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Bevilacqua 04 Ottobre 2000

 

L’importanza di essere donatori.

Per il secondo anno l’antico castello ha ospitato un convegno medico organizzato dalla sezione locale dell’Avis.

 

L’importanza di essere donatori. È proprio su questo tema che si è tenuta la seconda edizione nel castello di Bevilacqua di “Notte di mezza estate”, il meeting di solidarietà e cultura, che attraverso un convegno medico ha affrontato il sempre dibattuto problema delle donazioni.
L’incontro, organizzato dalla locale sezione dell’Avis con la sponsorizzazione della ditta Aermec, ha visto la partecipazione di figure di spicco della sanità locale, delle associazioni Avis e Aido, del vice presidente del Consiglio regionale Veneto, Angelo Fiorin, il quale, aprendo la tavola rotonda, ha cominciato subito con lo snocciolare dati statistici che ci mostrano il punto della situazione delle donazioni nel Veneto. «Il Veneto - commenta soddisfatto Fiorin - ha raggiunto notevoli risultati nell’ambito della donazione, arrivando a quota 23 donatori ogni mille abitanti nel 1999, e ciò sta a significare che vi è una forte sensibilità per quanto riguarda i trapianti, sia di organi sia di midollo». Il vice presidente e assessore ai servizi sociali della provincia di Verona, Antonio Pastorello, invece, ha puntato più sulla sensibilizzazione della popolazione verso queste tematiche. «Pur non avendo quella libertà d’azione che è tipica della Regione - ha affermato - la Provincia ha comunque un importante compito, che è quello di avvicinare le persone, a livello locale, alla donazione, poiché molti lo fanno solo quando il problema li investe personalmente». Ed è dopo gli interventi politici che il convegno è entrato nel vivo della questione, quando a parlare sono stati loro, gli specialisti del campo: medici e ricercatori che quotidianamente fanno della donazione la loro principale lotta, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per compiere continui passi avanti, per salvare il maggior numero di vite umane. Alberto Disperati, primario del Centro Trasfusionale dell’ospedale di Legnago, ha cominciato affrontando quella che possiamo definire la più comune delle donazioni, la donazione del sangue. Dopo una breve introduzione sulle caratteristiche e composizioni del tessuto sanguigno, il discorso si è spostato sulle nuove tecnologie. «Grazie a macchinari come il separatore cellulare - ha sottolineato il medico - ora abbiamo la possibilità non solo di usare il sangue intero donato, ma di separarlo nelle sue componenti in modo da avere una donazione specifica per ogni singola patologia. Quindi dopo i numerosi progressi in ambito tecnico, ancora più importante adesso è l’impegno da parte di tutti per raggiungere la quota di autosufficienza in Italia fissata in 40 donatori ogni 1.000 abitanti, mentre ora siamo a 34». Appassionato e coinvolgente l’intervento della dottoressa Claudia Roatta del servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale e biologia dei trapianti dell’ospedale di Verona che ha trattato il tema delicato del trapianto del midollo osseo con un filo di giusta polemica nei confronti degli organi di informazione. «Vorrei fare un po’ di chiarezza - ha esordito la dottoressa - su questo tema trattato talvolta in maniera approssimativa dalla stampa, visto che ancora oggi viene fatta molta confusione tra il midollo osseo, che è l’insieme delle cellule staminali che abbiamo nelle ossa, utile per i trapianti, e il midollo spinale, che invece è l’insieme di terminazioni nervose. La difficoltà riguardo il trapianto di midollo, non è tanto una difficoltà tecnica, in quanto l’intervento è chirurgicamente molto semplice e a bassissimo rischio. L’esigenza più ardua è la compatibilità tra i donatori. Per questo abbiamo bisogno di un gran numero di donatori potenziali da inserire nei nostri registri in modo da avere numerose possibilità di scelta». Da segnalare, poi, l’intervento di estrema attualità, sulla legge 91 dell’aprile dello scorso anno, quella, per intenderci, che finalmente pone le basi per regolare le attività di prelievo e di trapianto degli organi. La legge, che non ha mancato di sollevare polemiche, afferma in pratica il silenzio assenso informato, e quindi permette l’espianto degli organi della persona defunta, a meno che questa non abbia espresso un parere contrario mentre era in vita. «Dopo vent’anni - ha sottolineato la dottoressa Francesca Sordo, coordinatrice locale trapianti - finalmente è stata definita una legge che regola il trapianto. Non è ancora una legge perfetta, ma è un ottimo punto di partenza che permetterà sicuramente, in futuro, un aumento delle donazioni che ci vedono purtroppo tra gli ultimi, per quanto riguarda l’Italia, con 11 donazioni per 1.000 abitanti, mentre la situazione per il Veneto è di 22 circa, a fronte di una potenzialità di 45/50 donazioni per 1.000 abitanti». Importante, infine, l’intervento di padre Mario Locatelli, il primo religioso trapiantato di cuore nel 1989: «Il trapianto è un atto d’amore - ha spiegato il sacerdote - di solidarietà umana sia per i cristiani sia per i non cristiani, sebbene in questo caso i non cristiani battano i cristiani. La chiesa stessa dovrebbe darsi una spintarella in più per sensibilizzare i fedeli su quest’argomento».

 

Simone Cavallaro.

 

(tratto da : "Primo Giornale"  il giornale del Basso Veronese).

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