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Bevilacqua 29 Gennaio 2002

 

Una pista ciclabile da 10 milioni di euro.

Trenta chilometri uniranno le città murate da Soave a Bevilacqua sugli argini dello Zerpano non solo per pedalare.

 

 

A motivare il progetto non c’è solo l’aspetto ludico-ricreativo-turistico. Emergenza inquinamento, rischio idraulico e riqualificazione paesaggistica sono in testa all’elenco delle priorità e rappresentano i principali input dai quali è nata l’idea della pista ciclabile. Ieri mattina la firma: l’assessore provinciale all’agricoltura Albino Pezzini e quello all’ecologia Camillo Pilati - presente il presidente Merlin, il vice Pastorello, i sindaci dei comuni interessati al tracciato e i rappresentanti del Consorzio di Bonifica Zerpano Adige Guà - hanno sottoscritto l’accordo di programma «Greenway delle città murate e dei fiumi tra Soave e Bevilacqua» (greenway significa «corridoio verde»). Tutti d’accordo, in Provincia, per la realizzazione di un itinerario ciclabile-pedonale sugli argini del collettore Zerpano. Tutti convinti che l’operazione - costo 10 milioni e 329 mila euro (20 miliardi di lire) da andare a chiedere all’Unione Europea (per il 35 per cento), alla Regione (15 per cento) e alle amministrazioni comunali per quel che resta - abbia massima valenza soprattutto per quel che riguarda il recupero dell’ecosistema idraulico della zona e il vernissage del territorio dei collettori di bonifica Palù, Masera e Zerpano.
All’utile, poi, nel rispetto della tradizione, segue anche il dilettevole: i 30 chilometri di percorso si snoderanno lungo centri di estremo interesse storico e culturale - città murate di Soave, Cologna e Bevilacqua - toccando anche zone note per le tipiche produzioni enogastronomiche (Veronella per la verza, Sabbia e San Bonifacio per il vino, Arcole per l’asparago, Cologna per la patata e il mandorlato). «Si tratta di opportunità legate alle vocazioni del territorio», ha sottolineato Aleardo Merlin, «e di un progetto attento a valorizzare in maniera multifunzionale l’area rurale lungo l’Alpone, il Collettore Zerpano e il Fratta, nel rispetto dell’ambiente e la sua tutela». «Fra tre anni mi auguro di poter pedalare lungo questa fetta di provincia», ha detto Giorgio Ferrari presidente del Consorzio di Bonifica Zerpano-Adige-Guà indicando sulla carta il tracciato della pista, «e mi auguro che i problemi reali che hanno spinto gli estensori di questo progetto a mettersi attorno ad un tavolo per trovare soluzioni compatibili con l’ambiente e con la sua salvaguardia, siano adesso finanziate così da partire in tempi ragionevoli con i lavori. Lo Zerpano, questo collettore di bonifica realizzato nel primo ventennio del ’900, ricco di aree golenali, costituisce un potenziale corridoio ecologico tra il torrente Alpone e il Fratta: l’itinerario seguirà infatti il suo percorso partendo dalla destra del fiume Fratta, punto in cui c’è il collegamento con la ciclabile della bassa Padovana, toccherà Cologna, Veronella, Minerbe, Arcole (dove troverà sfogo sulla ciclopista del Sole che dal Brennero passando per Verona arriva a Vicenza) per finire lungo l’Alpone in territorio di San Bonifacio e Soave. Ripeto», ha concluso Ferrari, «si è pensato di legare tra loro interventi di disinquinamento, di mitigazione del rischio idraulico, di manutenzione paesaggistica e, non ultimo, di sviluppo della mobilità ciclabile così da dare luogo alla creazione di un prodotto ecoturistico rispondente alle necessità di tutti». Ambientalisti assenti, nel corso della presentazione è stato chiarito che «l’impatto ecologico», parole dell’assessore ad hoc Camillo Pilati, «sarà minimo proprio perché l’opera prevede il miglioramento della qualità delle acque sfruttando processi biologici spontanei. Nello specifico abbiamo previsto la realizzazione di interventi di ingegneria naturalistica nell’ambito delle proprietà consortili costituite dalle aree di laminazione e fitodepurazione delle acque del Palù ad Arcole e le aree golenali del Collettore Zerpano. In più, verranno realizzati interventi di disinquinamento delle acque mediante la creazione di fasce tampone lungo il canale e impianti di fitodepurazione a flusso verticale».
Infine, la novità: la rete di bonifica può svolgere determinate funzioni ambientali che non possono comportare maggiori costi per il Consorzio e quindi pesare sulla contribuenza agricola già penalizzata dal calo dei redditi delle colture prevalenti. E allora? «Nessun problema, c’è la possibilità dell’energia rinnovabile», ha precisato Ferrari, «e mi spiego: per ovviare all’incremento della spesa le biomasse prodotte da costo devono diventare valore come combustibile, cioè devono essere valorizzate da un punto di vista energetico; bene, quelle prodotte nel greenway, legname per esempio, potranno essere destinate agli impianti di riscaldamento dei locali degli enti pubblici - comuni e Provincia - interessati al progetto in sostituzione dei combustibili "ordinari". La conversione degli impainti di riscaldamento può comportare dei risparmi interessanti perchè l’energia da biomasse è decisamente più conveniente di quella da combustibile fossile e quindi il suo acquisto da parte degli enti pubblici non comporterebbe maggiori esborsi rispetto agli attuali. In soldoni? Il prezzo di ritiro permetterà di far realizzare a Comuni e Provincia un risparmio del 10 per cento sulla loro bolletta energetica, denaro che andrà al Consorzio di bonifica come sovrapprezzo per i servizi ambientali che le biomasse danno per la fitodepurazione e per la riqualificazione paesaggistica del territorio».

 

Camilla Ferro.

 

(tratto da : "L'Arena"  il giornale di Verona).

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