duemilatre dalla F alla L

Final destination
La Follia di Henry
Full Frontal
Gangs of New York
Ghost World
Goodbye, Lenin !
The good girl
Gosford Park
La grande abbuffata
La guerra degli Antò
H
L'imbalsamatore
Insomnia
K-Pax
Kill Bill - vol. 1
Il ladro di orchidee
Lontano dal Paradiso
Lucya y el sexo

 

FINAL DESTINATION
di J.Wong , USA 2000

Quando è uscito questo come altri film del genere, li abbiamo evitati come la peste. Ma ora, forti della doppia esperienza Orientale “The Ring”, “The Eye”, era quasi d’obbligo fare un paragone con la recente produzione horror made in USA.
Liceali?… c’era da aspettarselo! Dopo tutto il genere è fatto e pensato per loro. Ma l’errore è mio, visto che facendo zapping rimango per un secondo di troppo su Rai2. Si vede che hanno smaltito le riserve di film e serie TV made in Germania e Austria se in prima serata fanno vedere questa roba, me la sarei aspettato su Italia 1 piuttosto.
Ecco la storia. Uno dei liceali ha un sogno premonitore (niente di nuovo sul fronte occidentale!), l’aereo su cui sta per salire la sua classe per andare a Parigi esploderà in volo. Bisogna scendere di corsa! Per farla breve, alcuni scendono (con le buone o con le cattive), la maggioranza rimane su... e fa una brutta fine (che poi è la scena migliore del film… e mi ha convinto ancora di più a rimandare il mio battesimo dell’aria). I superstiti però vanno incontro a “strani” incidenti domestici… la morte torna sui suoi passi per completare l’opera… niente assassini in cerca di sangue, è il destino che reclama ciò che è suo (questa è l’unica idea nuova). Alla fine il protagonista furbone riesce a scamparla insieme ad altri due… ma attenzione, se un film puzza anche soltanto un po’ di successo al botteghino, allora si può stare certi che ci sarà un seguito (infatti!) e allora tocca morire anche a qualcun altro.
j.n.

joenat
 ½
paolo
 
berto
 
nexuno
 

LA FOLLIA DI HENRY
di ?, USA 2002

Il problema, nei primi venti minuti, è capire chi è Henry Fool. E’ il tizio che fa il netturbino? E’ il negoziante cinese? E’ il bulletto, stile cugino di Fonzie? No. Henry è proprio il più rompicoglioni di tutti. Quello che la sa lunga, quello venuto da lontano con due valigie in similpelle, quello che non la smette di vomitare le sue teorie psudointellettuali, vantandosi della sua grande opera che cambierà il mondo, quello che fuma una sigaretta dopo l’altra (in barba al ministro Sirchia) e punta dritto al titolo di “Bel Tenebroso” e “Rubacuori”, quello dalle sembianze suine, quello con gli occhietti porcini…
E adesso chi se lo sorbisce un film in cui proprio il più rompicoglioni di tutti è di sicuro il protagonista? (visto che il titolo è La follia di Henry).
Poi c’è Simon, il netturbino, un giovane un po’ ritardato. Henry lo prende con sé, gli spiega come vanno le cose, gli insegna le regole fondamentali della grammatica (“egli ha una ciambella”, “ella ha una ciambella”…) e lo avvia al duro mondo della letteratura, consigliandogli “saggiamente”di abbandonare il suo lavoro per dedicarsi alla scrittura. Lui scrive una poesia e compie il miracolo… la figlia muta del negoziante cinese inizia a cantare… la ragazza che lo prendeva in giro cercando di farsi baciare le chiappe gli chiede l’autografo… il giornalino della scuola vuole pubblicargli la sua poesia pornografica… e, visto che alle cazzate non c’è limite, vince il Nobel…
Pensate al povero Henry che si credeva il vero scrittore, che colpo deve essere stato per lui! Roba da far venire la diarrea… e già che c’è, si fidanza con la sorella di Simon, proprio sul cesso, nel bel mezzo di un attacco… ah, quando si dice la poesia!
Simon ha un debito con lui, ora che è importante lo deve aiutare a pubblicare la sua “Confessione”, ma il libro (una cosa leggera… solo 8-9 volumi scritti a mano) si rivela una schifezza immane… anche per l’ex-netturbino. Henry ci rimane male, ma mai quanto noi che iniziamo ad avere i primi sommovimenti intestinali misti a voltastomaco...
Come va a finire non ve lo diciamo… tanto non vi perdete niente, ma sappiate che ha vinto a Cannes il premio per la miglior sceneggiatura… noi, intanto, non ci siamo ancora ripresi…
j.n.

