duemilaquattro dalla P alla Z

Paris, Texas
Paura.Com
Pizzicata
Primo Amore
Le regole dell'attrazione
Respiro
Il ritorno dei morti viventi
Roger & Me
Sacco e Vanzetti
Settembre
Spiderman 2
Spy game
Starsky & Hutch

Susanna
Swimming pool
Taboo Gohatto
Training Day
Troy
Tutto l'amore che c'è
Tutto o niente
L’uomo del treno
Velocità massima
La 25°Ora
21 Grammi
Vodka Lemon
Wecome to Collinwood

 

PARIS, TEXAS
Di W.Wenders, USA 1984
Con Harry Dean Stanton, Nastassja Kinski, Dean Stockwell, Aurore Clémen, Hunter Carson

Se cominci a seguire il protagonista di questo film allora ci rivediamo tra qualche anno. Si perché quel tizio ha una gran voglia di camminare, se n’è fatti di chilometri e ancora non gli basta. E a furia di camminare gli è passata anche la voglia di chiacchierare. Persino quando il fratello lo ritrova dopo quattro anni che vaga per i deserti degli USA. Il fatto è che non sa più nemmeno perché continua a camminare. A casa c’è suo figlio che lo aspetta. A dire il vero il figlio non lo ricorda nemmeno più, era piccolo quando lui l’ha lasciato per la sua passeggiata. E’ tutta colpa della madre, una giovane e bella Nastassja Kinski, cui la vita da mamma rinchiusa in una roulotte nel deserto cominciava ad andare un po’ stretta. Ritrovata la parola, padre e figlio fanno amicizia e partono alla ricerca della madre, nessuno sa più niente di lei. La ritrovano in un peep-show. E a quel punto cominci a rimpiangere i tempi in cui lui non parlava, perché la mezz’ora buona di parole al miele che si sprecano nel momento dell’incontro non resteranno di certo nella storia del cinema. j.n.

joenat
***  
paolo
**  
berto
 
nexuno
 

PAURA.COM
Di W.Malone, USA 2002

Mai navigato in internet? Bè, quelli che hanno prodotto questa grandissima cazzata non sembra abbiano grandi esperienze. Cazzate.com. Cazzate come piovesse. Un sito che uccide, qualcuno lo abbiamo pure visto, ma niente del genere. Il nostro problema è Sky. Se non hai voglia di fare altro la TV diventa una trappola. Un tempo sapevi come cavartela. Sapevi che su Italia uno ci sono solo film con ragazzini di 15 anni, che devi evitare i film di Rai due come la peste, che su Rai uno e Canale cinque devi districarti tra fiction su padri Pii e Giovanni Paoli vari, carabinieri e marescialli di ogni forma e razza. Retequattro la boicottiamo per partito preso e Rai tre fa solo film di Ozu. Allora vai a trovare l’amico che ha Sky e quello ti frega col suo zapping. E gira che ti rigira, a quell’ora non resta che Paura.com… E allora vuol dire che ce lo siamo meritato. j.n.

joenat
Ø 
paolo
Ø
berto
 
nexuno
 

PIZZICATA
Di E.Winspeare, Ita 1995
con Cosimo Cinieri, Fabio Frascaro, Chiara Torelli, Lamberto Probo, Paolo Massafra, Anna Dimitri, Ines D'Ambrosio

Siamo nel Salento, anno 1943. Gli americani stanno per arrivare. Due tipi di lettere possono arrivare dal fronte. Quelle buone se tutto va bene e quelle cattive nel caso contrario. Le donne a casa fanno la solita vita defilata, lavorando la terra e occupandosi della casa. Gli anziani orgogliosi del loro lavoro faticano sotto il sole aspettando la sera per ubriacarsi di vino. L’esercizio dell’autorità è l’unica consolazione per una vita obbligata, fatta di povertà e sacrificio. C’è tempo anche per ridere, seduti dal barbiere o sulle panchine della piazza. E c’è tempo anche per stordirsi, col nero e con la musica.
Un soldato americano caduto col suo aereo finisce in buone mani, quelle di una donna di cui presto si innamorerà. Ma la donna è già stata promessa a “nu’ bravo giovine” che tiene la terra e svariati animali. Se ti metti contro è facile che ti diano della zoccola. E allora che fare? C’è sempre la taranta, che se non mette a posto le cose, le lascia in sospeso. Realismo disarmante. Sono lontani gli anni della Tv e della corrente elettrica, ma nessuno sembra soffrirne. Oggi togliete il Grande fratello e qualcuno che storce il naso lo troverete sempre. Le ore durano giorni e i giorni anni. A voi la scelta di cosa salvare o meno di quei tempi. Sembra l’albero degli zoccoli in versione meridionale. Il dialetto salentino è poco decifrabile. Si rischia di non capirci nulla e forse questa è la cosa più divertente. Ad un certo punto i salentini sembra abbiano subito una metamorfosi. Sono diventati tutti sardi.
Un proverbio su tutti che non fa sconti: figlia sposata ciuccia caricata.
p.n.

