La vita di ogni donna è un lungo rendiconto: conti buoni qualche volta, conti cattivi spesso, conti da rifare sempre...
Bisogna sempre contare, con le donne, lo si faccia a breve, a medio o a lungo termine.
Il poeta francese Aragon l'ha predetto: "La donna è l'avvenire dell'uomo". E Kateb Yacine, l'algerino, non ha forse riconosciuto da parte sua che "una donna che scrive vale tant'oro quanto pesa"?
Conti gravi, tradotti nello spazio tempo e nell'esplosione profonda della
parola femminile.
Ma la donna non sempre raccoglie i suffragi di queste verità semplici, intelligenti e belle. Le sue azioni e la sua parola sono spesso denigrate, proprio da coloro che ella disturba...
Per questi uomini, è chiaro che non bisogna mai contare sulle donne: oscure diavolesse, ogni loro atto mira a sconvolgere l'ordine costituito e obbliga l'uomo a rifare i suoi conti, anche se poi egli le nega ogni esistenza nel campo della finanza pubblica.
E dunque!
Il lavoro casalingo: la donna depositaria di doveri plurimi
PADRONA DI CASA: a lei compete interamente la direzione dell'amministrazione domestica. Poiché non ha studiato contabilità, le si devono riconoscere capacità evidenti quando occorre, solitamente a partire dal magro bilancio messo a disposizione dal marito, di giostrare con i soldi per ripartirli il più armoniosamente possibile tra le diverse spese di casa, riuscendo talvolta perfino a risparmiare un gruzzoletto che un giorno mostrerà trionfante al marito, per tirarlo fuori da qualche impiccio!
Riesce a risparmiare l'olio, a preparare un vero pasto con un pò di legumi, a prolungarne il consumo trasformando ingegnosamente i piatti: il piatto del giorno prima neppure si riconosce, tanta abilità ella dimostra nel dargli un'apparenza tutta nuova.
Il suo registro contabile, dalle colonne ordinate, esiste solo nella sua testa, come il suo elenco di fatture e saldi. Per fare i suoi conti, lei non fa i turni, diligentemente seduta nell'ufficio che non c'è: l'ufficio è riservato a lui che "lavora", cioè a lui che porta i soldi a casa.
La sua personalità è costruita secondo un sistema di funzioni che s'inseriscono l'una nell'altra in un concatenamento efficace come l'automatismo di una catena di montaggio o di un processore.
CASALINGA: è incaricata delle faccende domestiche e viene continuamente richiamata all'ordine: "Quando lavi, fai attenzione al sapone, alla polvere, all'acqua; non fare sprechi perché tutto è molto caro, lo sai!". E lei raziona tutto, non getta mai niente, arriva a far quadrare i conti, addirittura a risparmiare: senza per questo meritarsi la gratitudine del marito che è chiamato fuori casa a delle mansioni meno meschine.
D'altra parte questa parsimonia ch'ella s'ingegna d'applicare per alleggerire il carico del maitre de l'argent potrebbe ritorcersi contro di lei, un giorno, se dovesse intervenire un litigio col marito: egli potrebbe allora rimproverarle questa avarizia di circostanza, che non corrisponde evidentemente ad un'attrattiva femminile.
MADRE: deve mostrare qualità riconosciute di educatrice, comprensive della competenza di efficiente governante; deve saper inculcare nei suoi figli le regole della buona condotta, vegliare sulla loro buona salute fisica e morale, controllare che facciano i compiti di scuola.
Anche quando questa mamma fosse del tutto analfabeta. Mi commuove sempre la volontà di queste madri di far uscire i loro figli dall'ombra della miseria e dell'ignoranza. Lei non sa né leggere né scrivere, ma sta lì a seguire attentamente lo svolgimento delle operazioni. Lei che non ha frequentato la scuola, arriva a parlare con una certa disinvoltura di matematica, di storia e di educazione civica... spesso senza che i figli diletti scoprano la profondità della sua ignoranza di partenza: tanto questa madre sa imporsi con la sua tranquilla autorità.
