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Paolo Bizzarro

Si è spento nel maggio 2005, a soli 56 anni, Paolo Bizzarro, tra i più rappresentativi esponenti dell'alpinismo friulano. A lungo nel direttivo della Società Alpinistica Friulana (SAF) e al vertice della scuola di arrampicata, già presidente dell'Accademico orientale dal 1999 al 2002, fu tra i soci fondatori di Mountain Wilderness nel 1987 a Biella, "Bizzy" (com'era soprannominato dagli amici) aveva al suo attivo oltre 700 vie con una ventina di itinerari nuovi, e aveva dato forte impulso alle spedizioni extraeuropee della SAF, in Anatolia (dove poi aveva organizzato e diretto il primo corso di alpinismo in Turchia), in Sudamerica, in Pakistan, nel Pamir, e soprattutto in Africa.
Nato a Siena il 12 febbraio 1949, era arrivato a Udine ancora ragazzo per il trasferimento del padre, e lì si era accostato alla pratica alpinistica. Dopo l'imprinting infantile e folgorante del Cervino, durante un soggiorno estivo in Valtournenche, è nelle Carniche e nelle Giulie che comincia la sua frequentazione delle pareti e delle cime. Inizia da autodidatta sui rilievi di casa (il Chiampón, la Grauzaria) per passare presto al Jof Fuart e alle Lavaredo. Si lega con molti dei più forti scalatori friulani degli anniVietato volare - copertina '70, in particolare Angelo Ursella e Sergio De Infanti: con il "ragazzo di Buia" fa la Carlesso alla Torre di Valgrande, con la guida di Ravascletto la Comici alla Cima Grande di Lavaredo, che pochi giorni dopo, primo udinese a riuscirci - ripete da capocordata. Poi allarga i suoi orizzonti alle Occidentali e ai monti degli altri paesi.
 I tanti allievi che ha avuto in parete (tra loro anche la moglie Cristina), lo ricordano come un educatore più che un istruttore, uomo di montagna, ma soprattutto uomo di cultura montana. Carattere non facile, per un rigore umano e tecnico che gli faceva sentire il dovere di prendere posizione ed esporsi, era però umanamente ricco, aperto e disponibile come pochi.
Cda & Vivalda hanno dato alle stampe l'autobiografia "Vietato volare", un bilancio alpinistico e umano di una vita conclusasi troppo presto, ma intensa e felice.

 
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