joenat
Ø 
paolo
Ø 
berto
 
nexuno
 

FULL FRONTAL
di S.Soderbrgh, USA 2002

Nessuno dice niente. Lo prendiamo o no? Soderbergh fa più paura di Spielberg. Alla fine prendiamo Soderbergh.
Un film nel film. Gli attori come sagome nere nel bel mezzo di tanta luce bianca. Voci fuoricampo confessano le loro delusioni. Un biglietto rosso per concludere la vita di una coppia scoppiata. Non leggere il biglietto è un buon modo per ripartire da capo. Altro biglietto rosso. Dichiarazione d’amore. Sentirsi desiderato da donne dalla bocca larga. Essere presi in giro e ritornare sui propri passi: le nere sono migliori.
Un cane si fa un viaggio con la “Maria”. Un attore ce la mette tutta interpretando Adolf Hitler. Quei baffetti li portava già Charlin Chaplin; Adolf, non ti sei inventato un bel niente. Bersi il sangue non è roba da dire ai quattro venti. Un tizio veste come un vampiro. E’ un attore o è proprio convinto? La prima della commedia. C’è poca gente e il dubbio è che qualcuno non abbia pagato. Mi piaci, ma quali sono gli stati dell’Africa ? Al lavoro siamo sempre andati d’accordo, le tue idee sono una vera bomba.
Vediamo: sei a casa. Apri il frigo e ti prendi una birra. Che fai, l’apri e la versi in un bicchiere o te la bevi dalla bottiglia? La verso in un bicchiere. Prendi le tue cose e lascia libero l’ufficio. Il porno è porno e non filosofia.
Un uomo si fa fare un extra dalla massaggiatrice. Si gira il film. 49 interpretazioni di uomo bianco e uomo nero. Il nero fa al bianco “Questa non ci voleva”. Il bianco fa al nero “Su seguimi”. Idea per un regalo. Un vibratore. Quarant’anni è sinonimo di morte per infarto. Idea per un altro regalo. Un porta monete a forma di calza della befana. Il cane è ancora fuso. Chiamare veterinario a domicilio. Un uomo, il giorno della sua festa, muore per un gioco erotico. Morire prima di venire. La luce bianca ti fa chiudere gli occhi. Los Angeles. Blocco del traffico. Fermi tutti: si gira un film. Incontro fortuito di internettiani. Trovarsi reciprocamente carini. Un volo per Tucson. E’ un film o è successo davvero? Luce bianca. Fine. Andiamo a letto. Domani è venerdì.
p.n.

joenat
*** 
paolo
*** 
berto
 
nexuno
 

GANGS OF NEW YORK
Di M.Scorsese, USA 2001
Con C.Diaz, L.DiCaprio, D.D.Lewis

Benvenuto ai Five Points, New York. Anno 1846. Questa è la zona dei nativi, qui comanda Bill il macellaio, un tipo duro e violento, come è giusto che siano i capi. Una volta c’erano anche gli irlandesi, i Conigli Morti. Ma non c’è posto per due bande, in America comanda uno stronzo alla volta. E il macellaio ha avuto la meglio, forse perché era più allenato coi coltelli. Qualche anno dopo il piccolo irlandese DiCaprio torna a casa per vendicare il padre, ammazzato da Bill. Si mescola ai suoi scagnozzi, conquista la sua fiducia e poi zac… ma non riesce a farlo fuori, anzi gli salva la vita. Molto meglio, ora il macellaio si fida di lui, potrà farlo fuori quando lo riterrà più opportuno ma… si mette di mezzo una donna, una ladra professionista come Jenny(Cameron Diaz) non può passare inosservata. Vicende alterne trascinano il film per un paio di ore fino alla gran rissa finale con un bel tutti contro tutti a suon di coltelli, asce, mazze, forche… il tutto sullo sfondo dei tumulti per i Draft Riots, quando la gente di New York protestò per sfuggire alla chiamata alle armi. Alla fine come sempre risolvono tutto i militari, come vuole la tradizione americana: a cannonate sulla gente. Le classiche bombe intelligenti che ancora oggi esportano in tutto il mondo. Alla fine panoramica su New York come era e come è oggi… anzi ieri, perché oggi le due torri non ci sono più.
Se è così che è nata la democrazia americana, non c’è da meravigliarsi dei metodi che usano oggi per farla “nascere” dove ancora non c’è…
j.n.

joenat
 **
paolo
**  
berto
 
nexuno
 

GHOST WORLD
di T.Zwigoff, USA 2002

Cosa ci fa Buscemi in un film di teenager? E’ Seymour, un collezionista di dischi a settantotto giri di blues e derivati, un po’ tontolone, senza ragazza e senza palle. Inda invece è una ragazzina cicciotella col disagio tipico delle ragazzine cicciotelle e con un immenso gusto per perseguitare i più “sfortunati”.
Si da il caso che la scuola è finita, anche se deve recuperare in disegno, e lei con la sua amica bionda tutta sorrisi e occhioni (chi è quella lì) hanno deciso di andare a vivere insieme… L’amica ha messo la testa a posto, lavora in un fast-food, compra piastrelle e bicchieri colorati, e pensa al futuro… Inda si colora i capelli di verde, ascolta musica punk originale anni ’70, e non sa cosa vuole… Poi incontrano Seymour, lui è ancora alla ricerca dell’anima gemella, e Inda lo aiuta in cambio di lezioni di classici del blues… Chi è più disadattato tra i due? Forse l’insegnate di Disegno li batte entrambi…
p.n.