joenat
*½
paolo
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berto
 
nexuno
 

PRIMO AMORE
Di M.Garrone

Vittorio e Sonia a prima vista non si piacciono. Meglio sarebbe dire che Vittorio avrebbe voluto trovarsi davanti una Sonia con qualche chilo in meno. Lei lo asseconda e comincia a dimagrire. Deve scendere di peso. Prima cinquanta, poi quarantacinque, poi quaranta chili. Portare la materia grezza all’essenziale. E’ come lavorare, la testa e il corpo non li puoi separare. Se comandi la testa devi comandare pure il corpo. Ma il corpo è più forte. Ti chiede di alzarti la notte dal letto, aprire il frigorifero e strafogarti. Lei arriva a un punto che non regge più. Soddisfare le ossessioni di Vittorio non durerà molto. Lei vorrebbe uscirne fuori. Tornare al suo peso. Ma lui la pensa diversamente. Finito il film è matematico che ti venga appetito. Alla faccia di Vittorio ti fai fuori una vaschetta di gelato. E non è detto che poi non attacchi subito con qualcos’altro. Proprio il contrario della grande abbuffata. In quel caso finito il film come minimo ti prendi un digestivo…. p.n.

joenat
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paolo
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berto
 
nexuno
 

LE REGOLE DELL’ATTRAZIONE
Di R.Avary USA 2003

Il film è tratto dall’omonimo libro di Bret Easton Ellis, ma si rivela una gran cazzata fin dall’inizio. Il solito college americano coi soliti giovani intenti a cercare di farsi quante più ragazze è possibile, le solite ragazze che puntano i tipi più in vista e i soliti omosessuali che cercano gli avanzi. Poi c’è la droga, il sesso, la violenza , il suicidio, l’amore… l’unica cosa che rimane del libro è il tentativo di una visione delle vicende da parte di tutti i personaggi in questione. Ma se uno dei protagonisti è quel tizio che c’era nel telefilm Dowson creek, bé allora è davvero troppo. Inguardabile. j.n.

joenat
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paolo
 
berto
 
nexuno
 

RESPIRO
Di E.Crialese, ITA 2002
Con Valeria Golino

Lampedusa è un’isola bellissima, ma può essere anche una trappola per chi la sente troppo stretta. Così è per Grazia, ancora giovane, madre di tre figli e con un marito pescatore, come tutti sull’isola. I ragazzi sono un po’ selvatici, non fanno che cacciarsi nei guai. C’è chi è impegnato a malmenare e lasciare a culo nudo i coetanei, chi per corteggiare il nuovo carabiniere proveniente dal nord lo sfida salendo in due o tre sul motorino e chi provvede a che l’onorabilità della sorella rimanga intatta. C’è di che non annoiarsi, ma forse ci vorrebbe qualcosa di più. E poi ci si mettono anche i parenti che, se non segui le regole, ti fanno passare subito per matta e fanno in modo che te ne vada a Milano a curarti. Lei non ci sta e sparisce dalla circolazione, libera un branco di cani randagi e si rifugia in una grotta a picco sul mare. Per i cani si mette subito male, con buona pace di Studio Aperto e dei suoi servizi sugli animali. Le vie del paese si trasformano in una tonnara dove i cani fanno la non invidiabile fine dei tonni. Poi tutto il paese si dà da fare per scoprire che fine ha fatto. Niente da fare. Ci vorrà un rito propiziatorio, con i falò che illuminano la notte, e un bagno di massa in cui tutti gli abitanti assieme sembrano un branco di pesci alla ricerca del loro simile smarrito, e alla fine la ritrovano e la riaccolgono nel loro branco, nuotandole attorno. j.n

paolo
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joenat
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berto
 
nexuno
 

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI
Di G.A.Romero, USA 1968

Classico del cinema horror. In una cittadina della Pennsylvania, per motivi non chiarissimi, i morti resuscitano e vanno a caccia dei vivi per fargli la festa. La velocità non è il loro forte, così una ragazza riesce a sfuggire dalle mani di uno zombi e si rifugia in una casa poco distante. Qui viene raggiunta da un uomo pronto a tutto per rimanere in vita. I due si barricano in casa per resistere all’assalto delle creature, ma la ragazza comincia a dare i numeri. Altri sopravvissuti sono nascosti in cantina. La televisione dà pessime notizie, sarebbe meglio scappare da quella trappola, ma non c’è accordo e i vivi finiscono per spararsi addosso, mentre i morti cominciano ad irrompere in casa. Passa la notte e arrivano i soccorsi, ma a dirigere le operazioni c’è un tizio che non va tanto per il sottile. Non è difficile far fuori i morti, basta mirare alla testa. Prima si spara e poi si fanno le domande. Così non serve a nulla essere riuscito a resistere tutta la notte all’attacco dei morti viventi, specialmente se hai la pelle nera. Alla fine i morti tornano sottoterra. Ma per i vivi c’è poco da star tranquilli. j.n.

