Un documento per oggi
L'enciclica ha provato, a giudizio
di Giancarlo Caselli, Magistrato e Procuratore generale di Torino, che
"non tutto ciò che è passato è vecchio". In un clima
in cui si combinavano "memoria e paura" (poiché non si dà
memoria di guerra che non sia memoria di giovani caduti; una memoria scritta
e custodita fra le lacrime) - per Savino Pezzotta, segretario generale
della Cisl - essa fu "un vero lampo di luce fra le tenebre, un atto di
grande e profonda chianficazione". In essa - ha osservato Pierferdinando
Casini, Presidente della Camera dei Deputati - "la Chiesa Cattolica assumeva
una posizione di fermezza: il rifiuto della guerra ed una proposta di un
modello di relazioni improntata all'inevitabilità della pace ".
L'attualità deI documento
si registra sia nella capacità di echeggiare temi recentissimi legati
alla globalizzazione - anche se il vocabolo era, allora, sconosciuto (Caselli)
-.sia negli orientamenti e nelle vie che essa avrebbe ispirato, e di cui
l'attuale papato ha fornito una coerente interpretazione. Merito dell'attuale
Pontefice nell'occasione della crisi irachena, è stato, per Casini,
l'aver disinnescato la bomba di una guerra che potesse presentarsi come
scontro fra le religioni.
Proprio l'attualità più
volte evocata del documento ci spinge a confrontarla con il mondo odierno.
"Che cos 'è il mondo d'oggi a quarant 'anni dalla "Pacem in terris"?
(Savino Pezzotta) "Una domanda inevitabile, la cui risposta suscita un
profondo scoramento. Mai come oggi il mondo ha posseduto tante risorse
che tendono, però, a concentrarsi nelle mani di pochi... Non ci
si può, però, chiudere in un realismo cinico - ha proseguito
il segretario generale della CISL - che uccide i sogni. La caduta delle
ideologie ha trascinato con sé la caduta di molte speranze. Ora
ci ritroviamo più “nudi”,senza gli abiti paludati delle ideologie,
ma di nuovo capaci di sognare: che un mondo diverso è possibile".
E le guerre, nonostante i moniti
giovannei, sono proseguite - soprattutto la lunga sequenza delle guerre
trascurate o dimenticate - "ed anche oggi fanno parte dell 'esperienza
quotidiana di migliaia di esseri umani" (Casini). I relatori non si sono
però limitati alla denuncia lagnosa di quanto della "Pacem in terris"
è rimasto inattuato, o a livello di semplici intenzioni. Hanno raccolto
dei messaggi che non hanno perso valore e fascino in questi anni.
La pace: star dentro a un mondo
di contrasti,
senza farsi contagiare dalla
violenza
Sul binomio pace - giustizia non
sembrano esserci dubbi, almeno a livello teorico. L'una non si costruisce
senza l'altra. Il problema sempre più esteso è, per Pezzotta,
di "come contrastare i violenti, i sopraffattori, gli sfruttatori, senza
lasciarsi catturare dalla stessa logica di violenza". Per questo la costruzione
della pace esige "un’ascesi rigorosa, sulla linea di Francesco d Assisi
e di Gandhi".
Il guaio è, gli fa eco Caselli,
citando il n. 5 della "Pacem in terris", che "si pensa di poter regolare
le relazioni umane con lo stesso criterio delle forze naturali. Occorre,
allora, saper arginare la forza quando essa genera violenza, fermare la
forza della violenza con la forza della legalità". Alla radice della
violenza e della guerra sta la volontà del forte di schiacciare
il debole. Per questo "la vera pre - elezione per la pace è la cancellazione
delle diseguaglianze".
La diseguaglianza, soggiunge il
procuratore di Torino, non va, però, confusa con la diversità.
Proprio l'incapacità a relazionarsi con il 'diverso' è sorgente
di violenza: quando il diverso viene avvertito come una minaccia, si sente
il bisogno di trasformarlo in "nemico", da schedare o da distruggere.
