Chiamato «Vicus Interocrea» da Strabone, il paese è ricordato come «lntrothoco» nelle fonti dell'alto medioevo. Nell'etimo stesso di Antrodoco, "tra i Monti", è suggellata la posizione geografica di questo centro. Esso è infatti in parte adagiato allo sbocco di due gole, sotto la maestosa mole del Monte Giano (1826 m.), ed in parte si inerpica verso la collinetta dove si conservano i ruderi dell'antica rocca.
Le origini del centro non sono certe ma l'importanza stessa del sito da un punto di vista strategico fa presupporre che esso fosse già abitato in età pre-romana. Importanti rinvenimenti archeologici d'età romana sono venuti alla luce nel secolo scorso durante i lavori di costruzione della stazione ferroviaria: alcune tombe a cappuccina, delle epigrafi ed i resti di alcuni ambienti, che sono stati identificati con un impianto termale. Acque medicamentose che continuarono ad essere utilizzate anche in seguito: agli inizi dell'Ottocento, infatti, l'acqua che sgorgava dalla fontana della Piazza Grande di Antrodoco aveva un odore e un sapore sulfureo e, di conseguenza, non era adatta per la cottura dei legumi o per sciogliere il sapone.
Nell'Alto Medioevo ad Antrodoco venne insediata una "curtis" in possesso dei Gastaldi di Rieti, un centro importante di organizzazione agraria del territorio, passato poi all'Abbazia di Farfa, che ne fece un centro specializzato per l'allevamento di bovini, ovini e suini. La "curtis" si trasformò poi in "Castrum": le prime fasi della fortificazione risalgono al X secolo. Scemata l'influenza farfense, Antrodoco divenne sede di un gastaldato minore, compreso nel territorio del comitatus reatino.
Con la conquista normanna fu concesso da Ruggero II come feudo a Rainaldo da Lavareta, che lo perse nel 1226 dopo aver tentato di ribellarsi a Federico II; quest'ultimo lo affidò quindi al duca di Spoleto ed a suo fratello. Nel 1233 i duchi si ribellarono e Federico II si riappropriò del castello, che divenne uno dei punti nodali del suo sistema difensivo. Lo stesso imperatore svevo vi soggiornò per qualche tempo. Anche sotto il dominio angioino Antrodoco continuò a rappresentare un importante punto di transito e di dogana tra lo Stato della Chiesa, il Nord Italia e la "via degli Abruzzi"; nella rocca fu insediato un castellano provenzale al comando di una numerosa guarnigione.
Con la fondazione di Cittaducale il ruolo di Antrodoco, troppo arretrato rispetto alla frontiera, subì un brusco ridimensionamento, accentuato anche dalla fase di conquista del comune aquilano che riuscì lentamente ad espandere la sua influenza su tutta la valle del Velino. nel 1362 venne occupato e incendiato da un esercito di Aquilani spalleggiati dagli abitanti di Cittaducale; nel 1455 e nel 1485 si ribellò agli Aragonesi subendo rappresaglie e devastazioni.
Dal secolo XVI in poi le sue vicende si fecero tranquille sotto le successive signorie feudali dei Savelli, dei Bandini e dei Giugni; nel 1799 insorse violentemente contro i Francesi e nel 1821 assistette ai vani ed estremi conati di resistenza dell'esercito carbonaro napoletano contro quello austriaco.
Ringraziamo Il Sindaco di Antrodoco, Maurizio Faina, e la Pro Loco che continuano a sostenere la nostre iniziative nonostante Trenitalia faccia del suo meglio nell'applicare la burocrazia fino alle estreme conseguenze per garantirsi un completo immobilismo.
Ringraziamo anche gli ignoti che, direttamente o indirettamente (visto che le medesime notizie le ho trovate in vari siti Internet), hanno redatto le informazioni su Antrodoco da me adattate e riportate. Anche le immagini sono provenienti da Internet (e di paternità indefinibile - grazie comunque).