duemilaquattro dalla A alla D

Aguirre furore di Dio
Alexandra's project
Americani
Un Americano a Roma
Animal Factory
Bamboozled
Basic
Birthday girl
Black Hawk Down
Blow
Blow Out
Butterfly Effect
C'era una volta in Messico
101 Reykjavik
City Of God
Coffee and Cigarettes
Daunbailò
The Day After Tomorrow
I diari della motocicletta
Il diario di Bridget Jones
Dillinger è Morto
Dogville
Donnie Darko
The Dreamers

 

AGUIRRE FURORE DI DIO
di W.Herzog, Ger 1972
con Klaus Kinski, Ruy Guerra, Helena Rojo, Cecilia Rivera

I rumori della foresta suonano strani a degli spagnoli che non hanno mai messo piede prima d’ora in una foresta. Suggestionati dall’idea che hanno della foresta non fanno altro che pensare alla foresta, agli indigeni e poi di nuovo alla foresta. Questi ottusi colonizzatori invece di goderselo quel paesaggio da National Geographic hanno tentato più volte di violentarlo con i cannoni. E quando sono finite le palle di cannone allora hanno pensato bene di riempire il fiume con i loro cadaveri e quelli dei nemici.
Quando la foresta si fa silenziosa allora vuol dire che qualcosa di pericoloso sta per accadere. Inutile stare sulle spine, le frecce prima o poi colpiranno. C’è da sperare solo che il tuo turno capiti il più lontano possibile.
Tradire la Spagna di Filippo II è un pensiero che ti può pure venire in mente anche se le necessità primarie sarebbero ben altre. Metter qualcosa sotto i denti ad esempio.
Fatto fuori il bastian contrario la strada comincia ad aprirsi. L’equipaggio viaggia su tre zattere. Una finisce in un vortice. Mai guardarsi indietro. E’ il costo che bisogna pagare. Peccato che se avessero voluto li avrebbero salvati in un niente, ma si sa quando hai lo stomaco pieno e non ti manca niente perché preoccuparsi degli altri. Poi magari ti tocca dividere la cena con loro e questo non ti va. Tra elezioni poco democratiche sul futuro imperatore di Eldorado e proclamazioni che nessuno vuole sentire la spedizione va avanti, seppur decimata. Siamo a metà cinquecento e una crociata che si rispetti non può far a meno di soldati ubriachi, di schiavi e di preti. Non manca pure un cavallo che diventa il vero capro espiatorio della sfortunata traversata. L’imperatore che fa lo schizzinoso per il cibo ha la fine che merita. Il prete che viaggia immancabilmente con Bibbia alla mano non è da meno. Tenta su due piedi una conversione a due malcapitati indigeni, che lui chiama selvaggi, ma quelli non sembrano tanto gradire la parola di Dio. Uno dei due dopo aver ricevuto la Bibbia se la porta all’orecchio come per dire che lui la parola di Dio non la sente proprio. Il prete che non è in vena di scherzare li butta nel fiume. Alla fine rimane Aguirre, l’unico che non si è rassegnato al sogno di una splendida Eldorado. Tra vaniloqui e allucinazioni Aguirre promette di entrare nelle pagine della storia. Il più grande tradimento della storia. Tradire la Spagna e sposare sua figlia per dare origine a una dinastia pura e invincibile. E’ proprio cotto, ma non si arrende. Si arrenderà solo durante i titoli di coda anche se non lo si potrà vedere.
Kinski regge bene la scena quando si circonda di animali, topi e scimmie soprattutto. Con loro ha giurato di essersi trovato veramente bene, non altrettanto ha potuto dire degli altri attori del cast. Le scimmie intervistate a proposito di Kinski hanno sostenuto che con quel tizio da qui in avanti non avrebbero nemmeno voluto passarci una vacanza assieme.
p.n.

joenat
**½ 
paolo
 **½
berto
 
nexuno
 

ALEXANDRA’S PROJECT
Di Rolf De Heer, Australia 2002
Con Gary Sweet, Helen Buday

Cosa vorresti per il tuo regalo di compleanno? Pensaci e poi me lo dici.
Non vorrei quello che Alexandra ha regalato a suo marito Steve. Una video messaggio delirante sulla loro vita matrimoniale con sorpresa finale. Il problema non è se Steve se lo meritasse o meno quel tipo di regalo. Un regalo di quel tipo sarebbe persino troppo anche per il più grande figlio di puttana di tutta l’Australia. Steve non sarà uno stinco di santo, ma cose del genere non si fanno. Prima gli auguri dei suoi figli, poi lei gli fa un discorsetto da adulti con tanto di spogliarello mal riuscito. Le cose non vanno bene. Non è che te la fai con la tua segretaria? Vatti a prendere una birra. Solo l’alcool ti aiuterà a reggere il seguito della storia. Lei ha un cancro al seno. Quel seno che lo faceva tanto divertire. L’hai bevuta. Guarda che le cose non stanno così. Si prende gioco di te. E’ solo fuori di testa. Niente malattia al seno. Poi comincia a fare la stupida con la pistola. Stai per assistere al suo suicidio. Ma che fai, credi anche a questo? La pistola è scarica. Qui si mette male. Non c’è limite al peggio. Mandi avanti la videocassetta. Spunta una mano di un uomo dove non dovrebbe stare. Sul corpo di tua moglie. E’ il tuo maledetto vicino di casa. Quel giardiniere peloso e ripugnante. Lei un modo per far soldi l’ha trovato. Ha venduto il suo corpo, quello che ti faceva così impazzire. Hai il voltastomaco. Il mondo ti crolla addosso. Sei nella merda e non te tirerai più fuori. Che bel regalo di compleanno. E pensare che oggi avevi avuto una promozione. Niente più figli, niente più moglie. Sei diventato una nullità. Solo ora puoi capire come si è sentita Alexandra in tutti questi anni di matrimonio. Fuori tra due minuti partirà l’irrigatore. Ti è rimasto il prato e nient’altro. Anzi no. Ci sarebbero quei due secondi di filmato sui tuoi figli . Non li rivedrai mai più perché lei se li è portati via. E allora resti attaccato a quei due secondi finché potrai reggere una situazione del genere.
p.n.

