L’AGRICOLTURA

L’agricoltura comprende un insieme di lavori destinati a ottenere dal terreno prodotti utili all’uomo.

La preistoria e la storia delle civiltà sono ricche di testimonianze degli sforzi compiuti dagli uomini, nel corso dei secoli, per trarre dalla terra quantità sempre maggiori e migliori di prodotti indispensabili alla propria alimentazione e ad altri bisogni della vita.

Si calcola che il lavoro organizzato per la produzione di cibo ebbe origine circa 8000 anni avanti Cristo, nel periodo neolitico. Dove iniziò quella che gli storici definiscono "rivoluzione agricola"?. Probabilmente, date le condizioni climatiche e ambientali favorevoli ciò deve essere avvenuto nelle zone della "Mezzaluna fertile", ossia nelle pianure irrigate dei fiumi Giordano, Tigri, Eufrate e nella grande valle del Nilo.

Fu all’inizio del periodo neolitico che l’uomo, attraverso l’osservazione dei fenomeni naturali favorita dalle prime forme di residenza fissa, si rese conto delle leggi che regolano il ciclo produttivo dei vegetali. Egli capì che lavorando la terra poteva ricavare un costante rifornimento di cibo. Questo determinò che molti uomini da raccoglitori diventarono agricoltori. L’uomo aveva anche compreso che poteva allevare del bestiame per utilizzarlo poi nei lavori dei campi e disporre in modo continuativo di carne, pelli, lana, latte, uova. Da questo momento in poi, gli uomini stabilirono un nuovo rapporto con la terra e gli animali: l’attività agricola e l’allevamento del bestiame diventarono il perno attorno a cui ruotava la vita della popolazione.

Le più antiche tracce di agricoltura sono documentate presso i babilonesi e gli egiziani, con le prime forme di canalizzazione e controllo delle acque. In Italia gli etruschi e i romani realizzarono grandi opere di bonifica. Tra i segni lasciati dai romani sul territorio abbiamo le centuriazioni, che consistevano in regolari ripartizioni delle terre conquistate.

Dopo i romani, le invasioni barbariche segnarono il crollo dell’agricoltura, che si risollevò soltanto molti secoli più tardi, sia attraverso l’influenza esercitata dagli arabi con la diffusione del riso, sia con la reintroduzione della vite effettuata dai monaci. Successivamente, con la scoperta dell’America (1492), giunsero in Europa nuove piante, come il mais, il pomodoro, la patata, che entrarono con lenta gradualità nell’alimentazione delle masse popolari.

In ogni caso, è ben evidente che le tecniche agricole si sono sviluppate molto gradualmente, passando dall’utilizzo della mano come unico strumento, all’uso di bastoni da scavo, alla zappa e, molto più tardi, all’aratura.

La produzione vegetale

Tre i fattori essenziali occorrenti per ottenere un prodotto agricolo. Tali fattori sono: l’ambiente, le tecniche colturali e la ricerca.
 

L’ambiente.
L’ambiente è fondamentale per le scelte colturali perché i suoi elementi naturali, quali l’acqua, il terreno e il clima, ne determinano tipi di produzione.

L’acqua.
L’acqua è un fattore fondamentale per la vita delle piante perché contiene sali minerali che le piante stesse assorbono. L’acqua fornisce anche l’ossigeno e l’idrogeno necessari per le reazioni chimiche di sintesi. I terreni che hanno pochissima acqua o quasi nulla sono detti deserti.

Il terreno.
Il terreno, o suolo, è lo strato superficiale delle terre emerse che può ospitare piante, le quali lo utilizzano come fonte di acqua, di sali minerali e come sostegno. Il terreno è il risultato delle disgregazioni e delle alterazioni delle rocce per azioni di varia natura; se tali azioni sono di origine naturale si parla di terreno naturale; se a esse si è aggiunta l’attività dell’uomo agricoltore si parla di terreno agrario.