joenat
** 
paolo
**
berto
 
nexuno
 

GOODBYE, LENIN !
di W.Beker, Ger 2003

Germania dell’Est. Quasi anni ’90. La vita è dura sotto un regime comunista repressivo, ma il mondo sta per cambiare. La storia sta per decretare la fine di un epoca e la caduta del muro è ad un passo. Mentre il giovane Alexander partecipa convinto alle manifestazioni, sua madre è ancora un importante membro della società comunista, quasi un’autorità nel condominio dove vive, ma quando vede il figlio arrestato dalla polizia ha un infarto ed entra in coma. Brutto periodo per un coma, in pochi mesi succede di tutto. Facile per i dottori dire che non deve subire traumi, là fuori è crollato il mondo intero e lei non sa niente. L’unica cosa da fare è tenerla all’oscuro di tutto e ricostruire il comunismo all’interno della sua camera da letto… compresi i cetriolini sott’aceto che a lei piacevano tanto. Una parola! Niente è più come una volta, compresi i cetriolini! Con un amico fissato per il cinema, riesce persino a ricostruire falsi TG che le diano notizie rassicuranti (tipo che la presenza improvvisa di stranieri era dovuta alla crisi del capitalismo e, ribaltando la realtà, che l’ Est stava dando rifugio politico agli abitanti della Germania dell’Ovest in fuga!!)… Lei comincia a capire che c’è qualcosa che non va. Troppe cose sono strane ai suoi occhi e alla fine tutto crolla: la pubblicità della Coca Cola proprio davanti alla finestra della sua stanza le fa aprire definitivamente gli occhi! j.n.

joenat
*** 
paolo
 
berto
 
nexuno
 

THE GOOD GIRL
di M.Arteta, USA 2002
con J.Aniston

Una cittadina della sperduta provincia americana. Niente di niente. Solo un supermercato dove lavora Jennifer Aniston (per la prima volta non in un ruolo da belloccia “tenerella” appena uscita dal set di Friends) e un sacco di gente un po’ schizzata… c’è quella degli annunci pubblicitari troppo fantasiosi che prende per il culo i clienti, c’è quella felice e superattiva al reparto profumi e c’è Holden, un tipo chiuso e riservato… Lei ha trent’anni, un marito imbianchino che non fa altro che farsi canne dalla mattina alla sera col suo amico, e non è buono nemmeno di darle un figlio… gli spermatozoi, si sa, col fumo diventano un po’ svagati e non fanno il loro dovere. L’unico modo di sfuggire alla noia quotidiana è una scappatella con quel giovane, timido e riservato che lavora con lei. A lui non gli pare vero. Il tipo si rivela essere ancora più complessato di lei, fissato per Salinger (da qui il suo nome) e scrittore di racconti tutti uguali, in cui il protagonista, varie versioni di lui stesso, finiscono in qualche modo per suicidarsi. Ma liberarsi di lui e non far sapere niente al marito della sua storia extraconiugale è più difficile del previsto, visto che rimane in cinta e il padre non può certo essere il marito, visti i precedenti… Bisogna uscire da questa situazione, cerca addirittura di fare fuori il suo amante un po’ troppo appiccicoso facendogli mangiare delle more sporche (così era morta la collega superattiva del supermercato). Alla fine non le resta che scegliere tra una vita monotona e tranquilla e una vita tutta da inventare, come la strada che esce dalla città e si perde nel deserto. j.n.

joenat
**½ 
paolo
 
berto
 
nexuno
 

GOSFORD PARK
Di R.Altman, USA 2002

I nobili non fanno notizia se non ne combinano una delle loro. Non poteva che essere Inghilterra. Non poteva che essere inizi novecento. Una congrega di signori in panciolle e signore con la puzza sotto il naso si riuniscono in una villa in collina per una battuta di caccia. Ovviamente al loro seguito ci sono un fottio di camerieri. Per comodità ognuno verrà chiamato col nome del padrone. Loro (i padroni) mica sono razzisti, vogliono bene alla loro servitù, non si limitano a chiamarli di notte perché gli è venuta un’improvvisa voglia di tè. No. Loro sono gentili. Se gli avanza tempo, nei momenti liberi ti danno anche qualche palpatina alle tette e se proprio c’è tempo si può fare anche un po’ di sesso, perché no! Sono liberali, loro. Anche i servi però hanno un’ anima… va bene fotterli, ma prendersi anche gioco di loro, questo no. Poi il padrone di casa viene ammazzato durante una di queste simpatiche riunioni di famiglia. Non è che fosse un santo. Molti avevano qualche motivo di fargli la pelle, compresa la moglie un po’ troppo allegra(soprattutto coi giovani servi). Arriva il classico ispettore alla Sherlock Holmes, pronto a risolvere il caso, ma è troppo imbranato per vedere oltre il proprio naso. Le chiacchiere dei servi e i pettegolezzi dei nobili si inseguono nella trama tortuosa tanto che si fa fatica a seguire chi ha fatto cosa e perché, se non sei uno che riesce a tenere a mente una cinquantina di nomi alla volta… poco importa perché alla fine le cose vengono a galla, grazie all’ultima arrivata tra le servette. Ma in quest’ambiente l’omertà è peggio che tra i picciotti siciliani, per cui anche se è morto un ricco alla fine chissenefrega. Morto un ricco se ne fa un altro. j.n.