joenat
 
paolo
*** 
berto
 
nexuno
 

AMERICANI
Di J.Foley, USA 1992
Con Al Pacino, Jack Lemmon, Alec Baldwin, Ed Harris, Alan Arkin, Kevin Spacey

Fare il venditore è il peggiore dei mestieri che mi venga in mente, specie se i “contatti” fanno cagare… Come cazzo fai a rifilare una casa nel deserto a un pellerossa, quello non ha un dollaro e poi non è mica un coglione.
Salve, sono io, mi riconosce? Ci siamo sentiti per telefono, volevo consegnarle quel premio di cui le parlavo… sa passavo di qua, ho un aereo che parte tra un paio di ore e… insomma volevo proporle un affare che non può assolutamente rifiutare… ho pensato di offrire a lei quest’opportunità perché mi è molto simpatico… Come non le interessa?... Che significa non compro niente, mi faccia spiegare prima di cosa si tratta… Come vaffanculo fuori di qui, cazzo, io le propongo l’affare del secolo e lei mi butta fuori di casa?... Vaffanculo tu brutto stronzo, spilorcio del cazzo!
Non so se mi spiego, davvero un mestiere del cazzo. Come diavolo fa quel tizio in ufficio a chiudere tutti quei contratti? Anche questo mese vincerà lui la cadillac, a meno che… A meno che non mi inventa qualcosa… Sono o non sono il migliore sulla piazza… non per niente mi chiamano “la macchina”.
Ecco, quando comprate casa ricordatevi che quelli delle agenzie non sono poi tanto lontane da quelle del film, anche se non somigliano per niente ad Al Pacino. j.n.

joenat
*** 
paolo
 
berto
 
nexuno
 

UN AMERICANO A ROMA
Di Steno, Ita 1954
Con Alberto Sordi

Viene un momento in cui bisogna chiudere i conti col passato. Non si può continuare a scrivere recensioni se non si sono visti tutti quei i film che hanno fatto la storia del cinema. E noi in materia siamo alquanto in ritardo… Per fortuna sotto Natale la televisione ci viene spesso in soccorso e finalmente possiamo colmare le nostre lacune, una volta per tutte. Armati di guida tv e videoregistratore siamo pronti a fare piazza pulita… Cominciamo con Alberto Sordi. Un Americano a Roma, hai presente, quello della scena famosa… come quale, quella dei maccheroni… “Maccarone, m’hai provocato e io me te magno…”… Ah si, certo, però questo film non l’avevamo mai visto intero. E non è che c’eravamo perso chissà cosa….
Prendiamo tutte le altre cassette coi film vecchi e anche per quest’anno le mettiamo da parte. Per la storia del cinema c’è sempre tempo… E allora… Questa la do al gatto… questa al sorcio… e co’questa c’ammazzo le cimici! j.n.

joenat
* 
paolo
 
berto
 
nexuno
 

ANIMAL FACTORY
Di S.Buscemi, USA 2000
Con Edward Furlong, Willem Dafoe, Mickey Rourke, Edward Bunker

Genere carcerario. Meglio mettere subito le cose in chiaro. Il film è tratto dall’omonimo libro di Edward Bunker, vero esperto del genere visto che ha passato in carcere buona parte della sua vita. È la storia di un giovane finito al fresco che deve imparare a proteggere il suo culo dai brutti ceffi che circolano in quel posto. Per sua fortuna finisce nel giro giusto e il suo “protettore” non è in vena di smancerie. È un duro. Anzi si direbbe che è lui il proprietario del carcere. Fa quello che vuole e si muove come vuole e quando è in pericolo, è lui a salvare il culo del giovane (letteralmente). Quando poi le cose si mettono male è meglio tentare la fuga. Il camion della spazzatura è il modo giusto. Alla fine solo il giovane riesce ad evadere, ma non importa. Dopotutto l’ dentro lui è il re e fuori sarebbe un nessuno, come tutti gli altri. Simpatica la partecipazione di Rourke nei panni di un travestito. j.n.

joenat
**½ 
paolo
***
berto
 
nexuno
 

BAMBOOZLED
Di S.Lee, USA 2001

Questo è uno dei più brutti film di Spike Lee. A metà tra un documentario e un film, in digitale, tanto da sembrare una di quelle fiction di Raidue, in cui i temi sociali pian piano si annacquano per sciogliersi nei luoghi comuni sui neri che si vergognano di essere neri e sul successo che cambia le persone fino a portarle all’autodistruzione. Delacroix è un autore televisivo di scarso successo finché non mette su uno spettacolo basato sulle quelle prese in giro dei neri che erano i minstrel, spettacoli che andavano di moda nell’America di inizi secolo, in cui cantanti bianchi si dipingevano di nero imitando luoghi comuni e stereotipi, sui neri. Lo spettacolo ha enorme successo, ma solleva le critiche della comunità nera che lo prende per un prodotto razzista, tanto che un gruppo di rapper anarco-terroristi il cui gesto più estremista fino ad allora era stato intitolare una canzone “blak” senza “c”, sequestra il protagonista nero della sit-com e gli fa la festa in diretta via internet. Fanno tutti una brutta fine, compreso lo spettatore che si trova catapultato da un documentario sulla condizione dei neri alla predica di Spike Lee sui buoni sentimenti…
Tra le cose da salvare il padre di Delacroix e il suo spettacolo comico..
j.n.

joenat
0 
paolo
0
berto
 
nexuno
 

BASIC
Di J.McTiernan, USA 2003
Con John Travolta, Samuel L. Jackson, Connie Nielsen, Brian Van Holt

