CAPITOLO III

"Drin! Drin!" La sveglia suona ma io sono già sveglia nel mio letto, faccio sempre così: quando devo fare qualcosa che mi entusiasma mi sveglio di prima mattina.
Mi alzo dal letto, mi lavo e mi vesto silenziosamente, poi vado in cucina a fare colazione.
"Cosa è successo? Stai di nuovo male?"
"No, mamma, stai tranquilla…."
"E allora perché ti sei alzato così presto? Non è da te!" mi interrompe.
"Beh….Vedi il nonno ha promesso di venirmi a prendere verso le nove per portarmi con lui in campagna" dico.
"Le nove?! Levatelo dalla testa; devi andare prima al catechismo e a messa, poi potrai andare dove vuoi" mi sgrida.
"Ma mamma non capisci…"
"No e basta!"
"Ma mamma…"
"Se sento un altro - ma mamma - sono guai"
Io mi rassegno e chino la testa in giù dispiaciuto.
" Drin, Drin" Questa volta non è la sveglia, ma il campanello.
"Sarà qualcuno che porta il giornale " penso e vado ad aprire.
Dopo neanche cinque minuti il mio viso triste e seccato si trasforma per la felicità: non è il ragazzo che porta i giornali, ma il nonno che è venuto a prendermi.
"Allora sei pronto? Dobbiamo andare altrimenti facciamo tardi" dice il nonno.
"Non è pronto affatto e poi non va da nessuna parte tranne che in chiesa" come al solito la mamma non ha cambiato idea.
"Ma cosa è accaduto?" chiede il nonno.
"Beh… la mamma non vuole che salti il catechismo e la messa, ti prego nonno convincila tu!" dico con il viso pieno di speranza, mi si legge in faccia che di ciò che dice la mamma non me ne importa un fico secco.
"Oh su Lucia sii buona, lascia che tuo figlio venga con me solo per questa volta" dice il nonno.
"E va bene, ma che sia la prima e l’ultima volta" fa la mamma seccata.
"Oh … mamma grazie!" e smack stampo sul suo viso un bacio affettuoso.
"Beh… direi che è ora di andare. Su Giuseppe prendi la borsa e andiamo"
"Subito" e dopo qualche minuto siamo in macchina diretti verso la campagna.
Vedo la mamma che, dalla finestra,ci saluta fin quando la nostra macchina non è che un punto all’orizzonte.
Dopo un’oretta s’incominciano a vedere i campi del nonno, privi però di trattori, falciatrici, concimatrici, serre, pompe.

-Nonno- chiedo stupito – com’è diverso il tuo orto da quelli che vedo ogni giorno!

-Se ricordi ciò che ho detto, capirai che io coltivo ancora in modo tradizionale, oggi si direbbe agricoltura biologica, ma ora ti porto da un amico che possiede delle serre, così ti farai un’idea di come funziona l’agricoltura oggi.
-Certo, si, si!
Detto questo, andiamo. Ci avviciniamo alle serre che sembrano in realtà dei comuni capannoni, invece chissà quale entusiasmante mistero nascondono….
-Salve Antonio, come va?- esclama nonno, rivolgendosi ad un signore che si gira di scatto.

-Luigi, che sorpresa! E chi è questo bambino?
-Oh ,già! E’ mio nipote. Moriva dalla voglia di conoscere le serre, così sono venuto da te.
-Hai fatto bene, amico. Ma vieni piccolo, chiedimi tutto ciò che vuoi.
Così dicendo mi fa entrare in una serra.

