FINAL
DESTINATION
di J.Wong , USA 2000
Quando
è uscito questo come altri film del genere, li abbiamo
evitati come la peste. Ma ora, forti della doppia esperienza
Orientale “The Ring”, “The Eye”, era
quasi d’obbligo fare un paragone con la recente produzione
horror made in USA.
Liceali?… c’era da aspettarselo! Dopo tutto il genere
è fatto e pensato per loro. Ma l’errore è
mio, visto che facendo zapping rimango per un secondo di troppo
su Rai2. Si vede che hanno smaltito le riserve di film e serie
TV made in Germania e Austria se in prima serata fanno vedere
questa roba, me la sarei aspettato su Italia 1 piuttosto.
Ecco la storia. Uno dei liceali ha un sogno premonitore (niente
di nuovo sul fronte occidentale!), l’aereo su cui sta
per salire la sua classe per andare a Parigi esploderà
in volo. Bisogna scendere di corsa! Per farla breve, alcuni
scendono (con le buone o con le cattive), la maggioranza rimane
su... e fa una brutta fine (che poi è la scena migliore
del film… e mi ha convinto ancora di più a rimandare
il mio battesimo dell’aria). I superstiti però
vanno incontro a “strani” incidenti domestici…
la morte torna sui suoi passi per completare l’opera…
niente assassini in cerca di sangue, è il destino che
reclama ciò che è suo (questa è l’unica
idea nuova). Alla fine il protagonista furbone riesce a scamparla
insieme ad altri due… ma attenzione, se un film puzza
anche soltanto un po’ di successo al botteghino, allora
si può stare certi che ci sarà un seguito (infatti!)
e allora tocca morire anche a qualcun altro.
j.n.
LA FOLLIA
DI HENRY
di ?, USA 2002
Il
problema, nei primi venti minuti, è capire chi è
Henry Fool. E’ il tizio che fa il netturbino? E’ il
negoziante cinese? E’ il bulletto, stile cugino di Fonzie?
No. Henry è proprio il più rompicoglioni di tutti.
Quello che la sa lunga, quello venuto da lontano con due valigie
in similpelle, quello che non la smette di vomitare le sue teorie
psudointellettuali, vantandosi della sua grande opera che cambierà
il mondo, quello che fuma una sigaretta dopo l’altra (in
barba al ministro Sirchia) e punta dritto al titolo di “Bel
Tenebroso” e “Rubacuori”, quello dalle sembianze
suine, quello con gli occhietti porcini…
E adesso chi se lo sorbisce un film in cui proprio il più
rompicoglioni di tutti è di sicuro il protagonista? (visto
che il titolo è La follia di Henry).
Poi c’è Simon, il netturbino, un giovane un po’
ritardato. Henry lo prende con sé, gli spiega come vanno
le cose, gli insegna le regole fondamentali della grammatica (“egli
ha una ciambella”, “ella ha una ciambella”…)
e lo avvia al duro mondo della letteratura, consigliandogli “saggiamente”di
abbandonare il suo lavoro per dedicarsi alla scrittura. Lui scrive
una poesia e compie il miracolo… la figlia muta del negoziante
cinese inizia a cantare… la ragazza che lo prendeva in giro
cercando di farsi baciare le chiappe gli chiede l’autografo…
il giornalino della scuola vuole pubblicargli la sua poesia pornografica…
e, visto che alle cazzate non c’è limite, vince il
Nobel…
Pensate al povero Henry che si credeva il vero scrittore, che
colpo deve essere stato per lui! Roba da far venire la diarrea…
e già che c’è, si fidanza con la sorella di
Simon, proprio sul cesso, nel bel mezzo di un attacco… ah,
quando si dice la poesia!
Simon ha un debito con lui, ora che è importante lo deve
aiutare a pubblicare la sua “Confessione”, ma il libro
(una cosa leggera… solo 8-9 volumi scritti a mano) si rivela
una schifezza immane… anche per l’ex-netturbino. Henry
ci rimane male, ma mai quanto noi che iniziamo ad avere i primi
sommovimenti intestinali misti a voltastomaco...
Come va a finire non ve lo diciamo… tanto non vi perdete
niente, ma sappiate che ha vinto a Cannes il premio per la miglior
sceneggiatura… noi, intanto, non ci siamo ancora ripresi…
j.n.
FULL FRONTAL
di S.Soderbrgh, USA 2002
Nessuno
dice niente. Lo prendiamo o no? Soderbergh fa più paura
di Spielberg. Alla fine prendiamo Soderbergh.
Un film nel film. Gli attori come sagome nere nel bel mezzo di
tanta luce bianca. Voci fuoricampo confessano le loro delusioni.
Un biglietto rosso per concludere la vita di una coppia scoppiata.
Non leggere il biglietto è un buon modo per ripartire da
capo. Altro biglietto rosso. Dichiarazione d’amore. Sentirsi
desiderato da donne dalla bocca larga. Essere presi in giro e
ritornare sui propri passi: le nere sono migliori.
