Da grande farò il contadino

CAPITOLO I

Sono qui tutto solo e rannicchiato nel letto.
Guardo fuori la finestra i candidi fiocchi di neve che cadono dal cielo e mi rammarico di non poter uscire. Purtroppo ho il morbillo e a guardarmi allo specchio sembro un mostriciattolo: faccia gonfia e rossa tempestata di macchioline e bolle a non finire. E non basta, sento l’impulso continuo e costante di grattarmi, grattarmi, grattarmi!
Allora non mi rimane altro da fare che tentare di gustarmi dal letto la nevicata e immaginare di rotolarmi su quel soffice manto bianco.
Questo pensiero però mi fa venire solo tanta rabbia, provo ad accendere la televisione ma non c’è un programma decente; prendo il giornalino però mi bruciano troppo gli occhi per leggere allora mi rassegno e provo a farmi venire il sonno con il sistema classico: contare le pecorelle. Sono quasi arrivato a mille ma gli occhi sono ancora ben aperti e così mi trova mia madre che è quasi pronta per andare in ufficio.
"Allora Giuseppe sei ancora arrabbiato? Su non prendertela.… Passerà anche questa. Cosa vuoi che ti porti quando torno per il pranzo?"
"Non voglio mangiare, voglio solo stare bene."
"Su Giuseppe non fare il bambino! Appena sarai guarito ti porterò sulla neve contento? Ora scappo, ci vediamo alle due. Ti raccomando sotto le coperte"
"Giuseppe ti raccomando. Fai il bravo".
Mia madre certe volte non la sopporto.
"Vorrei vedere lei a dodici anni starsene a letto e in queste condizioni. Quasi quasi è meglio andare a scuola. Mi sa che sono proprio impazzito!! Oh, se ci fosse il nonno lui con le sue storie saprebbe intrattenermi e poi è molto affettuoso. Di certo non mi lascerebbe annoiare. Provo di nuovo a vedere la televisione ma mi bruciano ancora gli occhi.
Riprovo a leggere il libro che la mamma mi ha comprato ieri, la "Spiaggia degli spettri" ma le parole mi si confondono davanti agli occhi.
Sapete a me piace molto leggere "Piccoli brividi" perché vado matto per le storie di paura.
Finalmente dopo una mezza oretta sprofondo in un sonno agitato. Dura poco e mi sveglio. Il paesaggio è completamente sommerso dal soffice manto bianco della neve. Non resisto più, penso fra me, devo andare a vedere quel paesaggio meraviglioso e prendere almeno qualche fiocco in mano. 

 

Che meravigliosa sensazione!
Sapete io ho sempre desiderato di vedere la neve. E’ troppo eccitante .
All’ improvviso il cigolio della porta mi distrae; mio nonno! Il mio fantastico nonno a cui sono molto affezionato.
"Rimettiti subito a letto o prenderai freddo" Mi sgrida il nonno.
"Oh nonno, finalmente sei arrivato!" Muoio dalla tentazione di dirgli di raccontarmi una delle sue stupende storie ma omai sono grande e nonno forse mi prenderebbe in giro. "Vuoi che ti racconti una delle mie fiabe? Sai ne conosco una che è meravigliosa" mi dice sorridendo . "Si, si nonno!" Esclamo al settimo cielo per la gioia" Allora …C’ era una volta
"Ma nonno ti sei dimenticato il titolo!" lo ammonisco "Oh già, dimenticavo, la fiaba s’intitola:
"
Il cicoriaro e la principessa incantata"
C’era una volta un cicoriaro che ogni mattina doveva compiere il solito lavoro: cogliere la cicoria, portarla in città, venderla, ritornare a casa e coltivare i campi.
"Mamma mia, poverino, nonno!
"Eh si, era un lavoro molto duro!" Mi dice il nonno sorridendo "Ma lascia che ti racconti: una mattina trovò una cicoria di dimensioni spaventosissime.
"Più grande di me?"
"Oh si molto più grande di te".
Il cicoriaro, allora, attratto da questa, cercò di tirarla fuori, e tira, tira, finalmente ci riuscì. Però dove prima c’era la cicoria rimase un grande buco nero"
"E lui non si spaventò?"
"No, anzi guardò dentro e, per sua sfortuna, perse l’equilibrio e cadde. Si ritrovò sottoterra vicino ad un castello…"


"E com’era? bello?"
"Si, era molto bello e da qui uscirono molte persone che lo presero e lo portarono in una camera bellissima dove
c’era una vecchiaccia che spaventò così tanto il cicoriaro che quasi scappò via per la paura.
"Poverino si sarà preso uno spavento, vero nonno? "
"Si, hai ragione. La vecchia disse subito: "Finalmente sei arrivato bel giovane ora ci sposeremo." ma il cicoriano ribatté subito: "Fossi matto! Io voglio sposare una bella ragazza, non una vecchia come te." Ma coloro che l’avevano accompagnato, lo pregarono talmente tanto che egli alla fine acconsentì"
"Poveretto addirittura sposarla!" dico serio."Gli dissero che la vecchia era in realtà una regina che era stata trasformata e costretta a vivere lì da un sortilegio.
Per liberarla, il cicoriano avrebbe dovuto passare tre notti nel letto sotto fulmini e pioggia. Il cicoriano ci riuscì per due notti, ma alla terza, un fulmine cadde proprio vicino al suo letto e lo costrinse a scappare via per il terrore.
Mentre pensava, seduto su di un sasso, a come era stato stupido, all’ improvviso si sentì toccare le spalle.
Era un vecchietto che gli disse: "Non ti preoccupare potrai ancora liberare la regina se riuscirai a cogliere sulla sommità del monte tantissima cicoria argentata. Questa è una bacchetta magica essa ti aiuterà" e se ne andò.
"Davvero nonno una cicoria argentata?"
Si proprio argentata. Il giovane si incamminò su per il monte superando ostacoli, fiumi, torrenti, ma stufatosi prese la bacchetta magica e ordinò che tutti gli animali e le bestie feroci scomparissero dal monte e così accadde.
" Beato lui."
" Il cicoriaro pensò, allora, di stabilirsi sul lago lì vicino e sposare un’altra fanciulla.
Un giorno vide una magnifica ragazza farsi il bagno nel lago. La prese per mano e le chiese di sposarlo, ma al posto della ragazza comparve la vecchia e poi scomparvero tutte e due. Il giovane rimase stupito, quando all’improvviso gli comparve di nuovo il vecchio che lo sgridò e gli ordinò di riprendere il viaggio. Inoltre il vecchio gli raccomandò, una volta presa la cicoria, di non darla a nessuno. Il cicoriaro così fece.

Scendendo a valle, però, incontrò un principe che gli promise sua figlia in sposa se gli avesse dato un po’ di quella cicoria ma il giovane non lo ascoltò e arrivò nel regno della regina incantata. La cicoria, però, non bastò per la regina così il cicoriaro dovette risalire sul monte, a cogliere altra cicoria e portarla alla regina. Finalmente anche la regina si tramutò in una bellissima fanciulla che il giovane sposò.
"Oh nonno che bella storia! "
"E’ vero a me piace molto. Giuseppe come si è fatto tardi, ora devo proprio andare. Ciao campione!
"Ciao nonno."
Solo a questo punto, stanco ma appagato decido di farmi un bel sonno, sono certo che sognerò di essere il cicoriaro che salva la regina incantata.

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