Campo di addestramento militare USA a Panama. Pare che alcuni militari siano usciti di cervello e abbiano iniziato ad ammazzarsi tra loro, approfittando del fatto per far fuori quel bastardo del loro sergente istruttore. Come rimproverarli, vista la testa di cazzo che era, chiunque lo avrebbe fatto fuori. Ad indagare c’è una giovane investigatrice militare, ma il capo non si fida. Meglio chiamare qualcuno più esperto, magari quel vecchio amico agente della DEA messo fuori perché accusato di essere corrotto. Le cose non stanno così come sembrano. I sopravvissuti si contraddicono, i conti non tornano. Sennò che gusto c’è. Sotto sotto c’è il doping, militari che si “bombano” per sopportare gli sforzi dell’addestramento, manco fossero calciatori di serie A. E poi associazioni segrete, corruzione, spaccio di droga e chi più ne ha più ne metta, altrimenti si corre il rischio di annoiarsi. E se non fosse per il fatto di rivedere assieme Travolta e Samuel Jackson dopo Pulp Fiction, questo film non lo avremmo mai visto… ci accontentiamo di poco. j.n.

joenat
** 
paolo
berto
 
nexuno
 

BIRTHDAY GIRL
Di J.Butterworth, Gb 2001
con Nicole Kidman, Ben Chaplin, Vincent Cassel, Mathieu Kassovitz, Kate Evans

A volte è difficile riuscire a trovare la donna giusta per te e allora lascia fare a chi se ne intende. Le agenzie matrimoniali esistono per questo. Non importa che la ragazza sia bella, ciò che conta è solo che sia intelligente e pronta a capirti. Facile. Basta mettere i dati nel computer ed ecco fatto. Nicole Kidman nei panni di Nadia, una ragazza russa che non conosce una parola di inglese, ma è pronta a donare tutta “sé stessa” all’uomo che l’ha scelta. Come dire di no? Per forza che ci caschi. Non una parola, solo silenzio di giorno e sesso di notte. Peccato che c’è la sorpresa. Il giorno del suo compleanno ti piombano in casa il suo cugino un po’ troppo affettuoso e il suo amico. Come fare a sbatterli fuori. Ma non è questo il problema, la questione non è come farai tu a buttare fuori di casa loro, ma come faranno loro a fotterti per bene. Già perché il cugino in realtà è il ragazzo di Nadia e il trio è famoso nel mondo per aver fregato allo stesso modo un bel po’ di tontoloni. Fai entrare Nadia nella tua vita, poi arrivano loro e ti fregano tutto, lasciandoti in mutande. E prova allora ad andare alla polizia a denunciarli. Sarai lo zimbello dell’intero paese. E fin qui il film regge, ma la necessità del colpo di scena a tutti i costi e dell’happy end di rigore, uccide quel poco di buono che fin qui si era visto. E allora i russi costringono il malcapitato a derubare la banca per cui lavora, Nadia si pente della truffa e si innamora di lui, lui non le crede più ma alla fine fregano i cattivi e scappano in Russia per vivere finalmente insieme. j.n.

joenat
** 
paolo
 
berto
 
nexuno
 

BLACK HAWK DOWN
Di R.Scott, USA 2001

God bless America. Si perché se non ci fossero loro come faremmo? Se non è l’Afghanistan è l’Iraq e se non è la Bosnia è la Somalia… Già la Somalia! Che belle spiagge, che mari incontaminati (a parte qualche cadavere galleggiante, certo). E magari gli Americani pensavano di passare un periodo di ferie lì, tranquilli, a godersi il sole. E invece, il solito ordine dall’alto: bisogna rapire quattro pericolosi trafficanti di armi. Una missione facile facile. Mezz’ora e siamo a casa. Certo. Così passano venti minuti di film di preparativi e due ore di sparatoria come non se n’è mai viste prima. Elicotteri abbattuti, militari USA che saltano in aria combattendo fino all’ultimo con onore. E la battaglia che doveva durare mezz’ora finisce per durare un giorno intero.
Non c’è che dire, gli effetti sono davvero speciali, e la guerra sembra proprio la guerra. Ma che due palle con tutti quegli spari, a saperlo prima mi presentavo con una cuffia. E poi basta con questa storia degli eroi americani che fanno il loro dovere.
Alla fine il risultato (vero) è di 18 uomini e 2 elicotteri contro 1000 morti somali. Bè, tanto chi volete che ci faccia caso a loro, sono i cattivi di turno. A pensarci bene, erano anni che non mi capitava di vedere dei neri che nel doppiaggio “barlano e si muovono gome le scimmie”, altro che bu razzisti negli stadi. Gli americani regolano i loro conti a colpi di mitra.
j.n.

joenat
 Ø
paolo
 
berto
 
nexuno
 

BLOW
Di T.Demme, USA 2001
Con J.Depp, P.Cruz

L’America è la terra delle opportunità, il sogno americano è dietro l’angolo, basta solo impegnarsi un po’ e tutto è possibile. Anche mettersi in proprio e diventare il più grosso spacciatore di coca di tutti gli Stati Uniti. Basta volerlo. Quindi che aspetti. Sei un giovane spacciatore di marijuana? Vuoi allargare il giro? Basta un po’ di spirito imprenditoriale e puoi fare il salto di qualità. E se poi le cose finiscono male ci puoi fare sempre ricavare un film. Chiami uno bravo a dirigere. Uno che ha studiato i migliori registi. E magari rifacciamo “Quei bravi ragazzi” o “Casinò” di Scorsese, magari la gente nemmeno se ne accorge.
Solo che le copie vengono sempre peggio dell’originale, anche se è Depp a fare la tua parte. E allora puoi perdere tutto il tempo che vuoi a ripetere che è una storia vera… j.n.

