PARIS, TEXAS
Di W.Wenders, USA 1984
Con Harry Dean Stanton, Nastassja Kinski, Dean Stockwell, Aurore
Clémen, Hunter Carson
Se
cominci a seguire il protagonista di questo film allora ci rivediamo
tra qualche anno. Si perché quel tizio ha una gran voglia
di camminare, se n’è fatti di chilometri e ancora
non gli basta. E a furia di camminare gli è passata anche
la voglia di chiacchierare. Persino quando il fratello lo ritrova
dopo quattro anni che vaga per i deserti degli USA. Il fatto è
che non sa più nemmeno perché continua a camminare.
A casa c’è suo figlio che lo aspetta. A dire il vero
il figlio non lo ricorda nemmeno più, era piccolo quando
lui l’ha lasciato per la sua passeggiata. E’ tutta
colpa della madre, una giovane e bella Nastassja Kinski, cui la
vita da mamma rinchiusa in una roulotte nel deserto cominciava
ad andare un po’ stretta. Ritrovata la parola, padre e figlio
fanno amicizia e partono alla ricerca della madre, nessuno sa
più niente di lei. La ritrovano in un peep-show. E a quel
punto cominci a rimpiangere i tempi in cui lui non parlava, perché
la mezz’ora buona di parole al miele che si sprecano nel
momento dell’incontro non resteranno di certo nella storia
del cinema. j.n.
PAURA.COM
Di W.Malone, USA 2002
Mai
navigato in internet? Bè, quelli che hanno prodotto questa
grandissima cazzata non sembra abbiano grandi esperienze. Cazzate.com.
Cazzate come piovesse. Un sito che uccide, qualcuno lo abbiamo
pure visto, ma niente del genere. Il nostro problema è
Sky. Se non hai voglia di fare altro la TV diventa una trappola.
Un tempo sapevi come cavartela. Sapevi che su Italia uno ci
sono solo film con ragazzini di 15 anni, che devi evitare i
film di Rai due come la peste, che su Rai uno e Canale cinque
devi districarti tra fiction su padri Pii e Giovanni Paoli vari,
carabinieri e marescialli di ogni forma e razza. Retequattro
la boicottiamo per partito preso e Rai tre fa solo film di Ozu.
Allora vai a trovare l’amico che ha Sky e quello ti frega
col suo zapping. E gira che ti rigira, a quell’ora non
resta che Paura.com… E allora vuol dire che ce lo siamo
meritato. j.n.
PIZZICATA
Di E.Winspeare, Ita 1995
con Cosimo Cinieri, Fabio Frascaro, Chiara Torelli, Lamberto
Probo, Paolo Massafra, Anna Dimitri, Ines D'Ambrosio
Siamo
nel Salento, anno 1943. Gli americani stanno per arrivare.
Due tipi di lettere possono arrivare dal fronte. Quelle buone
se tutto va bene e quelle cattive nel caso contrario. Le donne
a casa fanno la solita vita defilata, lavorando la terra e
occupandosi della casa. Gli anziani orgogliosi del loro lavoro
faticano sotto il sole aspettando la sera per ubriacarsi di
vino. L’esercizio dell’autorità è
l’unica consolazione per una vita obbligata, fatta di
povertà e sacrificio. C’è tempo anche
per ridere, seduti dal barbiere o sulle panchine della piazza.
E c’è tempo anche per stordirsi, col nero e con
la musica.
Un soldato americano caduto col suo aereo finisce in buone
mani, quelle di una donna di cui presto si innamorerà.
Ma la donna è già stata promessa a “nu’
bravo giovine” che tiene la terra e svariati animali.
Se ti metti contro è facile che ti diano della zoccola.
E allora che fare? C’è sempre la taranta, che
se non mette a posto le cose, le lascia in sospeso. Realismo
disarmante. Sono lontani gli anni della Tv e della corrente
elettrica, ma nessuno sembra soffrirne. Oggi togliete il Grande
fratello e qualcuno che storce il naso lo troverete sempre.
Le ore durano giorni e i giorni anni. A voi la scelta di cosa
salvare o meno di quei tempi. Sembra l’albero degli
zoccoli in versione meridionale. Il dialetto salentino è
poco decifrabile. Si rischia di non capirci nulla e forse
questa è la cosa più divertente. Ad un certo
punto i salentini sembra abbiano subito una metamorfosi. Sono
diventati tutti sardi.
Un proverbio su tutti che non fa sconti: figlia sposata ciuccia
caricata. p.n.
PRIMO AMORE
Di M.Garrone
Vittorio
e Sonia a prima vista non si piacciono. Meglio sarebbe dire
che Vittorio avrebbe voluto trovarsi davanti una Sonia con
qualche chilo in meno. Lei lo asseconda e comincia a dimagrire.
Deve scendere di peso. Prima cinquanta, poi quarantacinque,
poi quaranta chili. Portare la materia grezza all’essenziale.
E’ come lavorare, la testa e il corpo non li puoi separare.
Se comandi la testa devi comandare pure il corpo. Ma il corpo
è più forte. Ti chiede di alzarti la notte dal
letto, aprire il frigorifero e strafogarti. Lei arriva a un
punto che non regge più. Soddisfare le ossessioni di
Vittorio non durerà molto. Lei vorrebbe uscirne fuori.
Tornare al suo peso. Ma lui la pensa diversamente. Finito
il film è matematico che ti venga appetito. Alla faccia
di Vittorio ti fai fuori una vaschetta di gelato. E non è
detto che poi non attacchi subito con qualcos’altro.
