Come era formata la famiglia contadina nei tempi passati? Quali problemi si trovava ad affrontare? Da un’inchiesta condotta nel 1881 sul mondo rurale in Italia, si ricava ad esempio che, a quella data, la famiglia dipende in tutto dal capofamiglia che ha il titolo di reggitore, perché ne regola l’andamento. La moglie, la reggitrice, è incaricata delle faccende domestiche, del pollaio e della vendita di uova, formaggi, frutti ecc. Dalla reggitrice, soggetta anch’essa al reggitore, dipendono le donne della famiglia, figlie e nuore. Solo il reggitore ha rapporti con il proprietario terriero per la divisione dei prodotti, i rendiconti, la conduzione agraria. Sotto la sua direzione lavorano i figli: dal maggiore dipendono tutti gli altri membri della famiglia – fratelli, figli, nipoti – e anche le donne (ma non la reggitrice), quando lavorano nei campi. Mentre le figlie, sposandosi, abbandonano la casa del padre ed entrano in quella del marito portando con sé la dote, i maschi portano a casa la moglie e la sua dote. Non sappiamo con precisione quando si sia formato questo tipo di famiglia patriarcale, ma certamente essa è collegata all’origine della mezzadria. Perciò riflette maggiormente una situazione tipica delle aree rurali del Centro e del Nord Italia. Consideriamo ora come si è trasformata fino a oggi la vita contadina e perché.
Innanzi
tutto è da considerare che la mezzadria ha subito, nella prima metà del XX
secolo, notevoli mutamenti, avviandosi al declino. Questo nel quadro di una
crisi generale di una vecchia organizzazione rurale e di una faticosa ricerca di
nuovi equilibri. I contadini, vittime del crescente divario tra città e
campagna, tra Nord e Sud, gravati sia dal peso della rendita fondiaria sia dalla
politica dei grandi commercianti e industriali, hanno in parte abbandonato la
terra. I più sono emigrati verso le città o all’estero, come manodopera
industriale. E' un sistema di produzione che evita, o limita fortemente, l'utilizzo di concimi chimici, pesticidi, regolatori di crescita e additivi per i mangimi del bestiame. Per quanto possibile, si basa sulla rotazione delle colture, sull'impiego di concimi vegetali e di letame, sulla coltivazione di leguminose che forniscono azoto e sull'impiego di scarti organici provenienti anche dall'esterno della fattoria. Oltre a questo si attiene a metodi biologici di lotta antiparassitaria per controllare insetti, malattie e piante infestanti. Metodi di coltivazione biologica erano tradizionalmente praticati nell'agricoltura dei paesi industrializzati prima dell'avvento della chimica come risorsa nelle tecniche di produzione intensiva e di protezione dei coltivi. Tuttora questi metodi rimangono ampiamente usati nei paesi sottosviluppati e in via di sviluppo. Tuttavia negli ultimi anni anche nei paesi industrializzati si sta ritornando ai metodi di coltivazione naturale come reazione alle condizioni di inquinamento e di eccessivo sfruttamento ambientale, determinate dai sistemi di agricoltura intensiva. L'agricoltura biologica è denominata in molti modi diversi, nelle varie nazioni; fra i termini più comuni vi sono agricoltura "organica", "rigenerativa", "sostenibile". Si parla anche spesso di agricoltura "biodinamica", sebbene, per essere precisi, quest'ultima rientri nella teoria sviluppata dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, che, oltre all'agricoltura, comprende anche aspetti e riflessioni che riguardano l'educazione, l'arte e la religione. Un'importante promotrice dell'agricoltura biologica fu Eve Balfour, nata alla fine del XIX secolo da una ricca famiglia britannica. Il suo lavoro di ricerca, compiuto perlopiù negli anni Venti e Trenta, sfociò nella pubblicazione del libro The Living Soil, che avvenne nel 1944. L'interesse che questo testo suscitò condusse, nel 1946, alla nascita dell'associazione denominata Soil Association. La Soil Association, insieme con altre associazioni simili, sorte successivamente in molti paesi del mondo, aveva come obiettivo la ricerca, lo sviluppo e la promozione di una relazione sostenibile fra suolo, piante, animali ed esseri umani presenti nella biosfera, allo scopo di produrre alimenti sani e di proteggere e migliorare l'ambiente che ci circonda. Sebbene l'agricoltura biologica si stia diffondendo in tutto il mondo, attualmente trova il suo maggiore sviluppo nell'Europa centrosettentrionale: l'Austria, con il 6% delle aree coltivate, si trova al primo posto, seguita dalla Germania. Altre importanti nazioni produttrici nel settore biologico sono l'Olanda e la Danimarca. A partire dalla fine degli anni Settanta anche in Italia il settore agricolo si è rivolto con sempre maggiore interesse ai metodi di coltivazione biologica, andando incontro alle esigenze di un mercato via via più attento alla qualità e alla "genuinità" dei prodotti che consuma. L'International Federation of Organic Agriculture Movements (IFOAM), un'organizzazione internazionale fondata nel 1972 che riunisce tutti i movimenti che si adoperano per la diffusione dell'agricoltura biologica, ha stabilito alcuni principi fondamentali ai quali le varie associazioni di produttori e trasformatori biologici possono fare riferimento. |