brothers, da veri “signori” dello smart-kitsch (una sorta di elegante...pacchianeria, difficile da immaginare, eh?), scelsero invece di indossare delle stupende camicie per così dire “arabescate”, decisamente colorate, per lo più di raso e comunque molto appariscenti: sarebbero servite al momento dello scatenatissimo pezzo finale, quando si sarebbero tolti il poncho facendole apparire in tutto il loro splendore!

Insomma, anche stavolta, con la solita trepidazione ed ansia da esibizione, si giunse al giorno fatidico: il 10 maggio 1987. Di diverso, rispetto alle volte precedenti, vi fu che (con decisione sempre molto “democratica”, indovinate un pò di chi? Ma di Torcolini, naturalmente!) la manifestazione si svolse non nel chiuso del teatro, bensì all’aperto e pure di pomeriggio, con il palco (parole grosse!...) allestito ad un’estremità del Campetto Parrocchiale – in muratura, eh! - da basket/pallavolo/calcetto...Dietro al quale campetto sorgeva una vera e propria casetta in stile “Biancaneve e i sette nani”, eretta dai preti anni prima e usata come sede dei Boyscout: essa, se non altro, fu utilizzata dagli artisti (leggi: Garbage, e basta!) per la vestizione, ma purtroppo l’audio dei nostri filmati dietro le quinte risultò seriamente compromesso dal canto ultramplificato e distorto di coloro che si stavano esibendo appena dietro la sottile parete!

Com’è facilmente immaginabile, lo spoetizzante spostamento “in esterna” causò non pochi “problemini” sia per l’acustica che per l’amplificazione non abbastanza sofisticata, le quali ne risultarono entrambe alquanto penalizzate, con maggiori difficoltà di ritorno del suono per chi si esibiva, nonché un ridotto effetto scenografico, senza il bel contrasto tra il buio della sala e le luci artificiali...Ma tant’è! Ci si dovette adattare...

E, tutto sommato, possiamo dire che ci adattammo alla grande, via! Beh, a parte un’accelerazione...centripeta, centrifuga e chi più ne ha, più ne metta, nella quale, nel corso del terzo brano, si produsse il nuovo batterista, rischiando di far finire i Garbage non in gloria, bensì piuttosto in...malora! Dopo, interrogato in merito, si giustificò sostenendo che l’aveva fatto apposta (??? MA DE CHE??? Ma chi c’ha mai creduto, caro Zito!!!) Comunque, nonostante il suo errore, i Garbage furono encomiabili e se la cavarono egregiamente, ricevendo forte plauso ed apprezzamento i quali, tuttavia, non fruttarono loro che un 4° posto...Beh, se non altro, rispetto al 7° piazzamento dell’anno prima, un certo qual miglioramento c’era stato...Ancora una volta, però, la meritata vittoria fu loro negata! Ed ingoiarono anche ‘st’altra ingiustizia...

Non molto tempo dopo, i Garbage vennero poi chiamati a prodursi nuovamente nella stessa esibizione; l’Infaticabile Torcolini aveva infatti pensato bene di “esportare” in blocco l’intera manifestazione de “La Cicala” - pur privandola, in questo caso, del “brivido” della gara - presso una parrocchia limitrofa, sita in zona Aurelio. Di buono vi fu che stavolta il tutto si svolse non all’aperto, bensì nel chiuso di una discreto teatro, con notevole, ovvio miglioramento della qualità e della resa tecniche della nostra performance la quale, tuttavia, fra mura non “amiche”, risultò per forza di cose decisamente più freddina, per non dire asettica…Una trasferta che comunque fu un buon banco di prova ed una più che degna conclusione della fase “messicana”: ora, Garbage e Sorelle Note erano davvero pronti per gettare il cuore oltre l’ostacolo e “volare” alti…

 

INDICE

Prologo

Genesi ed esordio di una “band” epocale: 
“The Negro-American Garbage Brothers”



Un  Mito…in “kilt”: 
I “Mc…Garbage Brothers”



Un sombrero per…amico: 
“The Mexican Garbage Brothers”


Dalla Russia con…(cl)amore:
“The Russian Garbage Brothers”…verso la leggenda



“Scontro” finale:
apoteosi e trionfo dei “Garbage Brothers”



Epilogo


Ringraziamenti
 




 

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