Un cane si fa un viaggio con la “Maria”. Un attore
ce la mette tutta interpretando Adolf Hitler. Quei baffetti li
portava già Charlin Chaplin; Adolf, non ti sei inventato
un bel niente. Bersi il sangue non è roba da dire ai quattro
venti. Un tizio veste come un vampiro. E’ un attore o è
proprio convinto? La prima della commedia. C’è poca
gente e il dubbio è che qualcuno non abbia pagato. Mi piaci,
ma quali sono gli stati dell’Africa ? Al lavoro siamo sempre
andati d’accordo, le tue idee sono una vera bomba.
Vediamo: sei a casa. Apri il frigo e ti prendi una birra. Che
fai, l’apri e la versi in un bicchiere o te la bevi dalla
bottiglia? La verso in un bicchiere. Prendi le tue cose e lascia
libero l’ufficio. Il porno è porno e non filosofia.
Un uomo si fa fare un extra dalla massaggiatrice. Si gira il film.
49 interpretazioni di uomo bianco e uomo nero. Il nero fa al bianco
“Questa non ci voleva”. Il bianco fa al nero “Su
seguimi”. Idea per un regalo. Un vibratore. Quarant’anni
è sinonimo di morte per infarto. Idea per un altro regalo.
Un porta monete a forma di calza della befana. Il cane è
ancora fuso. Chiamare veterinario a domicilio. Un uomo, il giorno
della sua festa, muore per un gioco erotico. Morire prima di venire.
La luce bianca ti fa chiudere gli occhi. Los Angeles. Blocco del
traffico. Fermi tutti: si gira un film. Incontro fortuito di internettiani.
Trovarsi reciprocamente carini. Un volo per Tucson. E’ un
film o è successo davvero? Luce bianca. Fine. Andiamo a
letto. Domani è venerdì. p.n.
GANGS OF NEW YORK
Di M.Scorsese, USA 2001
Con C.Diaz, L.DiCaprio, D.D.Lewis
Benvenuto
ai Five Points, New York. Anno 1846. Questa è la zona dei
nativi, qui comanda Bill il macellaio, un tipo duro e violento,
come è giusto che siano i capi. Una volta c’erano
anche gli irlandesi, i Conigli Morti. Ma non c’è
posto per due bande, in America comanda uno stronzo alla volta.
E il macellaio ha avuto la meglio, forse perché era più
allenato coi coltelli. Qualche anno dopo il piccolo irlandese
DiCaprio torna a casa per vendicare il padre, ammazzato da Bill.
Si mescola ai suoi scagnozzi, conquista la sua fiducia e poi zac…
ma non riesce a farlo fuori, anzi gli salva la vita. Molto meglio,
ora il macellaio si fida di lui, potrà farlo fuori quando
lo riterrà più opportuno ma… si mette di mezzo
una donna, una ladra professionista come Jenny(Cameron Diaz) non
può passare inosservata. Vicende alterne trascinano il
film per un paio di ore fino alla gran rissa finale con un bel
tutti contro tutti a suon di coltelli, asce, mazze, forche…
il tutto sullo sfondo dei tumulti per i Draft Riots, quando la
gente di New York protestò per sfuggire alla chiamata alle
armi. Alla fine come sempre risolvono tutto i militari, come vuole
la tradizione americana: a cannonate sulla gente. Le classiche
bombe intelligenti che ancora oggi esportano in tutto il mondo.
Alla fine panoramica su New York come era e come è oggi…
anzi ieri, perché oggi le due torri non ci sono più.
Se è così che è nata la democrazia americana,
non c’è da meravigliarsi dei metodi che usano oggi
per farla “nascere” dove ancora non c’è…
j.n.
GHOST WORLD
di T.Zwigoff, USA 2002
Cosa
ci fa Buscemi in un film di teenager? E’ Seymour, un collezionista
di dischi a settantotto giri di blues e derivati, un po’
tontolone, senza ragazza e senza palle. Inda invece è una
ragazzina cicciotella col disagio tipico delle ragazzine cicciotelle
e con un immenso gusto per perseguitare i più “sfortunati”.
Si da il caso che la scuola è finita, anche se deve recuperare
in disegno, e lei con la sua amica bionda tutta sorrisi e occhioni
(chi è quella lì) hanno deciso di andare a vivere
insieme… L’amica ha messo la testa a posto, lavora
in un fast-food, compra piastrelle e bicchieri colorati, e pensa
al futuro… Inda si colora i capelli di verde, ascolta musica
punk originale anni ’70, e non sa cosa vuole… Poi
incontrano Seymour, lui è ancora alla ricerca dell’anima
gemella, e Inda lo aiuta in cambio di lezioni di classici del
blues… Chi è più disadattato tra i due? Forse
l’insegnate di Disegno li batte entrambi…
p.n.
GOODBYE,
LENIN !
di W.Beker, Ger 2003
Germania
dell’Est. Quasi anni ’90. La vita è dura sotto
un regime comunista repressivo, ma il mondo sta per cambiare.
