LOMBARDORE - "Un paese che ho cercato
di visitare per quanto mi è stato possibile attraverso i suoi abitanti,
le carte, i luoghi, i fatti del secolo trascorso - oltrechè i ricordi
personali -, e dei quali, nel bene e nel male, mi sono impegnato a rendere
memoria: perchè vale la pena che la storia, pur minima, vissuta
da un pugno di persone, trovi nella grande storia il posto che le è
dovuto".
Questa la conclusione del libro
di Aleardo Fioccone presentato sabato 13 settembre al pubblico, con la
partecipazione del sindaco di Lombardore Diego Bili (l'amministrazione
comunale ha patrocinato l'opera), dell'assessore regionale Franco Botta,
dell'editore Nicola Alessi, e di Roberto Marchionatti, docente di economia
politica all'Università di Torino.
Gli illustri ospiti hanno utilizzato
in filigrana queste parole come altrettante chiavi di lettura del testo.
Il sindaco ha espresso, da lombardorese, l'emozione e la condivisione per
il lavoro dell'autore, frutto di cinque anni di ricerche, dello studio
e della valorizzazione delle fonti archivistiche del municipio e della
parrocchia; l'assessore Botta vi ha visto una delle espressioni di vitalità
e consapevolezza nella ricerca delle radici della nostra realtà
regionale; l'editore Alessi, definendo l'autore "chroniqueur du pais",
storiografo del luogo, ha inquadrato l'opera come attenta al quotidiano,
al vissuto, secondo la lezione dei grandi storici francesi degli "Annales".
La sua citazione è stata amabilmente ripresa dal professor Roberto
Marchionatti, che ha ricordato la nobiltà del termine "Cronaca",
utilizzato anche da Luigi Einaudi per la sua monumentale opera storica
"Cronache economiche e politiche", e ha, nel suo intervento, evidenziato
il filo che intreccia la grande e la minima storia, in un rimando che illumina
la seconda con la prima, e rende concreta, sangue e carne, la prima attraverso
la seconda.
L'autore, storico per passione e
per studi, intervenendo ha fornito al pubblico lo sfondo, i raccordi temporali
col passato più lontano, perchè il lettore potesse situarsi
in una dimensione che travalicasse le suddivisioni temporali stabilite,
note dai tempi della scuola, e aggiornasse un po' le conoscenze relative
al moderni metodi della scienza storica, ormai debitrice a un infinito
numero di fonti diverse: dagli utensili del lavoro al prezioso ritaglio
di giornale lanciato dal deportato dal treno senza ritorno...
Manca ancora un protagonista di
questo insolito pomeriggio: noi, il pubblico; c'era proprio tanta, tanta
gente.
Ascoltando e guardando, forte del
"senno di poi", veniva da pensare che il luogo in fondo più adatto
alla presentazione sarebbe stata la piazza, non tanto per ragioni metereologiche
o di capienza, ma perchè è lì che è nato il
libro, sull'uscio della panetteria, davanti al municipio, dove l'autore
si ferma, da sempre, a far due chiacchiere, con gli anziani soprattutto.
Noi, noialtri "giovani" più o meno suoi coetanei, ci limitiamo ad
ascoltarli (se mai!) i vecchi; Aleardo ci parla del tempo, della campagna,
di sport, di politica, di solito in dialetto. Nel libro c'è questa
tenerezza di figlio, che riannoda con consapevolezza il filo sempre più
sottile della solidarietà tra generazioni, che solo può rendere
meno arido il quotidiano di chi si sa più ricco di passato che di
futuro...
Eppure il libro sfugge alle trappole
del folklore e della retorica, il bel titolo suggerisce colte frequentazioni
e rigorose letture, l'attenzione moderna ai dati e alle correlazioni con
la storia generale contrappuntano le interviste, fonti orali preziose di
chi non avremo sempre con noi...
L'autore le ha dunque raccolte con
rigore metodologico, ma anche con la passione civile di chi non si rassegna
a ritirarsi nel privato, fosse pure ricco di nobili sentimenti e occupazioni.
Come una comunità non può rifugiarsi, ha ricordato Marchionatti
nel suo intervento, nello sterile rimpianto di un passato idealizzato,
nè accettare passivamente l'abbandono di ogni identità, nell'omologazione
triste della società consumista e carrierista. Questo libro testimonia,
quindi, anche l'adempimento di un impegno civile, per aver racconto il
coro ora dolente, ora lieto, ora smarrito, di una comunità, per
provare a incoraggiarla a conoscersi e a ripensarsi, per non lasciare che
la ricerca dell'identità diventi localismo, chiusura all'altro,
rassegnazione.
g.g.