Proprio il contrario della grande abbuffata. In quel caso
finito il film come minimo ti prendi un digestivo….
p.n.
LE REGOLE DELL’ATTRAZIONE
Di R.Avary USA 2003
Il
film è tratto dall’omonimo libro di Bret Easton
Ellis, ma si rivela una gran cazzata fin dall’inizio.
Il solito college americano coi soliti giovani intenti a cercare
di farsi quante più ragazze è possibile, le
solite ragazze che puntano i tipi più in vista e i
soliti omosessuali che cercano gli avanzi. Poi c’è
la droga, il sesso, la violenza , il suicidio, l’amore…
l’unica cosa che rimane del libro è il tentativo
di una visione delle vicende da parte di tutti i personaggi
in questione. Ma se uno dei protagonisti è quel tizio
che c’era nel telefilm Dowson creek, bé allora
è davvero troppo. Inguardabile. j.n.
RESPIRO
Di E.Crialese, ITA 2002
Con Valeria Golino
Lampedusa
è un’isola bellissima, ma può essere anche
una trappola per chi la sente troppo stretta. Così
è per Grazia, ancora giovane, madre di tre figli e
con un marito pescatore, come tutti sull’isola. I ragazzi
sono un po’ selvatici, non fanno che cacciarsi nei guai.
C’è chi è impegnato a malmenare e lasciare
a culo nudo i coetanei, chi per corteggiare il nuovo carabiniere
proveniente dal nord lo sfida salendo in due o tre sul motorino
e chi provvede a che l’onorabilità della sorella
rimanga intatta. C’è di che non annoiarsi, ma
forse ci vorrebbe qualcosa di più. E poi ci si mettono
anche i parenti che, se non segui le regole, ti fanno passare
subito per matta e fanno in modo che te ne vada a Milano a
curarti. Lei non ci sta e sparisce dalla circolazione, libera
un branco di cani randagi e si rifugia in una grotta a picco
sul mare. Per i cani si mette subito male, con buona pace
di Studio Aperto e dei suoi servizi sugli animali. Le vie
del paese si trasformano in una tonnara dove i cani fanno
la non invidiabile fine dei tonni. Poi tutto il paese si dà
da fare per scoprire che fine ha fatto. Niente da fare. Ci
vorrà un rito propiziatorio, con i falò che
illuminano la notte, e un bagno di massa in cui tutti gli
abitanti assieme sembrano un branco di pesci alla ricerca
del loro simile smarrito, e alla fine la ritrovano e la riaccolgono
nel loro branco, nuotandole attorno.
j.n
LA NOTTE DEI MORTI
VIVENTI
Di G.A.Romero, USA 1968
Classico
del cinema horror. In una cittadina della Pennsylvania, per
motivi non chiarissimi, i morti resuscitano e vanno a caccia
dei vivi per fargli la festa. La velocità non è
il loro forte, così una ragazza riesce a sfuggire dalle
mani di uno zombi e si rifugia in una casa poco distante.
Qui viene raggiunta da un uomo pronto a tutto per rimanere
in vita. I due si barricano in casa per resistere all’assalto
delle creature, ma la ragazza comincia a dare i numeri. Altri
sopravvissuti sono nascosti in cantina. La televisione dà
pessime notizie, sarebbe meglio scappare da quella trappola,
ma non c’è accordo e i vivi finiscono per spararsi
addosso, mentre i morti cominciano ad irrompere in casa. Passa
la notte e arrivano i soccorsi, ma a dirigere le operazioni
c’è un tizio che non va tanto per il sottile.
Non è difficile far fuori i morti, basta mirare alla
testa. Prima si spara e poi si fanno le domande. Così
non serve a nulla essere riuscito a resistere tutta la notte
all’attacco dei morti viventi, specialmente se hai la
pelle nera. Alla fine i morti tornano sottoterra. Ma per i
vivi c’è poco da star tranquilli. j.n.
ROGER &
ME
Di M.Moore, USA 1989
Anche
gli Americani se la fanno fare sotto il naso. Fine anni ’80,
a Flint, città natale di Michael Moore, la General
Motor decide che è il momento di “razionalizzare”.
Sembra una bella parola, ma per chi lavora significa che tra
un po’ sono cazzi suoi… Per Roger Smith, gran
capo della GM, razionalizzare significa spostare gli stabilimenti
in Messico dove la manodopera costa la metà, per 30.000
operai significa che è arrivato il momento di cambiare
aria, con le buone o con le cattive. Ma gli Americani si lasciano
convincere facilmente, prima o poi qualcosa si trova…
e se poi lo dicono le celebrità come Pat Boone (quello
di Speedy Gonzales, mica il primo capitato per strada), allora
deve essere per forza vero. Bisogna essere ottimisti. E non
importa se la mattina alla tua porta bussa un nanetto impiegato
di polizia che ti dà mezz’ora per sloggiare perché
non hai più soldi per pagare l’affitto. E’
il mio mestiere dice lui, è un lavoro duro ma qualcuno
dovrà pur farlo. E allora non resta che inventarsi
qualcosa… vediamo… un allevamento di conigli per
esempio, come la signora del documentario, una specie di mostro
di Milwokee al femminile che prima coccola i suoi conigli
e poi li finisce a colpi di martello sulla testa! E’
proprio vero che la disoccupazione fa perdere la testa.
Non resta che affidarsi a lui, M.Moore, difensore delle cause
perse, deciso a perseguitare Roger (Smith) per costringerlo
a fare visita a Flint, città che ha distrutto.