La storia sta per decretare la fine di un epoca e la caduta del
muro è ad un passo. Mentre il giovane Alexander partecipa
convinto alle manifestazioni, sua madre è ancora un importante
membro della società comunista, quasi un’autorità
nel condominio dove vive, ma quando vede il figlio arrestato dalla
polizia ha un infarto ed entra in coma. Brutto periodo per un
coma, in pochi mesi succede di tutto. Facile per i dottori dire
che non deve subire traumi, là fuori è crollato
il mondo intero e lei non sa niente. L’unica cosa da fare
è tenerla all’oscuro di tutto e ricostruire il comunismo
all’interno della sua camera da letto… compresi i
cetriolini sott’aceto che a lei piacevano tanto. Una parola!
Niente è più come una volta, compresi i cetriolini!
Con un amico fissato per il cinema, riesce persino a ricostruire
falsi TG che le diano notizie rassicuranti (tipo che la presenza
improvvisa di stranieri era dovuta alla crisi del capitalismo
e, ribaltando la realtà, che l’ Est stava dando rifugio
politico agli abitanti della Germania dell’Ovest in fuga!!)…
Lei comincia a capire che c’è qualcosa che non va.
Troppe cose sono strane ai suoi occhi e alla fine tutto crolla:
la pubblicità della Coca Cola proprio davanti alla finestra
della sua stanza le fa aprire definitivamente gli occhi!
j.n.
THE GOOD
GIRL
di M.Arteta, USA 2002
con J.Aniston
Una
cittadina della sperduta provincia americana. Niente di niente.
Solo un supermercato dove lavora Jennifer Aniston (per la prima
volta non in un ruolo da belloccia “tenerella” appena
uscita dal set di Friends) e un sacco di gente un po’ schizzata…
c’è quella degli annunci pubblicitari troppo fantasiosi
che prende per il culo i clienti, c’è quella felice
e superattiva al reparto profumi e c’è Holden, un
tipo chiuso e riservato… Lei ha trent’anni, un marito
imbianchino che non fa altro che farsi canne dalla mattina alla
sera col suo amico, e non è buono nemmeno di darle un figlio…
gli spermatozoi, si sa, col fumo diventano un po’ svagati
e non fanno il loro dovere. L’unico modo di sfuggire alla
noia quotidiana è una scappatella con quel giovane, timido
e riservato che lavora con lei. A lui non gli pare vero. Il tipo
si rivela essere ancora più complessato di lei, fissato
per Salinger (da qui il suo nome) e scrittore di racconti tutti
uguali, in cui il protagonista, varie versioni di lui stesso,
finiscono in qualche modo per suicidarsi. Ma liberarsi di lui
e non far sapere niente al marito della sua storia extraconiugale
è più difficile del previsto, visto che rimane in
cinta e il padre non può certo essere il marito, visti
i precedenti… Bisogna uscire da questa situazione, cerca
addirittura di fare fuori il suo amante un po’ troppo appiccicoso
facendogli mangiare delle more sporche (così era morta
la collega superattiva del supermercato). Alla fine non le resta
che scegliere tra una vita monotona e tranquilla e una vita tutta
da inventare, come la strada che esce dalla città e si
perde nel deserto. j.n.
GOSFORD
PARK
Di R.Altman, USA 2002
I
nobili non fanno notizia se non ne combinano una delle loro. Non
poteva che essere Inghilterra. Non poteva che essere inizi novecento.
Una congrega di signori in panciolle e signore con la puzza sotto
il naso si riuniscono in una villa in collina per una battuta
di caccia. Ovviamente al loro seguito ci sono un fottio di camerieri.
Per comodità ognuno verrà chiamato col nome del
padrone. Loro (i padroni) mica sono razzisti, vogliono bene alla
loro servitù, non si limitano a chiamarli di notte perché
gli è venuta un’improvvisa voglia di tè. No.
Loro sono gentili. Se gli avanza tempo, nei momenti liberi ti
danno anche qualche palpatina alle tette e se proprio c’è
tempo si può fare anche un po’ di sesso, perché
no! Sono liberali, loro. Anche i servi però hanno un’
anima… va bene fotterli, ma prendersi anche gioco di loro,
questo no. Poi il padrone di casa viene ammazzato durante una
di queste simpatiche riunioni di famiglia. Non è che fosse
un santo. Molti avevano qualche motivo di fargli la pelle, compresa
la moglie un po’ troppo allegra(soprattutto coi giovani
servi). Arriva il classico ispettore alla Sherlock Holmes, pronto
a risolvere il caso, ma è troppo imbranato per vedere oltre
il proprio naso. Le chiacchiere dei servi e i pettegolezzi dei
nobili si inseguono nella trama tortuosa tanto che si fa fatica
a seguire chi ha fatto cosa e perché, se non sei uno che
riesce a tenere a mente una cinquantina di nomi alla volta…
poco importa perché alla fine le cose vengono a galla,
grazie all’ultima arrivata tra le servette. Ma in quest’ambiente
l’omertà è peggio che tra i picciotti siciliani,
per cui anche se è morto un ricco alla fine chissenefrega.
Morto un ricco se ne fa un altro. j.n.