joenat
 *½
paolo
 *
berto
 
nexuno
 

BLOW OUT
Di B.De Palma, USA 1981
Con John Travolta, Nancy Allen, John Lithgow

John Travolta è un tecnico del suono che lavora per film horror di serie B, ma ha un passato da poliziotto non molto fortunato. Un microfono messo male e il malcapitato oltre ad essere ustionato ci ha rimesso la vita. Meglio cambiar lavoro, almeno nel cinema nessuno si fa male, e invece… Una notte, mentre è fuori per registrare dei rumori, assiste e registra l’incidente in cui muore il candidato presidente. Solo che non era un incidente… E allora ecco che riaffiora il suo passato di ex-poliziotto. Il film barcolla un po’, ma è ben girato. Travolta è talmente bravo nel suo primo ruolo drammatico che Tarantino lo sceglierà per il ruolo di Vincent Vega in Pulp Fiction grazie alla sua prova in questo film. j.n.

joenat
 ***
paolo
 
berto
 
nexuno
 

THE BUTTERFLY EFFECT
Di E. Bress & J.M.Gruber

Se ti capita di riuscire a tornare nel passato ricorda di non toccare nulla, basta un attimo e tutta la storia comincia a correre nella direzione sbagliata. E non importa se lo fai per il motivo giusto, per rimettere le cose a posto. Meglio lasciare tutto così com’è, questo vale anche per il protagonista del film. Per lui è un vizio di famiglia, anche il padre aveva questo potere e alla fine è finito in manicomio. j.n.

joenat
**½
paolo
 
berto
 
nexuno
 

C’ERA UNA VOLTA IN MESSICO
Di R.Rodriguez, Mex-USA 2003

C’è un regista che si diverte a prendere in giro il pubblico, girando e rigirando migliaia di volte lo stesso film. Non è la trama, ma la storia di Rodriguez e della gran parte delle sue opere. Si vede che è amico di Tarantino, hanno lo stesso modo di intendere il cinema. A uno piace prendere quello che è stato il peggio del cinema, o quello che è sempre stato considerato il peggio del cinema di serie B, rimescolarlo, dargli un tocco personale a base di dialoghi brillanti e originali e trasformare il tutto in grandi film. All’altro, invece, piace fare e rifare lo stesso film del suo esordio. Certo la prima volta è stato necessario per tirar su un po’ di soldi. El Mariachi, il suo primo film, era in lingua spagnola, girato in Messico con attori locali, in pochi giorni e con pochi mezzi, soprattutto economici. Una volta venduto alla Columbia e ottenuti i soldi, Rodriguez gira la versione USA dello stesso film con Banderas, Hayek, Buscemi e una piccola parte per l’amico Tarantino. La storia è quasi la stessa, aumentano solo le esplosioni. Ora ecco “C’era una volta in Messico”. Certo non si può dire che la storia sia la stessa, ma la sensazione del già visto è presente dall’inizio alla fine. Sarà perché gli stessi attori giocano a rifare gli stessi personaggi, c’è il solito mariachi Banderas, la solita Hayek e la solita guest star, stavolta è Johnny Depp. Aumentano ancora le esplosioni e il volume di fuoco, e alla fine sembra di aver giocato per più di un’ora e mezza a un videogioco, sparando e saltando di quadro in quadro senza averci capito nulla. j.n.

joenat
0
paolo
 
berto
 
nexuno
 

101 REYKJAVIK
di B.Kormakur, Islanda 2000
con Hilmir Snaer Gudanson, Victoria Abril, Hanna Maria Karlsdottir

Hlinur è un trentenne islandese che vive a casa con la mamma e campa grazie al sussidio di disoccupazione. Più che vivo si sente morto. Per fortuna c’è internet. I film porno sono il massimo. Quando ne ha abbastanza dei giochetti erotici via cavo se ne va con gli amici al solito locale notturno dove un mucchio di islandesi strafatti si scatenano con la musica house e il sesso. Anche lui ha quindi una vita sociale? Niente che non valga la pena di essere perso. Gli uomini sono solo donatori di sperma. Ma come funziona? No dico, se lo vuoi fare di lavoro!
Hlinur odia la campagna, anche se è solo la periferia di Reykjavik. Non si muoverebbe mai dal centro della città se non fosse che quella stronza di sua sorella lo invita tutti i santi Natale a passare da loro le feste. Ogni anno gli stessi individui decadenti, gli stessi discorsi di fine anno. Meglio un funerale, almeno in quel caso c’è uno stronzo di meno. E’ un uccello stanziale lui, mai uscito dai confini di Islanda. Una terra che se ti ci trovi è perché ci sei nato. Gli Islandesi si stanno estinguendo, dovrebbero scopare di più. Gli svantaggi di vivere da queste parti? Poca luce e la merda ghiacciata. I vantaggi? Non ci sono insetti e poi.. bè bisogna rifletterci un attimo, sai anche il cervello ti si può ghiacciare. Noi islandesi abbiamo importato tutto. Prima la musica rock, poi l’aids e alla fine anche le lesbiche. Quelle sono arrivate dalla vicina Danimarca. Sbagliato. Qualcuna arriva pure dalla Spagna, si chiama Lola e guarda caso è la compagna di tua mamma. Se poi te la scopi e lei resta incinta, il problema non è come chiamerete il bambino. Il problema è chi sei tu, per il neonato. Se ti sei scopato tuo patrigno allora sei diventato fratello oppure se ti sei scopato la ragazza di tua madre allora sei diventato padre. Sotterrati sotto la neve così diventerai di certo cadavere. La vita è una pausa in mezzo alla morte. Sei morto prima di nascere e muori dopo aver vissuto. In realtà quello che tu chiami vita è solo morte.
Da morti non si lavora, a che serve un lavoro da vivi, quando puoi prenderti una pensione di invalidità. Fare niente nella vita non è da tutti. Non è come si pensa, non hai mai un momento libero per poter lavorare, c’è sempre niente da fare che ti occupa un sacco di tempo. Ci sono quelli che campano solo facendo multe agli automobilisti. Pensa agli altri, pagagli un'altra ora di parcheggio a tue spese così vediamo in quali pasticci si mette quello che vive facendo multe al prossimo. Se tutti facessero come Hlinur il mondo andrebbe avanti lo stesso. Cominciate a farlo anche voi e vedrete che lui, un tipo non del tutto normale, non ha tutti i torti.
Il film è tratto dal libro di Hallgrimur Helgason, di cui troverete notizie sul nostro sito. Un nostro amico più o meno dell’età di Hlinur, una sera, non sapendo scegliere tra un film porno e un film d’autore ha pensato di ripiegare sulla letteratura. La gente alle volte è davvero strana. Il tizio non avendo in casa dei libri decenti ha pensato di trovare notizie in internet su un tale islandese, scrittore, che io e mio fratello avevamo segnalato. Il tizio ha trovato quello che cercava. Ha pensato per un attimo. La grafica di questo sito non mi è nuova, ma poi ha lasciato perdere. Il giorno dopo ha scoperto di aver visitato il nostro sito. Il tizio a dire il vero collabora al nostro sito. Come è piccolo il mondo e come sono attenti i nostri collaboratori.
p.n.

