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in sottofondo si può ascoltare il brano "Monti Iblei")

 


HANNO SCRITTO DI
COMISO


In questa pagina vengono presentati scritti di non Comisani; precisamente di:
-
abate Vito Amico
-
abate Paolo Balsamo
-
prof. Giovanni Lorenzoni
-
padre Filippo Rotolo O.F.M. Conv.
-
mons. Giovanni Battaglia






da LEXICON TOPOGRAPHICUM SICULUM
(secolo 18° - traduzione di G. Di Marzo)

Comiso è fatta sorgere verso la parte australe dell'isola, in terreno quasi piano, con le umili colline sovrastanti da mezzo-giorno a Ragusa, e da Oriente a Chiaramonte.

Essa viene provveduta da innumerevoli monumenti e ruderi, sì al di dendro che al di fuori, nell'orto del Conte, alle Perrere, nella contrada Belvedere, intorno al Castello e nei vicini campi; dove esistono altresì dei sepolcreti; certamente sono chiarissimi indizi èsservi da gran tempo stata abitazione; ed antica città aver occupato quel terreno.

(abate Vito Amico)





dal GIORNALE DI VIAGGIO fatto in Sicilia
e particolarmente nella Contea di Modica
(anno 1808)

Da Vittoria venimmo a Comiso, che è fabbricata in luogo piacevole, e di buon'aria;
ha l'aspetto di pulita, e gentiletta: e per quanto vedemmo, e fummo informati, non manca agli abitanti suoi un bastante grado di comodità e ricchezza.
La popolazione e le produzioni sono presso a poco uguali a quelle di Vittoria;
ma i suoi contorni sono certamente più fertili, e ameni.
In questi il terreno è sciolto, grasso e con finissima diligenza coltivato; ed i tanti campicelli chiusi, e l'abbondanza delle vigne, e delle piante pomifere, e le nette case dei contadini, e qualche villetta, e ruscelletto mi risvegliavano l'idea degli eleganti poderetti toscani, e particolarmente di quelli assai pittoreschi del Chianti.

Le ristrettezze del tempo non ci permisero di fermarci quivi qualche tempo, e trattenerci con diletto ed apprendere molte cose dal Signor (Clemente) Ferreri, negli andamenti e discorsi del quale buona copia traluce di quella attività, industria e rari talenti, che han distinto l'illustre Presidente e Avvocato fiscale, il Marchese suo zio (Gioacchino Ferreri).
Le lodevoli opere sono il miglior elogio degli uomini, e per encomiare questo degnissimo giovane deggio unicamente accennare, che ha costruito presso alla città un pezzo di nobile strada carrozzabile, ha formato un orticello botanico, ha introdotto la piantagione della canna da zucchero, e la manifattura del Rum, e che attende con ottimo accorgimento al buon governo delle possessioni di sua famiglia; e così anima il travaglio, e la circolazione, e diffonde la gentilezza e l'istruzione.

Al di là di Comiso la strada è pessima, e la campagna orrida, ed infeconda, sintantochè non si arriva all'aprica, popolata, ed assai fruttifera pianura di Ragusa.

(abate Paolo Balsamo)





dall' Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali
(anno 1910)

Comiso è un'altra importante città di oltre 20.000 abitanti del circondario di Modica, posta a settentrione di Vittoria, e ricca anch'essa di vigneti, sebbene meno di Vittoria.
Ha territorio assai ristretto in proporzione alla popolazione e perciò è uno dei molti Comuni siciliani che chiedono la correzione delle circoscrizioni territoriali.
Oltre le viti si coltivano il frumento alternato al pascolo e il tabacco, del quale si contavano nella media degli ultimi anni circa un milione e mezzo di piante.
Il sistema di conduzione della terra - la cui proprietà si divide tra la piccola e la media borghesia, ad eccezione dei feudi che stanno alla periferia del territorio - è quella della conduzione diretta, tranne qualche contratto a miglioria per la ricostituzione dei vigneti, del tutto analogo a quello che abbiamo riscontrato a Vittoria.
Qualche proprietario, prima della divisione del prodotto e quando questo eccede i 10 ettolitri per 1000 viti, preleva una "avamparte".
I contadini meglio pagati sono quelli che lavorano nei tabacch; a detta del direttore della R. Agenzia, essi arrivano infatti a percepire da lire 2 a lire 2.50 al giorno gli uomini, e lire 1.25 le donne. Poi vengono gli operai dei vigneti, in fine quelli dei feudi che stanno peggio di tutti.

Il salario di chi lavora nei vigneti o nelle chiuse oscillerebbe sulle lire 7.50 la settimana e secondo i proprietari raggiungerebbe anche 8 o 9 lire;, quindi varierebbe da un minimo di lire 1.50 (tutto compreso), a un massimo di lire 1.80, sempre sensibilmente inferiore a quello della vicina Vittoria.
Qualche anno fa era di parecchio più basso; non più di 4-5 lire la settimana, e nello inverno del 1906, quando il gelo distrusse molte viti, si ebbero salari di lire 3.30 la settimana!