Il clima e le piante.
l clima è un insieme di condizioni meteorologiche e di fattori ambientali che si ripetono con una certa costanza di tempo in una certa zona. I fattori che la influenzano sono la latitudine, l’altitudine, la distanza di grandi bacini idrici (mari, laghi) ecc. Il clima è caratterizzato:

bulletdalla radiazione solare;
bulletdalla temperatura;
bulletdal vento;
bulletdalle precipitazioni;
bulletdall’umidità dell’aria;
bulletdall’evaporazione;

Le piante sono indissolubilmente legate al mezzo nutritivo (suolo acqua) e sono continuamente esposte ai fattori atmosferici. In rapporto a questi fattori ci sono piante che vegetano rigogliosamente in piena luce (eliofite), altre che crescono bene in assenza di luce (eliofobe), altre che vivono in ambiente costantemente umido (igrofile) e così via. Oggi nel coltivare le piante si cerca il favore dell’ambiente, cioè la vocazione di quella determinata zona per una o più colture.

 

L’AZIENDA AGRARIA E I FATTORI DELLA PRODUZIONE

I fattori necessari a un’azienda agraria per portare a termine una produzione sono il risultato della combinazione di alcuni elementi detti fattori della produzione, cioè terra, capitale e lavoro:

Terra o capitale fondiario: include il suolo e i miglioramenti fondiari, cioè quegli investimenti diretti a potenziare la capacità produttiva (fabbricati, strade, piantagioni arboree, ecc.). E’ un’entità economica mista, costituita da beni naturali e da capitale, fornita dal proprietario fondiario che percepisce un compenso chiamato beneficio fondiario (Bf);

Capitale agrario: è l’insieme di mezzi produttivi fisicamente mobili che esercitano la loro azione per un anno (capitale circolante) o per più anni (capitale fisso). Economicamente appartiene alla categoria capitale; viene fornito dal capitalista che percepisce in compenso detto interesse;

Lavoro: consiste all’attività dell’uomo rivolta a produrre; si distingue in manuale e intellettuale; il primo è fornito da lavoratore manuale che percepisce il salario (Sa); il secondo è compiuto dal lavoratore intellettuale che riceve lo stipendio (St).

La produttività di un’azienda dipende dall’equilibrata combinazione di questi fattori. L’economia agraria è la scienza che studia tali combinazioni ed è lo strumento che permette all’imprenditore di operare le opportune scelte aziendali alla ricerca del massimo profitto (T), cioè del reddito che gli spetta per essersi assunto i rischi di gestione.

Poiché l’azienda non utilizza solo fattori propri, è necessario ricercare anche tutti quei mezzi e servizi extraziendali forniti da persone o industrie che non fanno parte dell’azienda (ad esempio, fertilizzanti, diserbanti, noleggi e così via). Bisogna tenere anche conto che la dotazione di capitali fissi (quelli che riflettono la loro azione in più anni) deve essere mantenuta costante nel tempo. A tale scopo è necessario provvedere:

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Alla loro sostituzione in un momento futuro (un mezzo produttivo ha una durata tecnica ed economica);

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Alla loro manutenzione, che permette di mantenerne l’efficienza;

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All’assicurazione che ne copre il rischio di perdita per eventi accidentali.

Alla fine dell’annata agraria in base alle scelte aziendali e all’andamento meteorico (clima, piogge, ecc.) si ottengono i prodotti e si esegue un bilancio dell’attività svolta.

L’AZIENDA AGRARIA E LE SUE FORME DI CONDUZIONE

Diversi sono i mezzi di cui necessita un’azienda agraria per portare a termine una produzione.

Non sempre tutti i fattori produttivi sono in possesso della stessa persona; questo dà luogo a diversi rapporti di proprietà, di affitto e concessione che determinano diverse forme di conduzione dell’azienda agraria:

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Proprietà coltivatrice: l’imprenditore è proprietario del fondo (capitale fondiario) e del capitale agrario, ed esercita egli stesso il lavoro manuale ed intellettuale ricorrendo al lavoro esterno saltuariamente; questa forma di conduzione in Italia riguarda il 40% della superficie produttiva agraria;

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Affittanza coltivatrice: l’imprenditore non possiede il fondo, ma lo prende in affitto da un proprietario pagandogli un canone, detiene il capitale agrario ed esercita egli stesso il lavoro manuale e intellettuale ricorrendo al lavoro esterno solo saltuariamente e in modo secondario. È un tipo di conduzione molto diffuso in Italia.

Nei due casi, l’imprenditore è coltivatore diretto.

