THE
MEXICAN
Di G.Verbinski, USA 2001
Con J.Roberts, B.Pitt
Le
cose si mettono subito male per lo spettatore. Samantha, la nostra
amica dalla bocca larga (J.Roberts) comincia subito a far roteare
i suoi occhioni come nelle più classiche commediole romantiche
che a noi piacciono tanto. Stavolta il malcapitato(si fa per dire)
è Jerry (B.Pitt), un ladruncolo da strapazzo che non fa
che combinare guai. Per riparare alla sua ultima cazzata deve
andare in Messico a recuperare una pistola, non una pistola qualunque,
ma “the Mexican”, una stupida pistola con una storia
tutta sua raccontata come in un cortometraggio all’interno
del film… E va bene, la trama non è poi diversa da
tanti altre. Poi, però, le cose si mettono peggio. Pitt
continua con le cazzate e i suoi capi mettono sulle tracce della
sua ragazza un energumeno tutto muscoli e pistola per convincerlo
ad andare fino in fondo. Peccato che l’energumeno si rivela
un killer finocchio dal cuore tenero, ma spietato sul lavoro…
che marea di cazzate. Da qui in poi il film degrada sempre più
verso il genere tenerello e a noi viene il latte alle ginocchia
a furia di tutto quel miele e facciamo una fatica mostruosa a
resistere alla tentazione di spingere il pulsante rosso del nostro
telecomando. Eppure sarebbe stato meglio.
j.n.
MINORITY
REPORT
di S. Spielberg, USA 2002
Spielberg
non è tra i miei registi preferiti, meglio chiarirlo
subito. Devo anche dire che ho letto prima il racconto di Philip
K. Dick da cui questo film è tratto, e come spesso accade
il libro è meglio del film. Il problema non è
la storia, va bene un futuro in cui i crimini sono da prevenire
(meglio prevenire che curare), vanno bene pure i precog (precognitivi)
che vedono in anticipo i delitti permettendo di catturare i
colpevoli prima che infrangano la legge, vanno bene anche i
dubbi di coscienza che una tale pratica può indurre in
onesti poliziotti che vogliono solo applicare la legge, va bene
anche l’idea di città futura e futuristica, con
autostrade aeree, palazzi immensi e navi spaziali della polizia…
ma perché aggiungere una serie di cazzate che lo scrittore
non aveva messo (e P.K.Dick non è certo uno che risparmia
colpi di scena nei suoi racconti).
1. John Anderton (Tom Cruise) perché deve per forza aver
perso un figlio? (nel libro non c’è nessun bambino)
2. Perché Vitwier viene ammazzato da Lamar Burgess (Max
von Sydow)? (nel libro non c’è, Vitwier non è
un funzionaro che vuole far chiudere la precrimine, ma solo
un “assistente” nominato per sostituire Anderton
quando questo andrà in pensione, e Lamar è un
vecchio membro delle forze armate che vuole tornare al potere
sbarazzandosi della precrimine).
3. E soprattutto, perché i precog (compreso la più
potente, Agatha), non “vedono” l’omicidio
di Vitwier da parte di Lamar Brugess?
Quando si ha un buon racconto da cui partire è meglio
lasciare le cose come stanno… perché aggiungere
suspance a qualcosa che già ne ha fin troppa? Andatelo
a chiedere a Spielberg, perché Dick ormai non potrà
più rispondervi! j.n.
MONSTER’S BALL
Di M.Forster, USA 2002
Un
figlio di puttana fa la guardia carceraria. Si occupa dei condannati
a morte. Con lui lavora il figlio. Non ha lo stomaco forte. I
due si odiano. Troppo diversi anche se entrambi bianchi. Devono
far fuori un nero, sulla sedia. Uno che per passare il tempo fa
ritratti. Il nero ha una moglie e un figlio obeso. Bisogna dirsi
addio. La sedia elettrica è un posto riservato, non certo
ai culi importanti.
Il figlio di puttana vive col padre, un vecchio acido e razzista
che ce l’ha coi negri . Nella gara a chi è più
stronzo, all’inizio figlio di puttana e vecchio sono alla
pari (più che essere figlio di puttana è figlio
di puttaniere) poi quando il figlio, quello troppo debole per
vivere, si suicida le cose cambiano. Il vecchio conservatore non
muove il culo dalle sue posizioni oltranziste, mentre il figlio
cambia rotta. Il premio Stronzo dell’anno se lo aggiudica
il vecchio. Per ritirarlo bisogna presentarsi in una casa di ricovero.
Lui ci va e poi finisce che non ci esce più da quel posto.
La donna col figlio obeso ne passa di tutti i colori. I soldi
non bastano. Piove sempre sul bagnato. Il bambino obeso viene
investito. Il figlio di puttana che non è più stronzo
come una volta carica il figlio in macchina, ma non serve a nulla.