Ma gli abitanti di Flint non hanno apprezzato gran ché
gli sforzi di Moore, che da parte sua non risparmia ironia
sui suoi concittadini che ridono felici davanti alla telecamera
che li immortala mentre montano l’ultimo camion che
uscirà dalla fabbrica, o che si danno un gran da fare
per “promuovere” le nuove prigioni locali, o che
si affannano a costruire centri commerciali all’avanguardia
fiduciosi di poter diventare un importante centro turistico,
o che partecipano alle manifestazioni per difendere il posto
di lavoro in non più di quattro persone.
E poi dicono che sotto sotto anche gli Americani sono intelligenti…
j.n.
SACCO E VANZETTI
Di G.Montaldo
Con Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Rosanna Fratello
Per
chi vuole conoscere la storia dei due anarchici italiani condannati
a morte in America nel 1927 questo film non è proprio
il massimo (in questo sito potete leggere la pagina dedicata
a “Un
pezzo da galera” di Vonnegut, sull’argomento).
Il fatto è che da poco abbiamo scoperto il bravissimo
Gian Maria Volontè e allora cerchiamo di non perderci
un film, quando passano in Tv, anche se questo non è
dei più belli. j.n.
SETTEMBRE
Di W.Allen
Una
combriccola di benestanti, ricchi di portafoglio e poveri
di spirito, trascorre gli ultimi giorni di vacanza nella casa
di campagna prima di ritornare in società. Premesse
peggiori difficile trovarle, se non nei film di Muccino. Ma
è pur sempre un film di Woody Allen e va visto, quindi
non ci resta che indossare malvolentieri i panni borghesi
e immedesimarci nella storia. Già me li vedo coi loro
maglioni a collo alto a parlare seduti sui loro sofà
di poesia, musica e teatro. Poi uno di loro nel mezzo della
discussione si alzerà, si guarderà in girò
e assumendo l’aria di quello che le sa proprio tutte
azzarderà una nuova disposizione dei mobili. Perché
la gente benestante è così. Sono dinamici. Se
gli gira loro ti rigirano la casa. Ma anche su di loro ogni
tanto cade una tegola. Anche i ricchi piangono. Settembre
è vicino, lo capiscono gli animali e lo capiscono pure
quei poveretti. Eccome se lo capiscono, quelli pur di non
starsene un attimo zitti non fanno che commentare la minima
variazione climatica che gli passa sulla testa. Inutile dire
che con gente del genere sarebbe difficile trascorrere anche
un solo pomeriggio. Solo a sentirli parlare il latte vi sgorgherebbe
a ettolitri dalle ginocchia. La corrente salta, siete liberi
di scappare, noi rimaniamo per vedere come va a finire. Ed
ecco spuntar fuori i protagonisti e le loro tragedie personali.
Una donna attempata, con un passato alle spalle che molti
se lo sognerebbero, forte dei suoi precedenti e consapevole
dei pochi anni che le restano da vivere, spara a zero su chiunque
le capita a tiro, eccetto la sua dolce metà. Il bersaglio
preferito è la figlia, una donna fragile che non capisce
che vestirsi da profugo polacco non le darà certo una
mano a conquistare gli uomini.
La figlia depressa cronica sommersa dai debiti, tra una tazza
di tè e una di valium è cotta di uno scrittore
che ovviamente non la degna di uno sguardo. Lei quando non
pensa allo scrittore sogna di aprire uno studio fotografico
a New York. Non lo pensa veramente, ma le serve per darsi
un tono. E non è l’unica. Sono tutti così.
Quello meno fortunato fa l’avvocato a New York e nel
weekend va a Parigi. Per loro il mondo potrebbe limitarsi
a queste due città, tutto il resto potrebbe saltare
pure per aria. Mi chiedo quando salterà fuori una tata
nera a dire “Si badrone”. “Subito badrone”.
La terza donna della casa è una che ha tre piedi in
una scarpa. E’ sposata, ha dei figli e fa la gatta morta
con lo scrittore di cui è innamorata l’amica.
Delle tre occupazioni inutile dire che l’ultima è
quella che la tiene più impegnata. Si, perché
il marito lei non lo sopporta nemmeno il tempo di una chiamata
al telefono. Ma come, quello ha accettato che la moglie passi
l’estate da sola e lei fa tanto la preziosa? Poi ci
sono i figli, ma quelli basta mandarli in campeggio. Che dolci
i figli. A settembre vorranno delle scarpe nuove, dei vestiti
nuovi, libri nuovi. Poi c’è lui, lo scrittore,
quello con cui lei flirta per testare la sua desiderabilità.
E quando quello le mette le mani addosso lei per farlo desistere
se ne esce con “E i miei bambini!” Troppo comodo
saltarsene fuori coi bambini. Tanto l’abbiamo capito
tutti che quella i bambini non se li fila proprio.
Ecco a voi gli uomini della casa. Sono uno peggio dell’altro,
dei veri maestri del verminismo, una corrente da noi nominata
ma non ancora presente sul vocabolario.
Un fisico è il compagno della donna attempata, ha capito
tutto dell’universo, ma della vita non sa niente. La
notte, se non ci fosse la sua donna a occupare l’altra
metà del letto, non farebbe che sognare bosoni e quark.
Tanto per avere una idea di quali tormenti affliggano questi
privilegiati.
Un altro salta fuori quando meno te l’aspetti per dichiararsi
per l’ennesima volta alla sua amata. La sfortuna gli
rema contro. E’ un po’ in là con gli anni.