joenat
***½
paolo
  
berto
 
nexuno
 

ROGER & ME
Di M.Moore, USA 1989

Anche gli Americani se la fanno fare sotto il naso. Fine anni ’80, a Flint, città natale di Michael Moore, la General Motor decide che è il momento di “razionalizzare”. Sembra una bella parola, ma per chi lavora significa che tra un po’ sono cazzi suoi… Per Roger Smith, gran capo della GM, razionalizzare significa spostare gli stabilimenti in Messico dove la manodopera costa la metà, per 30.000 operai significa che è arrivato il momento di cambiare aria, con le buone o con le cattive. Ma gli Americani si lasciano convincere facilmente, prima o poi qualcosa si trova… e se poi lo dicono le celebrità come Pat Boone (quello di Speedy Gonzales, mica il primo capitato per strada), allora deve essere per forza vero. Bisogna essere ottimisti. E non importa se la mattina alla tua porta bussa un nanetto impiegato di polizia che ti dà mezz’ora per sloggiare perché non hai più soldi per pagare l’affitto. E’ il mio mestiere dice lui, è un lavoro duro ma qualcuno dovrà pur farlo. E allora non resta che inventarsi qualcosa… vediamo… un allevamento di conigli per esempio, come la signora del documentario, una specie di mostro di Milwokee al femminile che prima coccola i suoi conigli e poi li finisce a colpi di martello sulla testa! E’ proprio vero che la disoccupazione fa perdere la testa.
Non resta che affidarsi a lui, M.Moore, difensore delle cause perse, deciso a perseguitare Roger (Smith) per costringerlo a fare visita a Flint, città che ha distrutto.
Ma gli abitanti di Flint non hanno apprezzato gran ché gli sforzi di Moore, che da parte sua non risparmia ironia sui suoi concittadini che ridono felici davanti alla telecamera che li immortala mentre montano l’ultimo camion che uscirà dalla fabbrica, o che si danno un gran da fare per “promuovere” le nuove prigioni locali, o che si affannano a costruire centri commerciali all’avanguardia fiduciosi di poter diventare un importante centro turistico, o che partecipano alle manifestazioni per difendere il posto di lavoro in non più di quattro persone.
E poi dicono che sotto sotto anche gli Americani sono intelligenti… j.n.

joenat
****½ 
paolo
*****
berto
 
nexuno
 

SACCO E VANZETTI
Di G.Montaldo
Con Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Rosanna Fratello

Per chi vuole conoscere la storia dei due anarchici italiani condannati a morte in America nel 1927 questo film non è proprio il massimo (in questo sito potete leggere la pagina dedicata a “Un pezzo da galera” di Vonnegut, sull’argomento). Il fatto è che da poco abbiamo scoperto il bravissimo Gian Maria Volontè e allora cerchiamo di non perderci un film, quando passano in Tv, anche se questo non è dei più belli. j.n.

joenat
** 
paolo
berto
 
nexuno
 

SETTEMBRE
Di W.Allen

Una combriccola di benestanti, ricchi di portafoglio e poveri di spirito, trascorre gli ultimi giorni di vacanza nella casa di campagna prima di ritornare in società. Premesse peggiori difficile trovarle, se non nei film di Muccino. Ma è pur sempre un film di Woody Allen e va visto, quindi non ci resta che indossare malvolentieri i panni borghesi e immedesimarci nella storia. Già me li vedo coi loro maglioni a collo alto a parlare seduti sui loro sofà di poesia, musica e teatro. Poi uno di loro nel mezzo della discussione si alzerà, si guarderà in girò e assumendo l’aria di quello che le sa proprio tutte azzarderà una nuova disposizione dei mobili. Perché la gente benestante è così. Sono dinamici. Se gli gira loro ti rigirano la casa. Ma anche su di loro ogni tanto cade una tegola. Anche i ricchi piangono. Settembre è vicino, lo capiscono gli animali e lo capiscono pure quei poveretti. Eccome se lo capiscono, quelli pur di non starsene un attimo zitti non fanno che commentare la minima variazione climatica che gli passa sulla testa. Inutile dire che con gente del genere sarebbe difficile trascorrere anche un solo pomeriggio. Solo a sentirli parlare il latte vi sgorgherebbe a ettolitri dalle ginocchia. La corrente salta, siete liberi di scappare, noi rimaniamo per vedere come va a finire. Ed ecco spuntar fuori i protagonisti e le loro tragedie personali.
Una donna attempata, con un passato alle spalle che molti se lo sognerebbero, forte dei suoi precedenti e consapevole dei pochi anni che le restano da vivere, spara a zero su chiunque le capita a tiro, eccetto la sua dolce metà. Il bersaglio preferito è la figlia, una donna fragile che non capisce che vestirsi da profugo polacco non le darà certo una mano a conquistare gli uomini.
La figlia depressa cronica sommersa dai debiti, tra una tazza di tè e una di valium è cotta di uno scrittore che ovviamente non la degna di uno sguardo. Lei quando non pensa allo scrittore sogna di aprire uno studio fotografico a New York. Non lo pensa veramente, ma le serve per darsi un tono. E non è l’unica. Sono tutti così. Quello meno fortunato fa l’avvocato a New York e nel weekend va a Parigi. Per loro il mondo potrebbe limitarsi a queste due città, tutto il resto potrebbe saltare pure per aria. Mi chiedo quando salterà fuori una tata nera a dire “Si badrone”. “Subito badrone”.
La terza donna della casa è una che ha tre piedi in una scarpa. E’ sposata, ha dei figli e fa la gatta morta con lo scrittore di cui è innamorata l’amica. Delle tre occupazioni inutile dire che l’ultima è quella che la tiene più impegnata. Si, perché il marito lei non lo sopporta nemmeno il tempo di una chiamata al telefono. Ma come, quello ha accettato che la moglie passi l’estate da sola e lei fa tanto la preziosa? Poi ci sono i figli, ma quelli basta mandarli in campeggio. Che dolci i figli. A settembre vorranno delle scarpe nuove, dei vestiti nuovi, libri nuovi. Poi c’è lui, lo scrittore, quello con cui lei flirta per testare la sua desiderabilità. E quando quello le mette le mani addosso lei per farlo desistere se ne esce con “E i miei bambini!” Troppo comodo saltarsene fuori coi bambini. Tanto l’abbiamo capito tutti che quella i bambini non se li fila proprio.
Ecco a voi gli uomini della casa. Sono uno peggio dell’altro, dei veri maestri del verminismo, una corrente da noi nominata ma non ancora presente sul vocabolario.
Un fisico è il compagno della donna attempata, ha capito tutto dell’universo, ma della vita non sa niente. La notte, se non ci fosse la sua donna a occupare l’altra metà del letto, non farebbe che sognare bosoni e quark. Tanto per avere una idea di quali tormenti affliggano questi privilegiati.
Un altro salta fuori quando meno te l’aspetti per dichiararsi per l’ennesima volta alla sua amata. La sfortuna gli rema contro. E’ un po’ in là con gli anni. La sua insistenza dà al voltastomaco. E poi il re del verminismo. L’incantatore nano. Uno che come niente ti mette le mani in faccia per poi passartele e ripassartele avanti e indietro pensando che questo spiani la strada a qualcosa di più consistente. Un uomo che racconta in giro di essere uno scrittore per far cadere ai suoi piedi le quarantenni che in una estate si giocano l’ultima possibilità di andare a segno e che cadrebbero ai piedi di chiunque avesse due piedi su cui cadere. La sua tattica è in breve questa. Le seduce al buio dopo averle fatte bere nella penombra e alla fine se le porta nella foresteria. Se poi loro la mattina dicono che la cosa non può andare avanti lui finge di non potercela più fare a tirare avanti. Una vera sogliola. p.n.