Una nera e un bianco con lo stesso sassolino nelle scarpe. Un
figlio morto di fresco. Sarà l’alcool, sarà
l’astinenza dal sesso va a finire che i due si scordano
in fretta dei loro morti in casa e ci danno dentro come scimmie
in calore. Nuovo lavoro, nuova macchina possono significare una
nuova vita. La madre dice la sua sulla situazione attuale dell’America…
“in America non puoi essere negro e obeso allo stesso tempo”
sarebbe troppo, anche per un conservatore che vuole chiudere un
occhio. Citazioni a parte, ci sentiamo di far rientrare nella
categoria “figli di puttana” tutti quelli che fanno
dal pubblico alle condanne a morte. p.n.
NEW YORK,
NEW YORK
di M.Scorsese, USA 1977
Con R.DeNiro, L.Minnelli
Ehi tu, sai dirmi chi è quella? No che non
la conosco, altrimenti non sarei venuto qui a domandartelo, non
trovi? Su, va da lei e dille che sono un eroe di guerra. Non ci
credi? Guarda un po’ come cammino. La vedi la mia gamba?
Ma che ti parlo a fare. Sei solo una perdita di tempo. Smamma,
me la caverò da solo. Guarda e impara, ragazzo.
Salve. Aspetta qualcuno? Se vuole la porto a fare un giro. Allora,
dove vuole che la porti. No che non scherzo. Una come lei che
se ne sta sola in una bettola del genere fa pensare. No, non pensavo
a quello. E va bene l’ho pensato. Lei che fa nella vita?
Non è serata. Già. Facciamo che ci si rivede un’altra
di queste sere allora?
Jimmy Doyle non si tira indietro. Vuole fare colpo su Francine.
Non la molla un attimo seguendola da un albergo all’altro
e riesce sempre a farla franca quando c’è da pagare.
Nella vita contano tre cose o come lo chiama Jimmy il “magico
accordo”: le donne, la musica e i soldi. Per la musica non
ci sono problemi, Jimmy ci sa fare con il suo sassofono. Non resta
che trovarsi una donna e allora sta a vedere che i soldi prima
o poi arriveranno. Francine è una bomba, lui, beh lui lo
sa di essere un grande, ma nessuno ha in mente di offrirgli un
contratto. Solo audizioni. La solita storia. Mi dispiace non fai
al caso nostro - questa roba non funziona - la gente vuole solo
divertirsi. Gira che ti rigira qualcuno prima o poi lo trovi.
Le cose cominciano a girare nel verso giusto. Si riempiono le
balere e si intascano un mucchio di quattrini. E’ inevitabile
sospettare che prima o poi la fortuna si rivolti contro. Un bambino,
un dannato bambino. Manteniamo la calma. Io credevo... no tu credevi
male. Ognuno per la sua strada. Francine torna a New York e Jimmy
continua il tour con il resto della band. Ma senza Francine non
è la stessa cosa. E’ tempo di fare i bagagli e tornarsene
da dove si è partiti.
Vediamoci all’angolo alle otto. Ti aspetto. Niente da fare.
Non si torna indietro.
Pregiudizi sul film: io i musical, Sammy Davis junior e Lisa Minnelli
non li digerisco.
Risultato: non era un musical, Sammy Davis junior non c’è
mai stato e Lisa Minelli è sopportabile quando hai di fronte
uno strepitoso De Niro che fa il mattacchione. E poi De Niro coi
capelli incollati alla testa in quel modo farebbe invidia anche
al laccatissimo Sammy Davis junior. p.n.
NOSFERATU
di F.W.Murnau, Ger 1922
La
storia è un classico dell’orrore: il protagonista
parte per i Carpazi per comprare un castello, ma scopre che il
padrone è un morto vivente, un vampiro. Questo, non si
sa bene perché, raggiunge la città del protagonista
e provoca una quantità di morti che vengono scambiati per
appestati. C’è un solo modo per fermarlo. Una donna
“pura di spirito” si deve sacrificare intrattenendosi
col vampiro fino al nascer del nuovo giorno, provocandone così
la morte.
Nosferatu, pur essendo un vecchietto piuttosto malridotto, con
le unghie lunge e le orecchie a punta, si dimostra ben più
agile del giovane protagonista, che in sua presenza non fa altro
che arretrare come colpito da una paresi, o farsi beccare addormentato
nei momenti clou del film. Tocca così alla moglie, tra
svenimenti e sospiri salvare la città dal vampiro che,
per quanto cattivo, non può far altro che sciogliersi al
sole, come vuole la tradizione. j.n.
L’ORA DI RELIGIONE
di M.Bellocchio, Ita 2001
Negli
ultimi anni la Chiesa Cattolica, per rilanciare la sua immagine,
ha lanciato la moda di “fare” più santi possibili.
Così il protagonista di questa storia scopre da un giorno
all’altro che sua madre è in odore di “santità”.
