La pianta.


L'interno
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L'interno della Basilica

La chiesa è uno dei monumenti più belli di Torino in stile barocco.

E' di forma rettangolare, con due cappelle laterali e quattro spazi di minore dimensione per i confessionali. E' ad una sola navata di metri 26 di lunghezza, 16 di larghezza e 10 di altezza dal pavimento alla parte superiore del cornicione.

Riceve luce da quattro finestre per lato, oltreché dal grande finestrone della facciata.

L'interno presenta abbondanza di ornati e dorature.le pareti sono tutte ricoperte di preziosi marmi policromi come pure sono di marmi preziosi le numerose colonne.

 

Fregi ed ornamenti


L'Ostia portata nella Cattedrale (Arduino)

Il tema degli affreschi sulla volta (il furto di Exilles, L'Ostia splendente in alto, L'Ostia portata nella Cattedrale) è ripreso nel dipinto presente nella Sacrestia.

Anche il dipinto presente sull'altare maggiore riprende il tema della Sacra Ostia splendente in alto.

Un'altra rappresentazione dell'evento miracoloso si trova nell'ufficio del Sindaco conosciuto come "Sala del Miracolo" nel Palazzo di Città; gli affreschi seicenteschi sono opera del Dauphin e di G. A. Recchi.

La volta è a pieno centro: fra cornici di stucco e ornamenti dorati vi figurano tre affreschi, rappresentati anche nella prima edicola marmorea. Vennero eseguiti ad iniziativa della Congregazione dei Preti Teologi per il IV Centenario del Miracolo nel 1853 ed erano dovuti al pittore Luigi Vacca. Deteriorati dalle incursioni aeree durante la seconda guerra mondiale furono rifatti dal pittore Arduino.

Rappresentano i tre episodi del Miracolo: cioè il furto sacrilego nella parrocchiale di Exilles: il prodigio dell'Ostia risplendente nell'alto, e il suo trasporto alla vecchia cattedrale di S. Giovanni.

La chiesa non ha né abside né coro: termina con un muro comune con la contigua chiesa dell'Arciconfraternita dello Spirito Santo al quale è addossato il grandioso altare maggiore.

Negli intercolunni delle pareti laterali vi sono quattro tribune con balaustre di marmo sormontate da artistiche cancellate in legno dorato.


Il dipinto del Garavoglia.


La parte superiore dell'altare.


Un particolare del portale laterale.


Il pulpito.

L' altare maggiore.

E' dedicato a N. S. Gesù Cristo nei SS. Sacramento dell'Eucaristia. Il disegno di Ascanio Vittozzi è stato poco modificato dal Castellamonte.

Realizzato con marmi policromi preziosi, si erge maestoso, fiancheggiato da quattro robuste colonne di marmo tortili con fregi ed ornamenti di bronzo dorato.

Tra le colonne spiccano artistiche statue di legno dorato, raffiguranti la Fede e la Speranza, mentre nella parte superiore dell'altare vi è il gruppo, anch'esso in legno dorato, rappresentante la Carità. E' fiancheggiato dagli stemmi della città di Torino e sormontato dall'emblema dell'Eucaristia.

Al centro, nell'alto, un iscrizione latina su di una lastra di marmo ed inquadrata da una ricca cornice, cita il detto dei Paralipomeni (II Paral. 7, 12): Ascoltai la tua preghiera - ed elessi per me questo luogo - come la casa del sacrificio.

Il dipinto, opera di Bartolomeo Garavoglia, discepolo del Guercino, rappresenta la Sacra Ostia risplendente nell'alto, con al centro il Vescovo Mons. Lodovico di Romagnano, circondato dai canonici, dal Clero e dal popolo, mentre, inginocchiato, solleva un calice e supplica Gesù Sacramentato di rimanere fra i Torinesi.

Il tabernacolo è di squisita fattura ed è realizzato con marmi preziosi; è ornato con teste di angeli e fregi artistici di bronzo dorato. La porticina di bronzo dorato raffigura l'episodio di Emmaus.

L'altare, decorato con bellissimi marmi colorati organizzati in pannelli ospita al centro il calice con l'Ostia.

Due grandiosi portali in marmo, sormontati da due eleganti tribune con balaustrate anch'esse in marmo e con ornati di angeli e stucchi dorati sono collocati su entrambe le pareti laterali del presbiterio, nella cui volta, fra cornici e volute di stucco dorato, figurano angeli Eucaristici.


Lo stemma della città di Torino.

La Balaustra è rettilinea, con il ripiano di marmo nero sostenuto da graziose colonnine di marmo a vari colori ed è chiusa da un'artistica cancellata in ferro battuto.

