Adesso è facile scherzarci
su. Adesso che settembre ci regala notti sempre più lunghe e più
fresche, le prime piogge d’autunno, e le montagne già allungano
i loro ombrosi tentacoli sui versanti “dl’invèrs”. Basta un soffio
d’aria più fredda che arriva dal nord per farci intirizzire e riesumare
le maglie lasciate negli armadi fin dallo scorso mese di maggio, e già
l’anticiclone ‘africano’ che ci ha fatto sudare, sbuffare e penare per
tre lunghi mesi pare lontano come l’orizzonte guardato con un binocolo
al contrario.
Tuttavia, anche se la nostra memoria
meteorologica può essere corta come le gambe delle bugie con cui
ci ammonivano da bambini, la torrida, bollente e siccitosa estate del 2003
passerà alla storia, con i suoi record di temperature, con i ghiacciai
liquefatti e le Alpi che si sbriciolano come pasta sfoglia, con gli assalti
ai supermercati per accaparrarsi l’ultimo condizionatore e con la gente
che, come dice la pubblicità, trovava “l’ottimismo della vita” solo
riuscendo a stringere tra le mani le pale di un ventilatore.
Diamo qualche dato, rilevato nel
mese di agosto a Pont Canavese, tanto per non continuare a cianciare a
vanvera come i nostri politicanti: la temperatura media delle massime è
stata di 33° mentre quella delle minime ha sfiorato i venti (19,6°);
il giorno più caldo in assoluto è stato l’undici agosto scorso
con ben 37° (ovviamente all’ombra), quello più “fresco” (si
fa per dire) l’ultimo del mese con 16° al mattino. Ma se restringiamo
l’analisi al periodo più “torrido” (dal 3 al 17 agosto 2003), i
dati sono ancora più eclatanti: le temperature massime hanno fatto
segnare una media di ben 35°, mentre le minime si sono attestate a
21,4°. Pochissima anche la pioggia: i famosi temporali d’agosto, che
qui e là hanno colpito nelle valli e anche nelle pianure piemontesi,
a Pont, tranne in un caso (temporale notturno durato nemmeno mezz’ora)
sono rimasti nel novero delle buone intenzioni, ma dal cielo in tutto il
mese sono scesi solo poco più di 30 millimetri d’acqua.
La siccità è così
proseguita devastante: oltre alle colture è andata in ginocchio
anche la vegetazione dei boschi e dei pascoli montani, e nei costoni rocciosi
più aridi gli alberi e arbusti sono letteramente seccati sotto un
sole implacabile, che ha fatto segnare temperature superiori ai trenta
gradi anche a Valprato Soana e a Frassinetto. Non sono mancati purtroppo
gli incendi boschivi, e in alcuni Comuni, come Frassinetto, si è
registrata anche la carenza dell’acqua potabile. Il caldo ha imperversato
per settimane intere su mezza Europa, tanto che perfino nella solitamente
piovosa Inghilterra si beccheggiava sul filo dei quaranta gradi e a Parigi
scoppiava l’emergenza degli anziani, deceduti in gran numero a causa delle
temperature anomale registrate sulle rive della Senna.
E sui giornali e nelle tivù
è scoppiata la polemica: questo riscaldamento globale del clima
terrestre è di origine naturale o indotto dall’uomo? Noi ci sentiamo
di condividere quanto scritto dal filosofo Sergio Givone su “Il Messaggero”
dello scorso 10 agosto: “Un caldo tanto anomalo, come dovremmo ormai sapere
anche se un certo negazionismo pseudoscientifico sostiene il contrario,
è il frutto di un consumo energetico che il pianeta non è
in grado di assorbire se non surriscaldandosi. Non è il clima a
essere impazzito. Semmai i pazzi siamo noi, che stravolgiamo le condizioni
di vita sulla terra fino a mettere a repentaglio la nostra sopravvivenza”.
Ma, come si suol dire, il progresso
non si può fermare, e allora andiamo avanti che di estati come questa
ne avremo ancora altre, magari peggiori: semmai inventeranno il condizionatore
portatile, da portare appresso come uno zainetto per stare freschi mentre
attorno tutto brucia. Certo, adesso è facile scherzarci sopra a
quest’estate bollente che abbiamo lasciato dietro l’angolo, mentre dalle
tivù ci arrivano gli echi delle prime alluvioni e i comunicati di
allarme della protezione civile. Ma nei mesi scorsi abbiamo forse avuto
l’assaggio del prossimo futuro che ci aspetta, e ne abbiamo intravisto
per un momento il suo volto inquietante: sarebbe stolto negare che un po’
ci ha fatto paura.
Ma, per fortuna, tra non molto tornerà
l’inverno e ci sarà la neve. Forse.
marino pasqualone