La cosa può rivelarsi un grosso affare per la famiglia,
e come al solito c’è chi ne vuole approfittare. Lui
è un pittore in crisi (i quadri che si vedono sono opera
del regista)… con la moglie, con la famiglia, con il lavoro…
Si trova coinvolto suo malgrado in una storia che non lo interessa…
in una festa in casa di nobili monarchici… in un duello
all’alba, per aver sorriso al momento sbagliato… in
una storia con la maestra di religione del figlio… sospeso…
alla ricerca di se stesso. Bravo Castellitto, orribili tutti gli
altri attori/attrici, a cominciare dalla moglie (lobotomizzata),
le zie (per carità), i fratelli, il prete, lo sfidante…
sarebbe ora di aprire qualche scuola di recitazione! j.n.
PANIC ROOM
Di D.Fincher, USA 2001
Con J.Foster, F.Whitaker, K. Stewart
C’è
una bella casa in centro. Qualche miliardo di mq, quattro piani,
una cinquantina di stanze, si sa mai che venga qualcuno a trovarvi,
un ascensore e una panic room. Cos’è una panic room?
Una stanza blindata, fornita di tutto punto, telecamere comprese,
linea telefonica con la polizia e tutto il resto per la sicurezza.
Semmai qualche malintenzionato avesse voglia di derubarvi e non
avete voglia di fargli un buco nel cervello, potete nascondervi
lì, finché non se ne vanno. Ma è difficile
che succeda qualcosa del genere, ci sono anche le sbarre alle
finestre! Dopotutto se sei ricco e vuoi vivere in pace in centro,
è meglio che ti chiudi in gabbia con tutti i tuoi soldi
perché là fuori è pieno di gentaccia pronta
a tutto pur di fregarsi i tuoi soldi.
La comprate? Ok è vostra. Chi paga? Ah il suo marito divorziato!
Capisco.
Un giorno. Due giorni. Ecco i ladri. Sto’ stronzo di un
venditore di case deve portare iella. Madre e figlia si chiudono
nella stanza blindata, ma è proprio lì che i ladri
stanno cercando qualche milione di dollari nascosto dall’ex
proprietario. E non se ne andranno finché non avranno quello
che vogliono, a costo di ammazzarle tutte e due e di ammazzarsi
a vicenda. Basterebbe chiamare la polizia, ma non hanno pagato
la bolletta. Basterebbe raggiungere il cellulare che hanno lasciato
in camera. E lo raggiungono, ma è scarico. Cazzo organizzatevi
un po’ meglio.
Poi si fa un po’ a turno a stare dentro la cella, è
così divertente… e così, fino allo scontro
finale, col solito ladro buono che le aiuta a rimanere vive.
Tutto è bene ciò che finisce bene, ma la prossima
volta prendiamo una casa più piccola e se i ladri entrano
dalla porta scappiamo dalla finestra. Forse è meglio.
j.n.
LA PROMESSA
Di S.Penn, USA 2002
In
un film, un poliziotto al suo ultimo giorno di lavoro prima della
pensione, che sia Nickolson, Pacino, Freeman, può fare
solo una cosa. Risolvere un ultimo caso prima di ritirarsi a miglior
vita. Che venga a sapere della notizia per telefono o alla sua
festa di addio poco conta. Lui ci vuole essere per l’ultima
volta. Non penserà di certo ai nipotini a casa che potrebbero
di punto in bianco trovarsi senza nonno. Non è un irresponsabile,
sa già come andrà a finire, copione o non copione
alla mano.
Quelli alla centrale, vecchi amici o nuove leve, possono solo
cercare di mettergli il bastone tra le ruote. Come? Regalandogli
un biglietto per un’isola lontana o togliendogli l’arma
di ordinanza. Sanno già che non funzionerà, ma loro
sono lì per quello: lasciare un’ultima possibilità
al loro vecchio collega.
L’ultimo caso è quasi sempre sensazionale, mai che
uno finisca la carriera con qualcosa di poco conto. La cattura
di un individuo sospetto (molto spesso barboni, indiani, finti
dottori e chiunque abbia connotati posticci per cui si intuisce
che sono messi lì più per folklore che per mandare
fuori strada le indagini) indurebbe all’archiviazione del
caso, se non fosse che quella palla al piede che dovrebbe essere
già in pensione, non se la beve così facilmente.
Lui lavora di sottobanco. Va in giro qua e là alla ricerca
di indizi. E qui siamo al punto in cui i registi sono liberi di
inventarsela di tutti i colori. Gli indizi sono la variabile su
cui si può maggiormente giocare nei film di questo genere.
Nel caso, l’indizio è un disegno fatto da una bambina.
Ma facciamo un passo indietro.