joenat
*½ 
paolo
*
berto
 
nexuno
 

SPIDERMAN 2
Di S.Raimi, USA 2004

L’uomo ragno deve continuare a essere tale o deve limitarsi a godere il suo lato umano? La risposta è scontata, altrimenti di cosa si parlerebbe nell’inevitabile seguito. Trovati un’altra scusa, Alan Parker. Quella di non voler mettere in pericolo la tua eroina non funziona. Bastava che lo domandassi direttamente a lei. Ma se lo avessi fatto subito di che si sarebbe parlato nelle rimanenti due ore di film.
Queste critiche trovano il tempo che trovano. Si sta parlando di un fumetto. La realtà è ben altra cosa. Anche se qualche maniaco collezionista vorrebbe che fosse un tantino più fumettata. Ve le immaginate le prime pagine di giornali, sempre a parlare di cosa ha fatto questo o quel superoe.
Per fortuna noi abbiamo giornali come Panorama, Libero o Il Giornale. Loro non lo sbatterebbero mai di il “superoe” in prima pagina. Vero?
p.n.

joenat
** 
paolo
**
berto
 
nexuno
 

SPY GAME
Di T.Scott, USA 2001
Con Robert Redford, Brad Pitt

Che mal di testa. Provate voi a seguire questo film, con le sue immagini troppo trattate e troppo veloci, basato tutto su flashback, in cui presente e passato si mischiano talmente che i protagonisti alla fine sembrano avere sempre la stessa età, quando non hanno addirittura gli stessi vestiti, a distanza di trentenni. Robert Redford è un agente CIA al suo ultimo giorno di lavoro (questa devo averla già vista da qualche parte) che non può fare a meno di usare le sue ultime 24 ore per salvare la vita ad un suo vecchio collaboratore dai tempi del Viet Nam, Brad Pitt. E’ stato lui a reclutare il giovane Pitt nella CIA e ora si sente responsabile, anche se in passato hanno avuto delle “incomprensioni”. Tutta colpa dei cinesi che lo hanno beccato mentre cercava di far scappare dal carcere la sua donna. Non ditelo a nessuno, ma è colpa di Redford se lei si trova lì.
Vi aspettereste che Redford parta per la Cina e, armato come Rambo, liberi il suo amico dai fottuti musi gialli, invece no. Risolve tutto dalla sua scrivania, mentre risponde alla commissione di inchiesta che si occupa della questione. E alla fine anche se ci rimette i soldi della pensione, la missione ha completo successo, alla faccia dei suoi capi che non volevano muovere un dito.
Che efficienza e che forza morale quelli della CIA, certo, qualche volta calcano un po’ la mano per ottenere ciò che vogliono, ma che ci volete fare.. loro risolvono problemi. E allora che importa se qualche volta esplode qualche autobomba o se qualcuno viene assassinato o se vengono create prove false per giustificare le guerre… è uno sporco mestiere, ma qualcuno lo deve pur fare
. j.n.

joenat
½ 
paolo
0
berto
 
nexuno
 

STARSKY & HUTCH
Di T.Phillips, USA 2004

Ci sono cose che da bambino eviti come la peste. Un esempio? I telefilm di Starsky e Hutch. Non c’è un buon motivo per cui hai deciso di girarne a largo. Sei ancora un bambino. Hai lasciato fare al tuo istinto, credendo fosse quella la mossa migliore. Non sospetti ancora che quello, l’istinto, sia già bello che morto e sepolto da un pezzo. Ipnotizzato dai raggi catodici salti da un canale all’altro aspettando l’inizio dell’ennesima serie televisiva. Te ne stai sul divano e lotti per averlo tra le mani, il telecomando. Prima che sia troppo tardi. L’ora del telegiornale.
Quello che noi credevamo fosse peste, Mac Gyver, Ripide, Magnum P.I.,
E quello che invece stranamente pensavamo non lo fosse, i Chips, Cuore & Batticuore, Ralph Supermaxieroe, Happy Days, Simon and Simon, Cannon, lo sceriffo Lobo…
Alla domanda chi non ha mai visto.. c’è sempre qualche stronzo spocchioso che alza la mano sostenendo che lui da piccolo era troppo impegnato a sfogliare la Divina Commedia. Mi chiedo se quello prima o poi abbia l’abbia letta o si sia solo limitato a girarne le pagine.

