Progetto Rappers in Italia

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PROGETTO RAPPERS IN ITALIA

Volontari del MLAL (vedi scheda sull'attività dell'organizzazione) sono da tempo attivi in Brasile ed in Colombia con alcuni progetti che riguardano anche specificatamente il disagio giovanile. Da questi paesi il 14 marzo arriveranno in Italia una trentina di ragazzi tra i 16 e i 25 anni che, nei rispettivi paesi, hanno scelto come base di partenza per un possibile riscatto sociale e culturale la musica rap e l'espressione artistica dell'hip-hop. Si tratta di ragazzi cosiddetti a rischio perché provenienti da realtà culturali ed economiche poverissime e la scelta del linguaggio hip-hop - sintesi della cultura della strada - è funzionale alla ricerca di una comunicazione che il più possibile prescinda da barriere linguistiche ed economiche, nonché da competenze di tipo culturale. La musica rap non richiede infatti particolari capacità musicali e salta a piè pari molti convenevoli puramente formali. Aiuta a rafforzare la stima di sé, il senso di appartenenza ad un gruppo (il cosiddetto crew) e la capacità a reagire alle obiettive avversità della vita. Nata nei ghetti di New York alla fine degli anni '70, questa cultura musicale ha tuttora la caratteristica di convogliare su un piano non violento le grandi tensioni delle periferie del mondo. Negli ultimi 10 anni, dalle metropoli americane il rap ha raggiunto le favelas del Brasile, le capitali africane come il Senegal o il Ruanda, i maggiori centri europei come Parigi e Londra, rimbalzando da nord a sud (da Stoccolma alla Siria), da ovest ad est (dagli USA al Giappone) e trovando spazio persino nei paesi in guerra, tra le rovine di Belgrado. "Il rap è la strada che parla", dicono loro.

Nel generale atteggiamento di rifiuto della comunicazione verbale che contraddistingue un po' tutta la generazione giovanile, questi ragazzi hanno insomma sviluppato un'altra forma di comunicazione. Il rap di presenta allora un'ottima occasione per "cantare" i proprio disagi e per comunicare con immediatezza con il resto del mondo. L'hip-hop gode infatti di due condizioni preziose: è una forma artistica prettamente localistica ma diffusa su scala planetaria. I temi sono per lo più legati alle problematiche e prospettive di questa generazione, alla solidarietà tra i popoli, all'emarginazione e alla difesa dei più deboli, alle conseguenze non sempre neutre della globalizzazione.

Il gruppo brasiliano fa parte di un Centro di Difesa dei Diritti dei Minori e degli Adolescenti (Casa Dez) di San Paolo che si occupa proprio della prevenzione e del recupero dei ragazzi a rischio, il gruppo colombiano è ospite della Fondazione Universitaria Luis Amigò di Medellin, da tempo impegnata in progetti di studio dedicati al reinserimento nella società dei giovani che hanno avuto guai con la legge. Con loro si esibiranno altri due gruppi. Uno belga proveniente da un Centro Sociale - Souterrain Production - di Bruxelles impegnato nel coinvolgimento culturale ed artistico degli immigrati di seconda generazione, e l'altro italiano particolarmente sensibile a questo tipo di scambi culturali ed attiguo al mondo del volontariato. Insieme proporranno uno spettacolo unitario che girerà alcune città d'Italia: Verona, Venezia, Bolzano, Trento, Roma, Palermo, Catania. Parte integrante dello spettacolo, oltre alle esibizioni canore (Mciing=fare rap) e alle basi musicali (Djing=fare musica con i vinili), saranno i numeri di breakdance (B-boying=ballare), e l'estemporanea composizione di pitture murali (Writing=fare graffiti).

Ingresso gratuito con libertà di offerta: l'obiettivo principale è presentare la loro esperienza. In questo modo sarà anche possibile confrontare le varie dimensioni dell'aggregazionismo giovanile, italiano e straniero in occasione di concerti, incontri nelle scuole e nelle carceri minorili, feste di quartiere, ritrovi interculturali nelle aree di riferimento dell'hip-hop (centri sociali, locali giovanili), trasmissioni radiotelevisive e altre manifestazioni pubbliche.

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