"Uno
stile inconfondibile, perfettamente in equilibrio
fra l'avanguardia del design e la migliore tradizione
stilistica italiana che interpreta in chiave del
tutto inedita il fascino delle indimenticabili
biposto da competizione degli Anni cinquanta con
carrozzeria a barchetta".
Cosi'
esordisce uno dei depliant pubblicitari della
Fiat barchetta. E proprio da queste parole, che
sinteticamente racchiudono i suoi contenuti stilistici,
vuole partire la nostra panoramica su questo modello
che ha rappresentato il ritorno di Fiat sul tema
delle spider dopo quasi venti anni di totale assenza,
e dopo che i giapponesi della Mazda, nei primi
anni novanta, avevano fatto riemergere una nicchia
di mercato, che successivamente e fino ad oggi
ha assunto importanza sempre maggiore, in termini
di volumi di vendite, ma soprattutto di immagine.
Vediamo di comprendere a fondo lo stile della
barchetta.
"...ci
sono elementi veramente nuovi. Che sono costituiti
- non sembri un paradosso - dai numerosi ed evidenti
richiami al passato"
(Quattroruote
n. 473 marzo 1995).
La
parola magica e' retro'. Ormai un imperativo nel
design degli anni 90 e del 2000. Chi non si ispira
in modo evidente ai temi stilistici del passato
rimane tagliato fuori dalla competizione commerciale;
e non solo per le auto di nicchia. Il pubblico
pagante vuole sempre piu' vedere nella propria
auto quei canoni che sono propri delle auto di
una volta, di quando l'automobile non era fatta
al computer ma col cuore: un punto di incontro
tra l'intuizione del disegnatore e la maestria
del battilastra.
Ecco allora nel vecchio continente le diverse
strade imboccate dalle grandi case automobilistiche
in epoca recente. In Francia Renault e' stata
particolarmente fervida nel proporre idee nuove,
Espace, Scčnic, Spėder, Kangoo, mentre Citroeen
sembra un po' smarrita dopo i fasti di DS, CX,
BX e AX.
Le case teutoniche sempre fedeli a canoni austeri
propri e poco avvezze a decise svolte stilistiche,
sembrano aver trovato una ricetta vincente per
tutti i mercati esteri oltre che per quello interno.
Italia e Inghilterra hanno invece, pur con tutte
le differenze del caso, alcuni elementi comuni.
Austin muore, immeritatamente, come Innocenti
e Autobianchi, Jaguar e Rover come Lancia e Alfa
Romeo dopo un decennio di accantonamento dell'immagine
dei propri marchi, in nome di standardizzazione
e sinergia, con risultati anche discutibili, stanno
ora ritrovando la loro identita', e di conseguenza
un nuovo successo commerciale, soprattutto in
virtų di una rivisitazione delle linee dei propri
modelli del passato, che si spinge fino nei dettagli
interni.
In
questo quadro sintetico e generale, la barchetta
rappresenta un po' un' eccezione nella produzione
di Fiat. Qui infatti la ricerca stilistica e'
sempre protesa in avanti, con cambiamenti stilistici
evidenti da una generazione all'altra di ciascun
modello, pur sempre in una tipica connotazione
di marca. Pensiamo al passaggio generazionale
tra Uno e Punto o tra 126 e Cinquecento, tra Ritmo
e Tipo e tra Tipo e Bravo, tra Argenta e Croma...
Ma nel segmento di coupe' e spider si era rimasti,
fino a meta' degli anni novanta, ai ricordi, belli,
di 124 sport e sport spider. Crediamo che le cose
non siano state facili per decidere questo rientro
da parte di chi ha fatto scuola di stile da sempre,
e che aveva nel proprio albo auto come quelle
citate, e, all'interno del "gruppo",
una veterana inossidabile come la duetto Alfa
Romeo.
Missione riuscita. Una linea inconfondibile, armoniosa
anche negli interni.
Nessun compromesso: sedendosi al volante si respira
inequivocabilmente l'atmosfera di una volta, ma,
"dove non si vede", la barchetta
ha tutte le qualita' di una vettura moderna. La
tecnologia si lascia intuire, e' sussurrata, si
lascia velare proprio dalle citazioni del passato
che traspirano dalle linee e dai particolari,
con quel gusto retro' un po' galeotto che fa perdonare
tutte le piccole scomodita' di una spider che
in fondo vuole essere tradizionale.
Piu' in dettaglio allora cercheremo di vedere
"l'originale" dei particolari principali,
per capire l'interpretazione stilistica in chiave
moderna voluta dal suo creatore, un designer greco,
Andreas Zapatinas.