joenat
** ½
paolo
  
berto
 
nexuno
 

LA GRANDE ABBUFFATA
di M.Ferreri, Ita-Fra 1973

Quattro amici non digeriscono più la vita e decidono di suicidarsi strafogandosi di cibo. Per portare a termine il loro piano hanno a disposizione un weekend, in una villetta fuori Parigi.
Si fanno portare di tutto, devono solo darsi da fare. Ugo è proprietario di un ristorante ed è il vero Re della cucina. Philip è un giudice esperto in latino e letteratura culinaria. Michel lavora in TV, soffre di aerofagia e strimpella il piano tra una forchettata e l’altra. Marcello è un pilota d’aeroplano maniaco di motori, Bugatti e di donne.
Slacciatevi le cinture perché le portate arrivano una dietro l’altra.
I peccati di gola si sposano bene con quelli della carne che si sa è debole, e magari non di primissima scelta, ma va bene comunque.
Per resuscitare uomini un po’ avanti con gli anni meglio invitare delle donne dai facili costumi. Anche loro partecipano al banchetto, ma alla fine si arrendono, annoiate da uomini che non fanno altro che mangiare. C’è chi è più ingordo e c’è chi lo è meno, c’è chi non può fare a meno di una donna e chi non fa a meno dello champagne sull’anatra. Questione di gusti. Salta fuori anche una maestra, Andrea, una donna fisicamente generosa e disponibile a dare piacere a chi lo chiede. Non è poi tanto diversa dalle altre donnette prese per strada, anche se Philip ne chiede la mano, ma almeno a tavola fa concorrenza agli altri in quanto a voracità.
Tra un amplesso debosciato e una forchettata salutare, tra una ricetta prelibata e una torta dedicata alle chiappe della maestra, tra pollo, maiale e tortellini con panna e funghi, la situazione comincia a farsi nauseante.
La nausea, più che provarla loro, la fanno provare allo spettatore, perciò preparatevi un digestivo nel caso non riusciste ad arrivare alla fine.
Concentratevi. Film peristaltico. Il cibo non deve far altro che entrare in bocca, forchettata dopo forchettata, usate anche le mani se preferite. Acidità di stomaco? Questa non ci voleva. Mal di pancia? Un po’ di purea e passa tutto. Ma poi salta pure il water. L’odore è quello riconoscibilissimo. Non si può più nemmeno respirare e loro che fanno? Quelli si abituano e continuano a darci dentro col cibo. Anche se iniziano a vedersi i primi segni di stanchezza: Philip se la prende col tacchino accusandolo di essere privo di carattere, Michel continua ad avere problemi di stomaco e Marcello vuole andarsene perché “è impossibile suicidarsi col cibo”.
Marcello è il primo ad arrendersi e muore congelato sulla sua Bugatti, nel cortile della villetta. Il cibo esce fuori dagli occhi. Boccone dopo boccone cadranno tutti. Michel tira le cuoia tra le note del pianoforte, dilaniato dai peti, accasciandosi rigido sul balcone. Ugo è determinato ad arrivare fino in fondo. Si mette al lavoro per creare la portata che avrebbe potuto renderlo miliardario, il cupolone di S.Pietro ripieno di tre tipi di paté, pollo, anatra e oca. Gli altri non ne vogliono sapere, a pensarci bene è un piatto un po’ pesante, geniale secondo lui, per Philip è solo merda. E così non resta che farlo fuori da solo, boccone dopo boccone, fino a spegnersi nel bel mezzo di un giochetto erotico, masticando la sua opera d’arte. Rimane Philip che non può tradire il patto e Andrea, la maestrina extralarge, lo accontenta preparandogli un dolce dalla forma particolare, generosa come il suo petto. Così anche Philip segue gli amici, stroncato dal diabete tra le braccia della sua maestra, mentre un altro carico di carne viene scaricato nel giardino.
Alla fine ti torna quasi l’appetito e l’idea di due spaghetti non pare poi così malvagia.
Voi pensateci, io intanto vado a mettere un po’ d’acqua sul fuoco…
p.n.

paolo
****
joenat
 ****
berto
 
nexuno
 

LA GUERRA DEGLI ANTO'
di R.Milani, Ita 1999

Estate. La TV è quello che è… E’ passata mezzanotte e per oggi Berlusconi non ha ancora detto grosse cazzate, perciò in giro per i vari canali non si parla molto di lui… Rai 1… Rai 2… Rai 3..ecco! Un film! Ma forse ho parlato troppo presto. Se sei un punk di provincia sei rovinato.. meglio trasferirsi a Bologna a “studiare” filosofia e magari trovare l’amore (fisico)… nutrire la mente certo, ma il corpo ha le sue esigenze… se poi ci si mettono anche i “teorici” a fotterti l’unica ragazza che te la “dava”… bè potresti anche diventare cattivo. Bologna non basta più, meglio scappare ad Amsterdam dove tutto è possibile (certo, certo)… e anche l’amico punk deve scappare dalla chiamata alle armi, prima a Bologna dove (guarda caso) si innamora della stessa ragazza per cui aveva perso la testa il primo: “Aspirapolvere” la chiamano, immaginate perché… e poi anche lui ad Amsterdam (forse sarà per l’aria che tutti migrano lì?).
A casa non resta che rivolgersi a “Chi l’ha visto?”… e scusate tanto… ma quando ho visto la Raffai in carne ed ossa e collegamento in diretta con i parenti degli scomparsi, non ho potuto fare a meno di spegnere la televisione…Se per i punk di provincia la vita è difficile mi dispiace per loro, ma se trovo in giro chi ha scritto questa storia non so cosa gli faccio!
j.n.