Il recupero della legalità
L'enciclica richiama, poi, il dovere
di "saldare i diritti con i doveri". "Solo così, per Caselli che
ha raccolto lo spunto del par. 5 dell'enciclica, la cittadinanza è
effettiva. Se il bisogno d'ogni individuo non diventa diritto consolidato,
spunta sempre qualcuno che cerca di intercettare quel bisogno come occasione
di favori ". E con lo scambio di favori si tesse la rete mafiosa. Una vera
minaccia per la pace, ha aggiunto Caselli nella sua replica serale, sta
"in quel saccheggio globale, che è la depredazione delle risorse
su vasta scala, operata dalla criminalità internazionale, vera faccia
oscura della globalizzazione".
Il compito di una società
evoluta è, per Caselli, quello di "tenere insieme libertà
ed eguaglianza. Ciò può avvenire solo mediante un sistema
di regole riferite a tutti". E' il caso della carta costituzionale, alla
cui creazione concorsero, fra i padri costituenti, filoni di tradizioni
diverse (cattolica, socialista, liberale...). "Questa 'stagione costituzionale'
- si domanda ancora Caselli - è ancora saldissima? Si avverte piuttosto
la tentazione diffusa di riscriverla, con il rischio di subordinare i diritti
ai rapporti di forza esistenti fra le parti politiche ".
Diritti sul lavoro
Un settore sociale in cui si assiste ad una revisione profonda, se non ad una caduta dei diritti è proprio quello del lavoro. "Siamo, talvolta, al crollo, alla riduzione drastica dei diritti sindacali - annota Pezzotta - il problema più grave è come possiamo reggere all 'ondata liberistica che riduce le protezioni sociali. Spunta una nuova figura: quella del lavoratore povero. Una ritrovata capacità di tutela dei diritti dei lavoratori - si tratta di una lotta più di contenimento che di conquista - non può prescindere da una vera democratizzazione dell 'economia e del capitalismo ". Pezzotta cita, poi, fra i diritti da promuovere quello ad una "nuova genitorialità“ dove l'essere genitore non è più appannaggio prevalente della donna. Si tratta di "rimodulare, in una nuova cultura, il rapporto tempo della vita - lavoro ".
"Pacem in terris",
una pace a dimensioni mondiali
L'enciclica - osserva Casini - ribadisce
con forza "il carattere universale della pace, come valore unificante per
la famiglia umana". Ora la pace evoca e si situa sempre di più nei
rapporti Nord -Sud del mondo. "Il terrorismo non sarà vinto se non
si riuscirà a rompere questo tragico dislivello. Un esempio: i paesi
ricchi non possono richiedere la cessazione della produzione della droga,
se questa è per i campesinos iatinoamericani l’unica possibilità
di sopravvivere ".
La ricerca della pace spinge, dunque,
nella direzione della "cooperazione multilaterale". In una situazione in
cui il valore della pace occupa sempre di più lo scenario mondiale,
Caselli trae ancora dall'enciclica (n. 12) il richiamo al diritto di emigrare.
Alla fine si tratta del "diritto ad una cittadinanza mondiale. Purtroppo
oggi la maggior parte delle parole sono spese sul modo in cui difenderci
dagli immigrati!". In ogni caso, suggerisce ancora Casini alla conclusione
del suo intervento, "non c 'è pace se non vi trovano cittadinanza
i valori della libertà e della democrazia".
La lettura dei segni dei tempi
ha prodottouna cultura?
Una delle novità più
vistose dell'enciclica, al suo apparire, fu la proposta dei "segni dei
tempi" quale nuova 'fonte di magistero', legata all'analisi dei fenomeni
piuttosto che alle conclusioni di una riflessione teorica. Proprio l'interpretazione
di quei "segni" ha 'prodotto' o consentito il formarsi di nuovi insegnamenti
e di nuove suggestioni, la cui ricchezza non abbiamo il diritto di disperdere.
Fra i segni dei tempi va annoverato
- secondo Michele Colasanto, preside della Facoltà di sociologia
della Cattolica - un diverso atteggiamento riscontrabile nelle generazioni
giovanili, il nuovo "bisogno di riferirsi a figure di adulti". Insomma
l'essere "senza né padri né maestri" non è più
considerato da tutti come un traguardo di un'emancipazione. "Segnale di
debolezza, o nuova domanda educativa? ".
d.p.a.