COMISO E COMISANI
da LEXICON TOPOGRAPHICUM SICULUM
(secolo 18°
- traduzione di G. Di Marzo) |
Comiso è fatta sorgere
verso la parte australe dell'isola, in terreno
quasi piano, con le umili colline sovrastanti da
mezzo-giorno a Ragusa, e da Oriente a Chiaramonte.
Essa viene provveduta da innumerevoli monumenti e
ruderi, sì al di dendro che al di fuori,
nell'orto del Conte, alle Perrere, nella contrada
Belvedere, intorno al Castello e nei vicini
campi; dove esistono altresì dei sepolcreti;
certamente sono chiarissimi indizi èsservi da
gran tempo stata abitazione; ed antica città
aver occupato quel terreno.
(abate Vito Amico)
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dal GIORNALE DI VIAGGIO fatto in Sicilia
e particolarmente nella Contea di Modica
(anno 1808) |
Da Vittoria venimmo a
Comiso, che è fabbricata in luogo piacevole, e
di buon'aria;
ha l'aspetto di pulita, e gentiletta: e per
quanto vedemmo, e fummo informati, non manca agli
abitanti suoi un bastante grado di comodità e
ricchezza.
La popolazione e le produzioni sono presso a poco
uguali a quelle di Vittoria;
ma i suoi contorni sono certamente più fertili,
e ameni.
In questi il terreno è sciolto, grasso e con
finissima diligenza coltivato; ed i tanti
campicelli chiusi, e l'abbondanza delle vigne, e
delle piante pomifere, e le nette case dei
contadini, e qualche villetta, e ruscelletto mi
risvegliavano l'idea degli eleganti poderetti
toscani, e particolarmente di quelli assai
pittoreschi del Chianti.
Le ristrettezze del tempo non ci
permisero di fermarci quivi qualche tempo, e
trattenerci con diletto ed apprendere molte cose
dal Signor (Clemente) Ferreri, negli
andamenti e discorsi del quale buona copia
traluce di quella attività, industria e rari
talenti, che han distinto l'illustre Presidente e
Avvocato fiscale, il Marchese suo zio (Gioacchino Ferreri).
Le lodevoli opere sono il miglior elogio degli
uomini, e per encomiare questo degnissimo giovane
deggio unicamente accennare, che ha costruito
presso alla città un pezzo di nobile strada
carrozzabile, ha formato un orticello botanico,
ha introdotto la piantagione della canna da
zucchero, e la manifattura del Rum, e che attende
con ottimo accorgimento al buon governo delle
possessioni di sua famiglia; e così anima il
travaglio, e la circolazione, e diffonde la
gentilezza e l'istruzione.
Al di là di Comiso la strada è
pessima, e la campagna orrida, ed infeconda,
sintantochè non si arriva all'aprica, popolata,
ed assai fruttifera pianura di Ragusa.
(abate Paolo
Balsamo)
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dall' Inchiesta parlamentare sulle
condizioni dei contadini nelle provincie
meridionali
(anno 1910) |
Comiso è un'altra
importante città di oltre 20.000 abitanti del
circondario di Modica, posta a settentrione di
Vittoria, e ricca anch'essa di vigneti, sebbene
meno di Vittoria.
Ha territorio assai ristretto in proporzione alla
popolazione e perciò è uno dei molti Comuni
siciliani che chiedono la correzione delle
circoscrizioni territoriali.
Oltre le viti si coltivano il frumento alternato
al pascolo e il tabacco, del quale si contavano
nella media degli ultimi anni circa un milione
e mezzo di piante.
Il sistema di conduzione della terra - la cui
proprietà si divide tra la piccola e la media
borghesia, ad eccezione dei feudi che stanno alla
periferia del territorio - è quella della
conduzione diretta, tranne qualche contratto a
miglioria per la ricostituzione dei vigneti, del
tutto analogo a quello che abbiamo riscontrato a
Vittoria.
Qualche proprietario, prima della divisione del
prodotto e quando questo eccede i 10 ettolitri
per 1000 viti, preleva una "avamparte".
I contadini meglio pagati sono quelli che
lavorano nei tabacch; a detta del direttore della
R. Agenzia, essi arrivano infatti a percepire da
lire 2 a lire 2.50 al giorno gli uomini, e lire 1.25
le donne. Poi vengono gli operai dei vigneti, in
fine quelli dei feudi che stanno peggio di tutti.
Il
salario di chi lavora nei vigneti o nelle chiuse
oscillerebbe sulle lire 7.50 la settimana e
secondo i proprietari raggiungerebbe anche 8 o 9
lire;, quindi varierebbe da un minimo di lire 1.50
(tutto compreso), a un massimo di lire 1.80,
sempre sensibilmente inferiore a quello della
vicina Vittoria.
Qualche anno fa era di parecchio più basso; non
più di 4-5 lire la settimana, e nello inverno
del 1906, quando il gelo distrusse molte viti, si
ebbero salari di lire 3.30 la settimana!
(prof. Giovanni
Lorenzoni)
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da COMISO - La chiesa di S.
Francesco d'Assisi
(anno
1981)
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Distesa sulle ultime
propagini dei monti Iblei, giace la cittadina di
Comiso, circondata dalla corona di dolci e
fertili colline, ammantata di carrubi, mentre i
suoi occhi si aprono nella visione, inebriata di
sole, della ubertosa pianura che si perde
nell'orizzonte del mare di Camerina, di Vittoria
e di Gela.