joenat
Ø 
paolo
Ø 
berto
 
nexuno
 

H
di Lee Jong- Hyeok, COREA del SUD 2002

Sotto ipnosi può capitare di tutto. Non essere suscettibile. Non far caso a quello che dice. Fai la sogliola. Ma poi cominci a farti prendere. Dici a te stesso che quando vuoi puoi uscirne. Solo gli stupidi ci cascano. Fai quello che se la sa gestire. Tieni tutto sotto controllo. Quello fa la sua recita e tu fai la tua parte. Ma guarda un po’. Quello ha un sacco di notizie sul tuo conto. Sa anche il colore delle mutande che porti. Bè, allora le cose cominciano a sembrarti strane. Dimentichi che un uomo solitamente, le mutande, le porta bianche, nere, grigie e al massimo rosse, sotto le feste. Ma non è solo quello. Lui sa dell’altro. Sa che ti sei lasciato con lei ieri notte. Ti domandi quale sia la sua fonte dato che quello è chiuso qui dentro da almeno sei anni. Qualcuno deve aver cantato. Vogliono solo impressionarmi. Ma io ne esco quando voglio. Quello è solo un ragazzino. E quello che ha in mano è solo una comunissima corda per ipnotizzare gli stupidi. Però, bella quella corda . Una corda così non l’ho mai vista. Adesso chiedo se me la presta. Solo per fare divertire un po’, Kim. Magari finisce che andiamo a letto. Già, uno di questi giorni ci devo provare con Kim. Ti sto seguendo corda, dove credi di andare? Sei legata alle sue mani. Io invece non ho padroni. Quello parla bene per essere un ragazzino. Una parte della ragione deve avercela anche lui. Le sue parole sono poesia. Questa situazione fa tanto Il silenzio degli innocenti. Ma io non sono Jodie Foster e lui non è Anthony Hopkins. Che diavolo ho in mente, questo non è un film! Questo è il caso di cui mi occupo. Sono come Morgan Freeman in Seven. No, no, no. Devo pensare al mio caso. Ognuno ha le sue grane da risolvere, vero agente Somerset?
Dimentico di esser venuto qui per mostrargli quelle foto macabre. Le sue vittime.
Sono nelle sue mani. Faccio come dice lui. Tanto fuori le cose non vanno granchè bene. Ripeto quello che mi dice. Non controllo più niente. Solo gli stupidi ci cascano. E io chi sono? Uno stupido come molti altri. Entro nel club. Tesserato a vita. Sono il trecentocinquesimo. Vediamo un po’ come va a finire.
p.n.

joenat
 ½
paolo
Ø  
berto
 
nexuno
 

L’IMBALSAMATORE
di M.Garrone, Ita 2002

Uagliò o’ssai ch’sì proprio simpatico? Se vuoi c’ho il lavoro che fa per te. Lui ci deve pensare, il nanetto sembra una persona per bene, anche se non tiene le mani a posto. Troppe pacche sul culo, ma sarà un caso. Va buo’ accetto il lavoro… Bravo bravo, se vuoi puoi trasferirti pure a casa mia, tengo due signorine per le mani ch’sono proprio na’bellezza. Vada per la seratina a quattro. Ma chissà perché la mattina, nel letto il nanetto sta un po’ troppo vicino. Sarà un caso. Uagliò aggia fa nu’ lavoretto a Cremona… ti va di venire? Di che si tratta? Niente, niente… un “lavoretto” extra per degli amici miei. Ma a Cremona lui trova la ragazza che fa al caso suo e il nanetto un po’ si indispettisce. Se non vi dispiace vengo con voi - fa lei - solo per qualche giorno, finché mi sistemo -. Come no, per un amico questo e altro.. si però l’ospite un po’ se ne approfitta… i piani saltano… il nanetto si incattivisce… tu scherzi col fuoco, signorì… tu non sai chi sono io… sono Peppino Profeta… vafancul’ vattenn… Adesso sono cazzi, il nano-camorrista è inbufalito, i due spariscono dalla circolazione, ma il nanetto non se la fa passare… Cremona, in mezzo alla nebbia, sembra un buon nascondiglio… ma Peppino Profeta non è fesso… Tu vuò piglià pe’fesso a me… ascolta, vieni con me… sai quante ne trovi come chella là, ce ne andiamo a Cuba… io e te… soli… sai come ci divertiamo?… Lui dice che si può fare, ma il nanetto non può più aspettare… è impaziente… e alla fine ci rimette. j.n.