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Proprietà capitalistica o a salariati: l’imprenditore è proprietario del fondo, possiede il capitale agrario e fornisce il lavoro intellettuale, ma la manodopera è totalmente oppure prevalentemente di origine extraziendale;

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Affittanza capitalistica o a salariati: l’imprenditore non è proprietario del fondo, ma paga l’affitto, fornisce il capitale agrario e il lavoro intellettuale, ma il lavoro manuale è totalmente oppure prevalentemente eseguito dai salariati;

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Mezzadria: contratto agrario in estinzione, tra il proprietario del fondo (concedente) e il capo di una famiglia colonica ( mezzadro). Il concedente fornisce il fondo e metà del capitale agrario. La famiglia mezzadrile l’altra metà del capitale agrario e il lavoro manuale e intellettuale quando decide in proprio sulle coltivazioni. Il concedente deve pagare il 50% delle spese varie, ma riceve il 48% della Plv;

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Cooperativa di conduzione: è un’impresa i cui titolari sono soci e lavorano il fondo, che di regola è in parte in proprietà e in parte in affitto.

Da quanto esposto risulta chiaro che l’imprenditore puro (la figura economica che si assume l’onere della gestione) non esiste. È allora più corretto parlare di imprenditore concreto, cioè colui che percepisce il torna conto o profitto (+T) insieme con altri redditi, in relazione ai conferimenti produttivi operati.

L’ordinamento produttivo di un’azienda agraria è ovviamente risultato di molteplici scelte effettuate dall’imprenditore, variamente condizionate da vincoli di natura oggettiva (caratteristiche ambientali, tipo di piante più adatte ad essere coltivate in una certa zona e in un certo terreno, vincoli urbanistici ecc.) e soggettiva (programmi di sviluppo, interessi specifici ecc.).

Analizzando la produzione lorda vendibile (Plv) di varie aziende ci si rende conto che questa non è quasi mai composta da un solo prodotto, ma da un insieme di prodotti. Quando un prodotto da solo raggiunge i 2/3 della Plv si parla di ordinamento produttivo specializzato. Quando invece nessun prodotto raggiunge da solo questo valore, si parla di ordinamento produttivo misto. Con questo criterio l’Inea (Istituto nazionale di economia agraria) ha individuato, in Italia, circa una ventina di ordinamenti produttivi: tra questi, pochi sono quelli specializzati. L’ordinamento specializzato si definisce col nome della coltivazione prevalente (ad esempio, viticolo) eventualmente seguito da una specificazione per meglio qualificarlo (viticolo da vino, viticolo da tavola).

Gli ordinamenti misti si definiscono con due (massimo tre) prodotti principali (ad esempio, cerealicolo – zootecnico o zootecnico – cerealicolo). Si noti: non è indifferente l’ordine in cui vengono disposti gli aggettivi; infatti l’ordinamento cerealicolo – zootecnico presenta una composizione della Plv tale per cui è superiore la componente cerealicola rispetto a quella zootecnica, mentre i rapporti sono rovesciati nell’ordinamento zootecnico – cerealicolo.

Bisogna rivelare anche che quando una coltivazione prevale sulle altre si parla di monocoltura, se si coltivano più specie vegetali si ha la pluricoltura. Questa può essere:

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Consociata: quando più tipi di piante vegetano sullo stesso terreno usufruendo degli stessi lavori, concimazioni e cure culturali.

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Promiscua : quando ciascun tipo di piante ha cure culturali relativamente indipendenti rispetto alle altre.

Il genere di agricoltura che prevale in una certa zona si chiama sistema agrario. I sistemi variano col modificarsi dei rapporti tra i fattori della produzione, per motivi sociali, storici, politici e naturali che possono far prevalere un sistema piuttosto che un altro.

I sistemi agrari si possono classificare in:

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Sistemi agrari estensivi: sono quelli dove il capitale "terra" prevale sugli altri fattori. Nelle zone paludose e malariche, nelle regioni con scarse precipitazioni o con terreni poco fertili, il lavoratore si limita a raccogliere i prodotti spontanei del suolo (ad esempio, latifondo meridionale);

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Sistemi agrari intensivi: in essi gli investimenti di capitale fondiario e agrario sono assai elevati, il lavoro viene prevalentemente svolto con l’impiego di macchine limitando così l’utilizzo della manodopera al minimo indispensabile. La produzione è frutto del capitale, il fattore limitante è l’ambiente.