La sua insistenza dà al voltastomaco. E poi il re del
verminismo. L’incantatore nano. Uno che come niente
ti mette le mani in faccia per poi passartele e ripassartele
avanti e indietro pensando che questo spiani la strada a qualcosa
di più consistente. Un uomo che racconta in giro di
essere uno scrittore per far cadere ai suoi piedi le quarantenni
che in una estate si giocano l’ultima possibilità
di andare a segno e che cadrebbero ai piedi di chiunque avesse
due piedi su cui cadere. La sua tattica è in breve
questa. Le seduce al buio dopo averle fatte bere nella penombra
e alla fine se le porta nella foresteria. Se poi loro la mattina
dicono che la cosa non può andare avanti lui finge
di non potercela più fare a tirare avanti. Una vera
sogliola. p.n.
SPIDERMAN 2
Di S.Raimi, USA 2004
L’uomo ragno deve continuare
a essere tale o deve limitarsi a godere il suo lato umano? La
risposta è scontata, altrimenti di cosa si parlerebbe
nell’inevitabile seguito. Trovati un’altra scusa,
Alan Parker. Quella di non voler mettere in pericolo la tua
eroina non funziona. Bastava che lo domandassi direttamente
a lei. Ma se lo avessi fatto subito di che si sarebbe parlato
nelle rimanenti due ore di film.
Queste critiche trovano il tempo che trovano. Si sta parlando
di un fumetto. La realtà è ben altra cosa. Anche
se qualche maniaco collezionista vorrebbe che fosse un tantino
più fumettata. Ve le immaginate le prime pagine di giornali,
sempre a parlare di cosa ha fatto questo o quel superoe.
Per fortuna noi abbiamo giornali come Panorama, Libero o Il
Giornale. Loro non lo sbatterebbero mai di il “superoe”
in prima pagina. Vero? p.n.
SPY GAME
Di T.Scott, USA 2001
Con Robert Redford, Brad Pitt
Che
mal di testa. Provate voi a seguire questo film, con le sue
immagini troppo trattate e troppo veloci, basato tutto su
flashback, in cui presente e passato si mischiano talmente
che i protagonisti alla fine sembrano avere sempre la stessa
età, quando non hanno addirittura gli stessi vestiti,
a distanza di trentenni. Robert Redford è un agente
CIA al suo ultimo giorno di lavoro (questa devo averla già
vista da qualche parte) che non può fare a meno di
usare le sue ultime 24 ore per salvare la vita ad un suo vecchio
collaboratore dai tempi del Viet Nam, Brad Pitt. E’
stato lui a reclutare il giovane Pitt nella CIA e ora si sente
responsabile, anche se in passato hanno avuto delle “incomprensioni”.
Tutta colpa dei cinesi che lo hanno beccato mentre cercava
di far scappare dal carcere la sua donna. Non ditelo a nessuno,
ma è colpa di Redford se lei si trova lì.
Vi aspettereste che Redford parta per la Cina e, armato come
Rambo, liberi il suo amico dai fottuti musi gialli, invece
no. Risolve tutto dalla sua scrivania, mentre risponde alla
commissione di inchiesta che si occupa della questione. E
alla fine anche se ci rimette i soldi della pensione, la missione
ha completo successo, alla faccia dei suoi capi che non volevano
muovere un dito.
Che efficienza e che forza morale quelli della CIA, certo,
qualche volta calcano un po’ la mano per ottenere ciò
che vogliono, ma che ci volete fare.. loro risolvono problemi.
E allora che importa se qualche volta esplode qualche autobomba
o se qualcuno viene assassinato o se vengono create prove
false per giustificare le guerre… è uno sporco
mestiere, ma qualcuno lo deve pur fare.
j.n.
STARSKY
& HUTCH
Di T.Phillips, USA 2004
Ci
sono cose che da bambino eviti come la peste. Un esempio?
I telefilm di Starsky e Hutch. Non c’è un buon
motivo per cui hai deciso di girarne a largo. Sei ancora un
bambino. Hai lasciato fare al tuo istinto, credendo fosse
quella la mossa migliore. Non sospetti ancora che quello,
l’istinto, sia già bello che morto e sepolto
da un pezzo. Ipnotizzato dai raggi catodici salti da un canale
all’altro aspettando l’inizio dell’ennesima
serie televisiva. Te ne stai sul divano e lotti per averlo
tra le mani, il telecomando. Prima che sia troppo tardi. L’ora
del telegiornale.
Quello che noi credevamo fosse peste, Mac Gyver, Ripide, Magnum
P.I.,
E quello che invece stranamente pensavamo non lo fosse, i
Chips, Cuore & Batticuore, Ralph Supermaxieroe, Happy
Days, Simon and Simon, Cannon, lo sceriffo Lobo…
Alla domanda chi non ha mai visto.. c’è sempre
qualche stronzo spocchioso che alza la mano sostenendo che
lui da piccolo era troppo impegnato a sfogliare la Divina
Commedia. Mi chiedo se quello prima o poi abbia l’abbia
letta o si sia solo limitato a girarne le pagine.
[...]
Stai per fare il salto della tua vita. La tua auto non ti
tradirà. Schiacci il pedale dell’acceleratore
. La morte per questa volta la puoi pure guardare in faccia.
Sarà lei ad abbassare lo sguardo. Non è mai
troppo tardi per una digressione filosofica con il tuo collega.
Siete nel bel mezzo di una scena d’ azione. Vi chiedete
a cosa serva l’azione in quanto tale.
- Ehi Starsky, tu non credi che l’azione non abbia altra
determinazione che l’attività ? E’ il carattere
generale del contenuto che già si determina attraverso
essa.
