IVREA - Alla fine Dyary è
arrivato in Italia, e dallo scorso 25 settembre è a Roma. A dare,
con grande soddisfazione, la notizia, è il Comitato Gemellaggio
Ivrea-Qaladiza e di solidarietà con il popolo kurdo.
Dyary è un bambino di Sulaimania,
nel Kurdistan irakeno, e ha sei anni e mezzo. Soffre di anemia emolitica
di origine sconosciuta, pesa 13 kg. Ed è in vita solo grazie a periodiche
trasfusioni di sangue. Sul posto non aveva alcuna possibilità di
essere curato sul posto; ma finalmente ha potuto essere ricoverato all'ospedale
"Bambino Gesù" di Roma, dove è stato accompagnato dal papà,
e per lui ora si riaccende la speranza.
"Abbiamo impiegato mesi - spiega
Graziella Bronzini, portavoce del Comitato eporediese - nella ricerca di
un ente che si facesse carico delle spese del suo ricovero in ospedale,
e alla fine l'abbiamo trovato nella Regione Lazio, alla quale va la nostra
gratitudine, che provvede anche all'assistenza del papà". "Fare
uscire Dyary dal Kurdistan - prosegue Bronzini - è stato altrettanto
impegnativo. Per quasi quattro mesi abbiamo atteso dalle autorità
iraniane un semplice visto di transito, che non arrivava mai, e a momenti
abbiamo proprio avuto paura di non farcela. Dopo la guerra, le frontiere
della Regione autonoma del Kurdistan Iracheno sono più sigillate
che mai dai paesi limitrofi. Il trasporto di Dyary è stato possibile
grazie alla disponibilità del Comitato centrale della Croce Rossa,
che ha un ospedale da campo a Baghdad e organizza la cura e il trasporto
di malati gravi in Italia, e che ha accettato di farsi carico del viaggio,
pur essendo Dyary al di fuori dei suoi programmi". Dyary è così
giunto in Italia con altri 20 bambini iracheni, di cui 6 kurdi, assistiti
direttamente dalla Croce Rossa. Ora il piccolo è in camera con tre
bambini arabi che, insieme alle loro mamme, sono già diventati parte
della "famiglia".
La somma di mille euro, ricavata
dalla campagna "Salviamo la vita a Dyary", servirà a pagare parte
delle spese di un interprete kurdo iracheno, che parla anche l'arabo e
che garantisce una presenza quotidiana, indispensabile per la comunicazione
fra il personale sanitario e i genitori. Anche tre membri della comunità
kurda di Roma stanno assistendo quotidianamente i bambini fin dal loro,
arrivo come volontari.
"Ci faremo carico - conclude Bronzini
-, inoltre, di parte delle spese telefoniche, in modo che i genitori possano
comunicare con la famiglia, e delle necessità straordinarie. Nei
prossimi giorni sarà a Roma una piccolissima delegazione del Comitato,
sia per visitare Dyary e gli altri bambini, sia per valutare con i medici
dell'ospedale la possibilità di un collegamento con l'ospedale pediatrico
di Sulaimania".