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Circa la Patagonia... Storia, Storie e Balle Patagoniche Chatwin e Pataturismo...

Pataturismo e "In Patagonia" di Bruce Chatwin

Premesso che non sono certo un critico letterario mi lancio sconsideratamente, ma brevemente (una tantum...) in un campo a me ignoto quello della critica letteraria (si fá per dire).
Non sono moltissimi i libri che parlano della Patagonia e tantomeno quelli facilmente reperibili... A parte naturalmente In Patagonia di Bruce Chatwin (pubblicato in Italia dalla ottima Adelphi) opera di grande successo e pure di indiscutibile valore letterario. In Patagonia é per certi versi un libro di "culto", pagine che non possono essere eluse non solo dal "Pata-sognatore" (l' aspirante Pata-visitatore), ma neppure da una certa generazione idealista ed ecologista trasversale alla sinistra di "buoni sentimenti" ed anche solo da coloro che abbiano una visione del mondo slegata dalla piatta quotidianitá del vivere "normalmente".
Per certi versi un libro apparentato con il mitico On the Road di Kerouac ed adottato dallo stesso pubblico...

Nei "Turisti per Caso" in Patagonia, la Susy Blady si era portata seco il "nostro" libro metá feticcio patagonico e metá guida Michelin. A mio modesto parere l' opera di Chatwin non é nessuna delle due cose e soprattutto non é neppure un vero libro di viaggio sulla Patagonia. Il mitico territorio é solo lo sfondo (volutamente sfumato dall' autore) dei veri protagonisti: gli incredibili personaggi incontrati da Bruce nel suo viaggio o fatti rivivere dai racconti dei suoi ospiti.
Attraverso le storie da lui narrate ci appare quel lato di questa terra che insieme alla spettacolosa natura la rende unica: un "deserto" abitato da una popolazione tanto esigua numericamente quanto umanamente ricca e varia. In queste storie il confine tra il vero ed il probabile é spesso tenue e persone, date e luoghi sembrano emergere da una dimensione... patagonica. L' intreccio fra veritá (o presunte tali) e mitologia locale fá pensare che le stesse persone abbiano vissuto due o piú vite contemporaneamente.
E in effetti si dice che"...chi vive in Patagonia vive due volte.".

Insomma un libro che consiglio di leggere a chi pensa di andare una volta nella vita laggiú o solo spera di farlo e pure a chi (come me) ci é stato e ci vuol tornare per vedere e soprattutto "capire" di piú...
Chatwin trasse spunto per il suo libro da un viaggio in Patagonia in uno dei periodi piú tristi ed oscuri per l' Argentina, quello del morente peronismo-bis di Isabelita, della polizia segreta e dei desaparecidos. Tuttavia ha percorso in lungo ed in largo il territorio con il cavallo di San Francesco il che la dice lunga sulla natura rustica finché si vuole, ma tutto sommato amichevole di questa terra e dei suoi (pochi) abitanti.

Pataturismo: ovvero "In Patagonia "noialtri"