joenat
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paolo
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berto
 
nexuno
 

CITY OF GOD
Di F.Meirelles, 2003

Le favelas di Rio de Janeiro non sono il posto più tranquillo del mondo, si respira un aria pesante, e non è solo per via di tutta quell’erba che si fumano. Il territorio è controllato da bande che sanno il fatto loro, gente che non ci mette più di un secondo a decidere se meriti di vivere o morire. E non è che ci tengano così tanto alla vita degli altri. Zè Pequeno ha in mano gran parte della città, sotto di lui non vola una mosca che lui non voglia. L’altra parte della favela è controllata da Manu Galinha.
Il fatto è che a nessuno piace arrivare secondo, così la guerra è inevitabile. In mezzo c’è Buscapé un ragazzo delle favelas che sogna di fare il fotografo e che riesce a realizzare il suo sogno trovandosi nel posto giusto al momento giusto.
Quasi tutti i ragazzini del film vengono veramente dalle favelas e non sono attori. L’idea era girare il film nei luoghi raccontati nel libro da cui è tratto “Cidade De Deus” di Paulo Lins, ma la gang che controlla la zona non ne ha voluto sapere. Gran parte delle vicende narrate sono accadute davvero, compresa la violenza e gli assassini a sangue freddo. Dopo tutto, ormai chi si meraviglia più di niente. j.n.

joenat
*** 
paolo
berto
 
nexuno
 

COFFEE AND CIGARETTES
Di J.Jarmush

Lo sai adesso cosa ci vorrebbe? Un caffè. Esatto. Scusa hai da accendere? Come no, lo sai che quando bevo caffè una sigaretta non me la faccio mai mancare. Situazioni da bar. Due tazzine di caffè, un posacenere e fumo di sigaretta. E’ l’ambiente adatto per scambiare quattro parole nella buona e nella cattiva salute. Il piacere della conversazione. Più tardi cominci, prima si raffredda, il caffè e la conversazione. La visita dal dentista può essere una buona scappatoia da un incontro non programmato. Il caffè aiuta la digestione delle quattro parole da bar. Parlare e non capirsi. Non trovare divertente quello che per l’altro è il massimo del divertimento. La caffeina facilita il lavoro fisico e intellettuale. Che lavoro fai? Ancora non lo so. Mi tremano le mani. Sarà colpa di tutto quel caffè che bevi. Ma no, lui che c’entra. Io devo andare. Lo vedo. Allora vado. Lo sto vedendo.
Dei gemelli ce n’è sempre uno buono e uno cattivo. Anche Elvis aveva un gemello. Non è stato Elvis a ridursi in quel modo, ma il suo gemello. Pausa caffè. Due musicisti. Ognuno lavora a modo suo. Stanno bene come stanno. Una signorina legge una rivista di armi e beve il suo caffè. Il cameriere gliene versa ancora e gli equilibri saltano. Scoprire che hai per cugino un personaggio famoso può essere una bella sorpresa per te, ma non per quello famoso. Salire e scendere dalla cresta dell’onda il tempo di bersi un caffè in compagnia.
Due amici alla fine della loro amicizia. Mi dà da pensare. Cosa? Perché ci vediamo se non hai problemi. Sei sicuro di non averne. Te l’ho gia detto. Va tutto bene. Lei è Bill Murray? Cosa ci fa qui? Vacci piano amico con tutto quel caffè. Te la do io la medicina. Fatti i risciacqui con la candeggina. Se non funziona usa l’acido. Grazie per il consiglio.
Per me un espresso. Lo metta sul conto. Due cugine. Una ce l’ha fatta. E’ una celebrità. L’altra è al verde. Lo so come sei. Un giorno sei a Los Angeles e domani sei a Parigi e adesso che sei qui con me in realtà con la testa sei chissà da quale altra parte.
Al bar davanti a una tazzina sorseggiando caffè in compagnia di uno con cui non ti ritrovi. Quante volte vi è capitato? All’inizio ci parli. Sembrate sulla stessa lunghezza d’onda. Entri in sintonia. Ma che cazzo non sei mica una stazione radio. Un punto in comune. Ci girate attorno a quel punto. Poi quello se ne esce con una frase. Lui la trova divertente. Tu no. Non siete più sulla stessa lunghezza d’onda. Non lo siete mai stati. Colpa di una interferenza. Finisci il caffè. Il fondo della tazzina ti consiglia di mollarlo lì su due piedi. Ti alzi. Sei spiacente, ma hai un impegno che ti costringe ad andartene. Più è grave l’impegno che ti sei inventato, più velocemente sei autorizzato ad andartene. Addio. Chi non muore si rivede o non ci si rivede e basta o se ci si rivede non lo dai a vedere e fine della storia. Magari ci si vede per un altro caffè. Il caffè ci va sempre di mezzo. Tra le bevande è quella più sfortunata. Sorbirsi tutti quei patetici appuntamenti umani è il conto più salato da pagare. Dal giudice. Caffè contro tutto il genere umano. Da oggi potrete avere solo incontri decaffeinati. Farà bene a voi, farà a bene al caffè. E vedrete che le cose si sistemeranno. p.n.