Inutile rammentare che, se questi figli non dovessero raggiungere risultati onorevoli nonostante l'interessamento assiduo della madre, la sanzione del padre si rivolgerebbe contro di lei, il cui compito "naturale" è di vegliare sul buon ordine e l'armonia generale.
"È un errore tuo!" è l'espressione preferita di questi capifamiglia che si considerano, una volta per tutte, ingannati dalle loro compagne nelle quali avevano riposto tutta la loro fiducia!
Se la donna, questo "pilastro", questa "banca" della casa, ha una qualsiasi
défaillance, la responsabilità ricade interamente su lei stessa. Perché LUI, è evidente, non può occuparsi di tutto. Il suo lavoro assicura a lei una vita confortevole.
Una volta oltrepassato il confine del suo recinto professionale, una volta che lui è a casa, lei deve assecondare tutti i suoi capricci, a cominciare dall'esigenza di disporre subito di uno scenario propizio al meritato riposo: pantofole, sigarette, caffè, giornale, televisore.... il tutto avvolto in un ovattato
cocon di silenzio.
E mentre la madre attende alle sue numerose faccende, secondo la regola consacrata, coronata alla fine della giornata dalla presenza di tutti i figli, il padre può pretendere un'altra ricompensa, ugualmente riconosciuta: raggiungere gli amici al bar.
A partire da qui, ogni cosa può verificarsi: il pasto freddo che attende il capo supremo e che bisogna evidentemente riscaldare anche se è mezzanotte suonata, nonché i prevedibili rimproveri, se questa creatura del focolare a tempo pieno dovesse lamentarsi della sua fatica, per mille ed una ragioni, fra le quali quelle legate al suo statuto di moglie, con tutti gli annessi e connessi! Sicché, a mezzanotte, quest'uomo-principe azzurro spera di ritrovare la sua compagna bella e fresca come la Cenerentola delle favole e per la donna i conti non sono finiti. Ogni negligenza da parte sua, ogni cattiva volontà giustificherebbero senz'altro, stando a certe teorie maschili, il bisogno naturale dell'uomo di rivolgere i suoi sguardi altrove ed il suo diritto di essere volubile.
Tanto peggio per la donna che non ha saputo tenersi il marito! È questa ancora una delle sue funzioni essenziali e naturali: piegarsi alle esigenze di questo coniuge che la legge maschile ha reso onnipotente in grazia del suo status di procacciatore di fondi!
È come se si riflettessero nella casa le politiche della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale: questo lavoro femminile 24 ore su 24, gratuito al 100%, non è nient'altro che il sostituto di molti salari che dovrebbero essere corrisposti a molte persone - amministratore delegato, insegnate, segretaria, contabile e anche baby sitter - per consentire infine all'uomo di uscire la sera senza sua moglie!
Va detto poi che in questo periodo di crisi che tanti focolari domestici attraversano, un solo salario non basta più ed il lavoro della donna deve proseguire sul mercato. Sotto la pressione del bisogno, son tornate anche a vivere antiche tradizioni e le donne sono obbligate a compiti che parevano superati: farsi da sé il pane, i dolci, preparare quei piatti tradizionali che vanno ad arricchire le mostre-mercato... o che vengono affidati ai figli perché li vendano per strada, come apprezzabile arrotondamento del salario del capofamiglia.
Senza contare che da sempre le donne continuano ad applicarsi ai lavori di cucito e maglia, il cui ricavato servirà per i bisogni minuti di colei che li avrà realizzati nel tempo sottratto alle faccende di casa, oppure per il corredo delle figlie, o per altri progetti ancora.
Nei nostri paesi, la superdonna è questa che è chiamata ad espandersi quando ha la possibilità di trovare un'occupazione all'esterno, in una scuola, un ospedale, un ufficio.