La vittima, spesso una prostituta, una bambina, un politico non
serve certo ad allungare la trama. Si può fare la scenetta
dei parenti che ricordano i bei giorni andati, ma più di
tanto non conviene. Il film deve andare avanti. Primo comandamento:
superare i novanta minuti. Basta buttarci dentro un’altra
persona. O un nuovo collega che si occupa del caso oppure qualcuno
che manda fuori strada il nostro poliziotto. Per questo sono state
inventate le donne. Ci vuole una donna. Lei ci va a letto. La
pistola lui se la mette sotto il cuscino. E’ uno che sta
all’occhio. Il finale non può che essere a senso
unico. Lui risolve il caso e se ne va in pensione dopo una stretta
di mano che equivale a quello che nel mondo dell’atletica
è il passaggio di testimone. Se poi non si è contenti
del risultato si può inserire un episodio spiacevole. Il
poliziotto finisce in ospedale per un infarto o come in questo
caso il poliziotto non si salva l’anima perché non
mantiene la promessa fatta a uno dei genitori della vittima: trovare
l’assassino della figlia. Si perché l’assassino
muore, ma per un banale incidente in macchina e non per merito
suo. Che ci volete fare? Anche una strada, prima di andare in
pensione, ha diritto ad avere un ultima occasione per far fuori
qualcuno. p.n.
THE RING
di H.Nakata, Giap 2002
Abbiamo
deciso di non farci mancare proprio niente.. allora vai con l’horror,
che era un po’ che sentivamo il bisogno di sangue gratis
e paura, chissà, forse un tardivo ritorno alla gioventù,
forse un attacco immotivato di immunodeficienza! Eravamo rimasti
un po’ indietro. Un film dell’orrore non sapevamo
più da che parte prenderlo… c’è la versione
USA… c’è la versione originale dall’Oriente(Giappone).
Vada per l’originale! OK, mettiamo la cassetta nel videoregistratore
e cosa scopriamo? Che tra 7 giorni saremo morti! Bè, poco
male, non avevamo grandi progetti per il prossimo fine settimana.
Comincia male, con le prime ragazzine sul punto di schiattare…
la cosa ci puzza un po’ di Scream (e così ci viene
davvero paura), ma proseguiamo verso il nostro breve destino.
Pare che nella cassetta ci sia una qualche anima che cerca giustizia
(sai che novità) e allora così, tanto per la gioia
della sceneggiatura, i protagonisti cominciano a cadere uno dopo
l’altro… qualche colpetto di scena (che non guasta
mai), qualcuno che deve morire non muore e qualche altro che non
doveva schiattare ci rimette le penne… e perché?
Tenetevi forte che vi spiego il motivo… muori se dopo aver
visto la videocassetta non la passi a qualche altro sfortunato…
una cazzo di catena di Sant’Antonio in videocassetta! Bè,
per fortuna che sta cagata l’abbiamo noleggiata...ora la
riportiamo dove l’abbiamo presa e la lasciamo a voi…
Auguri! j.n.
SECRETARY
di S. Shainberg, USA 2002
con James Spader, Maggie Gyllenhaal
La
Sindrome Spader...Questo film è
una vaccatAAAA! Aahh, scusate ma ne avevo proprio bisogno; è
il minimo dopo un simile supplizio (quando l'avrete visto, capirete);
ancora non mi capacito di aver buscato una simile cantonata, ma
sono entrato in quella sala letteralmente rincorso da demoni tonanti
e problemi rotolanti in cerca di due ore di tregua, e invece chi
ti trovo? James Spader protagonista!
Dovete sapere che ogniqualvolta in un film compaia il nostro JS,
immediatamente, ineluttabilmente e all'apparenza per questo solo
motivo, il rischio di trovarsi al cospetto di una boiata centuplica
all'istante! Non che sia colpa sua, no, poichè nonostante
l'eccezionale fissità espressiva, il solo JS non sarebbe
sufficiente contro sceneggiatura, regia, fotografia, musica, intero
cast e tutto il resto. E' più come se il nostro possedesse
l'inestimabile talento di saper presentire quando un film, pure
e anzi spesso dalle buone premesse, virerà inspiegabilmente
nella boiata, e conseguentemente, consapevole o meno, con l'aiuto
di forze terrene o trascendenti, riuscisse ad entrare nel cast!
(fossi regista pagherei Spader ORO solo per dirmi se gli interessa
fare questo o quel film..) Se poi è protagonista, il film
è dannato, lasciate la sala e chiamate un esorcista.
Purtroppo il mio era già impegnato fuori, così ho
preso un bel respiro e mi sono visto questa pellicola che parla
di ... (tenetevi) ... (dominatevi!) ...
sadomasochismo ... e in verità balena il sospetto che a
parlarne si preferisca praticarne con lo spettatore, e in ciò
si rivelerebbe forse opera geniale e ben riuscita.
Il pretesto è di gettare un tenue bagliore oltre gli oscuri
confini di questa nuova frontiera del tabù. Ciò
attraverso il racconto intimista della maturazione di una ragazza,
del suo incontro con un uomo dall'animo a lei complementare e
della reciproca, difficile elaborazione di pulsioni, pensieri,
modi d'essere e di sentire per nulla codificati nella società
e nella cultura (se non negativamente e superficialmente). Una
storia da cui cominciare a comprendere cosa può animare
un simile fenomeno, di cosa possa essere espressione profonda
e come non sia sinonimo di depravazione o devianza da reprimere
e curare.