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Questo
e' decisamente connotato dalla flessuosita'
dell'andamento ondiforme che si dipana dal
muso fino alla coda passando per le evidenti
bombature dei passaruota.
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Il
tutto č fortemente sottolineato dalla nervatura
nella parte alta che e' l'elemento pių caratterizzante
dell'auto tanto da divenirne l'elemento
di identificazione anche per i piu' distratti
e disinteressati al mondo dell'auto.
Il tutto č fortemente
sottolineato dalla nervatura nella parte alta
che e' l'elemento pių caratterizzante dell'auto
tanto da divenirne l'elemento di identificazione
anche per i piu' distratti e disinteressati
al mondo dell'auto. Ecco la prima citazione
del passato E che passato! Parliamo infatti
di una Ferrari. La 166, presentata per la
prima volta al salone dell'auto di Torino
nel 1948. Ma i richiami a quest'auto sono
tali e tanti che vanno oltre al profilo laterale.
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Il
nome barchetta,
che giustamente troviamo scritto minuscolo,
e' quello di un tipo di auto e non tanto
di un modello singolo. Anche se, in verita',
fu proprio la Ferrari 166 a portare questo
nome ufficialmente.
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Ferrari
166
Cilindrata
: 2000
cc
Motore
:
12 cil.
Potenza
:
140 cv
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Si
narra che un giornalista dell'epoca, discutendo
con l'ing. Carlo Felice Bianchi Alderoni della
carrozzeria Touring,
abbia fatto notare che la linea ricordava
quella di una imbarcazione da cui il termine barchetta.La
cosa piacque e divenne il secondo nome, forse
anche piu' ufficiale del primo, dei vari modelli
di 166: la MM, la Sport e la Inter. Quest'auto
era equipaggiata con un motore di 2 litri, ovviamente
a 12 cilindri, di cilindrata unitaria appunto
di 166cc, che erogava ben 140CV a 6600 giri/min.
e poteva raggiungere i 200 all'ora. Grazie soprattutto
a queste caratteristiche vanta un gran numero
di vittorie sportive, tra cui: Mille Miglia (Biondetti),
G.P. del Lussemburgo (Villoresi), 24 ore di Le
Mans (Chinetti-Selsdon), 24 ore di Spa Francorchamps
(Chinetti-Lucas).
Nel
frontale il confronto con la Ferrari 166
mostra l'interpretazione in chiave moderna
delle due nervature simmetriche che da sotto
i fanali si smorzano raccordandosi con la
parte superiore della griglia del radiatore.Nella
barchetta
troviamo questo elemento in basso a definire
la presa d'aria principale del frontale.
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I
fanali, poliellissoidali, sono carenati
come nelle auto da corsa d'altri tempi e
non interrompono il profilo dei parafanghi
che si pronunciano al di sopra del cofanomotore.
Questo, a completarne il profilo verso il
centro, si piega ai lati proprio verso l'alto.
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La
maniglia, ripresa in toto dalle auto sportive
degli anni cinquanta.
Facciamo
solo due citazioni: la Fiat 8V e l'Alfa
1900 SS. La complessitā dell'apertura č
pari al suo fascino...
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l
posteriore resta fedele a questi canoni e
si presenta ancora con i parafanghi rialzati
ed un profilo tondeggiante a volere ancora
citare le forme di cinquanta anni fa. Da ultimo
la fanaleria
posteriore, ripartita in sei particolari ottici
che vengono ospitati in veri e propri "intagli"
della scocca e del paraurti. Anche qui l'ispirazione
di base č al passato e ci fa vagamente ricordare
la Ford Mustang e la Peugeot 404 cabrio, anch'esse
caratterizzate da una fanaleria posteriore
frazionata. |
Peugeot
404
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barchetta
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L'abitacolo,
visto dall'alto, mostra un profilo tondeggiante,
particolarmente aiutato dal taglio a mezzaluna
dalla cover della capote; ancora una volta
ispirato alla Ferrari 166. Il volante rigorosamente
a tre razze con impugnatura sportiva lascia
mostrare la strumentazione. |
Questa
e' disposta secondo un canone circolare a
seguire la rotondita' del piantone e la forma
del
volante sembra adattarvisi. E qui, di nuovo,
ci permettiamo di riscontrare una ulteriore
nobile ispirazione, e ancora dalla 166 che
fa bella mostra di tre indicatori circolari
posti su due piani diversi. |
Ci
pare di poter dire che con la barchetta
Fiat ha lanciato un prodotto tecnologicamente
avanzato, i cui canoni stilistici hanno
rappresentato, e rappresentano, un punto
di riferimento, per l'automobilismo di nicchia
non solo europeo ma anche nipponico. Un'auto
con tutte le credenziali
di un "instant
classic".
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