[...]
Stai per fare il salto della tua vita. La tua auto non ti tradirà. Schiacci il pedale dell’acceleratore . La morte per questa volta la puoi pure guardare in faccia. Sarà lei ad abbassare lo sguardo. Non è mai troppo tardi per una digressione filosofica con il tuo collega. Siete nel bel mezzo di una scena d’ azione. Vi chiedete a cosa serva l’azione in quanto tale.
- Ehi Starsky, tu non credi che l’azione non abbia altra determinazione che l’attività ? E’ il carattere generale del contenuto che già si determina attraverso essa.
- E’ la stessa cosa a cui pensavo io stamattina. Cavolo amico viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda.
- Lo puoi dire forte e chiaro.
- Non credi che i momenti dell’attività siano l’essere in sé e l’essere per sé?
- Continua così, stai andando benissimo.
- Vedi Hutch l’azione , che in questo caso è il salto con la nostra auto, consiste nel contenere in sé questi momenti distinti.
-Era quello che io cercavo di dimostrare al capo prima che ci sollevasse dall’incarico.
- La cosa che mi fa imbestialire porca puttana è il comune pregiudizio che la scienza filosofica abbia soltanto a che fare con astrazioni, con vuote generalità, mentre invece l’intuizione, il senso della vita sarebbero invece il concreto in sé, la ricchezza di ciò che è determinato in sé.
- Di un po’ ti riferisci a Manetti?
- Quello stronzo ha meno intuito di mia nonna. Ha risolto più casi lei all’ospizio che lui alla centrale.
- Starsky stai andando troppo veloce.
- Fidati. Tra mezz’ora te ne starai spaparanzato su qualche spiaggia caraibica a sorseggiare il tuo Martini.
- Se è così che pensi sia la morte allora fai pure.
- Quando sarà tutto finito questa dovrai spiegarmela. Non credo di averla capita. p.n.

joenat
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paolo
***
berto
 
nexuno
 

SUSANNA
Di H.Hawks, USA 1938
Con Cary Grant, Katharine Hepburn

Tempo fa si era scritto a proposito di uno dei tanti film orribili che avevamo avuto la sventura di vedere, “Nessun film in cui il protagonista fa il paleontologo può essere in alcun modo divertente!” (si trattava di “L’uomo di Talbot” di A.Paragamian). E ne avevamo tutte le ragioni. Quel film era una vera e propria schifezza. Così, una volta letto sul retrocopertina che il film raccontava le vicende di un paleontologo e nonostante il fatto che il paleontologo in questione sia Cary Grant, vengo lasciato irrimediabilmente solo. Mi metto comodo, ormai sono rassegnato. Parte il film.
Insomma… lasciando perdere la trama perché non è certo il pezzo forte del film, lasciando perdere il doppiaggio spaventoso (tanto che dopo cinque minuti decido di guardare il film in lingua originale coi sottotitoli, visto che si può!), lasciando perdere la versione “colorizzata” messa in grande evidenza sul dvd, ma che dopo due secondi riesce a provocare la perforazione della cornea per quanto le immagini sono trattate. Insomma lasciando perdere queste e molte altre cose, in fondo in fondo il film non è poi così brutto. Bè, se si riesce a tener conto che il film è del ’38 allora qualche battuta fa pure ridere, anche se fa più ridere vedere Grant cadere in acqua, uscire come un pulcino bagnato e in meno di tre secondi di nuovo pettinato come un lord inglese. Ma non stiamo a guardare il capello, piuttosto… magari ci fossero attori come Grant e la Hepburn nelle commediole disgraziate di oggi. j.n.

joenat
**
paolo
berto
 
nexuno
 

SWIMMING POOL
Di F.Ozon, Fra 2002
Con Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier

Quella scrittrice di gialli ha proprio un scopa su per il culo. Rigida e metodica da mettere una noia addosso che lo sbadiglio è d’obbligo. Ha bisogno di pace per scrivere il suo nuovo romanzo visto che l’ultimo non era poi la fine del mondo, così accetta l’invito del suo editore a trascorrere qualche settimana in una sua casa immersa nel verde, in Francia. Unico problema è che potrebbe farsi viva la figlia dell’editore. Ma il posto è tranquillo, c’è la piscina, l’aria è fresca e tutto è così perfetto che subito torna l’ispirazione. E all’improvviso eccola lì, Juli, giovane e bella. Ogni sera si porta a casa un uomo diverso e la notte non è più così silenziosa. E poi continua a puntargli in faccia quelle sue maledette tette giovani e sode, gira a culo nudo per casa sbattendogli in faccia il suo corpo giovane e snello, tra un bagno in piscina e una carrellata del regista su ogni centimetro di pelle a disposizione. Non si può più andare avanti così. O forse si. Già, e se sfruttasse l’occasione per scrivere qualcosa di completamente diverso? Magari potrebbe anche scopiazzare dal diario della giovinetta, visto che l’esperienza non le difetta. E condire il tutto con un po’ di thriller. Poi le cose sfuggono di mano, ci scappa il morto e le due diventano complici. Ma che importa, è tutto materiale che può tornare utile per il libro. E se all’editore non piace c’è la fila per pubblicarle questo suo ultimo lavoro. Ma è accaduto tutto davvero fino all’ultimo, oppure no? E se fosse stato tutto il frutto della sua immaginazione. Allora sarebbe tutto falso. Il cameriere assassinato, il manoscritto della madre di Juli dal quale ha scopiazzato il libro, il diario della giovinetta e anche quelle sue tette così giovani e sode? j.n.