LA GRANDE
ABBUFFATA
di M.Ferreri, Ita-Fra 1973
Quattro
amici non digeriscono più la vita e decidono di suicidarsi
strafogandosi di cibo. Per portare a termine il loro piano hanno
a disposizione un weekend, in una villetta fuori Parigi.
Si fanno portare di tutto, devono solo darsi da fare. Ugo è
proprietario di un ristorante ed è il vero Re della cucina.
Philip è un giudice esperto in latino e letteratura culinaria.
Michel lavora in TV, soffre di aerofagia e strimpella il piano
tra una forchettata e l’altra. Marcello è un pilota
d’aeroplano maniaco di motori, Bugatti e di donne.
Slacciatevi le cinture perché le portate arrivano una dietro
l’altra.
I peccati di gola si sposano bene con quelli della carne che si
sa è debole, e magari non di primissima scelta, ma va bene
comunque.
Per resuscitare uomini un po’ avanti con gli anni meglio
invitare delle donne dai facili costumi. Anche loro partecipano
al banchetto, ma alla fine si arrendono, annoiate da uomini che
non fanno altro che mangiare. C’è chi è più
ingordo e c’è chi lo è meno, c’è
chi non può fare a meno di una donna e chi non fa a meno
dello champagne sull’anatra. Questione di gusti. Salta fuori
anche una maestra, Andrea, una donna fisicamente generosa e disponibile
a dare piacere a chi lo chiede. Non è poi tanto diversa
dalle altre donnette prese per strada, anche se Philip ne chiede
la mano, ma almeno a tavola fa concorrenza agli altri in quanto
a voracità.
Tra un amplesso debosciato e una forchettata salutare, tra una
ricetta prelibata e una torta dedicata alle chiappe della maestra,
tra pollo, maiale e tortellini con panna e funghi, la situazione
comincia a farsi nauseante.
La nausea, più che provarla loro, la fanno provare allo
spettatore, perciò preparatevi un digestivo nel caso non
riusciste ad arrivare alla fine.
Concentratevi. Film peristaltico. Il cibo non deve far altro che
entrare in bocca, forchettata dopo forchettata, usate anche le
mani se preferite. Acidità di stomaco? Questa non ci voleva.
Mal di pancia? Un po’ di purea e passa tutto. Ma poi salta
pure il water. L’odore è quello riconoscibilissimo.
Non si può più nemmeno respirare e loro che fanno?
Quelli si abituano e continuano a darci dentro col cibo. Anche
se iniziano a vedersi i primi segni di stanchezza: Philip se la
prende col tacchino accusandolo di essere privo di carattere,
Michel continua ad avere problemi di stomaco e Marcello vuole
andarsene perché “è impossibile suicidarsi
col cibo”.
Marcello è il primo ad arrendersi e muore congelato sulla
sua Bugatti, nel cortile della villetta. Il cibo esce fuori dagli
occhi. Boccone dopo boccone cadranno tutti. Michel tira le cuoia
tra le note del pianoforte, dilaniato dai peti, accasciandosi
rigido sul balcone. Ugo è determinato ad arrivare fino
in fondo. Si mette al lavoro per creare la portata che avrebbe
potuto renderlo miliardario, il cupolone di S.Pietro ripieno di
tre tipi di paté, pollo, anatra e oca. Gli altri non ne
vogliono sapere, a pensarci bene è un piatto un po’
pesante, geniale secondo lui, per Philip è solo merda.
E così non resta che farlo fuori da solo, boccone dopo
boccone, fino a spegnersi nel bel mezzo di un giochetto erotico,
masticando la sua opera d’arte. Rimane Philip che non può
tradire il patto e Andrea, la maestrina extralarge, lo accontenta
preparandogli un dolce dalla forma particolare, generosa come
il suo petto. Così anche Philip segue gli amici, stroncato
dal diabete tra le braccia della sua maestra, mentre un altro
carico di carne viene scaricato nel giardino.
Alla fine ti torna quasi l’appetito e l’idea di due
spaghetti non pare poi così malvagia.
Voi pensateci, io intanto vado a mettere un po’ d’acqua
sul fuoco… p.n.
LA GUERRA
DEGLI ANTO'
di R.Milani, Ita 1999
Estate.
La TV è quello che è… E’ passata mezzanotte
e per oggi Berlusconi non ha ancora detto grosse cazzate, perciò
in giro per i vari canali non si parla molto di lui… Rai
1… Rai 2… Rai 3..ecco! Un film! Ma forse ho parlato
troppo presto. Se sei un punk di provincia sei rovinato.. meglio
trasferirsi a Bologna a “studiare” filosofia e magari
trovare l’amore (fisico)… nutrire la mente certo,
ma il corpo ha le sue esigenze… se poi ci si mettono anche
i “teorici” a fotterti l’unica ragazza che te
la “dava”… bè potresti anche diventare
cattivo. Bologna non basta più, meglio scappare ad Amsterdam
dove tutto è possibile (certo, certo)… e anche l’amico
punk deve scappare dalla chiamata alle armi, prima a Bologna dove
(guarda caso) si innamora della stessa ragazza per cui aveva perso
la testa il primo: “Aspirapolvere” la chiamano, immaginate
perché… e poi anche lui ad Amsterdam (forse sarà
per l’aria che tutti migrano lì?).