joenat
***½ 
paolo
*** 
berto
 
nexuno
 

INSOMNIA
di C.Nolan, USA 2002

La trama è quella base. Detective famoso -ma indagato per qualcosa di poco chiaro- viene mandato insieme all’amico e collega -che sa tutto e vorrebbe parlare- a seguire le indagini sull’omicidio di una ragazza in un paesino sperduto dell’Alaska. Qui trova una giovane e promettente aspirante detective che lo ammira e vuole imparare tutto da lui.
“Bisogna fare caso alle piccole cose” dice lui… “Non bisogna tralasciare il minimo particolare” insiste… OK dice la giovane detective.. e OK diciamo noi svaccati sulle nostre poltrone da Cineforum… Occhi aperti… Qui le cose si complicano…
Mentre il detective Al Pacino insegue con i colleghi il maniaco Robin Williams immerso nella nebbia, lungo un torrente, questo spara e ferisce uno della polizia… Pacino lo segue nella nebbia, gli si inceppa la pistola e con quella di riserva spara verso un ombra lontana… sfortuna vuole che non colpisca il maniaco, ma il collega che poteva inguaiarlo… ahi, ahi, ahi… meglio dare la colpa al maniaco prima di compromettere il lavoro di tutta una vita da poliziotto onesto.
Tra alterne vicende succede che Pacino e Robin Williams si accordano per non compromettersi a vicenda, e danno la colpa al giovane e manesco fidanzato della ragazza, ma la detective giovane e promettente, in un modo o nell’altro riesce a scoprire tutto…
Tutto in ordine direte voi, ma… Anche noi stiamo indagando sul caso… e cosa scopriamo?… Un errore piccolo piccolo che da solo, però, fa cadere l’intero film…
Seguite il discorso:
1 – Il maniaco spara con la sua pistola e colpisce il poliziotto che sta vicino al detective Pacino, il proiettile passa attraverso il ginocchio e si perde tra le rocce (Proiettile n°1);
2 – Al detective Pacino si inceppa la pistola mentre segue il maniaco, prende quella di riserva (una 9mm) e spara uccidendo per errore l’amico e collega (Proiettile n°2);
3 – Pacino raccoglie la pistola abbandonata dal maniaco e la conserva;
4 – Pacino sostituisce il proiettile estratto durante l’autopsia (quello che aveva sparato lui, con la 9mm, il Proiettile n°2), con uno sparato con la pistola del maniaco (quello sparato al cane morto), Proiettile n°3 = Proiettile n°1, messo al posto del Proiettile n°2;
5 – Ora il proiettile che ha ucciso l’amico risulta essere uguale a quello perso che ha ferito il poliziotto, nessuno può più scoprire un bel niente…

La detective giovane e promettente, invece, verso la fine del film, trova una pallottola sulle sponde del laghetto, lì dove è stato ammazzato il collega di Pacino… la pallottola è quella che ha ferito il poliziotto mentre inseguivano il maniaco (Proiettile n°1); secondo lei, però, il proiettile non è dello stesso calibro di quello che ha ucciso il collega di Pacino, lei si fa due conti e il risultato è che il detective Al Pacino ha ucciso il collega e via di seguito… ERRORE!!!
Ciò sarebbe vero se Pacino non avesse sostituito il proiettile dell’autopsia… Quello che la ragazza trova sulle rocce, è il proiettile che ha ferito l’altro poliziotto ed è stato sparato dalla pistola del maniaco… la stessa con cui Pacino spara al cane morto per recuperare il proiettile e sostituirlo…
Risultato: il proiettile che risulta dall’autopsia non può perciò essere diverso da quello che la detective trova tra le rocce… sono stati sparati con la stessa pistola.
Perciò… che cazzo ha scoperto la detective giovane e promettente?…
…un altro caso risolto…elementare Watson!!!
j.n.

joenat
** 
paolo
*** 
berto
 
nexuno
 

K-PAX
di I.Softley, USA 2001

Un tranquillo e pacifico signore se ne va in giro dicendo che viene da un altro pianeta, così lo rinchiudono in uno di quei posti per malati di mente, tipo “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, dove agli americani piace rinchiudere tutti quelli che non la pensano come loro. Il dottore si appassiona al caso del nuovo arrivato ed è quasi tentato i credergli, finchè non scopre la sua identità. K.Spacey in vacanza dal pianeta K-Pax non è molto credibile, sempre più di J.Bridges nei panni dello strizzacervelli, ma forse è colpa nostra che ce lo immaginiamo ancora nei panni del “Drugo” del Grande Lebowski dei Coen. j.n.

joenat
*½ 
paolo
 
berto
 
nexuno
 

Kill Bill - Vol.I
di Q.Tarantino, USA 2003
c
on U.Thurman, D.Carradine, L.Liu, V.Fox, D.Hannah, M.Madsen