Bruciata dall'amore per la sua superba Matrice e
per la agghindata Annunziata, vive la sua vita
divisa tra l'estremo silenzio pudico delle sue
umili vie tortuose e strette e l'assordante
rumore delle vie moderne, dove si riversa nelle
ore più distese.
La sua esistenza legata alla mitica fonte Diana,
che è l'anima del paese, vero centro
conglutinante di tutto l'organismo civico, si
perde nel silenzio dei documenti, che a
malapena ne fanno emergere il ricordo. Ma come
pullula sempre nuova l'acqua della sua fonte, che
misteriosamente emerge dal centro della città,
così la sua vita pullula sempre nuova e più
florida nei secoli, che l'hanno vista
nascere e morire e rinascere per affrontare i
tempi che si susseguono irreparabili.
La
cittadina di Comiso, anche se vanta origini e
vicende antichissime, si affaccia alla storia col
suo nome attuale solo nel 1296, quando
come "feudo" viene assegnata ad un non
bene identificato Federico Speciario da Messina.
Passata probabilmente al Demanio (Regio) in tempi non
precisabili, forse tra il 1296 e il 1392, il
"feudo" acquistò maggiore importanza
per la costruzione di un "castello e di
altre fortificazioni", che furono il nucleo
urbano attorno al quale probabilmente si formò
il paese.
Con l'avvento dei Martini in
Sicilia (1392), Comiso fu concessa (20.6.1392) -
almeno così si pretese - al famigerato Bernardo
Caprera, ancora come "feudo con castello e
altre fortificazioni".
Nella concessione non si parla di abitanti, né
lo si qualifica come "casale", né come
"terra", né come "villa" o
"luogo ...con case", come per Modica e
Ragusa, ma solo del "feudo", del "castello"
e delle "fortificazioni", che
evidentemente suppongono un centro abitato, ma
ancora di piccole proporzioni.
Solo durante la seconda metà del secolo XV
Comiso emerge nella storia ed acquista una sua
fisionomia e un ruolo di rilievo.
(padre
Filippo Rotolo O.F.M.Conv.)
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da PIETRE
VIVE
(anno 1998)
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"Comiso
Fedelissima città di Maria ".
Così esordì il 25 marzo 1969 S.E. il
Cardinale Francesco Carpino, durante la S. Messa
celebrata nella Piazza Fonte Diana di Comiso, in
occasione della solenne benedizione del nuovo
gruppo statuario raffigurante la Madonna
Annunziata.
È per ricordare e rilanciare nel futuro questo
nobile appellativo di
"città
di Maria", che ho pensato di cimentarmi,
con umiltà, ma con tanto amore, a riproporre
esempi antichi e nuovi di attaccamento e di fede
di questa comunità alla Vergine Santissima, e
dimostrare, qualora ci fosse bisogno, che non è
di solo fanatismo e stantio tradizionalismo che
vive il popolo cristiano di Comiso, ma di
testimonianza di Santità e di carità, di
cultura e di spontanea solidarietà, fondata
sulla fede nel Cristo morto e risorto e nella
Madre sua Santissima, onorata ed osannata sotto
vari titoli.
Etichettare un popolo solo per quelle naturali e
fisiologiche debolezze, che emergono dalle sue
"vicende storiche" è ingiusto ed
estremamente ingeneroso. Esse, com'è dimostrato,
appartengono ad ogni comunità umana, dovunque
essa si trovi.
Stigmatizzare Comiso come il prototipo della
litigiosità campanilistica, anche se riflette
una certa verità storica, non indica certamente
lo stato delle cose. Ché se ancora emerge in
qualche circostanza "la mania del contendere",
essa è soltanto residuale, alimentata da qualche
figura "carismatica" che vive di
nostalgia e di non sopiti rancori.
Comiso è stata nei secoli madre di menti
eccelse, di cuori generosi e di santi.
Artisti, scrittori, poeti, storici, archeologi,
professionisti nelle varie discipline della
scienza e del diritto, imprenditori ed artigiani
di talento, coltivatori diretti e semplici
lavoratori e lavoratrici della pietra e del
ricamo, mamme umili e silenziose, l'hanno onorata
e la onorano in tutte le parti del mondo.
Avendo vissuto gran parte della mia vita a
servizio di questo popolo o comunque molto
prossimo ad esso, ho avuto modo di riscontrare,
di sentire testimonianze meravigliose, racconti
di fatti e di persone del passato di cui
purtroppo si va perdendo la memoria, che mi hanno
fortemente edificato.
Ho potuto, durante il mio servizio pastorale,
incontrare e conoscere direttamente persone di
ogni ceto sociale, che non riuscirò mai a
dimenticare. Non sono solo nomi quelli che mi
sono rimasti impressi nella mempria, ma anche
vicende familiari, successi ed insuccessi di
vita, virtù e debolezze, "fatiche e
speranze", gioie e dolori.
Di loro e delle loro anime porterò davanti a Dio
le mie enormi responsabilità di pastore, per non
aver saputo dare l'esempio ed il servizio della
fede con lo zelo e la dedizione che avrei dovuto.
(mons.
Giovanni Battaglia)
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Nota
La prima e la quarta immagine di questa pagina sono state
inviate dal sig. Antonio Avola, che vive negli USA.
Si tratta di due fotografie scattate da aerei americani
durante la 2ª Guerra Mondiale.
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