L' opera di Chatwin benché divenuta ormai un classico letterario é piuttosto recente se "misurata" con il metro dei tempi cronologici della grande letteratura. Tuttavia in nemmeno 30 anni la Patagonia ha visto piú che raddoppiare la sua (pur sempre esigua) popolazione, alcune delle estancias del sud non sono piú proprietá di anziani highlanders scozzesi, ma di magliettai della Marca Trevigiana e i visitatori sono piú numerosi, ma anche piú veloci e meno intellettuali dello scrittore/viaggiatore inglese.
L' "argentinizzazione" della Patagonia é stata agevolata da Buenos Aires principalmente per dare un taglio alle eterne dispute di confine con il Cile, ma in effetti coloro che si sono spostati nel "Sur" lo hanno fatto anche perché ammaliati dalla bellezza dei luoghi e sventolano con orgoglio il fatto di essere patagonici quasi fosse (e forse lo é veramente...) una seconda nazionalitá.
Il turismo é una voce importante non solo dell' economia locale: San Martin de Los Andes per esempio, é a tutti gli effetti un centro turistico similare a molti sparsi sulle nostre Alpi e pure localitá sperdute popolate da quattro anime offrono una pur minima ricettivitá ai viaggiatori.
Naturalmente non tutta la Patagonia ha la medesima vocazione turistica (i giapponesi vengono a containers a Venezia e gli americani vanno a frotte a Firenze, mica a Cinisello Balsamo...) Laggiú come da noi ci sono attrattive di prima e seconda grandezza e pure posti che si possono allegramente ignorare. La penisola di Valdes, il Parco del Nahuel Huapi, quello de los Alerces, lo spettacoloso ghiacciaio Moreno e dulcis in fundo (proprio ...in fundo) Ushuaya dove finisce il mondo... sono le mete piú note. Ma il viaggiatore piú attento (e con maggior tempo a disposizione) puó imbattersi in molti altri luoghi di ammagliante naturaleza patagonica. Las Grutas sulla costa Rionegrina, la foresta pietrificata e la vicina cuevas de las manos pintadas nel Chubut meridionale, il lago Epuyen, Cholila (rifugio del mitico Butch Cassidy) oppure semplicemente concedersi un viaggetto sulla trochita il romantico trenino a vapore che percorre la meseta tra El Maiten e Esquel...
E la parte cilena non é da meno...
Questa terra si presta altresí al turismo di stampo piú avventuroso e sportivo (pesca a parte...) e gli scarpinatori sono proprio nel loro brodino... Diverse localitá sono adeguatamente attrezzate per attivitá tipo rafting e (avendo pagaiato un poco in gioventú) vi garantisco che con un kajak qui ce la si puó spassare alla grande... E se l' umiditá provoca qualche problema si puó optare per i cavalli (quelli veri ed anche di acciaio...)

Pataturismo: muoversi in Patagonia.

Il problema naturalmente non si pone per coloro che acquistano il loro tour patagonico bello precotto nelle agenzie. Ma chi volesse (e potesse) imitare Chatwin e "gustarsi" la Patagonia personalizzando la sua esperienza o semplicemente ha un budget ridotto puó visitarla nello stile che é proprio degli argentini piú o meno porteños.
Per i pescatori la mia opinione la esprimo nell' apposita sezione, ma il pataturista non moscaiolo ha (in parte) esigenze diverse. Quindi arrivati a Buenos Aires in aereo, si puó fare a meno di proseguire verso sud volando specie se il tempo non stringe... Se si é in buona compagnia il noleggio di un auto (oggigiorno assai piú a buon mercato che negli anni scorsi) é consigliabile e tutto sommato economico. Le strade sono ben asfaltate e portano senza problemi nei siti piú rinomati. Le distanze sono notevoli, ma il panorama lungo il percorso (e il pochissimo traffico) rendono il viaggiare piacevole.
Altra possibilitá quella di spostarsi in colectivo, gli autobus sono il mezzo di trasporto pubblico piú comodo e veloce dopo l' aereo (quasi nulle laggiú le ferrovie). I bus a lunga percorrenza sono confortevoli e ricordano i grayhounds dell' "altra" America, mentre i caratteristici micro delle linee locali permettono di apprezzare quel lato di un paese generalmente ignorato dall' "alpiturista": la sua gente.
I giovani (di anni o di spirito) possono pure "accoppiare" alla bisogna l' autobus con il vecchio caro autostop, qui di automezzi ne passano pochini, ma difficilmente vi lasciano a piedi...
Sicuramente quello che vi dará lo strappo attaccherá bottone e se padroneggiate un poco di castellano sará un ulteriore approfondimento, altrimenti vi sorbirete argomenti del tipo "me gusta mucho Roberto Bagghio....



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