A casa non resta che rivolgersi a “Chi l’ha visto?”…
e scusate tanto… ma quando ho visto la Raffai in carne ed
ossa e collegamento in diretta con i parenti degli scomparsi,
non ho potuto fare a meno di spegnere la televisione…Se
per i punk di provincia la vita è difficile mi dispiace
per loro, ma se trovo in giro chi ha scritto questa storia non
so cosa gli faccio! j.n.
H
di Lee Jong- Hyeok, COREA del SUD 2002
Sotto
ipnosi può capitare di tutto. Non essere suscettibile.
Non far caso a quello che dice. Fai la sogliola. Ma poi cominci
a farti prendere. Dici a te stesso che quando vuoi puoi uscirne.
Solo gli stupidi ci cascano. Fai quello che se la sa gestire.
Tieni tutto sotto controllo. Quello fa la sua recita e tu fai
la tua parte. Ma guarda un po’. Quello ha un sacco di notizie
sul tuo conto. Sa anche il colore delle mutande che porti. Bè,
allora le cose cominciano a sembrarti strane. Dimentichi che un
uomo solitamente, le mutande, le porta bianche, nere, grigie e
al massimo rosse, sotto le feste. Ma non è solo quello.
Lui sa dell’altro. Sa che ti sei lasciato con lei ieri notte.
Ti domandi quale sia la sua fonte dato che quello è chiuso
qui dentro da almeno sei anni. Qualcuno deve aver cantato. Vogliono
solo impressionarmi. Ma io ne esco quando voglio. Quello è
solo un ragazzino. E quello che ha in mano è solo una comunissima
corda per ipnotizzare gli stupidi. Però, bella quella corda
. Una corda così non l’ho mai vista. Adesso chiedo
se me la presta. Solo per fare divertire un po’, Kim. Magari
finisce che andiamo a letto. Già, uno di questi giorni
ci devo provare con Kim. Ti sto seguendo corda, dove credi di
andare? Sei legata alle sue mani. Io invece non ho padroni. Quello
parla bene per essere un ragazzino. Una parte della ragione deve
avercela anche lui. Le sue parole sono poesia. Questa situazione
fa tanto Il silenzio degli innocenti. Ma io non sono Jodie Foster
e lui non è Anthony Hopkins. Che diavolo ho in mente, questo
non è un film! Questo è il caso di cui mi occupo.
Sono come Morgan Freeman in Seven. No, no, no. Devo pensare al
mio caso. Ognuno ha le sue grane da risolvere, vero agente Somerset?
Dimentico di esser venuto qui per mostrargli quelle foto macabre.
Le sue vittime.
Sono nelle sue mani. Faccio come dice lui. Tanto fuori le cose
non vanno granchè bene. Ripeto quello che mi dice. Non
controllo più niente. Solo gli stupidi ci cascano. E io
chi sono? Uno stupido come molti altri. Entro nel club. Tesserato
a vita. Sono il trecentocinquesimo. Vediamo un po’ come
va a finire. p.n.
L’IMBALSAMATORE
di M.Garrone, Ita 2002
Uagliò
o’ssai ch’sì proprio simpatico? Se vuoi c’ho
il lavoro che fa per te. Lui ci deve pensare, il nanetto sembra
una persona per bene, anche se non tiene le mani a posto. Troppe
pacche sul culo, ma sarà un caso. Va buo’ accetto
il lavoro… Bravo bravo, se vuoi puoi trasferirti pure a
casa mia, tengo due signorine per le mani ch’sono proprio
na’bellezza. Vada per la seratina a quattro. Ma chissà
perché la mattina, nel letto il nanetto sta un po’
troppo vicino. Sarà un caso. Uagliò aggia fa nu’
lavoretto a Cremona… ti va di venire? Di che si tratta?
Niente, niente… un “lavoretto” extra per degli
amici miei. Ma a Cremona lui trova la ragazza che fa al caso suo
e il nanetto un po’ si indispettisce. Se non vi dispiace
vengo con voi - fa lei - solo per qualche giorno, finché
mi sistemo -. Come no, per un amico questo e altro.. si però
l’ospite un po’ se ne approfitta… i piani saltano…
il nanetto si incattivisce… tu scherzi col fuoco, signorì…
tu non sai chi sono io… sono Peppino Profeta… vafancul’
vattenn… Adesso sono cazzi, il nano-camorrista è
inbufalito, i due spariscono dalla circolazione, ma il nanetto
non se la fa passare… Cremona, in mezzo alla nebbia, sembra
un buon nascondiglio… ma Peppino Profeta non è fesso…
Tu vuò piglià pe’fesso a me… ascolta,
vieni con me… sai quante ne trovi come chella là,
ce ne andiamo a Cuba… io e te… soli… sai come
ci divertiamo?… Lui dice che si può fare, ma il nanetto
non può più aspettare… è impaziente…
e alla fine ci rimette.
j.n.