Meraviglioso, no? Sfortunatamente il film si mostra a tratti terribilmente
hollywoodiano e dunque resta sospeso ed irrisolto, nefastamente
in bilico tra l'approfondita e partecipe analisi e la commediola
ridereccia e rassicurante. (Questi film lasciateli fare agli europei!)
Non lasciatevi ingannare dal premio raccolto al Sundance, perchè
se pure la produzione è indipendente ed il soggetto insolito,
il suo svolgimento lascia insoddisfatti: proprio laddove ci si
aspetta approfondimento, riflessione, introspezione, si cerca
invece la gag, la scenetta divertente, il ritmo, quel situazionismo
di puro intrattenimento.
Disclaimer: (ovvero, non si salva proprio niente?)
Fra tutti i film che gli Usa potevano partorire sul sadomasochismo,
questo non è il peggiore che riesca ad immaginare. Le intenzioni
paiono buone e qualche barlume di messaggio sembra filtrare. La
fotografia è buona; inoltre la Gyllenhaal è molto
bella e la cinepresa vi indugia spesso e volentieri.
RATED:
S come: Solo Se Seguenti Sedici Sale Sono Sepolte Sotto Solite
Stronzate Senza Speranza Sedetevi a Sorbire Sta Salamoia
lorenzo.
THE SHIPPING NEWS
Di L.Hallstrom
Con K.Spacey, J.Moore
Una
vecchia casa in riva al mare in una terra desolata all’estremo
nord non è il posto migliore dove andare a vivere, ma se
la tua famiglia viene da lì allora puoi anche chiudere
un occhio. Altro che chiudere un occhio, la casa cade a pezzi,
piove dentro, non viene aperta da almeno cinquanta anni (eppure
ha ancora le tendine alle finestre), e rimane in piedi solo grazie
ai tiranti che la tengono saldata al suolo. Ma la casa ha una
storia tutta sua. E’ stata costruita dai tuoi avi e portata
lì sul mare, lontano dalle altre, dopo che qualche membro
della tua famiglia si era comportato davvero male. Pare che fossero
discendenti di pirati. Brutta gente, ma le colpe dei padri si
sa, ricadono sui figli. Così quando metti piede in città
non è che la gente muoia dalla voglia di conoscerti. Però
in te c’è qualcosa di diverso. In questo paesello
di pescatori accaniti tu sei l’unico che odia l’acqua.
Non sai nemmeno nuotare. Difficile trovare lavoro con queste credenziali,
invece no. Sai scrivere a macchina? Bè, allora puoi fare
il giornalista… proprio come Emilio Fede (anche se dubito
che lui sappia scrivere a macchina). All’inizio ti toccano
previsioni del tempo e cronaca nera, tanto per fare pratica: incidenti
in macchina, in barca, a piedi… cose divertenti insomma.
Ma tu cominci ad entrare nella parte, cominci ad integrarti. Vuoi
portare un po’ di ottimismo in questo paese così
triste, dove una donna su tre ha perso il marito in mare. Ti compri
anche una barchetta per sentirti uno di loro. Ma c’è
un segreto nella storia della tua famiglia. Roba brutta. E allora
si ripiomba tutti insieme nel pessimismo. E quando anche il tuo
capo muore in un incidente di mare gli fate il funerale ancora
prima di accertarvi che sia del tutto morto. Non era del tutto
morto, anzi. Non era proprio morto e a metà del funerale
si risveglia creando un po’ di scompiglio tra i partecipanti.
Niente di male, anzi, un’altra bella storia per il tuo giornale…
j.n.
SOLARIS
di S.Soderbergh, USA 2002
Ormai
questo regista alterna prodotti Hollywoodiani a film indipendenti
a film con budget Hollywoodiano e finalità artistiche,
passando dall’uno all’altro con grande facilità.
Questa volta Soderbergh cerca di rifare Solaris di Tarkovskij
(l’originale con i suoi 180 e passa minuti è un
opera bella e pesante.. e ve lo possiamo dire perché
l’abbiamo appena visto nella versione integrale, con scene
tagliate nella precedente versione italiana, con una cinquantina
di minuti in più, tutti in lingua originale russa!!!).
Se il film di Tarkovskij aveva intenti filosofici, questo è
più basato sulla psicologia dei protagonisti.