joenat
***
paolo
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berto
 
nexuno
 

TABOO – GOHATTO
Di N.Oshima, Giappone 2000
Con Takeshi Kitano

Vatti a fidare dei samurai. Tu credi che sia gente seria, dura e pura, pronta a fare harahiri per un nonnulla. La morale e l’onore innanzitutto. Poi scopri che anche loro hanno qualche punto debole.
E’ non è cosa da poco. Siamo nel 1865, bisogna difendere l’imperatore ed è tempo di arruolare forze fresche nella Shinsengumi. Bisogna mettere alla prova il coraggio delle reclute, e quale prova migliore se non decapitare un malcapitato accusato di aver chiesto soldi in prestito. Legge dura, ma quando ci vuole ci vuole.
E poi bisogna allenarsi ogni giorno per essere sempre pronti a combattere.
Ma non sarà che tutto quel “contatto fisico”, tutti quegli uomini… assieme… non ci sarà qualcosa sotto?
Cominciano ad accadere fatti strani. Alcuni samurai muoiono e non certo di vecchiaia. Il vicecomandante Kitano cerca di fare luce, ma quello che rischia di scoprire è un vizietto che sarebbe meglio tenere segreto. Le morti, chissà, forse si tratta di gelosia? E per chi? No! E invece si, è proprio il nuovo arruolato Kato a far gola a molti nel giro dei samurai. Come resistere a quel suo faccino e a quella sua coda di cavallo. Insomma, metà dei compagni si contende i “servizi” del giovane.
Non l’avresti mai detto, e invece…Omosessualità. Che cosa ci vuoi fare.
j.n.

joenat
***½ 
paolo
 
berto
 
nexuno
 

TRAINING DAY
Di A.Fuqua
Con D.Washington, E.Hawke, S.Glenn, T.Berenger, Snoop Dogg, Macy Gray, E.Mendes

E’ il primo giorno di scuola per Ethan Hawke, ma lui è un tipo tosto, con la testa nelle nuvole ma tosto. Quello che lo deve svezzare invece ha l’aria di uno che le ha viste tutte, uno scafato, uno di quei “maestri di vita” di cui tutti sentiamo il bisogno. E’ il super laccato D.Washington, alla sua prima da cattivo (almeno per quello che ricordo). Logico aspettarsi l’intero repertorio: poliziotto nero e poliziotto bianco, poliziotto cattivo e poliziotto buono, poliziotto dai metodi sbrigativi e poliziotto gentile e idealista, poliziotto corrotto e poliziotto onesto. Indovinate chi la spunta… Siamo o non siamo in America? Per quanta merda ci sia nelle strade, per quanto la polizia possa essere corrotta e violenta, per quanto la situazione possa sembrare disperata, il bene assoluto alla fine avrà sempre l’ultima parola… perché loro sono l’America, gente… loro sono l’esempio, sono come vorremmo essere o vorremmo diventare e anche se sono sempre in guerra contro il male… alla fine la spuntano sempre… e allora God bless America. j.n.

joenat
½ 
paolo
berto
 
nexuno
 

TROY
Di W.Petersen, USA 2004
Con Brad Pitt, Eric Bana, Peter O’Toole, Diane Kruger.

Certe cose le cacci fuori dalla porta e quelle ti rientrano dalla finestra. A uno che ha dovuto imparare a memoria quella solfa del “pelide Achille” questa storia non va proprio giù. Il poema epico è morto, ma il kolossal americano è dietro l’angolo, pronto a saltarti al collo. E proprio quando credevi di esserti liberato di tutti quei film su Cleopatra e i Romani. Quando anche a Natale ormai non trasmettevano più nemmeno in televisione Ben Hur, rieccoli più agguerriti di prima. Sì perché ora hanno la tecnologia dalla loro parte. L’effetto speciale che nemmeno uno come Omero si sarebbe mai immaginato. E vuoi buttar via tanta grazia senza fare nemmeno un remake di un remake di un remake. La storia è sempre la stessa? E cosa vuoi che ce ne importi. Basta cambiare qualcosa, tanto chi vuoi che se ne accorga concentrati come saranno su quel bel faccino di Pitt/Achille? Ci metti un po’ di cavalli, qualche decina di migliaia di navi, condisci il tutto con combattimenti all’ultimo sangue e servi freddo, magari con un secchiello di pop corn. j.n.

joenat
**½ 
paolo
berto
 
nexuno
 

TUTTO L’AMORE CHE C’E’
Di S.Rubini, Ita 2001

Basta poco in una città del sud per fare rumore. L’arrivo di tre giovinette monzesi sconvolge definitivamente l’armonia tra i ragazzi del paese. E’ tutto uno sgomitare perché si sa “quelle del nord sono ragazze di facili costumi” e allora è tutto un mettersi in mostra, un gonfiare il petto, far vedere i muscoli. E le tre giovinette ce la mettono tutta per seminare discordia. E allora tocca sorbirsi la solita sequenza di stronzate che un film del genere può riservare: il figo del gruppo si fa la più bella delle tre ragazze, forte del successo si crede in diritto di fare lezioni agli altri, ma finisce per litigare con la sua ragazza che lo lascia per un altro. Poi c’è quello studioso che è indeciso se lasciare gli studi per seguire quella intelligente delle tre (quella con gli occhiali ovviamente). E poi c’è il più giovane che gioca a fare quello che non gliene frega niente mentre la ragazzina monzese stravede per lui, e alla fine è l’unico ad uscirne vittorioso. j.n.