- E’ la stessa cosa a cui pensavo io stamattina. Cavolo
amico viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda.
- Lo puoi dire forte e chiaro.
- Non credi che i momenti dell’attività siano
l’essere in sé e l’essere per sé?
- Continua così, stai andando benissimo.
- Vedi Hutch l’azione , che in questo caso è
il salto con la nostra auto, consiste nel contenere in sé
questi momenti distinti.
-Era quello che io cercavo di dimostrare al capo prima che
ci sollevasse dall’incarico.
- La cosa che mi fa imbestialire porca puttana è il
comune pregiudizio che la scienza filosofica abbia soltanto
a che fare con astrazioni, con vuote generalità, mentre
invece l’intuizione, il senso della vita sarebbero invece
il concreto in sé, la ricchezza di ciò che è
determinato in sé.
- Di un po’ ti riferisci a Manetti?
- Quello stronzo ha meno intuito di mia nonna. Ha risolto
più casi lei all’ospizio che lui alla centrale.
- Starsky stai andando troppo veloce.
- Fidati. Tra mezz’ora te ne starai spaparanzato su
qualche spiaggia caraibica a sorseggiare il tuo Martini.
- Se è così che pensi sia la morte allora fai
pure.
- Quando sarà tutto finito questa dovrai spiegarmela.
Non credo di averla capita. p.n.
SUSANNA
Di H.Hawks, USA 1938
Con Cary Grant, Katharine Hepburn
Tempo
fa si era scritto a proposito di uno dei tanti film orribili
che avevamo avuto la sventura di vedere, “Nessun film
in cui il protagonista fa il paleontologo può essere
in alcun modo divertente!” (si trattava di “L’uomo
di Talbot” di A.Paragamian). E ne avevamo tutte le ragioni.
Quel film era una vera e propria schifezza. Così, una
volta letto sul retrocopertina che il film raccontava le vicende
di un paleontologo e nonostante il fatto che il paleontologo
in questione sia Cary Grant, vengo lasciato irrimediabilmente
solo. Mi metto comodo, ormai sono rassegnato. Parte il film.
Insomma… lasciando perdere la trama perché non
è certo il pezzo forte del film, lasciando perdere il
doppiaggio spaventoso (tanto che dopo cinque minuti decido di
guardare il film in lingua originale coi sottotitoli, visto
che si può!), lasciando perdere la versione “colorizzata”
messa in grande evidenza sul dvd, ma che dopo due secondi riesce
a provocare la perforazione della cornea per quanto le immagini
sono trattate. Insomma lasciando perdere queste e molte altre
cose, in fondo in fondo il film non è poi così
brutto. Bè, se si riesce a tener conto che il film è
del ’38 allora qualche battuta fa pure ridere, anche se
fa più ridere vedere Grant cadere in acqua, uscire come
un pulcino bagnato e in meno di tre secondi di nuovo pettinato
come un lord inglese. Ma non stiamo a guardare il capello, piuttosto…
magari ci fossero attori come Grant e la Hepburn nelle commediole
disgraziate di oggi. j.n.
SWIMMING POOL
Di F.Ozon, Fra 2002
Con Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier
Quella
scrittrice di gialli ha proprio un scopa su per il culo. Rigida
e metodica da mettere una noia addosso che lo sbadiglio è
d’obbligo. Ha bisogno di pace per scrivere il suo nuovo
romanzo visto che l’ultimo non era poi la fine del mondo,
così accetta l’invito del suo editore a trascorrere
qualche settimana in una sua casa immersa nel verde, in Francia.
Unico problema è che potrebbe farsi viva la figlia dell’editore.
Ma il posto è tranquillo, c’è la piscina,
l’aria è fresca e tutto è così perfetto
che subito torna l’ispirazione. E all’improvviso
eccola lì, Juli, giovane e bella. Ogni sera si porta
a casa un uomo diverso e la notte non è più così
silenziosa. E poi continua a puntargli in faccia quelle sue
maledette tette giovani e sode, gira a culo nudo per casa sbattendogli
in faccia il suo corpo giovane e snello, tra un bagno in piscina
e una carrellata del regista su ogni centimetro di pelle a disposizione.
Non si può più andare avanti così. O forse
si. Già, e se sfruttasse l’occasione per scrivere
qualcosa di completamente diverso? Magari potrebbe anche scopiazzare
dal diario della giovinetta, visto che l’esperienza non
le difetta. E condire il tutto con un po’ di thriller.
Poi le cose sfuggono di mano, ci scappa il morto e le due diventano
complici. Ma che importa, è tutto materiale che può
tornare utile per il libro. E se all’editore non piace
c’è la fila per pubblicarle questo suo ultimo lavoro.
Ma è accaduto tutto davvero fino all’ultimo, oppure
no? E se fosse stato tutto il frutto della sua immaginazione.
Allora sarebbe tutto falso. Il cameriere assassinato, il manoscritto
della madre di Juli dal quale ha scopiazzato il libro, il diario
della giovinetta e anche quelle sue tette così giovani
e sode? j.n.
TABOO – GOHATTO
Di N.Oshima, Giappone 2000
Con Takeshi Kitano
Vatti
a fidare dei samurai. Tu credi che sia gente seria, dura e pura,
pronta a fare harahiri per un nonnulla. La morale e l’onore
innanzitutto. Poi scopri che anche loro hanno qualche punto
debole.
E’ non è cosa da poco. Siamo nel 1865, bisogna
difendere l’imperatore ed è tempo di arruolare
forze fresche nella Shinsengumi. Bisogna mettere alla prova
il coraggio delle reclute, e quale prova migliore se non decapitare
un malcapitato accusato di aver chiesto soldi in prestito. Legge
dura, ma quando ci vuole ci vuole.