Lo psicologo Chris Kelvin deve partire per Solaris e ricondurre
a Terra un gruppo di scienziati cui pare si sia fuso un po’
il cervello, ma giunto sulla stazione spaziale scopre che uno
di loro si è suicidato, e gli altri vivono in pieno stato
confusionale. Contemporaneamente comincia ad avere visioni che
lo riportano sulla Terra dalla sua moglie Rheya suicidatasi
di recente. Poi Rheya appare veramente, ma non è una
apparizione, è di carne e ossa. Prova ad eliminarla,
ma lei riappare… il fenomeno è inspiegabile, ma
per il protagonista è l’occasione per farsi perdonare
dalla moglie. Insomma Solaris si prende gioco di lui o gli sta
dando una seconda possibilità? Il finale è diverso
da quello di Tarkovskij, lì Kelvin torna sulla Terra
alla sua solitudine. Qui Kelvin rimane con sua moglie…
ma è lui a rimanere o il suo doppio?
j.n.
SOLDI SPORCHI
di S.Raimi, USA 1998
con B.Paxton, B.B.Thornton, B.Fonda
Un
aereo privato sepolto sotto la neve del Minnesota. Il sogno americano
sta dentro una sacca da ginnastica: quattro milioni e quattrocentomila
dollari. A trovarlo sono tre amici. Per cui farebbero poco meno
di un milione a cinquecentomila dollari a testa. La vita da quelle
parti non è un granché. Le volpi se la passano di
sicuro meglio con tutti i pollai che ci sono in giro. E i corvi
se ne stanno sugli alberi aspettando che la morte faccia quello
che deve fare.
Hank lavora in una fabbrica di mangimi e sua moglie fa la bibliotecaria.
Jakob, il fratello di Hank (Thorton, il trasformista) è
un buono a nulla che dalla vita non ha ricavato niente, Lou è
un bevitore spiantato con una moglie rompicoglioni. Hank è
il tizio più affidabile. Un tipo serio e di buone maniere
che fa sbellicare gli altri dalle risate per come beve il wisky
e quant’altro. Lui i soldi li darebbe alla polizia, ma gli
altri non ne vogliono sapere. Allora si fa così: li terrà
lui e se nessuno li reclama entro la primavera si spartiranno
il bottino. Il problema è che gli altri due non sanno proprio
mantenere un segreto. Jakob da che parte sta, con lui o con Lou?
Hank di ritorno a casa è il primo a raccontare tutto alla
moglie. Certo, sono soldi sporchi, ma non è che si navighi
nell’oro. La moglie sta al gioco e i suoi piani non sono
poi così male. E’ lei la più avida di tutti,
invelenita dal suo svilente lavoro da bibliotecaria. Jakob intanto
ne combina una dietro l’altra. Per poco non ammazza un vecchio
contadino, sarà Hank poi a farlo fuori per togliere dai
guai il fratello. Un omicido tira l’altro. Entrano tutti
in una brutta spirale. Hank le prime due volte sbaglia fidandosi
dei consigli della moglie. Jakob ne combina un’altra delle
sue. Fa fuori Lou. Si mette davvero male. Ora Hank farà
di testa propria. Ascolta Jakob tu alla polizia dirai quello che
ti sto per raccontare, funzionerà anche questa volta. La
resa dei conti. Uno dell’FBI la dà a bere al poliziotto.
Non è dell’FBI. E’ venuto a riprendersi i soldi
che stanno nell’ aereo privato. Jakob e Hank lo sanno e
recitano la parte, il poliziotto invece non sa nulla Altri spari
nella neve. Due corpi cadono a terra. E’ facile intuire
di chi si tratti, ma non è detto che siano gli ultimi a
finire male. Se ci tenete a scoprire come va a finire sapete come
fare, non addormentatevi. p.n.
SWEET
SIXTEEN
di K. Loach, Gb 2002
Liam
è disposto a tutto pur di comprare una casa a sua madre
e tirarla fuori dal giro della droga e allontanarla dalle braccia
dello spacciatore “pezzo di merda” con cui sta.
E’ pronto a fregare la “roba” del bastardo
e rivenderla, a mettere su un giro tutto suo di pony express
consegna-pizze & droga a domicilio e gli “affari”
vanno più che bene. La madre sta per uscire e lui ha
già abbastanza da comprarle un prefabbricato… ma
qualcuno gli da fuoco, e tutto comincia daccapo. Si mette al
servizio di spacciatori più grossi di lui, ma deve conquistare
la loro fiducia per essere ricompensato…
Ken Loach è in forma e questo risulta tra i suoi film
migliori. Come sempre dà il meglio quando affronta le
vite dei disadattati dei sobborghi delle città Inglesi.
Dietro la ricchezza c’è sempre qualcosa che no
va. j.n.
U-TURN
-
Inversione di marcia
di O.Stone, USA 1997
La
Mustang del ’64 ha un problemino. Meglio fermarsi. Già
se non fosse che ti trovi nel bel mezzo del deserto. Qui le poche
anime vive si contano sulle dita di una mano. Se poi di dita su
una mano te ne restano poche, per colpa dei debiti non pagati
a quelli della mafia russa, allora le anime vive che riesci a
contare sono proprio poche e non tutte hanno le rotelle a posto.
