CAPITOLO I Sono qui tutto solo e
rannicchiato nel letto.
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Che
meravigliosa sensazione! Sapete io ho sempre desiderato di vedere la neve. E’ troppo eccitante .All’ improvviso il cigolio della porta mi distrae; mio nonno! Il mio fantastico nonno a cui sono molto affezionato. "Rimettiti subito a letto o prenderai freddo" Mi sgrida il nonno. "Oh nonno, finalmente sei arrivato!" Muoio dalla tentazione di dirgli di raccontarmi una delle sue stupende storie ma omai sono grande e nonno forse mi prenderebbe in giro. "Vuoi che ti racconti una delle mie fiabe? Sai ne conosco una che è meravigliosa" mi dice sorridendo . "Si, si nonno!" Esclamo al settimo cielo per la gioia" Allora …C’ era una volta "Ma nonno ti sei dimenticato il titolo!" lo ammonisco "Oh già, dimenticavo, la fiaba s’intitola: "Il cicoriaro e la principessa incantata" |
C’era
una volta un cicoriaro che ogni mattina doveva compiere il solito
lavoro: cogliere la cicoria, portarla in città, venderla, ritornare a
casa e coltivare i campi. "Mamma mia, poverino, nonno! "Eh si, era un lavoro molto duro!" Mi dice il nonno sorridendo "Ma lascia che ti racconti: una mattina trovò una cicoria di dimensioni spaventosissime. "Più grande di me?" "Oh si molto più grande di te". Il cicoriaro, allora, attratto da questa, cercò di tirarla fuori, e tira, tira, finalmente ci riuscì. Però dove prima c’era la cicoria rimase un grande buco nero" "E lui non si spaventò?" "No, anzi guardò dentro e, per sua sfortuna, perse l’equilibrio e cadde. Si ritrovò sottoterra vicino ad un castello…" |
"E com’era? bello?" "Si, era molto bello e da qui uscirono molte persone che lo presero e lo portarono in una camera bellissima dove c’era una vecchiaccia che spaventò così tanto il cicoriaro che quasi scappò via per la paura. "Poverino si sarà preso uno spavento, vero nonno? " "Si, hai ragione. La vecchia disse subito: "Finalmente sei arrivato bel giovane ora ci sposeremo." ma il cicoriano ribatté subito: "Fossi matto! Io voglio sposare una bella ragazza, non una vecchia come te." Ma coloro che l’avevano accompagnato, lo pregarono talmente tanto che egli alla fine acconsentì" "Poveretto addirittura sposarla!" dico serio."Gli dissero che la vecchia era in realtà una regina che era stata trasformata e costretta a vivere lì da un sortilegio. |
Per liberarla, il cicoriano avrebbe dovuto passare tre notti nel
letto sotto fulmini e pioggia. Il cicoriano ci riuscì per due notti, ma alla
terza, un fulmine cadde proprio vicino al suo letto e lo costrinse a scappare
via per il terrore. Mentre pensava, seduto su di un sasso, a come era stato stupido, all’ improvviso si sentì toccare le spalle. Era un vecchietto che gli disse: "Non ti preoccupare potrai ancora liberare la regina se riuscirai a cogliere sulla sommità del monte tantissima cicoria argentata. Questa è una bacchetta magica essa ti aiuterà" e se ne andò. "Davvero nonno una cicoria argentata?" Si proprio argentata. Il giovane si incamminò su per il monte superando ostacoli, fiumi, torrenti, ma stufatosi prese la bacchetta magica e ordinò che tutti gli animali e le bestie feroci scomparissero dal monte e così accadde. " Beato lui." " Il cicoriaro pensò, allora, di stabilirsi sul lago lì vicino e sposare un’altra fanciulla. Un giorno vide una magnifica ragazza farsi il bagno nel lago. La prese per mano e le chiese di sposarlo, ma al posto della ragazza comparve la vecchia e poi scomparvero tutte e due. Il giovane rimase stupito, quando all’improvviso gli comparve di nuovo il vecchio che lo sgridò e gli ordinò di riprendere il viaggio. Inoltre il vecchio gli raccomandò, una volta presa la cicoria, di non darla a nessuno. Il cicoriaro così fece. |
Scendendo
a valle, però, incontrò un principe che gli promise sua figlia in
sposa se gli avesse dato un po’ di quella cicoria ma il giovane non lo
ascoltò e arrivò nel regno della regina incantata. La cicoria, però,
non bastò per la regina così il cicoriaro dovette risalire sul monte,
a cogliere altra cicoria e portarla alla regina. Finalmente anche la
regina si tramutò in una bellissima fanciulla che il giovane sposò. |