3 punti di vista

Capitolo 1. “La sposa” è a terra, pestata a sangue. Bill le sta per infilare una pallottola nel cervello. Bang.
Capitolo 2. “La sposa” non è morta, anzi… è affamata di vendetta, e non è disposta a fermarsi davanti a nulla. Nessuna pietà, nemmeno per una madre, davanti a sua figlia.
Capitolo 3. Un passo indietro. Quattro anni di coma e un infermiere sadico di nome Buck (o meglio Fuck), che chiede 75$ a botta per abusare di lei. Poi si risveglia e allora sono brutti momenti per lui.
Capitolo 4. La vendetta è un piatto che va servito freddo. Errore numero uno: non lasciare mai vivo un killer spietato, anche se in coma… può sempre essere peric
oloso.
Capitolo 5. Il Giappone. Terra di Samurai e di Manga. Le lame non mancano… e nemmeno i cartoni animati.
Capitolo 6. Sangue quanto ne volete, e anche di più. Braccia, gambe, piedi… teste. Non è detto che, se siete in Giappone, queste parti rimangano tutte al loro posto. Anche se sei il capo della Yakuza è difficile tenere la testa sulle spalle. Specie se tra le centinaia di vostri scagnozzi non ce n’è nemmeno uno con la pistola. Lame affilate, spade e coltelli, accette, mazze ferrate e palle d’acciao, non servono a nulla. La vendetta è più forte di qualsiasi arma…
Combattimenti come enormi balletti. Sembra di assistere ad un gigantesco musical, dove musica (Morricone, musica giapponese e rock) e azione sono gli unici protagonisti. Scenografie che paiono set di un videogame, livello uno soggiorno e cucina, livello due ristorante giapponese, livello tre cortile innevato sotto la luce delle stelle. Sangue a litri, come non si vedeva dai tempi di “Ken il guerriero”. Botte come non se ne vedevano dai tempi di Bud Spencer e Terence Hill. Battute del cazzo come solo nei cartoni animati giapponesi… E se i combattimenti da videogioco non ti dicono nulla, allora non è che rimane granché.
j.n.

***

Ma che cazzo di posto è questo? E questo lo chiamano cinema? Certo che sono una manica di stronzi. Tutte queste luci del cazzo, colori antisress, videogame, bar. E’la prima e l’ultima volta che metto piede qui dentro. Lo so che c’è il seguito a febbraio. A febbraio ne riparleremo. Signorina questo potrebbe servire a qualcosa? Ah, ah non si fanno sconti. Come non detto. Che ore sono? Dobbiamo entrare proprio adesso? No che non voglio perdermi la pubblicità. Hotel dei Giovi, a soli due passi dalla Milano–Meda, vasche di vibromassaggio, incontri a lume di candela. Si spengono le luci…
Pasadena, California. Vuoi tu … prendere come sposo…? Se qualcuno ha qualcosa da dire lo dica ora o taccia per sempre. Che bisogno c’era di fare tutto quel casino. Non era il caso di farli fuori tutti sposa compresa. L’idea che mi sono fatto? Un piccolo gruppo di killer messicani. Solo loro lavorano in quel modo. Niente è lasciato al caso. A chiudere un occhio e a essere sadici c’è di che rimanere entusiasti. Qui c’è del talento. Un errore però lo hanno commesso. La sposa sarà pure un bel pezzo di figliola ma più che altro è una figlia di puttana con la scorza dura. Ecco perché ce l’ha fatta a rimanere viva. La vendetta è un piatto che va servito freddo.
Dopo quattro anni di coma il piatto si è raffreddato abbastanza. E’ ora di fargliela pagare. Sulla sua personalissima death list ci sono le “vipere mortali” di Bill, Bill e quel figlio di puttana che ha abusato di lei durante il coma. Via col PussyWagon.(Buck è lo Zed di Pulp Fiction con la stessa inclinazione sadica, ma che al chopper preferisce un fuoristrada vagonato). Muovetevi alluci. Si comincia dai piedi.
Testa di rame. Quella troia nera è la seconda. Anche le mamme muoiono. Meglio sarebbe non farle fuori davanti agli occhi delle figlie. Ma poi quella ha cercato di fotterla (come in Pulp fiction quando salta fuori quello con la pistola e per poco non li fa fuori) e addio regola “salvabambini”.
Se un giorno vorrai vendicare tua madre io mi farò trovare.
Sei sulla strada giusta. Okinawa. Hai bisogno di “acciaio giapponese”. Le spade di Hattori Hantzo, strumenti di morte. E’ ora che anche tu ti serva di quelle spade. O’ Ren al vertice della Yakuza. E’ un bel tipo. Ha classe, dalle solo il tempo di sfilarsi le sue candide scarpine e poi vedi cosa ti combina se metti in discussione le sue origini. Un vero samurai non lo fotti specialmente se alle spalle ha un passato del cazzo come O’Ren. Presentazione del gruppo. Un mucchio di sadici. La diciassettenne sboccata e l’ex generale pelato. Sono tanti. Ma non abbastanza.
p.n.