INSOMNIA
di C.Nolan, USA 2002
La
trama è quella base. Detective famoso -ma indagato per
qualcosa di poco chiaro- viene mandato insieme all’amico
e collega -che sa tutto e vorrebbe parlare- a seguire le indagini
sull’omicidio di una ragazza in un paesino sperduto dell’Alaska.
Qui trova una giovane e promettente aspirante detective che lo
ammira e vuole imparare tutto da lui.
“Bisogna fare caso alle piccole cose” dice lui…
“Non bisogna tralasciare il minimo particolare” insiste…
OK dice la giovane detective.. e OK diciamo noi svaccati sulle
nostre poltrone da Cineforum… Occhi aperti… Qui le
cose si complicano…
Mentre il detective Al Pacino insegue con i colleghi il maniaco
Robin Williams immerso nella nebbia, lungo un torrente, questo
spara e ferisce uno della polizia… Pacino lo segue nella
nebbia, gli si inceppa la pistola e con quella di riserva spara
verso un ombra lontana… sfortuna vuole che non colpisca
il maniaco, ma il collega che poteva inguaiarlo… ahi, ahi,
ahi… meglio dare la colpa al maniaco prima di compromettere
il lavoro di tutta una vita da poliziotto onesto.
Tra alterne vicende succede che Pacino e Robin Williams si accordano
per non compromettersi a vicenda, e danno la colpa al giovane
e manesco fidanzato della ragazza, ma la detective giovane e promettente,
in un modo o nell’altro riesce a scoprire tutto…
Tutto in ordine direte voi, ma… Anche noi stiamo indagando
sul caso… e cosa scopriamo?… Un errore piccolo piccolo
che da solo, però, fa cadere l’intero film…
Seguite il discorso:
1 – Il maniaco spara con la sua pistola e colpisce il poliziotto
che sta vicino al detective Pacino, il proiettile passa attraverso
il ginocchio e si perde tra le rocce (Proiettile n°1);
2 – Al detective Pacino si inceppa la pistola mentre segue
il maniaco, prende quella di riserva (una 9mm) e spara uccidendo
per errore l’amico e collega (Proiettile n°2);
3 – Pacino raccoglie la pistola abbandonata dal maniaco
e la conserva;
4 – Pacino sostituisce il proiettile estratto durante l’autopsia
(quello che aveva sparato lui, con la 9mm, il Proiettile n°2),
con uno sparato con la pistola del maniaco (quello sparato al
cane morto), Proiettile n°3 = Proiettile n°1, messo al
posto del Proiettile n°2;
5 – Ora il proiettile che ha ucciso l’amico risulta
essere uguale a quello perso che ha ferito il poliziotto, nessuno
può più scoprire un bel niente…
La detective
giovane e promettente, invece, verso la fine del film, trova una
pallottola sulle sponde del laghetto, lì dove è
stato ammazzato il collega di Pacino… la pallottola è
quella che ha ferito il poliziotto mentre inseguivano il maniaco
(Proiettile n°1); secondo lei, però, il proiettile
non è dello stesso calibro di quello che ha ucciso il collega
di Pacino, lei si fa due conti e il risultato è che il
detective Al Pacino ha ucciso il collega e via di seguito…
ERRORE!!!
Ciò sarebbe vero se Pacino non avesse sostituito il proiettile
dell’autopsia… Quello che la ragazza trova sulle rocce,
è il proiettile che ha ferito l’altro poliziotto
ed è stato sparato dalla pistola del maniaco… la
stessa con cui Pacino spara al cane morto per recuperare il proiettile
e sostituirlo…
Risultato: il proiettile che risulta dall’autopsia non può
perciò essere diverso da quello che la detective trova
tra le rocce… sono stati sparati con la stessa pistola.
Perciò… che cazzo ha scoperto la detective giovane
e promettente?…
…un altro caso risolto…elementare Watson!!!
j.n.
K-PAX
di I.Softley, USA 2001
Un
tranquillo e pacifico signore se ne va in giro dicendo che viene
da un altro pianeta, così lo rinchiudono in uno di quei
posti per malati di mente, tipo “Qualcuno volò sul
nido del cuculo”, dove agli americani piace rinchiudere
tutti quelli che non la pensano come loro. Il dottore si appassiona
al caso del nuovo arrivato ed è quasi tentato i credergli,
finchè non scopre la sua identità. K.Spacey in vacanza
dal pianeta K-Pax non è molto credibile, sempre più
di J.Bridges nei panni dello strizzacervelli, ma forse è
colpa nostra che ce lo immaginiamo ancora nei panni del “Drugo”
del Grande Lebowski dei Coen. j.n.
Kill Bill
-
Vol.I
di Q.Tarantino, USA 2003
con U.Thurman, D.Carradine, L.Liu, V.Fox, D.Hannah, M.Madsen
3
punti di vista
Capitolo
1. “La sposa” è a terra, pestata a
sangue. Bill le sta per infilare una pallottola nel cervello.
Bang.
Capitolo 2. “La sposa” non
è morta, anzi… è affamata di vendetta, e non
è disposta a fermarsi davanti a nulla. Nessuna pietà,
nemmeno per una madre, davanti a sua figlia.
