Storia e Folklore Calabrese
di Domenico Caruso



Indice

Storia della Calabria

Folklore calabrese

Poesia dialettale

S.Martino: un paese e un Santo

Ricordi di scuola

L'autore

Lettere e contributi

La nostra Piana

Da libri, giornali e riviste

Fatti straordinari in Calabria

Lacrime di sangue a Maròpati

La particola insanguinata di Maròpati

Il mistero del ponte maledetto

Natuzza Evolo, la mistica che parla con l'Aldilà

Peppe dei Morti

Fatti straordinari in Calabria

Peppe dei Morti

A Laureana di Borrello, popoloso centro della provincia di Reggio Calabria le cui origini potrebbero addirittura risalire all'epoca bizantina, tutti lo chiamavano Peppe dei Morti per la sua facoltà di comunicare con i Defunti.
Eravamo all'inizio degli anni '60 ed ebbi modo di conoscere l'onesto contadino, sempre umile e disponibile, perché cugino di nonna Vincenza Femìa.
Della donna, figura popolare d'altri tempi, definita una nuova Giovanna D'Arco per il coraggio dimostrato nel difendere dalla demolizione l'artistica Chiesa di Maria SS. degli Angeli, ho narrato la suggestiva storia in un mio libro (v. il servizio nella sezione "Storia della Calabria").
In seguito al cataclisma tellurico del 1908 le autorità avevano deciso di ricostruire altrove il sacro tempio gravemente danneggiato - nonostante l'opposizione generale - e donna Femìa si era fatta portavoce dei più deboli.
La congiunta, madre della suocera, mi forniva l'opportunità di parlare con Peppe. Costui, semplice e analfabeta, per portare avanti la numerosa famiglia lavorava fino a tardi e durante l'estate rimaneva a dormire nella sua casetta di campagna. Qui cadeva in stato di trance e comunicava con i Trapassati. Gli amici andavano a trovarlo per apprendere dai cari Estinti consigli e ottenere aiuto. Se la moglie del medium accettava dai ricorrenti, all'insaputa del marito, qualche piccolo regalo (come un pacco di zucchero o qualche chilo di pasta) erano guai per Peppe che veniva rimproverato e minacciato dalle Entità. Lo si apprendeva dai presenti durante il suo particolare stato d'incoscienza perché lo sentivano chiedere perdono e promettere di rimediare. I Disincarnati, come personalmente posso attestare, senza venire evocati si facevano sentire dai familiari che andavano da Peppe.
Ma, quello che era più straordinario, spesso dalla bocca del contadino si potevano ascoltare belle melodie in latino, greco o altre lingue antiche tra la meraviglia e la commozione di chi assisteva. Eppure, il nostro buon uomo non sapeva affatto cantare.
La storia di Peppe, come quella della mistica di Paravati Natuzza Evolo (della quale ho trattato a parte), dimostra senza tema di smentita che le Entità ci stanno vicine e ci amano.

(V. il servizio di Domenico Caruso: Peppe, il semplice che parlava con i Morti - "L'AURORA" - Organo ufficiale dell'Associazione "Studi Metapsichici e Cultura Spirituale" - Camerino - Anno 57° n. 555 - gennaio 2008).


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