joenat
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TUTTO O NIENTE
Di M.Leigh

I film di Leigh ultimamente tendono ad abbondare di lacrime e questo non fa eccezione. I personaggi dei suoi film non sono certo dei modelli. Phill è un tassista stanco del suo lavoro e della sua famiglia. Sua moglie Penny fa la cassiera in un supermercato e non gli dedica più le attenzioni di un tempo. I figli sono obesi e distanti. Rachel lavora in una casa di riposo dove è vittima delle attenzioni di un verminosissimo collega ultrasessantenne, mentre il fratello Rory è il ciccione più antipatico del quartiere. I figli lo prendono a male parole, la moglie lo ignora e lui si rifugia nel suo taxi. Non mancano le storie disgraziate dei vicini, tra madri ubriache e figlie in cinta e chi più ne ha più ne metta. Alla fine sarà l’attacco di cuore del figlio ciccione a riunire una famiglia che si stava disintegrando. Il tutto accompagnato da una colonna sonora di pianti e lacrime. j.n.

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paolo
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L’UOMO DEL TRENO
Di P.Leconte, Fra
Con Johnny Hallyday, Jean Rochefort

Si sa che anche i banditi più spietati hanno un cuore, e magari a qualcuno di loro piacerebbe pure avere un bel paio di pantofole, starsene su una sedia a dondolo con un bicchiere di brandy, accanto al camino, magari a leggere un buon libro… Bè forse non è proprio il desiderio di tutti. Se sei un professore in pensione che non riesce nemmeno a farsi rispettare dalla ragazza che lavora dal panettiere, magari quello che vuoi è un po’ d’azione. Una bella rapina in banca è proprio quello che ci vuole per trovare quella scintilla che mancava. Senza il gusto del brivido che vita sarebbe… E allora perché non fare cambio se dovesse capitare l’occasione? j.n.

joenat
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VELOCITA’ MASSIMA
Di D.Vicari, Ita 2002
Con Valerio Mastrandrea, Alessia Barela, Cristiano Morroni

L’Obelisco è il ritrovo dove ogni sabato sera puoi sfoggiare la tua macchina nuova. Poi da cosa nasce cosa. Io ce l’ho più grossa della tua, no io ce l’ho più grossa.. la tua ragazza preferisce la mia… mo’ te faccio vede. E via a 200 Km/ora per le strade di Roma a dimostrare chi è il più figo del quartiere. Così comincia e finisce il “Fast & Furious” alla matriciana, tra una sgommata e una sgasata. Col meccanico Mastrandrea e il suo giovane aiutante che s’indebitano pur di rimettere a nuovo un bolide per dare una lezione al rivale, Fischio, uno che cambia una macchina a settimana, che c’ha una faccia da schiaffi e una donna che non si merita. Il giovane perde la testa e finisce a botte, ma non è così che si regolano le questioni all’Obelisco. I conti si fanno sulla strada. E poi lei non è una su cui puoi fare affidamento, le piacciono troppo i soldi facili. Così non resta che portare a termine la sfida, salvare l’onore, e trasformare il bolide dell’amico traditore in un capolavoro astratto postmoderno, prima di lasciare tutto così com’è. j.n.

joenat
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paolo
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LA 25°ORA
Di S.Lee, USA 2002
Con Edward Norton

Ti restano solo 24 ore per salutare tutti e risolvere le questioni. Chi ti ha tradito e perché, poi bisogna trovare qualcuno a cui affidare il cane, lasciare la ragazza e farsi spaccare la faccia per sembrare più duro di quello che sei, altrimenti dentro saranno guai per il tuo culo bianco… Sette anni, ti rendi conto? Ma chi cazzo te lo ha fatto fare. Mandare tutto a puttane, così. Avevi tutto. Fanculo…
**Vaffanculo tu, tutta questa merda di città e chi ci abita…
In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle…
In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina…
In culo ai Sik e ai Pakistani che vanno per le strade a palla, con i loro taxi decrepiti, puzzano di kerry da tutti i pori, mi mandano in paranoia le narici…
Aspiranti terroristi.. e rallentate, cazzo!
In culo ai ragazzi di Chelsea con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi, e te lo sbattono in faccia sul Gay channel.
In culo ai bottegai coreani, con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica. Sono qui da dieci anni e non sanno mettere ancora due parole insieme…
In culo ai Russi di Brighton Beach, mafiosi e violenti. Seduti nei bar a sorseggiare i loro te con una zolletta di zucchero tra i denti. Rubano, imbrogliano e cospirano. Tornatevene da dove cazzo siete venuti!...
In culo agli ebrei ortodossi, che vanno su e giù per la Quarantasettesima, nei loro soprabiti imbiancati di forfora a vendere diamanti del SudAfrica dell’Aparthaid …
In culo agli agenti di borsa di Wall Street, che pensano di essere i padroni dell’ universo. Quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas, Gordon Jekko, e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora… Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita… e Bush e Cheney non sapevano niente di quel casino?... ma fatemi il cazzo di piacere…
In culo alla Ticow alla Incon alla Delphia alla Worldcom…
In culo ai Portoricani, venti in una macchia e fanno crescere le spese dell’assistenza sociale. E non fatemi parlare di quei pipponi dei Dominicani, al loro confronto i Portoricani sono proprio dei fenomeni.
In culo agli Italiani di Benson Horst coi loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant’Antonio, che agitano la loro mazza da baseball firmata (da Jason Damby), sperando in un’audizione per i “Soprano”…
In culo alle signore dell’ Upper East Side con i loro foulard di […] e i loro carciofi di Balducci da 50 dollari, con le loro facce pompate di silicone, truccate laccate e liftate. Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane!
In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno 5 passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita 137 anni fa.. e muovete le chiappe, è ora!
In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li trivellano con 41 proiettili, nascosti dietro il loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia!
In culo ai preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti. In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci dal male.
E dato che ci siamo ci metto anche Gesù Cristo. Se l’è cavata con poco: un giorno sulla croce, un weekend all’inferno, e poi gli alleluia degli angeli per il resto dell’eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville.
In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati vi auguro di passare il resto dell’eternità con le vostre 72 puttane ad arrostire a fuoco lento all’inferno. Stronzi cammellieri con l’asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi.
In culo a Jacob Elinski, lamentoso e scontento. In culo a Francis Slougthery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia
ragazza. In culo a Naturelle Riviera, le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla polizia. Maledetta puttana.
In culo a mio padre con il suo insanabile dolore, che beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri inneggiando ai Bronx Bombers.
In culo a questa città e a chi ci abita, dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Evenue. Dalle case popolari del Bronx ai loft di […] dai palazzoni di Alphabet City alle case in pietra di Park Slow, e a quelli a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino a diventare cenere, e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi.
No… no, in culo a te, Montgomery Brogan, avevi tutto e l’hai buttato via. Brutto TESTA di CAZZO! **