C’è solo un piccolo solco che permette di camminare: tutto intorno vi sono tavole con tantissimi vasetti di piantine piccole piccole e , qua e là, sono gettati guanti, innaffiatoi, cesoie, stivaloni…. Guardo in aria e mi nasce spontanea la domanda:
-Di che materiale sono fatte le serre?
-Questa è fatta di carta cellophane, ma ne vedrai altre fatte di plastica. La differenza tra le due è che la carta
cellophane deve essere cambiata ogni anno, invece la plastificata è fissa.
-Oh, e il tetto? E’, come dire…..
-Beh, si, c’è una camera d’aria che separa il calore delle serre dal freddo esterno.
-A proposito di calore, come si fa a produrlo?
-Con quelle stufe ventilatrici- esclama, indicandomi delle immense macchine con una ventola ed un tubo di scarico.
-E se ci fosse troppo calore?
-Il calore viene controllato da questo termostato in base alla quantità di calore richiesta dalle colture. Così con il dito mi indica una specie di termometro appeso al filo che regge alcune piante di pomodori. Dopo continuiamo a girare. Cammino ancora e dopo mi trovo innanzi ad una grande distesa di colture.
-Sembra insalata, -sussurro.

-Si – esclama Antonio ridendo – più che insalata è lattuga.
Dopo questa precisazione rimango in silenzio ad osservare finché mi viene una domanda:
-Come si fa ad innaffiare tutta questa estensione di terra?
-Con delle tubature a pressione. Ora ti mostro.
Così dicendo, si avvicina ad un rubinetto collegato a delle tubature sistemate sulle colture.
-Aprendo questo rubinetto la pressione fa sì che che l’acqua esca da questi fori ed irrighi le colture circostanti.
-Ingegnoso –esclamo- ma…. Ho notato che ci sono delle colture all’aperto, come si fa in questo caso a….
-Ad annaffiarle? Con delle semplici pompe!
Mi sposto ancora e noto, girandomi intorno, che le piante di insalata e zucchine sono disposte alternate..Ancora una volta mi è prezioso l’insegnamento di Antonio.
-Vedi, questi due tipi di colture sono disposti alternati perché, quando l’insalata è pronta, si dà spazio alla crescita delle zucchine, capisci?
-Si, grazie. Ma come mai sotto queste piante il terreno è protetto da uno strato di cellophane?
-Per mantenere la terra più asciutta.
-Davvero?- esclamo incuriosito- ehm… ancora una domanda, perché tutte queste lampade al neon?
-Semplicemente per far luce agli agricoltori che lavorano la sera.
-Capisco. Allora le serre dotate di sistemi tanto moderni sono capaci di produrre di tutto!
-Non proprio! La produzione si basa sulla richiesta, noi comunque produciamo pomodori, lattughe, zucchine, fragole e, all’aperto, piselli.
-Se coltivate all’aperto, avrete degli spaventapasseri!
-Ecco, si…. Non quelli tradizionali, però. Teniamo lontani gli uccelli con del semplice nastro colorato disteso sul terreno.Comunque i nostri peggiori nemici sono i parassiti. In questa stagione colpiscono soprattutto il pesco, con una malattia detta coccinide, che si manifesta con delle sfoghe bianche sul tronco dell’alberello e che può essere eliminata con oli ed antiparassitari.

-Un po’ come me, che ho avuto la varicella!- esclamo.-Certo- aggiunge il nonno- i parassiti sono i virus, il tronco sei tu, le sfoghe bianche sono le bolle e gli antiparassitari sono i medicinali!
-Usate anche dei
concimi chimici?

-Si, ma anche il letame, non preoccuparti- mi rassicura Antonio.
-Credo che sia ora di andare, vero Giuseppe?
-Ciao.Noi ci vediamo domani, vero, Luigi?
-Certo,certo; arrivederci Antonio.
Con un ultimo cenno della mano saluto Antonio che entra in serra. E’ stata una mattinata così entusiasmante! Non so come farò a raccontare tutto alla mamma.
Così arriviamo alla casa della nonna che ci ha preparato un bel pranzetto: tagliatelle fatte in casa al ragù, pollo nostrano e fragole senza concimi.
-Che fame!

Il pomeriggio lo trascorro nell’orto del nonno a zappettare, raccogliere fragole, togliere le erbacce e a sognare….
Sognare di avere una grande fattoria, tanti animali, ortaggi e frutta in quantità. Ho preso la mia decisione:

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