E poi bisogna allenarsi ogni giorno per essere sempre pronti
a combattere.
Ma non sarà che tutto quel “contatto fisico”,
tutti quegli uomini… assieme… non ci sarà
qualcosa sotto?
Cominciano ad accadere fatti strani. Alcuni samurai muoiono
e non certo di vecchiaia. Il vicecomandante Kitano cerca di
fare luce, ma quello che rischia di scoprire è un vizietto
che sarebbe meglio tenere segreto. Le morti, chissà,
forse si tratta di gelosia? E per chi? No! E invece si, è
proprio il nuovo arruolato Kato a far gola a molti nel giro
dei samurai. Come resistere a quel suo faccino e a quella sua
coda di cavallo. Insomma, metà dei compagni si contende
i “servizi” del giovane.
Non l’avresti mai detto, e invece…Omosessualità.
Che cosa ci vuoi fare.
j.n.
TRAINING DAY
Di A.Fuqua
Con D.Washington, E.Hawke, S.Glenn, T.Berenger, Snoop Dogg,
Macy Gray, E.Mendes
E’
il primo giorno di scuola per Ethan Hawke, ma lui è un
tipo tosto, con la testa nelle nuvole ma tosto. Quello che lo
deve svezzare invece ha l’aria di uno che le ha viste
tutte, uno scafato, uno di quei “maestri di vita”
di cui tutti sentiamo il bisogno. E’ il super laccato
D.Washington, alla sua prima da cattivo (almeno per quello che
ricordo). Logico aspettarsi l’intero repertorio: poliziotto
nero e poliziotto bianco, poliziotto cattivo e poliziotto buono,
poliziotto dai metodi sbrigativi e poliziotto gentile e idealista,
poliziotto corrotto e poliziotto onesto. Indovinate chi la spunta…
Siamo o non siamo in America? Per quanta merda ci sia nelle
strade, per quanto la polizia possa essere corrotta e violenta,
per quanto la situazione possa sembrare disperata, il bene assoluto
alla fine avrà sempre l’ultima parola… perché
loro sono l’America, gente… loro sono l’esempio,
sono come vorremmo essere o vorremmo diventare e anche se sono
sempre in guerra contro il male… alla fine la spuntano
sempre… e allora God bless America. j.n.
TROY
Di W.Petersen, USA 2004
Con Brad Pitt, Eric Bana, Peter O’Toole, Diane Kruger.
Certe
cose le cacci fuori dalla porta e quelle ti rientrano dalla
finestra. A uno che ha dovuto imparare a memoria quella
solfa del “pelide Achille” questa storia non
va proprio giù. Il poema epico è morto, ma
il kolossal americano è dietro l’angolo, pronto
a saltarti al collo. E proprio quando credevi di esserti
liberato di tutti quei film su Cleopatra e i Romani. Quando
anche a Natale ormai non trasmettevano più nemmeno
in televisione Ben Hur, rieccoli più agguerriti di
prima. Sì perché ora hanno la tecnologia dalla
loro parte. L’effetto speciale che nemmeno uno come
Omero si sarebbe mai immaginato. E vuoi buttar via tanta
grazia senza fare nemmeno un remake di un remake di un remake.
La storia è sempre la stessa? E cosa vuoi che ce
ne importi. Basta cambiare qualcosa, tanto chi vuoi che
se ne accorga concentrati come saranno su quel bel faccino
di Pitt/Achille? Ci metti un po’ di cavalli, qualche
decina di migliaia di navi, condisci il tutto con combattimenti
all’ultimo sangue e servi freddo, magari con un secchiello
di pop corn. j.n.
TUTTO L’AMORE CHE C’E’
Di S.Rubini, Ita 2001
Basta
poco in una città del sud per fare rumore. L’arrivo
di tre giovinette monzesi sconvolge definitivamente l’armonia
tra i ragazzi del paese. E’ tutto uno sgomitare perché
si sa “quelle del nord sono ragazze di facili costumi”
e allora è tutto un mettersi in mostra, un gonfiare
il petto, far vedere i muscoli. E le tre giovinette ce la
mettono tutta per seminare discordia. E allora tocca sorbirsi
la solita sequenza di stronzate che un film del genere può
riservare: il figo del gruppo si fa la più bella delle
tre ragazze, forte del successo si crede in diritto di fare
lezioni agli altri, ma finisce per litigare con la sua ragazza
che lo lascia per un altro. Poi c’è quello studioso
che è indeciso se lasciare gli studi per seguire quella
intelligente delle tre (quella con gli occhiali ovviamente).
E poi c’è il più giovane che gioca a fare
quello che non gliene frega niente mentre la ragazzina monzese
stravede per lui, e alla fine è l’unico ad uscirne
vittorioso. j.n.
TUTTO O NIENTE
Di M.Leigh
I
film di Leigh ultimamente tendono ad abbondare di lacrime e
questo non fa eccezione. I personaggi dei suoi film non sono
certo dei modelli. Phill è un tassista stanco del suo
lavoro e della sua famiglia. Sua moglie Penny fa la cassiera
in un supermercato e non gli dedica più le attenzioni
di un tempo. I figli sono obesi e distanti. Rachel lavora in
una casa di riposo dove è vittima delle attenzioni di
un verminosissimo collega ultrasessantenne, mentre il fratello
Rory è il ciccione più antipatico del quartiere.