La donna lavoratrice: lente bifocale
Che sia semplice infermiera o medico, istitutrice o ingegnere nucleare, segretaria o magistrata, se queste funzioni sono gerarchizzate, tale gerarchia non vale per la donna quando rientra nel
foyer familiare: esse sono donne e nient'altro che donne, strette dalle stesse responsabilità, dagli stessi pensieri, dagli stessi interrogativi. E se questi compiti sono già complessi per la donna che non ha statuto pubblico, che dire di quelle che hanno fatto la scelta del "dentro" e del "fuori", esposte a tutte le critiche, spesso anche da parte delle altre donne? Nessuna
défaillance è consentita a queste donne, altrimenti la sanzione è notoria, brandita ogni volta che la situazione familiare si fa critica: bisogna scegliere, o la casa, o il lavoro. Come se la prima scelta implicasse una stagione di
villeggiatura e non una serie di lavori a catena! Situazione corneilliana.
Per quelle che hanno deciso di assumere la vita duplice, ogni coartazione si raddoppia, come la scommessa. Devono riuscire in tutto, nelle loro funzioni di donne, genitrici, mogli ed ogni altra cosa, per non essere ridotte all'unica funzione essenziale: il lavoro in casa, sigillo della loro cittadinanza.
Il lavoro fuori casa accresce il loro splendore se è sollecitato da necessità economiche, se serve ad accrescere le entrate del capofamiglia, e quindi il livello di vita della famiglia. Esse ci tengono. Che cosa sarebbero se non avessero questa funzione "pubblica"?
Anonime tra tutte e vergognosamente dipendenti da questa entrata mensile.
Eppure non crediate che il fatto di percepire un salario renda tutte le donne indipendenti: non dimenticate il peso delle convenzioni sociali, le inibizioni di un'educazione trasmessa da una generazione all'altra. Il numero delle donne che ancora si sentono obbligate a firmare una procura al marito perché ritiri per loro il salario in banca o alla posta è molto alto.
Né bisogna dimenticare il conforto che a tanti mariti deriva da questo salario supplementare, che finisce col sopperire in gran parte, e a volte a rimpiazzare totalmente il loro, facendoli così ragionare: poiché lei lavora (da notare che tutto il resto non viene considerato lavoro; quale donna casalinga non si è sentita rispondere a qualche sua lamentela: "sei sempre stanca, ma perché, che hai fatto?"), si assuma le spese di casa, spettano a lei. E se questa lei commette l'imprudenza di accettare ogni cosa per mantenere l'armonia familiare, rischia di perdere tutto, a cominciare dalla pace dell'anima! Certi mariti risentiti contro queste mogli che li hanno raggiunti e superati, non fanno che svalutarle agli occhi della famiglia e della società: fino a che esse non abdicano completamente, in un campo o nell'altro. Esistono esperienze molto dolorose in proposito!
Ci sono perfino donne sospettate di tutti i mali e lasciate alla vendetta degli integralisti, nella pura tradizione di ogni fascismo, poiché una donna che lavora oltrepassa il suo diritto e usurpa quello dell'uomo.
Da qui l'impellenza di convincere le lavoratrici - o per via indiretta i loro mariti - della necessità di dedicarsi esclusivamente alle loro sacre funzioni di procreatrici ed educatrici, in contropartita di un'indennità pagata dallo Stato.
Vorrebbe essere un elemento "a favore" delle donne, e non ci s'interroga sulle possibilità reali di concretizzare una misura simile in un paese dall'economia dissestata. Una promessa come tante, una sanzione tra le altre!
Peraltro ciò che si riferisce alle casalinghe o alle lavoratrici "dentro e fuori" non riguarda solo le mogli, ma anche le figlie e le sorelle: quante vocazioni di tutori e despoti si sono rivelate in questi tempi di crisi e di disoccupazione, in cui fa comodo poter contare sul salario dell'altra, nella buona coscienza di una responsabilità dismessa!
Il lavoro della donna prende esso stesso il colore di una sanzione senza fine.
Accumulazione di frustrazioni per la casalinga che non pesa sul bilancio pubblico, se non sotto la forma di un'indennità salariale attribuita al coniuge (maschio) salariato, e di cui ella spesso non è a conoscenza. Ma la stessa quantità di frustrazioni, d'un genere diverso, accompagna colei che ha scelto lucidamente il percorso di combattente, per il meglio....
Dunque, come immaginare il peggio, in questa successione di divieti vecchi e nuovi, in questo
maquis di contraddizioni?