joenat
**** 
paolo
 ***½ 
berto
 
nexuno
 

DAUNBAILO'
Di J.Jarmush, USA 1986
con Tom Waits, John Lurie, Roberto Benigni, Ellen Barkin, Nicoletta Braschi

Tre “innocent man” gli hanno incastrati per benino. E adesso che si fa. Qui dentro non vola una mosca. E’ un mortorio. Piacere. I’m Roberto. Ma puoi chiamarmi Bob. Allora? Vo a letto. Domani ne riparliamo. Noi italiani si fa amicizia su due piedi. Questi americani sono proprio divertenti. Zack e Jack. Vi tirerò fuori da qui. Anch’io sono innocent man. Sono un assassino. Ho steso un uomo con una palla da biliardo. Una bella palla. Numero otto. The black ball. Zack è un pappone. Jack è un dj. Roberto è un bonaccione. Quelli pensano che è un cretino e così mandano avanti sempre lui. Lui è sprovveduto quanto basta da metter in gioco sempre la sua pellaccia. Taccuino alla mano, traduce in inglese l’intraducibile, a parte qualche imprecazione alla Madonna e al buon Dio toscano. Quel my friend ce l’ha sempre in bocca. Lo fo per voi, my friend. Dimmi un po’ Zack. Conosci Walt Whitman. Ti faccio Bob Frost in italiano. Davvero divertente, Bob Frost in italiano. Perché non si va in Texas? Certo che voi americani siete proprio divertenti.
L’escape con tanto di cani a seguito va avanti. I tre girano in barca a zonzo per una foresta. Non fatemi entrare in acqua e non parlatemi di cani. Poi ognuno per la sua strada. Roberto ha pensato a tutto. Tornate indietro. Un bel coniglio v’ho preso. Animale furbo, il coniglio. Peccato che manchi olio, aglio e rosmarino. Era così che lo faceva la mia mamma. Una donna strana la mia mamma. Sempre ad ammazzar conigli me la ricordo. Poi Roberto s’innamora. Lui resta lì con la sua fiamma, gli altri due se ne vanno e di fronte a un bivio sceglieranno strade diverse. I wish you were here.
E’ da un po’ che non si rideva di gusto. Buon esercizio per le mascelle. Ascoltando Tom Waits non resta che augurarvi Buona Notte. Sentiamo come se la passa la periferia di Seregno. Rincorrendo l’ ultimo treno della serata per Basilea e bevendo birra. Molta birra e non solo. I grilli sono dei veri nottambuli oltre ad essere dei musicisti niente male. Io avrei finito. E voi? Noi continuiamo con della buona musica. Vai col bourbon Tom. p.n.

joenat
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paolo
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berto
 
nexuno
 

THE DAY AFTER TOMORROW
Di R.Emmerich, USA 2003

Catastrofi su catastrofi e “Io l’avevo detto” è il sottofondo sonoro di tutti questi film dove la Terra si prende la sua rivincita sull’uomo. E questa è la volta dell’era glaciale. Ma dalla finzione alla realtà è un attimo. I film esagerano, certo, ma quello che è successo in Asia è lì a ricordarci che non si scherza col nostro pianeta, quello non sa nemmeno cosa sia il senso dell’umorismo. La gente cade come mosche, ma quello che conta è avere il filmino da far vedere a casa. Le storie dei vip che l’hanno scampata senza nemmeno bagnarsi le scarpe proprio come i protagonisti del film, che sopravvivono a -100° come niente fosse mentre intorno a loro a milioni di comparse ghiaccia il culo senza che se ne rendano conto. Ed è un peccato che non ci sia un Emilio Fede in vacanza in questo film a raccontare di come tutto vada bene e di come il governo stia facendo del suo meglio per rimpatriare tutti gli Italiani mentre la Terra sta andando a farsi fottere. Poi raccogliamo le immagini più spaventose, le montiamo assieme e facciamo uno speciale coi fiocchi, e magari invitiamo pure lo scienziato che “l’aveva detto” e ci facciamo spiegare tutti i perché… raccogliamo qualche milione di euro, lo spediamo ai quei poveracci, ci laviamo la coscienza e ce ne dimentichiamo come facciamo sempre… finché a qualche stronzo non verrà in mente di sfruttare la situazione per girarci un film sopra. j.n.

joenat
*½ 
paolo
 
berto
 
nexuno
 

I DIARI DELLA MOTOCICLETTA
Di W.Salles

Per chi ha letto il libro “Latinoamericana”, questo film è un ripasso. Per chi ha visto anche il documentario di Gianni Minà con il vero Alberto Granado, girato dietro le quinte del film di Salles, passato qualche giorno prima dell’uscita del film stesso su raitre, questo film è perfino di troppo.
La storia è nota. Si tratta del viaggio del giovane Ernesto Guevara, prima che diventi il Che, con il suo amico dottore Alberto Granado a bordo della Poderosa, la moto dell’amico, attraverso l’America Latina. Lo spirito avventuriero dei due giovani, la nascita della passione per i dimenticati della società, dai minatori indios ai lebbrosi confinati a causa della loro malattia. La nascita della passione politica che lo porterà a diventare l’eroe rivoluzionario che tutti conoscono.
Il risultato però è il solito road movie, coi due giovani alle prese con la loro moto scassata su strade impervie, tra uscite di strada, amori, fughe, litigi, incontri… e le solite cose che succedono quando si viaggia, con i due protagonisti che passano più tempo in addii che altro.
Il problema di questo tipo di film è che hanno la pessima abitudine di tendere alla beatificazione.
In questo film il Che si trova a curare un’anziana a un passo dalla morte, diagnosticare il tumore ad un tizio dandogli solo un’occhiata, stingere mani a lebbrosi, attraversare a nuoto un fiume che mai nessuno ha attraversato… Tanto che alla fine uno non sa più se si sta parlando del futuro Che Guevara o di Padre Pio. Meglio affidarsi alla lettura se davvero si vuole conoscere la vita, il pensiero e le gesta di uno dei più importanti personaggi dello scorso secolo. j.n.