A pochi metri dalla balaustra, in cornu Evangelii, vi è una cancellata di ferro battuto, a vari disegni, che indica e circoscrive il luogo preciso in cui avvenne il Miracolo. Nel pavimento, incisa su di una lastra di marmo bianco, vi è l'iscrizione latina:

Hic Divini Corporis Avector
Iumentum procubuit
Hic sacra sese Hostia sarcinis emancipata
In Aeras extulit
Hic supplices in Taurinensium manus
Clemens descendit
Hic ergo sanctum prodigio locum
Memor supplex pronus
Venerare et Verere
Die sexta Iunii Anno Domini
M.C.C.C.C.L.III.

(Qui il 6 giugno 1453 - cadde il giumento che portava il Corpo del Signore - l'Ostia Sacra scioltasi dai legami si alzò in aria - qui discese benigna nelle mani dei Torinesi - qui dunque memore del prodigio - piega a terra le ginocchia - e venera e temi il Sacro Luogo.)


La visione di S. Giuseppe (Gerolamo Donini)

La Cappella della Madonna delle grazie.

La prima Cappella a destra, subito dopo l'ingresso, è dedicata alla Madonna delle Grazie. Un grande dipinto (m 2,70 per m1,60) rappresentante la Visione di S. Giuseppe opera di Gerolamo Donini da Correggio sovrasta l'altare di marmo.

Del medesimo autore ma in seguito restaurati dal pittore Verdoia sono i due ovali laterali, dipinti ad olio su tela, rappresentanti rispettivamente lo Sposalizio della B. Vergine (m 1,68 per m 1,24) e il Transito di S. Giuseppe (m 1,72 per m 1,24).

Sotto il dipinto centrale è collocato la copia del quadro della Madonna delle Grazie, esposto alla venerazione dei fedeli dal Beato Sebastiano Valfrè quando, con altri Padri dell'Oratorio, fu addetto all'ufficiatura della chiesa.

Proprio davanti a questa immagine, il 2 settembre 1827, dopo aver assistito all'agonia ed al trapasso della moglie di Michele Ferrario, (un operaio diretto con la famiglia a Lione in cerca di lavoro e di pane), S. Giuseppe Benedetto Cottolengo ricevette l'ispirazione di fondare la grande " Piccola Casa della Divina Provvidenza ".

A ricordo dello storico evento i Canonici del Corpus Domini collocarono in cornu epistuale la statua in bronzo del loro Santo Collega che fu sempre canonico effettivo e morì mentre deteneva la carica di vice-rettore della Congregazione. La statua, opera dello scultore Davide Calandra, fu inaugurata il 5 giugno 1917, in occasione della beatificazione del Cottolengo.

Al lato destro di chi guarda l'altare vi è l'epigrafe che ricorda la memoranda invocazione: Di qui pregando San Giuseppe Cottolengo - sorse fondatore e padre - della Piccola Casa della Divina Provvidenza - Domenica 2 settembre 1827.

Al lato sinistro dell'altare un'altra epigrafe ricorda i festeggiamenti svoltisi a Torino il 2 settembre 1927 nel primo centenario del fatto prodigioso: Nel primo centenario della grande Ispirazione Torino beneficata - ricorda il Santo - ammira l'Opera - benedice la Provvidenza - 2 settembre 1927.


S. Carlo 
e S. Francesco di Sales
(Agostino Cottolengo)

La Cappella di S. Carlo.

La prima Cappella a sinistra è dedicata a S. Carlo anche se vi sono pure venerati S. Francesco di Sales e il B. Sebastiano Valfrè.

L'altare, tutto in marmo ,eseguito su disegno dell'Architetto Molli, ha sotto la mensa la statua di Cristo morto.

L'artistico tabernacolo ha la porticina di argento in altorilievo, riproducente la scena del Miracolo.

Il quadro centrale (m 3 per m 1,75), attribuito al pittore Agostino Cottolengo (metà del secolo XIX), rappresenta S. Carlo e S. Francesco di Sales in adorazione davanti alla SS. Eucaristia. I due ovali laterali, dipinti ad olio su tela ad opera del pittore Francesco Meiler, rappresentano rispettivamente S. Carlo che comunica gli appestati (m 1,72 per m 1,21) e S. Carlo che venera la Santa Sindone (m 1,70 per m 1,24).

L'organo.

L'organo è dotato di una cassa e di una tribuna in legno arricchite da sculture dorate e da motivi ornamentale che per la loro pregevolezza sono state dichiarate Monumento Nazionale.

Costruito dal Concone possiede un moderno meccanismo caratterizzato da un sistema pneumatico-tubolare con due tastiere, pedaline e 32 note.

La Sacrestia.

La Sacrestia presenta forma rettangolare, ed è caratterizzata da una magnifica volta che è una delle più belle volte del settecento che possegga la città di Torino.

Di autore ignoto, è arricchita da stuccature ricercate, con volute, ornati e cornici riproducenti fiori e frutti simbolici. Dieci cariatidi con un'espressione bellissima e delicata costituiscono col resto un insieme artistico di prim'ordine.

Un dipinto tripartito di autore ignoto (XVII-XVIII secolo) rappresenta il miracolo del Corpus Domini.

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