CAPITOLO II

Sono due giorni che il nonno non viene, ormai la febbre si è abbassata e le bolle sono in fase di maturazione. Tuttavia non mi è consentito, anzi mi è assolutamente vietato, di mettere le gambe fuori dal letto, neanche di osservare dalla finestra ciò che accade.
Mi sono accorto di rimpiangere i momenti in cui andavo a scuola, perché non mi annoiavo, invece qui … Ecco che però sento bussare alla porta. Penso sia il nonno, invece non è che Adriano, un mio compagno di scuola.
" Ciao, Adriano, come stai ?"
Dico senza pensare a ciò che dico.
" Come stai tu,!" esclama
" Forse fra tre o quattro giorni tornerò di nuovo a scuola…, ma cosa avete fatto in tutto questo tempo? "
"Beh, non credo di essere in grado di saperti spiegare tutto.." balbetta imbarazzato.
Così cerco di cambiare argomento.
" Sai, qualche giorno fa, è venuto mio nonno. Mi ha raccontato una storia meravigliosa. Parla di una cicoria…." mi fermo all’improvviso perché Adriano non mi ascolta con attenzione.
"Cos’hai ?" gli domando.
"Non ho nulla. Io ero venuto solo per chiederti … ecco … un libro su cui fare la ricerca che la professoressa ci ha assegnato per domani. sai, quell’atlante …." mi chiede titubante.
"Ah, sì, certo! E’ su quello scaffale, prendilo pure!"
"Oh, grazie davvero! Non riesco a trovare le parole per ringraziarti. Ciao!"
Afferra il libro e corre via.
"Cia…o.."
Sono davvero perplesso, Adriano non si è mai comportato così, la cosa più brutta è però che non ho più nessuno con cui parlare.
Un altro bussare alla porta interrompe i miei pensieri.
" Entra pure, mam…oh, nonno!"
"Come sta il nostro malatino oggi?"
"Semplicemente a tappeto, di morale intendo. Non puoi neanche provare a poggiare un piede per terra, a prendere un libro… nulla! Sembro rinchiuso più in una prigione che in una stanza."
In questo momento voglio sfogare tutto ciò che provo per quello che mi è intorno.

"Suvvia, vuoi rovinare tutto? Restando un altro po’ a letto non fai altro che avvantaggiare la tua situazione, su!"
"Hai ragione, nonno!" dico prontamente "sai ho ripensato alla fiaba che mi hai raccontato l’altro giorno. Ma, anche tu, quando eri ragazzo, raccoglievi la cicoria?"
"Beh, no! Io ero un contadino!" Risponde il nonno.
"Un contadino?"

"Certo! Allora le cose erano ben diverse da come sono ora! Pensa, io sono andato a scuola fino a dieci anni e poi ho iniziato a lavorare i campi assieme alla mia famiglia! Eravamo tutti nell’
agricoltura"

"Davvero?" chiedo incredulo "beato te!"
"Sai, allora le famiglie erano così numerose che tutti dovevamo lavorare per mangiare"
"Ed era faticoso quel lavoro, nonno?"

"Sì! Infatti iniziavamo a lavorare verso le cinque della mattina, poi vi era una piccola pausa per il pranzo e tua nonna veniva a portarmi un po’ di pane e polenta. In seguito si riprendeva fino al calar del sole."
"Facevate tutti lo stesso lavoro?" chiedo incuriosito.

"No! Vi era chi si occupava della terra, chi degli animali, e chi faceva un po’ di
tutto."

"Cosa facevi d’inverno?"

 

"D’inverno si vangava il terreno, si sistemavano le siepi di confine e si potavano le viti."
"E in primavera?"
"Si preparava il terreno per la semina del mais, dei legumi, degli ortaggi e si irroravano le viti."
"In estate?"
"Dunque, vi era la mietitura, la trebbiatura e la raccolta dei legumi e degli ortaggi!"
"Cosa facevi d’autunno?"
"Vi era la raccolta del mais, la vendemmia la raccolta delle olive e così finiva l’anno"
"Certamente nonno, usavate trattori ed altre macchine"

"Ma che dici!
Falce da fieno, falce "messoria", vanga, zappa, rastrello, pala, scure, forbici da pota, aratro a buoi, l’unica novità era la pompa irroratrice e il carro trainato dai buoi".

 

"Il lavoro allora era sempre tanto, mamma mia!!"
"Sì, era sempre tanto!" Stai attento nonno, questa è la penultima domanda che potrebbe decidere la tua sorte, promosso o bocciato. Ascolta bene! Si riusciva a vivere con quello che si ricavava dai campi?"
"Giuseppe si poteva solo produrre quel che si coltivava o quel che si dava agli animali. Io con quel lavoro ho continuato fino a che mi sono sposato, poi facevo anche l’artigiano: facevo i cesti e li vendevo al mercato."
"Wow! Nonno passare dall’agricoltura all’artigianato, ma quando lavoravi nei campi li usavi i concimi?"
"Solo quelli organici o meglio il letame. Allora com’è andato l’esame?"
"Nonno è andato bene: Dieci e lode e appena sto bene mi porti da te"
"Ok Giuseppe, ci vediamo domani! Ciao!!"
Il nonno esce con la solita calma e non capisce che sono elettrizzato all’idea che al più presto andrò da lui in campagna.

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