joenat
**½ 
paolo
*** 
berto
 
nexuno
 

IL DIARIO DI BRIDGET JONES
Di S.Maguire, Gb 2001
Con Renee Zellweger, Hugh Grant

L’avevamo lasciato da parte questo film, in attesa di tempi migliori. Dai trailer sembrava la solita commediola romantica, una di quelle cose con Richard Gere e Julia Roberts, per intenderci, e così l’avevamo evitato come la peste. Invece non è poi così male. Certo, ha tutte le caratteristiche dei film natalizi per un target di giovani coppie o single a metà tra i trenta e quaranta, ma almeno non è buonista da far venire il voltastomaco come i prodotti della stessa categoria made in USA.
Bridget Jones è una single o sarebbe meglio dire zitella. Glielo fanno pesare i genitori, i parenti e gli amici tutti. Insomma, ha più di trent’anni e non è ancora stata capace di trovarsi un marito. Fuma troppo, beve troppo e mangia troppo, ma a partire da quest’anno basta. Comincia a scrivere un diario in cui prende nota dei progressi: deve smettere di fumare, mangiare e bere e… assolutamente… deve trovarsi un uomo. E ne arrivano due, ma lasciamo perdere la trama che è il punto debole del film.
Hugh Grant è il capo dongiovanni e stronzo, Renee Zellweger è Bridget Jones, ingrassata di non so quanti chili per l’occasione, manco fosse DeNiro in Toro scatenato. Insicura, pasticciona e volgare quanto basta a rendere divertente un film che altrimenti farebbe acqua da tutte le parti.
Si passa attraverso tutti i luoghi comini del caso, dal collega in età avanzata che continua a fissarle le tette, alle coppie che parlano e si comportano come una persona sola, alle donne belle e streghe che le rubano gli uomini, al gruppo di amiche e amici ficcanaso tra cui non può mancare il solito amico gay… Nonostante tutto questo, e nonostante i titoli di coda con Hugh Grant alle prese con donne dalla dubbia intelligenza oltre che dal dubbio sesso, il film scorre veloce e se proprio non è un capolavoro, almeno riesce a far ridere.
j.n.

joenat
***
paolo
 ***
berto
 
nexuno
 

DILLINGER E’ MORTO
Di M.Ferreri, Ita 1969
Con Michel Piccoli, Annie Girardot, Anita Pallenberg

Se stai a sentire i critici, quelli veri, questo film è un capolavoro. Noi qualche dubbio in proposito ce l’abbiamo. Il Ferreri che piace a noi è quello della “Grande abbuffata”.
Questa è la storia di un tizio, un ingegnere, che tornato a casa dal lavoro, dopo essere stato tormentato per ore dal capo con i suoi scritti pallosi, vaga senza meta per casa senza saper bene cosa vuole. Lui è uno che fa fatica a rimanere concentrato, e si vede. Mai che riesca a fare una cosa per più di tre secondi. Passa dal divano alla cucina, inizia a preparare la cena, torna al divano, va in camera dalla moglie, torna in cucina, comincia a frugare tra gli armadi, trova una pistola, smonta la pistola, torna in cucina, poi dalla moglie, poi davanti alla televisione, poi di nuovo a tavola. Mica è finito. La cameriera se ne va a letto, lui mangia, poi ci ripensa, olia la pistola, guarda i filmini delle vacanze, rimonta la pistola, torna dalla moglie, lei dorme, gli spara… così, perché in quel momento gli passa per la mente di fare così. Va a letto con la cameriera, torna ai filmini… e sogna di andare a Thaiti… Boh! j.n.

joenat
*
paolo
  Ø
berto
 
nexuno
 

DOGVILLE
Di L.Von Trier, Dan 2003
con Nicole Kidman

A Dogville c’è la crisi del mattone e la gente ha pensato di disegnarsi la casa per terra col gessetto. La privacy non gli interessa, tanto è tutta gente che sa farsi i cazzi suoi, sono altri i problemi. Quello che davvero ci vorrebbe a Dogville a parte un piano regolatore decente e qualche rotonda vicino al giardinetto è un bel manicomio in cui rinchiuderli tutti quei mentecatti dei suoi abitanti, donne e bambini compresi. E un posto peggiore dove andare proprio non lo poteva trovare Grace che per fuggire da una banda di gangster finisce nelle mani del figlio di Buttiglione, un filosofo da strapazzo che si crede scrittore solo perché una volta ha scritto una lettera al Corriere dei Piccoli. E quando non si crede filosofofo si diverte a fare il maestro di vita e nel tempo libero fa pure il capo della ManPower e così trova un bel lavoro interinale a Grace che lo ringrazia tanto perché lei è disposta pure a fare le pulizie pur di non lavorare in un call centre. Poi ci sono le votazioni e il filosofo prende il 50% di sputi e il 50% di pernacchie, ed è tutto contento perché gli è venuta un’altra idea per una lettera al Corriere. E intanto Grace continua a lavorare giorno e notte e quelli la pagano con le statuette dei sette nani e le promettono che se fa la brava invece delle ferie le danno pure Biancaneve. Ma lei ci rimane un po’ male, perché mentre lei non la smette un attimo di fargli i servizi, quelli a lei le fanno il servizietto. Così decide di scappare e chiede aiuto al figlio di Buttiglione che le dice di prenderla con filosofia e intanto le mettono le catene, nel caso le venisse voglia di scappare sul serio, che oggi come oggi dove la trovi una che ti fa i mestieri in casa per due lire? Ma poi arrivano i sindacalisti della CGIL e li fanno fuori tutti, perché va bene gli straordinari e la flessibilità, ma almeno sta poveretta mettetela in regola. j.n.

