Il Bene
ed il
male

Esecuzioni capitali:
la Cina ha fatto boom

Nel 2001 in Cina, le condanne a morte sono state più delle vittime dell’11 settembre.

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di  Maurizio Blondet


Gli investitori globali amano la Cina, e non a caso: là la produttività altissima del lavoro (in confronto ai salari bassi) retribuisce ottimamente il capitale. Per questo la Cina è stata accolta a braccia aperte nel Wto, e insomma nel mercato mondiale. Oggi Amnesty International c'informa di un altro prodigio di "produttività" cinese: le esecuzioni capitali. Contro le 3048 condanne a morte eseguite nel 2001, ben 2468 portano il timbro di Pechino con un incremento di oltre il 50% rispetto all'anno precedente. Il raddoppio della "produzione" in un anno: nessun'altra merce Made in China, nonostante la frenetica laboriosità locale, può vantare una simile crescita.


C'è da... sognare. In un solo anno, la Cina ha eliminato "legalmente" più persone di quante al-Qaeda sia riuscita a uccidere col suo famigerato atto terroristico contro i grattacieli del World Trade Center.


Naturalmente, risultati così "eccezionali" non si ottengono senza un efficiente ampliamento della "materia prima", ossia degli imputati. La Cina non si limita a condannare a morte i colpevoli di omicidio; là è passibile di esecuzione capitale l'evasore fiscale, il furbo che froda l'assicurazione e chi vende cibi avariati. Per non parlare di quanti, sia pur lontanamente, si rendano colpevoli di "separatismo" e di complicità negli "sconfinamenti dal Tibet", insomma chi aiuti qualcuno a fuggire dal Paese himalayano occupato dai soldati di Pechino.


L'industria della pena capitale, dunque, funziona a pieno ritmo, persino come forma di economico intrattenimento pubblico: alle esecuzioni assistono - su "invito" non rifiutabile - migliaia di persone . E si avvantaggia di un'attenzione alla riduzione dei costi, da far invidia ai manager laureati alla Bocconi: il proiettile sparato alla nuca del condannato viene addebitato ai parenti (si rilascia ricevuta). Dato il numero degli eliminati, il risparmio si fa sentire. È anche un interessante esempio di semi-privatizzazione del settore, che la Cina ha da tempo adottato anche in altri comparti: gli scolari messi a fabbricare giocattoli per pagare gli stipendi agli insegnanti pubblici. È il bello del mercato, ragazzi. L'ideale: il liberismo senza libertà, e la repressione finanziata dalle famiglie, che non pesa sullo Stato. Un orrore dei nostri giorni.

di  Maurizio Blondet
Avvenire, 11 aprile 2002

Commento:

 

Galimberti non finisce di sorprenderci. Volendo sperare che la sua posizione sia più unica che rara, non possiamo non reagire.


Il male non è un dono, che sia comune agli uomini non ne fa un conforto.


Il senso del bene è come un sesto senso, cioè un principio di conoscenza e di azione positiva al pari degli altri cinque sensi: il male è una negazione di questo e infatti produce dolore, concreto e fisico, come si vede dagli articoli citati. Solo l’ostinazione nel cinismo può non far sentire questo dolore. Il Papa ci ha detto di pregare per i cuori “ostinati”: che ritornino dei cuori, cioè sensibili al bene, perché più passano i giorni - più si accumulano morti - e più si comprende la necessità di una tale preghiera.


È il bene che avvicina, non il male: riusciamo ad amare gli altri, a guardarli in modo comprensivo e accogliente, se ci sentiamo noi amati ed accolti. Tanto che nelle situazioni più estreme, può accadere l’impensabile: nel bellissimo libro di Antonio Socci, I nuovi perseguitati, è riportata questa frase di un monaco algerino ucciso nel 1996: «E anche tu, amico dell’ultimo istante, che non saprai quello che starai facendo, sì, anche per te voglia io dire questo “GRAZIE”, e questo “AD-DIO” (…) E che ci sia dato di incontrarci di nuovo, ladroni colmati di gioia, in paradiso (…)».


Per essere uomini, abbiamo bisogno di un bene capace di sottomettere anche il nostro male.

   
  • Giacomo Galeazzi
    Sconsacriamo un simbolo della cristianità
    La Stampa, 9 aprile 2002
    «I monaci vengono chiamati nella Chiesa soltanto quando i guerriglieri hanno bisogno di qualcosa e per fare ciò devono passare nel cortile ed esporsi così ai tiratori scelti israeliani».

  • Angelo Faletti
    Colombia, strage delle Farc. Un prete ucciso e due rapiti
    Avvenire, 9 aprile 2002
    Solo ad aprile, in Colombia: un attentato causa 14 morti e 70 feriti; un sacerdote viene ucciso mentre distribuisce la comunione nella sua parrocchia; due sacerdoti rapiti.

  • Maurizio Blondet
    Esecuzioni capitali: la Cina ha fatto boom.
    Avvenire, 11 aprile 2002
    Nel 2001 in Cina, le condanne a morte sono state più delle vittime dell’11 settembre.

  • Fiamma Nirenstein
    Jenin fra le pietre della morte
    La Stampa, 17 aprile 2002
    «Quando hanno fatto venire avanti due anziani a mano alzate, dietro di loro c’era un militante nascosto, che si è messo a sparare (…)».
  • Renato Farina
    Uno strano incidente
    Libero, 19 aprile 2002
    Pirellone: bilancio di 3 morti e 60 feriti.
  • Umberto Galimberti
    Il fiore del male
    D - Repubblica, 9 aprile 2002
    Ad una ragazza che dice di essersi sentita libera quando ha deciso di fare tutto quello che l’educazione e la religione le avevano insegnato come male («ho odiato, ho invidiato, ho desiderato la morte degli altri, ho mentito, ho rubato… non ho sofferto quando ho trovato il corpo senza vita di una ragazza che conoscevo bene ma non amavo»), Galimberti risponde: «Non le viene in mente che Adamo ed Eva sono diventati “uomini” solo dopo il peccato, perché prima erano due semplici imbecilli? (…) Solo chi ha incontrato il male, o come lei preferisce dire il peccato e la colpa, ha nei confronti degli altri uno sguardo buono, comprensivo e accogliente. Vogliamo rinunciare a questi valori che, per chi li accoglie, sono i doni del peccato?»

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