(prof. Giovanni Lorenzoni)





da COMISO - La chiesa di S. Francesco d'Assisi
(anno 1981)

Distesa sulle ultime propagini dei monti Iblei, giace la cittadina di Comiso, circondata dalla corona di dolci e fertili colline, ammantata di carrubi, mentre i suoi occhi si aprono nella visione, inebriata di sole, della ubertosa pianura che si perde nell'orizzonte del mare di Camerina, di Vittoria e di Gela.
Bruciata dall'amore per la sua superba Matrice e per la agghindata Annunziata, vive la sua vita divisa tra l'estremo silenzio pudico delle sue umili vie tortuose e strette e l'assordante rumore delle vie moderne, dove si riversa nelle ore più distese.
La sua esistenza legata alla mitica fonte Diana, che è l'anima del paese, vero centro conglutinante di tutto l'organismo civico, si perde nel silenzio dei documenti, che a malapena ne fanno emergere il ricordo. Ma come pullula sempre nuova l'acqua della sua fonte, che misteriosamente emerge dal centro della città, così la sua vita pullula sempre nuova e più florida nei secoli, che l'hanno vista nascere e morire e rinascere per affrontare i tempi che si susseguono irreparabili.

La cittadina di Comiso, anche se vanta origini e vicende antichissime, si affaccia alla storia col suo nome attuale solo nel 1296, quando come "feudo" viene assegnata ad un non bene identificato Federico Speciario da Messina.
Passata probabilmente al Demanio
(Regio) in tempi non precisabili, forse tra il 1296 e il 1392, il "feudo" acquistò maggiore importanza per la costruzione di un "castello e di altre fortificazioni", che furono il nucleo urbano attorno al quale probabilmente si formò il paese.
Con l'avvento dei Martini in Sicilia (1392), Comiso fu concessa (20.6.1392) - almeno così si pretese - al famigerato Bernardo Caprera, ancora come "feudo con castello e altre fortificazioni".
Nella concessione non si parla di abitanti, né lo si qualifica come "casale", né come "terra", né come "villa" o "luogo ...con case", come per Modica e Ragusa, ma solo del "feudo", del "castello" e delle "fortificazioni", che evidentemente suppongono un centro abitato, ma ancora di piccole proporzioni.
Solo durante la seconda metà del secolo XV Comiso emerge nella storia ed acquista una sua fisionomia e un ruolo di rilievo.

(padre Filippo Rotolo O.F.M.Conv.)





da PIETRE VIVE
(anno 1998)

"Comiso Fedelissima città di Maria ".
Così esordì il 25 marzo 1969 S.E. il Cardinale Francesco Carpino, durante la S. Messa celebrata nella Piazza Fonte Diana di Comiso, in occasione della solenne benedizione del nuovo gruppo statuario raffigurante la Madonna Annunziata.
È per ricordare e rilanciare nel futuro questo nobile appellativo di
"
città di Maria", che ho pensato di cimentarmi, con umiltà, ma con tanto amore, a riproporre esempi antichi e nuovi di attaccamento e di fede di questa comunità alla Vergine Santissima, e dimostrare, qualora ci fosse bisogno, che non è di solo fanatismo e stantio tradizionalismo che vive il popolo cristiano di Comiso, ma di testimonianza di Santità e di carità, di cultura e di spontanea solidarietà, fondata sulla fede nel Cristo morto e risorto e nella Madre sua Santissima, onorata ed osannata sotto vari titoli.
Etichettare un popolo solo per quelle naturali e fisiologiche debolezze, che emergono dalle sue "vicende storiche" è ingiusto ed estremamente ingeneroso. Esse, com'è dimostrato, appartengono ad ogni comunità umana, dovunque essa si trovi.
Stigmatizzare Comiso come il prototipo della litigiosità campanilistica, anche se riflette una certa verità storica, non indica certamente lo stato delle cose. Ché se ancora emerge in qualche circostanza "la mania del contendere", essa è soltanto residuale, alimentata da qualche figura "carismatica" che vive di nostalgia e di non sopiti rancori.
Comiso è stata nei secoli madre di menti eccelse, di cuori generosi e di santi.
Artisti, scrittori, poeti, storici, archeologi, professionisti nelle varie discipline della scienza e del diritto, imprenditori ed artigiani di talento, coltivatori diretti e semplici lavoratori e lavoratrici della pietra e del ricamo, mamme umili e silenziose, l'hanno onorata e la onorano in tutte le parti del mondo.
Avendo vissuto gran parte della mia vita a servizio di questo popolo o comunque molto prossimo ad esso, ho avuto modo di riscontrare, di sentire testimonianze meravigliose, racconti di fatti e di persone del passato di cui purtroppo si va perdendo la memoria, che mi hanno fortemente edificato.
Ho potuto, durante il mio servizio pastorale, incontrare e conoscere direttamente persone di ogni ceto sociale, che non riuscirò mai a dimenticare. Non sono solo nomi quelli che mi sono rimasti impressi nella mempria, ma anche vicende familiari, successi ed insuccessi di vita, virtù e debolezze, "fatiche e speranze", gioie e dolori.
Di loro e delle loro anime porterò davanti a Dio le mie enormi responsabilità di pastore, per non aver saputo dare l'esempio ed il servizio della fede con lo zelo e la dedizione che avrei dovuto.

(mons. Giovanni Battaglia)






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Nota
La prima e la quarta immagine di questa pagina sono state inviate dal sig. Antonio Avola, che vive negli USA.
Si tratta di due fotografie scattate da aerei americani durante la 2ª Guerra Mondiale.