I figli lo prendono a male parole, la moglie lo ignora e lui
si rifugia nel suo taxi. Non mancano le storie disgraziate dei
vicini, tra madri ubriache e figlie in cinta e chi più
ne ha più ne metta. Alla fine sarà l’attacco
di cuore del figlio ciccione a riunire una famiglia che si stava
disintegrando. Il tutto accompagnato da una colonna sonora di
pianti e lacrime. j.n.
L’UOMO DEL
TRENO
Di P.Leconte, Fra
Con Johnny Hallyday, Jean Rochefort
Si sa che anche i banditi più
spietati hanno un cuore, e magari a qualcuno di loro piacerebbe
pure avere un bel paio di pantofole, starsene su una sedia a
dondolo con un bicchiere di brandy, accanto al camino, magari
a leggere un buon libro… Bè forse non è
proprio il desiderio di tutti. Se sei un professore in pensione
che non riesce nemmeno a farsi rispettare dalla ragazza che
lavora dal panettiere, magari quello che vuoi è un po’
d’azione. Una bella rapina in banca è proprio quello
che ci vuole per trovare quella scintilla che mancava. Senza
il gusto del brivido che vita sarebbe… E allora perché
non fare cambio se dovesse capitare l’occasione?
j.n.
VELOCITA’
MASSIMA
Di D.Vicari, Ita 2002
Con Valerio Mastrandrea, Alessia Barela, Cristiano Morroni
L’Obelisco
è il ritrovo dove ogni sabato sera puoi sfoggiare
la tua macchina nuova. Poi da cosa nasce cosa. Io ce l’ho
più grossa della tua, no io ce l’ho più
grossa.. la tua ragazza preferisce la mia… mo’
te faccio vede. E via a 200 Km/ora per le strade di Roma
a dimostrare chi è il più figo del quartiere.
Così comincia e finisce il “Fast & Furious”
alla matriciana, tra una sgommata e una sgasata. Col meccanico
Mastrandrea e il suo giovane aiutante che s’indebitano
pur di rimettere a nuovo un bolide per dare una lezione
al rivale, Fischio, uno che cambia una macchina a settimana,
che c’ha una faccia da schiaffi e una donna che non
si merita. Il giovane perde la testa e finisce a botte,
ma non è così che si regolano le questioni
all’Obelisco. I conti si fanno sulla strada. E poi
lei non è una su cui puoi fare affidamento, le piacciono
troppo i soldi facili. Così non resta che portare
a termine la sfida, salvare l’onore, e trasformare
il bolide dell’amico traditore in un capolavoro astratto
postmoderno, prima di lasciare tutto così com’è.
j.n.
LA 25°ORA
Di S.Lee, USA 2002
Con Edward Norton
Ti
restano solo 24 ore per salutare tutti e risolvere le questioni.
Chi ti ha tradito e perché, poi bisogna trovare qualcuno
a cui affidare il cane, lasciare la ragazza e farsi spaccare
la faccia per sembrare più duro di quello che sei,
altrimenti dentro saranno guai per il tuo culo bianco…
Sette anni, ti rendi conto? Ma chi cazzo te lo ha fatto
fare. Mandare tutto a puttane, così. Avevi tutto.
Fanculo…
**Vaffanculo tu, tutta questa merda di città e chi
ci abita…
In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono
alle spalle…
In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della
macchina…
In culo ai Sik e ai Pakistani che vanno per le strade a
palla, con i loro taxi decrepiti, puzzano di kerry da tutti
i pori, mi mandano in paranoia le narici…
Aspiranti terroristi.. e rallentate, cazzo!
In culo ai ragazzi di Chelsea con il torace depilato e i
bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei
parchi, e te lo sbattono in faccia sul Gay channel.
In culo ai bottegai coreani, con le loro piramidi di frutta
troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica. Sono
qui da dieci anni e non sanno mettere ancora due parole
insieme…
In culo ai Russi di Brighton Beach, mafiosi e violenti.
Seduti nei bar a sorseggiare i loro te con una zolletta
di zucchero tra i denti. Rubano, imbrogliano e cospirano.
Tornatevene da dove cazzo siete venuti!...
In culo agli ebrei ortodossi, che vanno su e giù
per la Quarantasettesima, nei loro soprabiti imbiancati
di forfora a vendere diamanti del SudAfrica dell’Aparthaid
…
In culo agli agenti di borsa di Wall Street, che pensano
di essere i padroni dell’ universo. Quei figli di
puttana si sentono come Michael Douglas, Gordon Jekko, e
pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora…
Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per
tutta la vita… e Bush e Cheney non sapevano niente
di quel casino?... ma fatemi il cazzo di piacere…
In culo alla Ticow alla Incon alla Delphia alla Worldcom…
In culo ai Portoricani, venti in una macchia e fanno crescere
le spese dell’assistenza sociale. E non fatemi parlare
di quei pipponi dei Dominicani, al loro confronto i Portoricani
sono proprio dei fenomeni.
In culo agli Italiani di Benson Horst coi loro capelli impomatati,
le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant’Antonio,
che agitano la loro mazza da baseball firmata (da Jason
Damby), sperando in un’audizione per i “Soprano”…
In culo alle signore dell’ Upper East Side con i loro
foulard di […] e i loro carciofi di Balducci da 50
dollari, con le loro facce pompate di silicone, truccate
laccate e liftate. Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie
befane!
In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non
vogliono giocare in difesa, fanno 5 passi per arrivare sotto
canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei
bianchi. La schiavitù è finita 137 anni fa..
e muovete le chiappe, è ora!
In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi
e li trivellano con 41 proiettili, nascosti dietro il loro
muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia!