** dal dialogo di E.Norton davanti allo specchio**

j.n.

joenat
****½ 
paolo
****½ 
berto
 
nexuno
 

21 GRAMMI
di A.G. Inarritu, 2003
con Sean Penn, Fenicio Del Toro, Naomi Watts

Il presente e il passato si mischiano fin dall’inizio inseguendo le storie dei personaggi. C’è un professore di matematica (S.Penn) in attesa del trapianto di cuore che potrebbe salvargli la vita, mentre la sua ragazza vuole a tutti i costi un figlio in provetta da lui che ha già un piede nella fossa. C’è un pluri-pregiudicato (B.Del Toro) che ha ritrovato la “Via” grazie a Gesù e ora è il più attivista tra i credenti della sua comunità, tanto da saperne di più anche del prete che l’ha convertito. E poi c’è una casalinga amante del nuoto, sposata e con due figlie in attesa del loro ritorno a casa… poi il destino intreccia le loro vite. Il marito e le due figlie di Cristina muoiono in un incidente stradale, provocato da Jack, il supercristiano, e il cuore del marito viene donato a Paul. Questo determina una svolta negativa nelle vite di tutti e tre i protagonisti. Cristina cerca conforto nell’alcool e nella droga, Jack perde la fede dopo essersi costituito alla polizia e Paul, alla disperata ricerca del proprietario del suo cuore, trova Cristina, se ne innamora ed è deciso a vendicare la distruzione della sua famiglia. Un film sulle emozioni, la vita, la morte e l’anima, quei 21 grammi che fanno la differenza. j.n.

joenat
****½
paolo
***** 
berto
 
nexuno
 

VODKA LEMON
Di Hiner Saleem, Armenia 2003
Con Romik Avinian, Lala Sarkissian

La solitudine da queste parti la si combatte con la vodka. Anche per il freddo il rimedio è sempre lo stesso. Giù un altro bicchiere. Non fa miracoli, ma allieva le pene. Armenia. Un vecchietto armato di dentiera con compagni al seguito commemora un morto. I tempi della grande Russia sono lontani. Ora si è liberi ma si è rinunciato a tutto il resto. Le tasche più che bucate sono sfondate. Di soldi non si sente nemmeno l’odore. I cari verdoni sono una specie in estinzione. Qualcuno ha tentato la fortuna in Francia, qualcuno gioca a fare l’imprenditore nella miseria, qualcun altro ancora conta nel mercato dell’usato. Bisogna vendere tutto. Prima un mobile, poi il televisore. Una visita alla tomba dei propri cari giusto per mantenere contatti con quelli che, visto come gira, ti toccherà rivedere prima del solito. p.n.

joenat
***
paolo
 ***½ 
berto
 
nexuno
 

WELCOME TO COLLINWOOD
Di A & G Russo, USA 2001
Con Sam Rockwell, Wiliam H. Macy

Quando un film è così ben fatto, mi chiedo cosa diavolo serve farci un remake. Il film in questione è “I soliti ignoti” di Monicelli, una delle migliori commedie all’italiana di tutti i tempi. Cinque poveracci alle prese col colpo della vita, approfittare di un appartamento vuoto per svaligiare la cassaforte del banco dei pegni. Un gioco da ragazzi, basta fare un buco ed è fatta. Ma non tutte le ciambelle, come si dice, riescono col buco, e alla fine tocca accontentarsi di un piatto di pasta e fagioli. Questa è la trama. Ora, trasferire tutto dall’Italia del dopoguerra agli USA dei giorni nostri, mescolare bene, sostituire Gassman con Sam Rockwell, Masroianni con Wiliam H. Macy, e attenzione, colpo di scena, Totò con Gorge Clooney. Infarcire con uno slang da quattro soldi (vedi Mullinski, Bellini ecc..), far depositare nel calderone di Hollywood e servire freddo. Se poi ogni tanto il film riesce anche a fare ridere non è certo grazie alle trovate dei due giovani registi, ma è dovuto al fatto che il film è la fotocopia (sbiadita) dell’inimitabile originale. j.n.

joenat
½
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0 
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FILM