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Tarantolatino : DIO, CHE BOTTA! l'ho visto da poco ed ho ancora tutte le impressioni rimescolate. Sono nel pieno del processo dialettico interno ma azzarderò alcune anticipazioni. Il nostro vuole fare le cose in grande e rispolvera l'antico talento di gran rimasticatore; invenzioni e trovate non si contano; eppure qualcosa stride nel poderoso ingranaggio --
probabilm a causa dell'eccezionale violenza della pellicola. colpisce non meno di quella fisica, quella emotiva, la gelida durezza di alcune scene, il tono del racconto in particolare mi sembra mancare deliberatamene di un contrappunto che sdrammatizzi, se non addirittura trasfiguri nel ridicolo com'era in pulp fiction e solo verso la fine si raggiunge una sublimazione nel surreale per eccesso di cruenza (o forse sto semplicemente invecchiando)
L'impatto visivo raggiunge livelli record imbarazzanti, riuscendo oltretutto a mantenerli clamorosamente dal primo all'ultimo secondo!
probabilm il film + sanguinoso che abbia mai visto (inclusi tutti gli splatters che ho consumato tra gli '80 e i '90)
portatevi collirio (non vorrete sbattere le palpebre) e qualcosa per ripararvi dal sangue.
lorenzo

joenat
**** 
paolo
****
berto
 
nexuno
 

IL LADRO DI ORCHIDEE
di S. Jonze, USA 2002

Nicholas Cage è Charlie Kaufman, lo sceneggiatore di Essere John Malkovich (precedente film di S.Jonze), ed è alle prese con l’adattamento (il titolo originale del film è “Adaptation”) del romanzo “Il ladro di orchidee”, della giornalista Susan Orlean (Meryl Streep) e biografia del botanico John Laroche, un tipo strano ma interessante.
Charlie è timido al massimo, è ossessionato dal sesso (anche se ha più rapporti con “se stesso” che con le donne), è completamente assorbito dal suo lavoro perché far nascere una sceneggiatura è come partorire, bello e doloroso… ed è l’esatto opposto del gemello Donald, ottuso e semplice, ma di successo. Donald vuole aiutare Charlie ad uscire dal suo guscio, lo spinge a cercare di conoscere la scrittrice del libro, ma scoprono che lei nasconde qualcosa… E qui cominciano un po’ di stronzate che rovinano un film che per metà è ben riuscito, ma poi per la voglia di sangue e suspance si sgonfia e appassisce…
j.n.

joenat
**½
paolo
 
berto
 
nexuno
 

LONTANO DAL PARADISO
di T.Haynes, USA 2002

Una donna che non sa cos’altro chiedere dalla vita perché le è già stato dato tutto quello che si può volere, scopre che le cose non sono poi così semplici come appaiono. Per il signore e la signora “Magnatech” lo scandalo è dietro l’angolo, soprattutto se lei si circonda di amiche che non sanno tenere la lingua a posto.
Il marito, che fa tardi la sera, in realtà ha un debole per gli uomini. Inevitabili i pianti a dirotto. Lei se l’era bevuta la storia del “mangiate pure senza di me farò tardi al lavoro”. Ma cadere nella rete del peccato è più facile che beccarsi un raffreddore e così anche lei finisce nella rete. La sua colpa è infatuarsi del giardiniere nero, con figlia a carico. Siamo negli anni ’50 e un amante di colore non è proprio all’ultima moda negli ambienti borghesi e puritani d’America. Il nero poi, fa la parte di quello che salta fuori tutte le volte che lei accenna a piangersi addosso e tra poesie, citazioni e filosofia alla fine non può che andargli bene. La vita della donna è a un bivio. Tornare dal marito o prendere il treno e fuggire col giardiniere? C’è di che morire dal sonno. La bandiera dei buoni sentimenti a stelle e strisce non può che sventolare alta e linda nel più classico degli scenari autunnali. Ma alla fine meglio lasciare tutto com’è, per evitare i guai. Unica cosa buona del film sono alcune inquadrature che ricordano i quadri di Edward Hopper. Sarà la stanchezza del sabato, sarà che qui fa caldo, sarà quel che sarà, ma alla fine non resta che sbadigliare come tutti gli altri. Un inno all’ossigeno o semplice insofferenza per gli ultimi film di stagione?
p.n.& j.n.

joenat
½ 
paolo
*
berto
 
nexuno
 

LUCYA Y EL SEXO
di J.Mendem, Spa 2003

Forse esiste davvero un dio dei dvd. Ce ne stavamo lì, belli quieti, quasi in fase di sonnolenza per la serie di cazzate e cazzi veri in primo piano, di effusioni erotiche e velleità da scrittorucolo che deve vivere le storie per poterle scrivere, quando improvvisamente… il lettore dvd si impunta. Non c’è verso di andare avanti… niente! Non è che rimpiangiamo la cosa, anzi… è stata una liberazione, tanto cosa poteva succedere ancora? Sott’acqua l’hanno fatto, a letto pure, sulla spiaggia anche, sotto la doccia è un classico… cosa rimane ancora? Bè ci sono migliaia di posti, ma alla fine uno vale l’altro… V.M. di 18 e ai maggiori di 20. j.n.

joenat
 Ø
paolo
 Ø
berto
 Ø
nexuno
 

 


dalla F alla L

2002 - 2003 - 2004- 2005
FILM