Il
Bene |
Il
fiore del male Ad
una ragazza che dice di essersi sentita libera quando ha
deciso di fare tutto quello che l’educazione e la
religione le avevano insegnato come male («ho odiato, ho
invidiato, ho desiderato la morte degli altri, ho mentito,
ho rubato… non ho sofferto quando ho trovato il corpo
senza vita di una ragazza che conoscevo bene ma non amavo»),
Galimberti risponde: «Non le viene in mente che Adamo ed
Eva sono diventati “uomini” solo dopo il peccato, perché
prima erano due semplici imbecilli? (…) Solo chi ha
incontrato il male, o come lei preferisce dire il peccato e
la colpa, ha nei confronti degli altri uno sguardo buono,
comprensivo e accogliente. Vogliamo rinunciare a questi
valori che, per chi li accoglie, sono i doni del peccato?» |
di
Umberto Galimberti, |
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Galimberti
non finisce di sorprenderci. Volendo sperare che la sua
posizione sia più unica che rara, non possiamo non reagire. Il male non è un dono, che sia comune agli uomini non ne fa un conforto. Il senso del bene è come un sesto senso, cioè un principio di conoscenza e di azione positiva al pari degli altri cinque sensi: il male è una negazione di questo e infatti produce dolore, concreto e fisico, come si vede dagli articoli citati. Solo l’ostinazione nel cinismo può non far sentire questo dolore. Il Papa ci ha detto di pregare per i cuori “ostinati”: che ritornino dei cuori, cioè sensibili al bene, perché più passano i giorni - più si accumulano morti - e più si comprende la necessità di una tale preghiera. È il bene che avvicina, non il male: riusciamo ad amare gli altri, a guardarli in modo comprensivo e accogliente, se ci sentiamo noi amati ed accolti. Tanto che nelle situazioni più estreme, può accadere l’impensabile: nel bellissimo libro di Antonio Socci, I nuovi perseguitati, è riportata questa frase di un monaco algerino ucciso nel 1996: «E anche tu, amico dell’ultimo istante, che non saprai quello che starai facendo, sì, anche per te voglia io dire questo “GRAZIE”, e questo “AD-DIO” (…) E che ci sia dato di incontrarci di nuovo, ladroni colmati di gioia, in paradiso (…)». Per essere uomini, abbiamo bisogno di un bene capace di sottomettere anche il nostro male. |
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