Capitolo 3. Un passo indietro. Quattro anni di
coma e un infermiere sadico di nome Buck (o meglio Fuck), che
chiede 75$ a botta per abusare di lei. Poi si risveglia e allora
sono brutti momenti per lui.
Capitolo 4. La vendetta è un piatto che
va servito freddo. Errore numero uno: non lasciare mai vivo un
killer spietato, anche se in coma… può sempre essere
pericoloso.
Capitolo 5. Il Giappone. Terra di Samurai e di
Manga. Le lame non mancano… e nemmeno i cartoni animati.
Capitolo 6. Sangue quanto ne volete, e anche
di più. Braccia, gambe, piedi… teste. Non è
detto che, se siete in Giappone, queste parti rimangano tutte
al loro posto. Anche se sei il capo della Yakuza è difficile
tenere la testa sulle spalle. Specie se tra le centinaia di vostri
scagnozzi non ce n’è nemmeno uno con la pistola.
Lame affilate, spade e coltelli, accette, mazze ferrate e palle
d’acciao, non servono a nulla. La vendetta è più
forte di qualsiasi arma…
Combattimenti come enormi balletti. Sembra di assistere ad un
gigantesco musical, dove musica (Morricone, musica giapponese
e rock) e azione sono gli unici protagonisti. Scenografie che
paiono set di un videogame, livello uno soggiorno e cucina, livello
due ristorante giapponese, livello tre cortile innevato sotto
la luce delle stelle. Sangue a litri, come non si vedeva dai tempi
di “Ken il guerriero”. Botte come non se ne vedevano
dai tempi di Bud Spencer e Terence Hill. Battute del cazzo come
solo nei cartoni animati giapponesi… E se i combattimenti
da videogioco non ti dicono nulla, allora non è che rimane
granché.j.n.
***
Ma
che cazzo di posto è questo? E questo lo chiamano cinema?
Certo che sono una manica di stronzi. Tutte queste luci del cazzo,
colori antisress, videogame, bar. E’la prima e l’ultima
volta che metto piede qui dentro. Lo so che c’è il
seguito a febbraio. A febbraio ne riparleremo. Signorina questo
potrebbe servire a qualcosa? Ah, ah non si fanno sconti. Come
non detto. Che ore sono? Dobbiamo entrare proprio adesso? No che
non voglio perdermi la pubblicità. Hotel dei Giovi, a soli
due passi dalla Milano–Meda, vasche di vibromassaggio, incontri
a lume di candela. Si spengono le luci…
Pasadena, California. Vuoi tu … prendere come sposo…?
Se qualcuno ha qualcosa da dire lo dica ora o taccia per sempre.
Che bisogno c’era di fare tutto quel casino. Non era il
caso di farli fuori tutti sposa compresa. L’idea che mi
sono fatto? Un piccolo gruppo di killer messicani. Solo loro lavorano
in quel modo. Niente è lasciato al caso. A chiudere un
occhio e a essere sadici c’è di che rimanere entusiasti.
Qui c’è del talento. Un errore però lo hanno
commesso. La sposa sarà pure un bel pezzo di figliola ma
più che altro è una figlia di puttana con la scorza
dura. Ecco perché ce l’ha fatta a rimanere viva.
La vendetta è un piatto che va servito freddo.
Dopo quattro anni di coma il piatto si è raffreddato abbastanza.
E’ ora di fargliela pagare. Sulla sua personalissima death
list ci sono le “vipere mortali” di Bill, Bill e quel
figlio di puttana che ha abusato di lei durante il coma. Via col
PussyWagon.(Buck è lo Zed di Pulp Fiction con la stessa
inclinazione sadica, ma che al chopper preferisce un fuoristrada
vagonato). Muovetevi alluci. Si comincia dai piedi.
Testa di rame. Quella troia nera è la seconda. Anche le
mamme muoiono. Meglio sarebbe non farle fuori davanti agli occhi
delle figlie. Ma poi quella ha cercato di fotterla (come in Pulp
fiction quando salta fuori quello con la pistola e per poco non
li fa fuori) e addio regola “salvabambini”.
Se un giorno vorrai vendicare tua madre io mi farò trovare.
Sei sulla strada giusta. Okinawa. Hai bisogno di “acciaio
giapponese”. Le spade di Hattori Hantzo, strumenti di morte.
E’ ora che anche tu ti serva di quelle spade. O’ Ren
al vertice della Yakuza. E’ un bel tipo. Ha classe, dalle
solo il tempo di sfilarsi le sue candide scarpine e poi vedi cosa
ti combina se metti in discussione le sue origini. Un vero samurai
non lo fotti specialmente se alle spalle ha un passato del cazzo
come O’Ren. Presentazione del gruppo. Un mucchio di sadici.
La diciassettenne sboccata e l’ex generale pelato. Sono
tanti. Ma non abbastanza. p.n.