Un meccanico sulla strada. Ci si può fidare di un tipo
del genere? Cos’altro fare. Ti fai piacere anche l’essere
più spregevole e cafone quando sei nella merda fino al
collo. Superior, un cazzo di paese dell’Arizona. Qui di
matti ce ne sono quanti ne vuoi, ma non metterti a cercarli saranno
loro a trovarti. Se poi hai le tasche vuote perché i soldi
che ti sei portato per saldare i debiti coi russi fanno una brutta
fine allora stai certo che uscirne fuori sarà più
difficile del previsto. Non dare retta a quel cieco che si porta
dietro il suo cane morto, quello è solo un filosofo da
baraccone.
Non fare il gentile con quella mezzosangue che ti sculetta davanti
agli occhi altrimenti finisci nei guai. Quella ha una brutta storia
alle spalle, incesto. Ti chiede di far fuori il marito, che scopri
essere per la verità il padre, non prima che lo stesso
marito ti abbia chiesto lo stesso tipo di favore. Non sei un assassino
ma sei alle strette. Sei senza soldi e russi ti stanno cercando
per farti la pelle. Vai alla tavola calda e se offri un giro al
juke boxe a una ragazzina mezza scema ti tocca vedertela col suo
ragazzo che non vede l’ora di difendere il suo onore facendo
a cazzotti con tutti quelli che si avvicinano alla sua donna.
Anche lo sceriffo mezzo alcolizzato se la fa con la mezzosangue.
Ma come, chi l’avrebbe mai detto che quella l’avesse
data a tutti? Qui è difficile credere a chiunque. Rischi
di impazzire. Bene si può fare. Uccidere per soldi. Ma
non per una marea di soldi. Alla fine ti accontenti di pagare
il lavoretto fatto alla Mustang da quel figlio di buona donna
di Darrell, il meccanico, che ti ha tenuto in pugno per tutti
questi stramaledetti giorni. Fanculo Darrell, fanculo Superior.
Aiuti la mezzosangue. Il marito lo fate fuori assieme. Ve ne andate
via con un mucchio di soldi. Sulla strada ci si mette lo sceriffo.
Ammazzare non è più un problema. Il deserto, la
Mustang, lei, lo sceriffo, il marito… E’ l’inizio
di una nuova vita. Non le credi più. Vuole te o sei solo
il prossimo di cui si sbarazzerà? E’ pazza. Quella
squilibrata ti butta di sotto. Siete tu, lo sceriffo e il marito.
Lei vorrebbe filarsela via con la Mustang, ma tun non sei così
scemo, ti sei portato dietro le chiavi. Adesso la freghi. Lei
ti aiuta perché vuole che tu le dia le chiavi. Col cazzo.
Falla fuori. La ami ma non ti fidi. Lei trova sollievo nella morte.
Così dicono. Tu te ne ritorni alla Mustang di sopra. Cazzo.
Te ne vai. Giri la chiave. Qualcosa va storto. Quella dannata
riparazione del meccanico si fotte proprio adesso. Mai fidarsi
nella vita. Sei fregato… e gli avvoltoi stasera faranno
gli straordinari. p.n.
L’UOMO SENZA PASSATO
di A.Kaurismaki, Fin 2002
Una botta
in testa può cambiarti la vita. Si comincia da capo.
Niente ricordi. Niente passato. Un posto per vivere vale un
altro, se sei uno che si accontenta. Helsinki non fa una piega.
Bisogna trovarsi un nuovo nome, per quello che può servire
un nome quando ti trovi con le tasche bucate in mezzo alla strada.
Con un nome però l’ufficio di collocamento potrebbe
chiudere un occhio su tutto il resto. Magari un tempo avevi
un lavoro, una casa, una moglie. Piangersi addosso non è
il modo migliore per trovare una via d’uscita. Prima o
poi i ricordi torneranno quindi non ti rimane che metterla sul
ridere e i finlandesi si sentono a loro agio negli skatch alla
Stanlio&Onlio. Ci va di mezzo anche un cane e il pubblico
in sala si smascella dal ridere. Ma cosa mai deve fare un cane
per essere preso sul serio. Pubblico arcigno.
Lo “smemorato” intanto si arreda il suo container
e pianta con arte delle patate quasi fosse un uomo di campagna.
Trova carina una donna di nome Irma (memorabile la scena in
cui Irma per infilare la serratura della porta di casa si prepara
con la chiave puntata verso il buco quando mancano una decina
di metri per arrivare alla porta) ma prima di farsi avanti deve
mettersi un po’ a posto. La donna alla fine cede. La musica
finlandese non è certo la musica del diavolo. Se Dio
avesse delle orecchie se le tapperebbe pur di non sentire quelle
note dolenti. I barboni come spesso nei film capita sono un
po’ artefatti. Qualcuna delle comparse per la rigidità
di movimenti ricorda “L’Argent” di Bresson.
Tirate di sigaretta; un modo come altri per consolarsi e pavoneggiare.