In culo ai preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini
innocenti. In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci
dal male.
E dato che ci siamo ci metto anche Gesù Cristo. Se
l’è cavata con poco: un giorno sulla croce,
un weekend all’inferno, e poi gli alleluia degli angeli
per il resto dell’eternità. Provi a passare
sette anni nel carcere di Otisville.
In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli
retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome
delle migliaia di innocenti assassinati vi auguro di passare
il resto dell’eternità con le vostre 72 puttane
ad arrostire a fuoco lento all’inferno. Stronzi cammellieri
con l’asciugamano in testa, baciate le mie nobili
palle irlandesi.
In culo a Jacob Elinski, lamentoso e scontento. In culo
a Francis Slougthery, il mio migliore amico, che mi giudica
con gli occhi incollati sulle chiappe della mia
ragazza. In culo a Naturelle Riviera, le ho dato la mia
fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla
polizia. Maledetta puttana.
In culo a mio padre con il suo insanabile dolore, che beve
acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky
ai pompieri inneggiando ai Bronx Bombers.
In culo a questa città e a chi ci abita, dalle casette
a schiera di Astoria agli attici di Park Evenue. Dalle case
popolari del Bronx ai loft di […] dai palazzoni di
Alphabet City alle case in pietra di Park Slow, e a quelli
a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia
crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino
a diventare cenere, e che le acque si sollevino e sommergano
questa fogna infestata dai topi.
No… no, in culo a te, Montgomery Brogan, avevi tutto
e l’hai buttato via. Brutto TESTA di CAZZO! **
**
dal dialogo di E.Norton davanti allo specchio**
j.n.
21 GRAMMI
di A.G. Inarritu, 2003
con Sean Penn, Fenicio Del Toro, Naomi Watts
Il
presente e il passato si mischiano fin dall’inizio
inseguendo le storie dei personaggi. C’è un
professore di matematica (S.Penn) in attesa del trapianto
di cuore che potrebbe salvargli la vita, mentre la sua ragazza
vuole a tutti i costi un figlio in provetta da lui che ha
già un piede nella fossa. C’è un pluri-pregiudicato
(B.Del Toro) che ha ritrovato la “Via” grazie
a Gesù e ora è il più attivista tra
i credenti della sua comunità, tanto da saperne di
più anche del prete che l’ha convertito. E
poi c’è una casalinga amante del nuoto, sposata
e con due figlie in attesa del loro ritorno a casa…
poi il destino intreccia le loro vite. Il marito e le due
figlie di Cristina muoiono in un incidente stradale, provocato
da Jack, il supercristiano, e il cuore del marito viene
donato a Paul. Questo determina una svolta negativa nelle
vite di tutti e tre i protagonisti. Cristina cerca conforto
nell’alcool e nella droga, Jack perde la fede dopo
essersi costituito alla polizia e Paul, alla disperata ricerca
del proprietario del suo cuore, trova Cristina, se ne innamora
ed è deciso a vendicare la distruzione della sua
famiglia. Un film sulle emozioni, la vita, la morte e l’anima,
quei 21 grammi che fanno la differenza. j.n.
VODKA LEMON
Di Hiner Saleem, Armenia
2003
Con Romik Avinian, Lala Sarkissian
La
solitudine da queste parti la si combatte con la vodka.
Anche per il freddo il rimedio è sempre lo stesso.
Giù un altro bicchiere. Non fa miracoli, ma allieva
le pene. Armenia. Un vecchietto armato di dentiera con compagni
al seguito commemora un morto. I tempi della grande Russia
sono lontani. Ora si è liberi ma si è rinunciato
a tutto il resto. Le tasche più che bucate sono sfondate.
Di soldi non si sente nemmeno l’odore. I cari verdoni
sono una specie in estinzione. Qualcuno ha tentato la fortuna
in Francia, qualcuno gioca a fare l’imprenditore nella
miseria, qualcun altro ancora conta nel mercato dell’usato.
Bisogna vendere tutto. Prima un mobile, poi il televisore.
Una visita alla tomba dei propri cari giusto per mantenere
contatti con quelli che, visto come gira, ti toccherà
rivedere prima del solito. p.n.
WELCOME TO COLLINWOOD
Di A & G Russo, USA 2001
Con Sam Rockwell, Wiliam H. Macy
Quando
un film è così ben fatto, mi chiedo cosa diavolo
serve farci un remake. Il film in questione è “I
soliti ignoti” di Monicelli, una delle migliori commedie
all’italiana di tutti i tempi. Cinque poveracci alle
prese col colpo della vita, approfittare di un appartamento
vuoto per svaligiare la cassaforte del banco dei pegni.
Un gioco da ragazzi, basta fare un buco ed è fatta.
Ma non tutte le ciambelle, come si dice, riescono col buco,
e alla fine tocca accontentarsi di un piatto di pasta e
fagioli. Questa è la trama. Ora, trasferire tutto
dall’Italia del dopoguerra agli USA dei giorni nostri,
mescolare bene, sostituire Gassman con Sam Rockwell, Masroianni
con Wiliam H. Macy, e attenzione, colpo di scena, Totò
con Gorge Clooney. Infarcire con uno slang da quattro soldi
(vedi Mullinski, Bellini ecc..), far depositare nel calderone
di Hollywood e servire freddo. Se poi ogni tanto il film
riesce anche a fare ridere non è certo grazie alle
trovate dei due giovani registi, ma è dovuto al fatto
che il film è la fotocopia (sbiadita) dell’inimitabile
originale. j.n.
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