joenat
***½
paolo
  
berto
 
nexuno
 


DONNIE DARKO
Di R.Kelly, USA 2001

Il mondo finirà esattamente tra ventotto giorni, sei ore, quarantadue minuti, dodici secondi. E’ tempo di muoversi. Peccato che uno non può starsene tranquillo nemmeno nel letto a casa sua, che in qualsiasi momento un aereo può perdersi un motore e allora può essere la fine. Per fortuna il coniglio magico(?) ha fatto la soffiata e Donnie si trova lontano da casa quando il disastro succede. Lui si sente un miracolato, ma questo non è che lo faccia stare meglio, anzi, accresce il suo desiderio di ribellarsi contro tutti, contro la famiglia, contro la scuola, contro gli impostori pedofili con la faccia gentile di Patrick Swayze…
E poi ci sono le visioni, quelle scie liquide che partono dalle persone e che quelle seguono come fosse il loro destino. Allora tutto è scritto? Tutto è già successo e niente può essere diverso da come è? E se ci fosse la possibilità di viaggiare nel tempo, si potrebbero cambiare le cose?
Insomma, le solite domande. Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Quelle che ogni ragazzo di quest’età dovrebbe cominciare a porsi invece di cercare risposte nei giochini della playstation.
E se anche la fine del mondo non arriva, le cose si mettono male comunque e solo il sacrificio può riportarci sulla retta via. Dalla morte può rinascere la vita, soprattutto sei hai scoperto quello che ha scoperto Donnie Darko. E allora cosa importa se nessuno saprà mai il perché le cose sono andate come sono andate. j.n.

***

Donnie Darko è un dorminpiedi. Per curarsi deve prendere delle pillole e andare dall’analista. Il suo amico immaginario Frank gli mette i bastoni tra le ruote. Ma cosa diavolo è Frank? Un coniglio, Dio o solo quello stronzo che ha tirato sotto Gretchen? Se non avesse ascoltato Frank ora Donnie sarebbe già bello che morto la sera dell’incidente. E allora chi può dire come si sarebbero messe le cose. Il mondo sta finendo. Non lo sospetta il padre, troppo preso dalle prossime elezioni, tanto meno se lo immaginano i suoi coetanei occupati ad andar dietro alle ragazze. Forse ne sa qualcosa Roberta Sparrow, “Nonna morte”. Non c’è film che tenga, i maggiori indiziati per la parte di quelli che ne sanno più degli altri, finiscono per essere sempre quelli con l’aria strana. Se hai problemi è perché hai toccato la verità assoluta. Bisogna starci attenti a quella roba, potrebbe anche essere cancerogena.
Viaggiare nel tempo potrebbe essere la soluzione. L’ha fatto Superman, l’ha fatto Micael J. Fox, perché non può farlo anche Donnie Darko? Cos’ha Donnie Darko che non va che non ce l’abbiano anche i suoi predecessori? Forse lui è un tantino più disturbato, ma almeno lui non ha rischiato l’incesto cercando di portarsi a letto sua madre. E nemmeno se ne va in giro a raddrizzare Torri pendenti come se la cosa servisse realmente a qualcosa. Ecco l’unica cosa che hanno in comune quei tre. Sono fortemente intolleranti all’idea che il futuro possa prendere una brutta piega. Che la brutta piega sia la morte di Gretchen o la distruzione dell’intera umanità non sarà certo questo a portare fuori strada una storia predestinata. Siamo alla resa dei conti. Fatto fuori Frank ora Donnie dovrà vedersela con i suoi detrattori. Ambientalisti, fanatici religiosi o comuni mortali. Senza Frank
il destino di Donnie è segnato. E’ per lui che è caduto quell’aereo. E lui non si sposterà di un centimetro. Così Gretchen e l’umanità possono tirare un sospiro di sollievo. La fine è solo posticipata a data da destinare, o meglio al prossimo film catastrofista.
Il destino puoi alterarlo se ce l’hai ben presente sotto gli occhi. Solo Dio ha questo privilegio considerata la posizione strategica. Quindi l’unico modo per noi umani di influenzare il destino è quello del viaggio spazio-temporale. In parole povere ci è toccato studiare fisica, matematica, astronomia e quant’altro, cosa che il buon vecchio Dio ha potuto risparmiarsi. p.n.

joenat
***½
paolo
 ***½ 
berto
 
nexuno
 

THE DREAMERS
Di B.Bertolucci, Ita 2003

Il ’68 visto da tre ragazzi amanti del cinema d’autore in vena di sperimentazioni più che altro a sfondo sessuale. Un ragazzo americano in Francia per studi conosce fratello e sorella al cinema. Guardano film di Godard, Fuller, ma qualcosa li attrae in un triangolo torbido. Il padre dei due ragazzi è un poeta che ha perso le speranze, la madre è una di larghe vedute e i gemelli si credono dei giovani impegnati che non si rendono conto di inseguire un cliché. Matthew è un ragazzo sveglio e anche se non ha le “esperienze” dei due fratelli ha le idee chiare, sa cosa vuole e fa la parte del filosofo da salotto… E mentre fuori c’è la rivoluzione in casa si fotte che è un piacere, tra citazioni di film celebri, discussioni su chi è meglio tra Keaton e Chaplin, e canzoni di Janis Joplin, Doors e Jimi Hendrix.
Il sesso come continua scoperta, corpi spesso nudi, intrecciati, e primi piani di cazzi di cui avremmo fatto volentieri a meno. Ma questo è Bertolucci, si sa. j.n.

joenat
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paolo
  
berto
 
nexuno
 

 

 


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