Un uomo cattivo a parole nei fatti non riesce ad esserlo. Per
questa volta passi. Rapina in banca: l’uomo senza passato
viene coinvolto. La polizia fa la polizia come si è sempre
visto al cinema e nei telefilm. Scene da interrogatorio. Tazze
di caffè allungato. Hai diritto a una telefonata e così
via.
Alla fine lo smemorato viene reclamato dalla moglie. Fortuna
vuole che lui e la moglie non andassero d’amore e d’accordo.
Le carte per il divorzio sono già pronte. Meglio così,
tanto lui non se la ricordava la vita con quella donna. Happy
end. Viaggiare su un treno in Finlandia è come stare
in un ristorante giapponese. Lui ritorna da Irma. Fine. Gli
arcigni tolgono il disturbo mentre scorrono i titoli di coda.
E io quasi quasi mi fumo una sigaretta. p.n.
VELLUTO BLU
di D.Lynch, USA 1986
Passeggiando
per un prato potrebbe capitarvi di trovare un orecchio. La prima
cosa da fare è andare dalla polizia e la seconda, cercare
di risolvere da solo il mistero. Non resta che intrufolarsi nella
casa sospetta col trucco più vecchio del mondo, la disinfestazione,
rubare le chiavi e tornarci la notte stessa. Quando tornate nell’appartamento,
sarà meglio evitare di andare in bagno, il rumore dello
sciacquone potrebbe impedirvi di sentire l’arrivo della
padrona di casa… e allora, dritti dentro l’armadio.
Potrebbe capitarvi di scoprire che quell’appartamento è
abitato da una cantante dai gusti sessuali un po’ violenti,
magari lei vi scopre e vi costringe a mettervi a culo nudo…
In 5 minuti potreste scoprire più di quanto la polizia
abbia scoperto dopo mesi di appostamenti. E mentre la vostra fidanzatina
acqua&sapone sogna pettirossi, potreste spassarvela con la
cantante. Ma attenti, Frank il “cattivo” potrebbe
incazzarsi e per voi sarebbero guai. E non insistete nel dichiarare
che la vostra birra preferita è la Heineken, Frank si arrabbierebbe
visto che lui è un fan della Bud, potrebbe persino uccidervi.
Se poi anche la vostra fidanzata scopre che avete fatto i furbi
allora dovrete subire anche le sue smorfie di dolore (con le espressioni
più assurde della storia del cinema), senza effetti speciali!
Già, perché gli effetti speciali è meglio
conservarli per il lieto fine, investendo tutto su un pettirosso
meccanico con un insetto in bocca (anche quello meccanico), come
non ne avete mai visti prima.
Insomma, la prossima volta che trovate un orecchio, buttatelo
nel sacchetto dell’umido… j.n.
ZATOICHI
Di T.Kitano, Giappone 2003
Con Beat Takeshi, T.Asano, T.Oguso, Y.Natsukawa
Vuoi
vedere un film in un cinema completamente vuoto? Un modo c’è.
Basta andare a vedere l’ultimo di Kitano. Silenzio in sala.
In tutto saremo in 12, sparsi per le poltroncine. Solo noi siamo
in 4. C’è pure la ragazza della biglietteria, una
cosa per intimi. Prima novità: la concorrenza del multisala
li ha costretti a rivedere la loro idea di cinema come “luogo
di tortura”. Fino all’anno scorso stare seduto per
due ore su una delle loro poltroncine era comodo come la buca
in cui hanno beccato Saddam. Ora ci sono meno posti ma alla fine
del film non serve più una visita ortopedica per riattivare
le articolazioni. Seconda novità: prima del film c’è
un corto(metraggio). Buona idea. Il titolo è “Non
dire gatto”, ma Trapattoni non c’entra.
Ma veniamo al film. Giappone, XIX secolo, e questo significa inevitabilmente
uomini in “vestaglia” per almeno due ore… cercheremo
di sopportare anche questo!
Zatoichi è un maestro samurai, cieco e biondo, ma quest’ultimo
particolare non è indispensabile per la trama. Si mantiene
vincendo sempre al gioco d’azzardo, e si sa che i cechi
affinano gli altri sensi, no? Suo malgrado viene a trovarsi in
mezzo a una battaglia tra mafie per il controllo del villaggio.
Ci sono anche due geishe che cercano di vendicarsi degli assassini
dei loro genitori, un imbecille che continua a perdere al gioco
e segue il “maestro” per imparare il suo segreto e
un ronin che deve tornare a mettersi al servizio dei potenti e
fare l’assassino professionista per pagare le medicine per
la tosse della moglie. Oltre al solito scemo del villaggio in
mutande che non poteva certo mancare. Via ai combattimenti, tra
sangue e umorismo giapponese che lascia un po’ il tempo
che trovano(..freddo, molto freddo), il tutto a tempo di musica,
come un grande musical che si chiude col balletto finale con tutti
i protagonisti del film… j.n.
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