***
Tarantolatino
: DIO, CHE BOTTA! l'ho visto da poco ed ho ancora tutte le impressioni
rimescolate. Sono nel pieno del processo dialettico interno ma
azzarderò alcune anticipazioni. Il nostro vuole fare le
cose in grande e rispolvera l'antico talento di gran rimasticatore;
invenzioni e trovate non si contano; eppure qualcosa stride nel
poderoso ingranaggio --
probabilm a causa dell'eccezionale violenza della pellicola. colpisce
non meno di quella fisica, quella emotiva, la gelida durezza di
alcune scene, il tono del racconto in particolare mi sembra mancare
deliberatamene di un contrappunto che sdrammatizzi, se non addirittura
trasfiguri nel ridicolo com'era in pulp fiction e solo verso la
fine si raggiunge una sublimazione nel surreale per eccesso di
cruenza (o forse sto semplicemente invecchiando)
L'impatto visivo raggiunge livelli record imbarazzanti, riuscendo
oltretutto a mantenerli clamorosamente dal primo all'ultimo secondo!
probabilm il film + sanguinoso che abbia mai visto (inclusi tutti
gli splatters che ho consumato tra gli '80 e i '90)
portatevi collirio (non vorrete sbattere le palpebre) e qualcosa
per ripararvi dal sangue.
lorenzo
IL LADRO
DI ORCHIDEE
di S. Jonze, USA 2002
Nicholas
Cage è Charlie Kaufman, lo sceneggiatore di Essere John
Malkovich (precedente film di S.Jonze), ed è alle prese
con l’adattamento (il titolo originale del film è
“Adaptation”) del romanzo “Il ladro di orchidee”,
della giornalista Susan Orlean (Meryl Streep) e biografia del
botanico John Laroche, un tipo strano ma interessante.
Charlie è timido al massimo, è ossessionato dal
sesso (anche se ha più rapporti con “se stesso”
che con le donne), è completamente assorbito dal suo
lavoro perché far nascere una sceneggiatura è
come partorire, bello e doloroso… ed è l’esatto
opposto del gemello Donald, ottuso e semplice, ma di successo.
Donald vuole aiutare Charlie ad uscire dal suo guscio, lo spinge
a cercare di conoscere la scrittrice del libro, ma scoprono
che lei nasconde qualcosa… E qui cominciano un po’
di stronzate che rovinano un film che per metà è
ben riuscito, ma poi per la voglia di sangue e suspance si sgonfia
e appassisce… j.n.
LONTANO
DAL PARADISO
di T.Haynes, USA 2002
Una
donna che non sa cos’altro chiedere dalla vita perché
le è già stato dato tutto quello che si può
volere, scopre che le cose non sono poi così semplici come
appaiono. Per il signore e la signora “Magnatech”
lo scandalo è dietro l’angolo, soprattutto se lei
si circonda di amiche che non sanno tenere la lingua a posto.
Il marito, che fa tardi la sera, in realtà ha un debole
per gli uomini. Inevitabili i pianti a dirotto. Lei se l’era
bevuta la storia del “mangiate pure senza di me farò
tardi al lavoro”. Ma cadere nella rete del peccato è
più facile che beccarsi un raffreddore e così anche
lei finisce nella rete. La sua colpa è infatuarsi del giardiniere
nero, con figlia a carico. Siamo negli anni ’50 e un amante
di colore non è proprio all’ultima moda negli ambienti
borghesi e puritani d’America. Il nero poi, fa la parte
di quello che salta fuori tutte le volte che lei accenna a piangersi
addosso e tra poesie, citazioni e filosofia alla fine non può
che andargli bene. La vita della donna è a un bivio. Tornare
dal marito o prendere il treno e fuggire col giardiniere? C’è
di che morire dal sonno. La bandiera dei buoni sentimenti a stelle
e strisce non può che sventolare alta e linda nel più
classico degli scenari autunnali. Ma alla fine meglio lasciare
tutto com’è, per evitare i guai. Unica cosa buona
del film sono alcune inquadrature che ricordano i quadri di Edward
Hopper. Sarà la stanchezza del sabato, sarà che
qui fa caldo, sarà quel che sarà, ma alla fine non
resta che sbadigliare come tutti gli altri. Un inno all’ossigeno
o semplice insofferenza per gli ultimi film di stagione?
p.n.&
j.n.
LUCYA
Y EL SEXO
di J.Mendem, Spa 2003
Forse
esiste davvero un dio dei dvd. Ce ne stavamo lì, belli
quieti, quasi in fase di sonnolenza per la serie di cazzate
e cazzi veri in primo piano, di effusioni erotiche e velleità
da scrittorucolo che deve vivere le storie per poterle scrivere,
quando improvvisamente… il lettore dvd si impunta. Non
c’è verso di andare avanti… niente! Non è
che rimpiangiamo la cosa, anzi… è stata una liberazione,
tanto cosa poteva succedere ancora? Sott’acqua l’hanno
fatto, a letto pure, sulla spiaggia anche, sotto la doccia è
un classico… cosa rimane ancora? Bè ci sono migliaia
di posti, ma alla fine uno vale l’altro… V.M. di
18 e ai maggiori di 20. j.n.
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